La nascita della rete relazionale dei gesuiti espuls
5. Strategie sommerse e quotidiane della soppravivenza gesuitica
Negli ultimi anni sono apparsi diversi studi che hanno dimostrato con grande profitto le diverse strategie socio-culturali messe in atto per sbarcare il lunario da parte degli esuli. Strategie che si potrebbero definire come «alte», meno conosciuti sono invece alcuni eventi che fanno emergere un settore di sopravvivenza «sommerso» come quello dei piccoli carichi di tabacco o di carne introdotti di contrabbando dentro le mura di Bologna. Tra gli ex gesuiti fermati per avere frodato il dazio di tabacco della gabella
bolognese si annoverano alcuni gesuiti americani come il caso di Giuseppe Eguia o Chia395, il quale compare il 22 gennaio 1770 all'una di notte, insieme a un vetturino
proveniente da Castel San Pietro, coprendo con la sua veste un fagotto di «Libbre 70 tabacco in foglie dicendo essere robba per uso suo è degli altri Padri» svegliando l'interesse della guardia che dopo un rapido controllo afferma che «avendo visitato la casseta di detta sedia ho ritrovato un saccheto di tabacco de maso mezzo di peso Libbre 40 de il sud.o»396. Il caso prosegue con alcune ricche testimonianze397 delle guardie e del
testimone del sequestro del tabacco che offrono alcuni particolari della vita quotidiani
395 Per la continuazione del processo si sa che si trattava dell'ex gesuita Giuliano Eguía
396Archivio Arcivescovile di Bologna, Fondo criminale Curia.
A dì 22 gennaro 1770
Si da parte che spetta come entrava in Città a ore una della Note un vetturino dà Castel S. Pietro detto Bazzano con una sedilla discoperta tirata da un cavallo il quale aveva un Padre gesuita spagnolo è presentadomi al sudeto se teneva robba da dazio risposemi di avere delli libri avendo poi visitato si è trovato un fagoto che era coperto con la sua veste il quale vi era L. 70 tabacco in foglie dicendo essere robba per uso suo è degli altri Padri doppo avendo visitato la casseta di detta sedia ho ritrovato un saccheto di tabacco de maso maezzo di peso L. 40 de il sud.o era tabacco sforzato è il sud.o Padre rispose di non esser robba sua quale dice il detto veturino Bazzano esserli stato consegnato dà un altro vetturino è che il sud.o tabacco era di Simoncini il quale lo spediva al Sig. Ant. Cattola è il tutto alla presenza delli infrascritti testimoni è fatole vedere è masare li quali sono Lorenzo Canè e Francesco Garzone dell' Gabellino di Porta Maggiore avendo sequestrato il Cavallo e sedia del sudeto vetturino per quello che verà ordinato.
Il Padre Gesuita è andato nel Collegio in S. Felice dal Sig. Dom. Barbiere. Firma Filippo Alberoni Capo è Comp. Burdandoti
Si avverte che il Padre a fraudato il Dazio Tabacco, Dazio Gabella, e Dazio Camera, dazio Porte, delli quali interessati il d. Padre debe portare la rinunzia, che quanto.
Il Padre Giuliano Chia nel Colegio D. Barbiere
397 23 Januarij 1770
Sono uno de Burlandotti della Porta di Strada Maggiore di questa città, et in seguito dell'ordine avuto dalli Illmi Sig.i appaltatori di Dazzi Camerali di questa Città miei Ill. Padrone, ho ui adesso fatto portare le settanta libre di tabacco in foglia da fumare che in si sera fù trovato nella sedia che entrò en Bologna per della Porta circa l'ora di nove con un Padre Gesuita Spagnuolo che disse chiamarsi Padre Giuseppe Chia, e quantunque alla prima mia volesse far credere che nel d.o fagoto vi erano dei libri, pure in seguito della perquisione che io li feci confesso poi alla presenza anche de Testimoni, che il tabacco da me ritrovato era suo, e che laveva portato per servirsene egli, e gli altri religiosi suoi compagni che abitano qui in Bologna nella Strada di San Felice nel Collegio del Sig. Dome.o Barbieri. Qual tabacco consistente in sette mazzi legati con carta , de involti in un lenzuolo bianco esibisco e consegno adesso...(...)
