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e Joaquín Camaño “piccolo erede di un grande Impero”

Ho scelto di fare la mia tesi su J. Camaño perché volevo conoscere le strategie socio- culturali mese in atto da un gesuita americano, affinché come personaggio minore mi portassi a scoprire la realtà sotterranea degli ignaziani nell'esilio. Ho scelto così un gesuita nato ed educato nelle terre del Mondo Nuovo perché volevo capire la scena culturale in cui si svolgeva la sua “oscura” nuova vita. Camaño che sarà uno dei 2259

paraguaiani60 “restauradores ilustres” che si trovarono a traghettare la Vecchia verso la

Nuova Compagnia farà parte dei “viejos jesuitas” con “profesiones nuevas”61 che

ristabilirono l'Istituto ignaziano in Spagna dopo il 1814.

Ovviamente ha avuto peso nella mia scelta il fatto che avessi preso parte alle misiones dove fiorì l'Imperio Jesuítico62 il quale raggiunse nel 1732 una popolazione di 144.252

abitanti sparsi in 30 reducciones. Questi insediamenti che furono costruiti secondo un accurato piano regolatore e che riuniva condizioni di comodità e d'igiene superiori a molte grandi città europee dell'epoca sarà il punto di partenza della esperienza missionaria di J. Camaño63.

Per questo motivo ho incentrato il mio studio su questo gesuita americano provenienti dalle aree rioplatenses il quale incarnò un singolare "incontro tra culture diverse" tra il mondo europeo e il mondo dell'America meridionale. Egli stabilirà un fertile scambio

59Se consideriamo i gesuiti del Paraguay sopravvissuti all'esilio che dicessero di andare in Spagna per

rifondare la Compagnia possiamo affermare che circa il 10 % dei paraguaiani arrivati in Italia fecero parte dei Padres Restauradores della Compagnia di Gesù.

60A.R.S.I. Paraq. 26, Catalogo del Paraguay, “Provincia del Paraguay”.

61A.R.S.I. Lettera di J. M. Castilla al Padre General, Madrid 23 Agosto de 1894.

62Vedere le opere di M. Morner, The political and economic activities of the Jesuits in the La Plata region,

Stockholm, 1953; The Expulsion of the Jesuits from Latin America, New York, 1965. 207 pp.

63Non è vanale ricordare che dal punto di vista della Storia le attività dei gesuiti del Plata, che riuscirono a

fondare, secondo alcuni, un vero "Stato teocratico" (Magnus Morner, 1953) ebbero forti avversari ed anche forti difensori. Tra gli avversari possiamo annoverare Voltaire, d'Alembert e Montesquieu, i quali vedevano nei gesuiti i prototipi dell'ipocrisia e della superstizione, ma giudicavano le reducciones come una esperienza nella quale l'intelletto europeo dimostrava la propria capacità di fondare una società basata su un piano razionale in mezzo a selvaggi che vivevano secondo le leggi di naturaSostanzialmente diversa sarà, ovviamente, la visione romantica che avrà uno efficace rappresentante in F. R. de Chateubriand, che giudicherà fondamentali gli fattori religiosi e estetici della Compañía, in particolare il ruolo della musica nella conquista del cuore degli indios. Da parte loro, i liberali e i socialisti, considerarono l'esperienza gesuita come un esperimento ideale e razionale. Hegel invece valutò le misiones sotto l'aspetto della mancanza di libertà degli indios, ma considerava fondamentale l'evoluzione culturale introdotta dai gesuiti tra la popolazione indigena. Bisogna anche mettere in evidenza che i gesuiti svolsero le loro attività in tutte le province americane attraverso le misiones degli indios come coi collegi. L'interesse degli studiosi si è particularmente rivolto alle reducciones del Paraguay e dell'Argentina, considerate modelli archetipici.

tra due realtà culturali opposte, che riusciranno a comunicare grazie alle molteplici traduzioni realizzate. In questo caso non parlo soltanto di traduzione linguistica, ma sopratutto di “traduzione culturale” dell'America meridionale che soltanto un gesuita nato in queste terre poteva tentare di fare64. Come i suoi confratelli Camaño aveva fatto

della missione apud infideles l'obiettivo primario della sua vita, dal momento che come missionario, aveva deciso di andare a predicare tra “le creature dove secondo il suo parere si rifletteva la perfezione del Creatore”: “la Chiquitania (1763)65”. Il mio

proposito primordiale è stato quello di tentare di capire alcuni dei meccanismi scatenati dall'esilio dentro il microcosmo di un gesuita proveniente da queste “mitiche terre66”.

Per conoscerlo ho raccolto e trascritto la totalità dei suoi inediti e analizzato la collezione dei documenti che aveva accumulato durante il suo soggiorno italiano. Questo lavoro mi ha permesso di fare emergere il suo personale spazio di rapporti sociali distribuiti tra l'Europa e l'America Latina di cui erano al centro gli esuli della provincia del Paraguay. Su questa strada ho tentato di capire il funzionamento del suo “network relazionale” durante gli anni dell'espulsione fino alla restaurazione avvenuta nel 1814. La mia ricerca mi ha permesso d'intravedere un nuovo orizzonte socio- culturale della soppressa Compagnia durante gli anni trascorsi tra l'espulsione e la rinascita ignaziana. In questa dimensione temporale spicca tra le fonti d'archivio la figura di un Camaño “uomo di scienza del suo tempo” impegnato fino all'ossessione nello studio della geografia, della primitività dei popoli e delle lingue americane. Il

riojano nelle sue lettere appare sempre aggiornato sulle novità editoriali del mercato

europeo e sopratutto francese alla ricerca incessante delle ultime opere che le procurassero nuovi spunti di riflessione e dibattito. La maggior parte dei suoi testi riguardano aspetti riferiti alla sua attività missionaria con una lunga serie di relazioni

64I gesuiti americani vissero un profondo cambiamento, dopo l'espulsione e il lungo viaggio d'esilio. Essi

agirono nelle società italiana d'accoglienza quali etnologi esperti. La loro vocazione etnologica nacque d'altronde da due aspetti antitetici ma allo stesso tempo complementari. Da un lato, essi esperimentarono rispetto della cultura amerindia un certo allontanamento nell'osservarla con occhi europei, e dall'altro cercarono di tradurla al linguaggio della cultura europea, desiderosa di capire l'esotismo americano.

