• Non ci sono risultati.

ALCUNE QUESTIONI SULLO SFONDO E QUALCHE NODO PROBLEMATICO APERTO

Nel documento Ricomincio da me (pagine 141-145)

Ricomincio da me L’identità delle scuole di seconda oc

ALCUNE QUESTIONI SULLO SFONDO E QUALCHE NODO PROBLEMATICO APERTO

Due sono le domande “di senso” che pervadono l’azione educativa del nostro progetto.

1. Dall’emergenza al presidio dei diritti

La dispersione scolastica precoce non è di certo un fenomeno nuovo per la nostra provincia. Ha vissuto sotto traccia per parecchio tempo, semi nascosto tra le statistiche di scolarizzazione che, procedendo per via quantitativa, diffi cilmente scorgono i feno-meni che riguardano la qualità dello stare a scuola, le iscrizioni non rinnovate, il rap-porto tra quanti si iscrivono e l’eff ettivo bacino di utenza, o gli iscritti solo sulla carta.

Icaro…ma non troppo approda a Reggio Emilia per volontà del suo ideatore e al momento del suo arrivo alla dirigenza tecnica del locale C.S.A.

Non è un progetto di cui la città e il territorio avvertano impellenza e necessità.

Come spesso accade tuttavia, la convinzione di un singolo squarcia scenari ina-spettati. Il ritardo e la dispersione a scuola esistono anche a Reggio Emilia. Molti istituti annoverano ancora tra i formalmente iscritti sedicenni o diciassettenni ancora in attesa della licenza media.

Il progetto parte così. Un promotore convinto e qualche fi nanziamento che passa di lì. Senza contesto, senza preparazione. In emergenza.

Questa è la storia dei primi anni. Abbiamo scoperto che c’è un emergenza scolasti-ca, sociale. Proviamo ad aff rontarla, un po’ da inventori, in grande solitudine.

Da sempre ogni letteratura ci insegna a diffi dare di ciò che non riesce mai ad usci-re dall’emergenza, delle categorie speciali, a volte protette. Lo sforzo di questi anni è stato quello di dare radici e corpo all’esperienza, di defi nirne il campo d’azione, di creare cultura intorno all’azione.

Crescere nell’emergenza ci ha obbligato a rifl ettere, ha suscitato dubbi e ci ha por-tato teorizzare.

Che cos’è dispersione, e che partita stiamo giocando? Siamo surrogati di una scuola che ci affi da le sue disperazioni o possiamo davvero aspirare a quel ruolo di recupero e promozione, ad essere portatori di quel contributo culturale che viene dagli anni dell’emergenza?

La questione è cruciale. Il dibattito è grande.

Ci sembra che la risposta rispecchi inevitabilmente la complessità del quesito.

Rispondere a questa domanda non può prescindere da rovesciare i termini dentro i quali spesso si inaridiscono i dibattiti sul tema.

Crediamo infatti sia più interessante dibattere sulla sfi da di promuovere e garanti-re diritti che sulla fatica delle Istituzioni a rispettagaranti-re doveri.

Trattati e convenzioni internazionali e diverse istituzioni mondiali, riconoscendo centrale il diritto all’apprendere, legittimano l’esistenza del diritto ad una seconda occasione, diritto riconosciuto ed off erto a prescindere dalle cause che hanno deter-minato il fallimento della prima occasione formativa.

È nostra intenzione porci in questo solco, presidiando questo diritto ad una secon-da off erta fl essibile e plurale, che non ricalchi la prima ma, in rete con altre istituzioni e soggetti, sia in grado di esplorare nuovi territori, riconoscere forme e modalità di apprendimento diff erenti rinunciando ad intervenire in surroga altrui, diversifi cando ruoli e situazioni.

Uscire dalla fase emergenziale ha signifi cato per noi consolidare un ruolo ed un oggetto di lavoro. I drop out precoci del circuito formativo e le strategie per

soste-nerne la ri-partenza stanno diventando tematica all’attenzione non più di una stretta cerchia di soggetti.

Il progetto, allargando la fascia degli Enti sostenitori e fi nanziatori ha infatti sup-plito a forti carenze di sostentamento non solo economico ma crediamo anche cul-turale.

Oggi infatti il problema del come si apprende a scuola, il grande tema dell’inclu-sione sociale delle giovani generazioni, anche grazie al piccolo contributo di questo progetto, è all’attenzione di molteplici soggetti pubblici o privati della città.