Testimone dichiara:
Io faccio il facchino, e servo in tal qualità all'oste che stà fuori di Strada Maggiore all'insegna della Madonna di Loreto (…)
Quello che sul detto particolare posso raccontarli per la verità si è, che ieri zera circa le tre quarti della prima ora di notte, trovandomi nella detta osteria, mi venne a chiamare il detto Burlandotto della Porta sud.a di strada maggiore, che non so come abbia nome, e mi disse che fossi con lui andato nella Gabellina di detta Porta, come infatti subito vi andai, et ivi arrivato viddi mediamente una candela di sebo accesa che era in detta Gabellina, li per terra un Involto di tela bianca (…) viddi che entro il lenzuolo vi erano alcuni mazzatti di tabacco in foglia intiera da fumare, non sapendoli mò dire quanti siano li detti mazzetti perchè non li contai, e viddi ancora che dentro la detta Gabellina vi era un frate gesuita che al parlare lo credetti spanuolo al qual frate esso Burlandotto dimandò se il detto tabacco era suo, et egli rispose di sì, e disse che il detto tabacco l'aveva portato per suo uso, e per uso ancora d'altri Padri abitanti di San Felice in vicinanza dell'Osteria della Corona. E questo è tutto quello che circa il detto particolare posso raccontarli per la verità.
dei gesuiti alquanto vivaci. Compare davanti all'ufficiale preposto uno dei Burlandoti della Porta di Strada Maggiore di Bologna, che eseguendo l'ordine dei suoi padroni -gli appaltatori dei Dazi Camerali- denuncia di aver “fatto portare le settanta libbre di tabacco in foglia da fumare”, che erano state requisite durante la notte al essere trovate sotto la sedia del Gesuita Spagnuolo, che diceva chiamarsi Padre G. Eguia398. Il quale,
raccontava la guardia, aveva tentato di convincerlo di portare nel fagotto soltanto dei libri:
e quantunque alla prima mia volesse far credere che nel d.o fagoto vi erano dei libri, pure in seguito della perquisione che io li feci confesso poi alla presenza anche de Testimoni, che il tabacco da me ritrovato era suo, e che laveva portato per servirsene egli, e gli altri religiosi suoi compagni che abitano qui in Bologna nella Strada di San Felice nel Collegio del Sig. Dome.o Barbieri. Qual tabacco consistente in sette mazzi legati con carta, de involti in un lenzuolo bianco esibisco e consegno adesso...(...)
Secondo il gesuita spagnolo, detto carico, era destinato al consumo suo e dei suoi confratelli, con cui abitava sulla via di San Felice presso il Collegio del Sig. Dome.o Barbieri. Un testimone, portato dalle guardie, dichiara di fare il facchino e il servo dell'oste di Strada Maggiore, all'insegna della Madonna di Loreto, e che sull'accaduto poteva raccontare che:
...ieri zera circa le tre quarti della prima ora di notte, trovandomi nella detta osteria, mi venne a chiamare il detto Burlandotto della Porta sud.a di strada maggiore, che non so come abbia nome, e mi disse che fossi con lui andato nella Gabellina di detta Porta, come infatti subito vi andai, et ivi arrivato viddi mediamente una candela di sebo accesa che era in detta Gabellina, li per terra un Involto di tela bianca (…) viddi che entro il lenzuolo vi erano alcuni mazzatti di tabacco in foglia intiera da fumare, non sapendoli mò dire quanti siano li detti mazzetti perchè non li contai, e viddi ancora che dentro la detta Gabellina vi era un frate gesuita che al parlare lo credetti spanuolo al
398Tra i gesuiti secolarizzati della Provincia di mexico esiste un José Antonio Eguía, probabilmente si tratti
qual frate esso Burlandotto dimandò se il detto tabacco era suo, et egli rispose di sì, e disse che il detto tabacco l'aveva portato per suo uso, e per uso ancora d'altri Padri abitanti di San Felice in vicinanza dell'Osteria della Corona399. E questo è tutto quello che circa il detto particolare posso
raccontarli.