65 I denominati Llanos de Chiquitos o Chiquitanía si trova al S.E di Bolivia, nel departamento de Santa

Cruz tra l'attuale territorio di Paraguay e Brasile.

66Non è inutile ricordare che Camaño era un gesuita originario proprio dalle terre che avevano ispirato il

“Cristianesimo felice” di Lodovico Antonio Muratori (1743-1749) dove “scorrevano fiumi ricchi d'acque e di pescagione e che inondavano le campagne vicine nella stagion delle piogge, dove per la bontà de' pascoli, si moltiplicavano i buoi, le pecore, i cervi ed altri animali insieme ai copiosi raccolti di maiz, riso ed altri frutti”. Vedere Il cristianesimo felice nelle missioni de' padri della Compagnia di Gesù nel

Paraguai, descritto da Lodovico Antonio Muratori bibliotecario del sereniss. sig. duca di Modena, In

geografiche, etnografiche, e testi grammaticali ai quali dedica intere pagine di appunti e ricordi. Molti aspetti della sua vita rimangono ancora da scoprire tuttavia vorrei sottolineare che i suoi inediti sono stati come l'effetto visivo provocato da un raggio di luce che rimane bianco dopo la rifrazione all'interno del prisma e che solo dopo la seconda si divide nei diversi colori che compongono la luce. Io mi trovo all'inizio di questa seconda fase, la quale mi porterà ad approfondire la dispersione spettrale della sua “rete relazionale”.

Al suo cugino F. Ocampo scriveva lasciando intravedere l'opinione che avesse su se stesso:

En primer lugar yo no sè à que fin pierde Vmd papel y fatiga en los preambulos de mi exactitud, estudio, noticias. & Yo no necesito de esas dedadas para llevar à bien que Vmd dude, y pregunte la razon de haber puesto en el mapa ô dejado, esto ô lo otro, né Vmd necesita de eso para obtener de mí la respuesta llana, y sincera. Si Vmd formase idea caval de mi genio (haria las preguntas desnudas, como irán puestas despuès y como suelen hacerlas Gilj, Hervas, y otros). El haberle escrito que se gobernase por mi mapa á ojo cerrado, fue porque pensé que se reducia a Historia de Guaicurus, y un historiador no necesita entrar en disputas geograficas. Le bastaba decir, que en la graduacion, y orden, y nombres de los rios se gobernaba por un mapa moderno, hecho con particular estudio, sobre las noticias de Quiroga, y Sanchez que añadiría, lo q en el mapa faltaba, para mas individual noticia del pais. Ni Quiroga, aunqe viviera, ni sus estimadores ni Sanchez, se habian de sentir de esto. El 1° llevò à bien, que yo le corrigiese un mapita que hizo del R. de la Plata, confeso sus yerros en carta que tengo, y reconociò, que yo pensaba mas, y trabajaba con mayor escrupulo en puntos geograficos.

Da questa auto-descrizione verrà fuori la figura di un uomo con una altissima opinione del suo lavoro e della sua preparazione. Camaño in questo senso sarà uno dei tanti gesuiti che con una insigne formazione intellettuale collaboreranno a costruire come operai anonimi il concetto dell'altro americano, egli -mattone dopo mattone- contribuirà

a delineare le opere che nutrirono attraverso la sua materia prima la “Disputa sul Mondo

Nuovo”. La sua disarmante critica, che lo accompagnerà in tutti i suoi scritti, farà di

questo secondario collaboratore un informatore affidabile per molte tematiche americane. In definitiva il mio lavoro ha tentato di raccontare la storia di un “personaggio secondario” “la storia di un operaio della cultura” che allo stesso modo di tanti altri sopravvisse nell'esilio -dal punto di vista materiale ed intellettuale- grazie al suo oleato network steso tra l'Italia e il Río de la Plata. Attraverso il suo analisi sono riuscita a delineare la sua vita nell'esilio come quella di un abile muratore-artigiano67

partecipe di una “cultura alta” all'insegna di una sempre minacciante miseria.

Io mi sono incentrata in modo particolare nel suo carteggio esaminandolo come soggetto che mise in atto le più svariate strategie socio-culturali per sopravvivere durante l'esilio, per conoscerlo dall'interno delle sua rete sociale, con uno sguardo più intimo. Ho esaminato quello che aveva scritto per essere letto e allo stesso tempo mi sono concentrata nella loro corrispondenza privata, quella che aveva scritto per non essere “pubblicata”. Dal mio punto di vista era necessario, e quasi un debito storiografico, fare una lettura interpretativa trasversale dall'interno del gruppo dei gesuiti americani e seguirli nella concrezione dei loro obiettivi di ricerca68 per capire il loro ruolo di operai

di un tipo di “cultura alta”. In definitiva riuscire a capire cosa pensassero questi piccoli eredi di un grande impero alle prese con le sfide della modernità.