È la città infatti, i diritti che essa porta e che spesso in essa vengono negati che deve assumere la cura dei giovani cittadini e del loro svantaggio formativo. È solo la città, nella pluralità delle sue Istituzioni pubbliche e private, sociali ed economiche che può certifi care, in una pluralità di contesti di apprendimento, le competenze che questi ragazzi acquisiscono nel loro processo di crescita.

2. La questione centrale del rapporto con la scuola di prima occasione e della certifi cazione di competenze

Altra tematica centrale e direttamente connessa con quella appena discussa è di certo il rapporto con la scuola della prima occasione.

Anche in questo caso il dibattito spesso si incaglia in due polarità: una che pre-fi gura un rapporto ancillare della scuola di seconda opportunità verso l’istituzione scuola, la seconda che prefi gura due mondi distinti e autonomi.

Chiarita la natura di progetto che si candida ad essere presidio e promotore di di-ritti, occorre ora provare a esplicitare meglio quale sia l’ambizione del nostro progetto su questa rilevante tematica, senza nascondere le oggettive diffi coltà ed ambiguità nelle quali ancora ci dibattiamo.

La diretta conseguenza dell’essere progetto promotore di diritti e di non esistere in quanto riparatori di guasti altrui ci porta a costruire un’identità autonoma rispetto alla scuola di prima occasione. Icaro gode di una teorizzazione pedagogica propria, di strumenti autonomi di didattica, formazione, valutazione e monitoraggio.

Il nostro progetto ha altresì scelto, fi n dalla prima edizione, di investire buona parte delle sue risorse complessive sul reperimento e la formazione del personale, non inviato dalle scuole di prima opportunità, ma selezionato tra le migliori forze educative e psico-pedagogiche di cui il nostro territorio dispone, nella speranza e nel tentativo di off rire ai nostri drop-out adulti nuovi anche nella formazione e nell’ap-proccio all’educare.

Nonostante questi spazi autonomi Icaro ha anche scelto di tenere stretti i legami con la scuola: nella proposta (per i già dispersi solo nell’indicazione) agli studenti del-la possibilità off erta dal progetto, dall’indicazione di un insegnante referente che di

entra di fatto nella rete educativa di sostegno all’adolescente, nell’accettare la richie-sta di scambio formativo fra formatori del progetto e insegnanti della Scuola, nella formazione della commissione d’esame che conclude il percorso e che ancor oggi è composta da insegnanti della rete di scuole che aderiscono al progetto.

Ne esce quindi un quadro ibrido, per alcuni versi incongruente o ambiguo. Ne esce un quadro dove è possibile scorgere vincoli normativi e Istituzionali di una impostazione progettuale originaria legata, come già detto più a fenomeni di emer-genza che a rifl essioni culturali e organizzative compiute.

Ad una lettura attenta è possibile tuttavia cogliere anche il tentativo di non sepa-rare la prima dalla seconda occasione, di non disgiungere completamente due mondi che in fondo possono trarre giovamento più da un tentativo di dialogo e contamina-zione che da percorsi sempre più divergenti.

La nostra ambizione risiede nella fatica costante di tracciare ponti tra i due mondi.

Ponti capaci di conoscersi e rispettarsi vicendevolmente, capaci di informare i rispet-tivi codici istituzionali e professionali, capaci insieme di costruire strategie effi caci alla prevenzione (dentro la scuola di prima opportunità) di fenomeni di disaff ezione alla vita scolastica.

Il contatto fra le due opportunità porta in sé l’aspirazione a prevenire disagio e abbandono della scuola.

Si tratta di aspirazioni e non di risultati conseguiti. Si tratta di tragitti intravisti nella collaborazione professionale tra persone più che nell’effi cace accordo tra Istitu-zioni. Si tratta ancora di temi assolutamente aperti e non risolti.

RINGRAZIAMENTI

Un particolare ringraziamento va indirizzato all’ente gestore Fondazione Enaip Don Gianfranco Magnani con particolare riferimento al Presidente Don Eleuterio Agostini, all’Amministratore delegato Stefano Salsi e al Direttore di Centro Alessandro Sacchi, ai coordinatori, formatori, esperti che hanno dato vita al progetto, ai dirigenti scolastici che hanno supportato e fi nanziato Icaro in tutti questi anni, agli enti pubblici, con par-ticolare riferimento alla Provincia di Reggio Emilia, ai Comuni patrocinatori, al CSA di Reggio Emilia, e agli enti privati che hanno creduto a questa esperienza e l’hanno sostenuta sotto il profi lo fi nanziario.

Lo staff del progetto Icaro…ma non troppo

Testimonianze

Nel documento Ricomincio da me (pagine 141-145)