Il tabacco che era già stato presente nelle vite degli esuli durante il lungo viaggio d'esilio attraverso i rigidi controlli delle guardie compare ancora come merce altamente rischiosa. Come testimoniava J. Ferrer Benimelli400 all'arrivo al Puerto de Santa María
gli esuli erano sottoposti a rigidi controlli per sequestrare il loro tabacco e il loro cioccolato provenienti dall'America per uso personale. Da segnalare che in questo caso del Foro criminale bolognese ci troviamo davanti a un fenomeno diverso. Il carico totale del gesuita Eguia oltrepassava altamente il consumo personale giacche tra quello che egli riconosce come proprio e l'altro carico sotto il sedile superava le 110 libbre. Una cifra alquanto rilevante perché si trattasse di uso quotidiano.
Queste notizie, insieme ad altre che si ripetono nell'Archivio Arcivescovile di Bologna, fanno pensare a una attività di commercio illecito di tabacco abbastanza costante nella città di Bologna, con la quale gli ex-gesuiti avevano profondi legami. Gli esuli gesuiti tornano a comparire come imputati del reato di contrabbandare tabacco in città in un altro documento del 18 febbraio 1775, in cui i guardiani del dazio perquisendo la casa dei gesuiti “disfatti” della via Santo Stefano, trovano nella tre stanze registrate diverse quantità di tabacco:
Riferisco a Lei Sig.re Notaro come in questa leva sulle ore due circa di essere andato unito con due burlandotti del dazio di questa città, in un acasa Costa nella via S. Stefano ove abita alquanti P. P. Giusuiti Disfatti, e avendoli fatta perquisizione in d.a sua abitazione, e avendo trovato in cantina un Castrato in più pezzi senza testa, e covadella e senza pelle: E di
399 Secondo A. Molinari Pradelli, Bologna tra storia e osterie: viaggio nelle tradizioni enogastronomiche,
Bologna, Pendragon 2001, a p. 107, l'Osteria della Corona si trovava in via Ghirlanda, nella casa del Davia già nel 1715.
400J. A. Ferrer Benimeli, La expulsión de los jesuitas de las misiones del Amazonas (1768-1769) a través
poi sono andato alla camera dove dorme il P. P. Tommaso e guardato en di lui bauli, e ano cui ho trovato due fische di latta piene di tabacco di Spagna di peso libre cinque circa; e sono anche andato nella camera dove dorme il P. P. Giovanni Marij, e trovato in un suo baule un pezzo di tabacco in corda con una scatola di latta con poca quantità di tabacco dì Spagna, che sarà da una libra circa; e sono andato nella camera dove dorme il P. P. Giovanni Giuseppe Ognu e ho trovato un atavolino con suo cassetto che dentro aveva due vasi di latta ad uso di scatola pieni di tabacco di spagna e tutta robba delli sudetti Ex gesuiti, e avendo fatto trè incolti Legati e sigillati con leva di Spagna alla presenza delli sottoscritti testimoni.
La quantità di tabacco requisita potrebbe far pensare a un consumo abbastanza alto di tabacco da parte dei gesuiti, se non fosse per la testimonianza del guardiano Filippo Alberoni il 14 giugno 1775, il quale dichiara agli atti del Tribunale arcivescovile di avere “sorpreso un uomo quando usciva di corsa dall'abitazione dei gesuiti di via Santo Stefano con una piccola scatola contenente tabacco”:
Si da parte a chi spetta qualmente io loscritto o ritrovato un omo che non o' potuto sapere il nome quale aveva un cartochio che simiiava fuse tabaco è sortiva dalla Casa di certi ex giesoiti che abitano in Strada Stefano poccho distante dalla casa del Sig. Fran. Varini, il quale omo lo fermai e levatoli dalle mani il sud.to Cartochio come insitatoli o ritrovato esere tabaco danese alla moda di quello di Spagnia e domanda chi glilaveva dato e quando laveva pagato la libra e da chi laveva avuto, e il sudeto mi rispose laveva auto dal Sig. Abate Belmonti ex gesouitta, e questo omo sene fuggi. Il sud.to Belmonti,e quello che vendette il tabaco a quelo che fu catorato gli 14 giugno 1775.
Quando il fuggiasco fu preso, la trama del giallo sui gesuiti si infittisce ancora. Fermato Gaspare Giordani, il fuggitivo, dichiara davanti al guardiano Petronio Bertelli di avere comprato le due libbre di tabacco della Spagna, sequestrate proprio dagli ex-gesuiti incriminati, e per essere ancora più preciso segnalava averlo fatto da uno dei tanti gesuiti
americani residenti a Bologna, pagandolo “la cifra di 10 lire”:
Si da parte a chi aspetta, come avendo fermato Gaspero giordani si è ritrovato che aveva due cartochi di tabaco dise che era Tabaco di Spagnia uno dentro in latta e laltro in Carta di peso L° 2, è avendo dimandato dove laveva piliato, il sud.to rispose che laveva comprato da un certo spagnolo della merica, è laveva pagato le due libre lire dieci, e dicendomi che gliera stato dato da un altro spagnolo che sta pocho distante dal Sig. Narini. Gli Tes.nio Dom.co Bruni che à il Sigilo e latro un tal Lodovico.
Il risultato di questa vicenda fu che alla fine del processo venne fuori che il responsabile di questo giro di tabacco era stato l'ex gesuita Belmonte dell'America, il quale era già stato inquisito in altre due opportunità per lo stesso delitto di contrabbando di tabacco, però che esibendo la sua matricola di scolaro pubblico401 era stato scagionato:
Si da parte a chi aspetta come avendo fermato un uomo, che era acompagnato dal Signor Abate che erano incaminati verso S. Giani in Monte è il detto aveva un Ss.to pieno e dimandatoli che roba era e avendo risposto essere tabacco è che la comprato da questo Sig. Abate, nel medemo tempo che seliè levato il tabacco questo Sig.r Abate siè avanzato per levarsi il tabacco dalle nostri mani, dicendo chè era tabacco suo è che lavea dato da vendere à questo uomo come la confirmato davanti al Sig.r Giuseppe Masi, e avendo e avendo presentato la matricola da scolaro Publico con dire che nisuno li poteva fare nulla, di ciò il sud.o Sig.r Abate si chiama Belmonte della Mericha e il medemo esser stato inquisito altre due volte per simili contrabandi come si ritrova la relazione nel tribunalle Arcivescoville, è questo alla presenza di testimoni.
Ovviamente queste non erano le uniche circostanze in cui gli esuli comparivano come protagonisti nel Foro criminale della curia di Bologna, altri eventi fanno riferimenti al contrabbando dei libri, come nel caso delle tre casse imballate appartenenti a un ex
401Molti ex gesuiti si procuravano la matricola dello Studio bolognese per evitare appunto problemi con le
gesuita spagnolo Sr. D. Ignazio Osorio sequestrate 16 aprile 1774 da Antonio Terzi. Il verbale del processo spiega che l'ignaziano, abitante insieme ad altri esuli fuori Porta San Mamolo nel Casino del Signore Angiolo Guselli, aveva venduto i libri che non possedevano la ricevuta della dogana a un tale Giovanni Ferrari:
Si da parte a chi spetta qualmente Gio. Banzi Burlandotto ha catturato Gio. Ferrari con n° 3 casse imbalate sopra Birozzo, sortite fuori di città senza boletta dovuta di Dogana, e disse essere tutti libri di ragione delli ex gesuiti abitanti fuori San Mamolo nel Casino del Sig. Angiolo Gusselli. Li libri sono del Sr. d. Ignazio Osorio chi abita nel casino del Sr. Gusselli fuori porta San Mamolo.
Si sa che la produzione di tabacco era stata introdotta in Italia dagli spagnoli, e dai mercanti veneziani già da tempo imprecisato, per alcuni dalla fine del Seicento grazie ai fratti mendicanti. Per quegli anni la loro produzione era ben presenti nel meridione italiano, in particolare nel leccese, nelle aree di Parma, Piacenza e Guastalla, nei giardini di Ferrara, Bologna e dopo il trattato di Tolentino (1797) anche nella Romagna. Nel Settecento aveva larga rinomanza il tabacco da fiuto (chiamato polvere leccese) caro alla corte partenopea e al clero ed era ricercatissimo il tabacco spagnolo provenienti dall'America. Già a partire dalla seconda metà del Settecento operavano diverse manifatture, che lavoravano due diversi tipi di tabacco il “cattaro” e il “brasile”402. Per
gli ex-gesuiti è evidente che il tabacco insieme al cioccolato erano, come si è visto, fonte di un reddito alternativo, e il modo di rivivere vecchie abitudini acquisite nelle loro terre d'origine.
In mezzo a questa scena, in cui la moda ed il commercio del tabacco si era radicava tra gli italiani, fu naturale che il suo uso trovassi gli ignaziani già esperti cultori del fumo tra i più avidi consumatori in ambito bolognese. Altri problemi in rapporto al tabacco ricompaiono nel Foro Criminale, dove perfino la perdita di una tabacchiera era considerata di grande rilevanza per il suo proprietario. Nel novembre del 1775, ad esempio, un ex-gesuita spagnolo Gio. Battista Palazios abitante “a dozzena in casa della Sig.ra Leonora Riguzzi in Cartoleria nella casa dove abitava il Sig. dott. Gentili”, era
402F. A. Mastrolia, Il Tabacco in terra d'Otranto tra fine Ottocento e Novecento, p. 243, in: Dentro e fuori
querelato dal Signor Conte Buselli, abitante in strada Stefano, per una scatola di tabacco dipinta a mano trovata dal prete alla montagnola.
Un altro episodio avviene nel 1770 quando due gesuiti del Paraguay all'entrare a Bologna sono fermati e multati per il contrabbando. Nel primo caso è stato il gesuita Alles (Fernando Allas) definito come "abitante della città di Faenza", che entrando in città attraverso la porta di Strada Maggiore, il 9 aprile, gli sono sequestrati suo cavallo e due libbre di tabacco da fiuto di Spagna, il quale fu restituito il giorno successivo dopo il pagamento di una multa. Il secondo fu il chiamato nelle carte del processo Padre Saverio Franchi, definito prima come messicano e poi identificato come proveniente del Paraguay il quale entrando da Porta Santo Stefano, con cinque libbre di tabacco da fiuto dalla Spagna, deve pagare una penale di cinque lire per riprende carico e cavallo.
Altri conflitti di vita quotidiana, nati tra gli stessi gesuiti, hanno di solito il segno negativo dei soldi come nel caso dei due confratelli Don Tommaso Rombea e Don Giuseppe Izaguirre che inviati da un terzo gesuita Dom.co Francesco Perez a riscuotere una cambiale -per trovarsi questo ammalato- si rifiutano una volta incassata la somma di restituirgliela, finche un quarto gesuita403 non paghi a loro, i suoi precedenti debiti. Le
carte del processo spiegano l'andamento: 1775 1 febbraio
Dom.co Franceschi Perez Ex Gesuita abita in S. Petronio Vecchio essendo amalato à consegnato una cambiale di Zecchini 560. Provenienti da Genova diretta al Sig.re Camillo Bucinari à Don Tomaso Rombea e Don Giuseppe Izaguirre404 Sacerdoti ex gesuita sono andati a riscotere detta Cambiale, e più
non sono tornati. Il Rombea abita di casa nella Corte de' Galluzzi in casa del Falegname, che lavora da Celestini. L'altro abita in Strada Castiglione rimpetto alla Catt.e di San Giuseppe in casa della Moglie di Bachetti. Il Sig.re Bucinari non gli à volluto pagare la Cambiale e loro sono andati dal Sud.o Sig.re Don Perez, e si sono fatti fare una lettera che per mezzo della
403Nelle carte del processo compare la lettera in spagnolo scritta da Rumbea e Izaguirre in cui si spiega
che loro non hanno niente contro di lui ma che questa decisione è stata presa per poter riscuotere la somma prestata a un altro gesuita amico di Perez. Una sorta di ritorsione contro terzi.
Medema il Baginari gli à pagato detta cambiale.
Nella lettera citata l'ex-gesuita, Francisco Perez, chiedeva al Signore Camilo Bucinari di