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L’OFFERTA FORMATIVA DEI PROGETTI PONTE I percorsi orientativi

Nel documento Ricomincio da me (pagine 79-85)

Ricomincio da me L’identità delle scuole di seconda oc

L’OFFERTA FORMATIVA DEI PROGETTI PONTE I percorsi orientativi

Sono percorsi brevi, articolati dalle venti alle trenta ore di attività e spaziano al-l’interno di uno o più macrosettori quali: industria e artigianato, legno, alberghiero,

servizi alla persona, terziario, grafi co, abbigliamento. Essi possono essere attivati per un solo allievo all’interno di più Centri di formazione professionale e sono rivolti a quei ragazzi che hanno la necessità di trovare motivazione per la prosecuzione del loro iter formativo. Di solito si rivolgono a soggetti portatori di bisogni specifi ci di apprendimento sul piano comportamentale e su quello cognitivo; inoltre richiedono attenzioni particolari a livello personale e relazionale a cui la scuola media, con le tradizionali metodologie educative stante l’attuale modello didattico e organizzativo, stenta a dare risposta. Si tratta infatti di allievi che avvertono, in maniera più o meno consapevole ed esplicita, di non essere adeguati a quanto viene loro richiesto in ter-mini di impegno, di assunzione di responsabilità, di messa in campo e utilizzo di capacità cognitive. Spesso sono in ritardo scolastico rispetto alla loro età di uno, due – in qualche caso (raro per fortuna) – anche tre anni, pur essendo invece precoci nelle esperienze di vita. Con ogni probabilità il rapporto con la scuola media nella quale sono inseriti, si è consumato a tal punto che poco gli insegnanti possono dar loro in termini di trasmissione di conoscenze disciplinari e di competenze sociali e ancor meno loro stessi sono in grado di portar via.

Questi ragazzi vanno aiutati nell’orientamento e nell’autorientamento alla e nella formazione; è necessario lavorare sulla loro soggettività e sulla loro identità intese come immagine sociale e ideale di sé e come capacità di rappresentarsi interessi, mo-tivazioni, attitudini, aspirazioni, aspettative, signifi cati, valori. Cambiare anche solo temporaneamente contesto, fare un’esperienza diversa in un altro luogo - con modali-tà maggiormente legate all’operativimodali-tà - dove sia loro consentito di esercitare il diritto alla discontinuità, dimostrare a sé stessi e agli altri di non essere quelli eternamente apatici, refrattari al rispetto delle regole e renitenti all’apprendere, permette di re-cuperare un po’ di fi ducia di sé, di contribuire alla crescita della propria autostima, di cominciare a ridisegnarsi e rappresentarsi diversamente, in termini costruttivi e positivi. Il percorso ha una valenza orientativa dato che consente un assaggio dell’of-ferta formativa del centro relativamente ai contenuti dei corsi, all’articolazione delle discipline, alla loro distribuzione e calendarizzazione nell’arco della giornata e della settimana. Risultano importanti e signifi cativi l’incontro e la conoscenza delle diverse fi gure professionali presenti - dal direttore ai docenti, dal personale amministrativo ai bidelli - così come la presa visione delle strutture, delle risorse e delle attrezzature e, aspetto non secondario, l’informazione sulle regole della convivenza e la percezione del clima relazionale tra insegnanti e allievi e degli allievi tra loro.

Progetto Ponte al CFP Veronesi di Rovereto

“Quest’anno a scuola io e altri ragazzi di terza abbiamo fatto un progetto alle superiori per vede-re le diffi coltà e le qualità che si hanno nel mondo del lavoro. Questo progetto l’abbiamo fatto alla scuola professionale Veronesi dove abbiamo imparato a costruire un muro, a costruire un pannello elettrico e a lavorare o meglio dire elaborare l’alluminio e l’acciaio nella macchina del tornio. Questa esperienza mi è servita per capire che il lavoro si può prendere anche come un divertimento per chi lo sa prendere con fi losofi a”.

(dal diario di Antonio)

I progetti di reinserimento

Sono proposti, generalmente, nel caso di ragazzi certifi cati ai sensi della legge 104/92 per i quali si individua un percorso specifi co legato alle abilità che possono conseguire rispetto ad un futuro inserimento nel mondo lavorativo. Tale percorso viene eff ettuato al-l’interno di un solo centro per un totale di ore variabili dalle sessanta alle centocinquan-ta. Di questa modalità ci si avvale anche per non certifi cati, qualora si tratti di situazioni particolarmente diffi cili e complesse. Mi riferisco a quei soggetti multiproblematici con alle spalle nuclei familiari seguiti dai servizi sociali territoriali, qualche volta ospiti presso appartamenti protetti gestiti da enti del terzo settore, con un basso livello nelle abilità stru-mentali di base e spesso con una frequenza della scuola saltuaria. È forse il caso di ricordare che per gli allievi disabili nel sistema della formazione professionale trentina è possibile, in alternativa ai corsi ordinari che portano al conseguimento della qualifi ca, essere iscritti ai percorsi di formazione lavoro nei quali sono previste una consistente riduzione della parte teorica e un incremento di quella laboratoriale. Alla fi ne di questi percorsi, che possono avere anche durata quadriennale, viene rilasciato un certifi cato di frequenza spendibile come credito formativo per un eventuale inserimento nel mondo del lavoro.

Il patto formativo

È prevista la progettazione congiunta da parte dei docenti del centro e della scuo-la media titoscuo-lare del progetto. Tale progettazione si sostanzia nelscuo-la sottoscrizione di una convenzione prima dell’avvio del percorso da parte del dirigente scolastico, del direttore del centro, dei genitori dell’allievo. Tale documento oltre a defi nire impegni precisi sul piano delle responsabilità giuridiche, rende espliciti i compiti e le funzioni che ciascuno di questi soggetti si assume per il buon esito del percorso e costituisce un vero e proprio patto formativo in orizzontale tra adulti con pari dignità e responsabili-tà progettuali. Infatti con questo atto si chiarisce che la titolariresponsabili-tà dell’intero percorso è

della scuola media presso la quale è iscritto l’allievo; si defi niscono con precisione sia il numero massimo di ore di lezione che si svolgeranno presso il centro, sia le modalità e i tempi di verifi ca - in itinere e fi nale - degli esiti del progetto che devono avvenire con-giuntamente da parte dei docenti dell’una e dell’altra istituzione scolastica e formativa.

I genitori sottoscrivono il documento non solo per conoscere e condividere contenuti e impianto del percorso, ma anche per assumersi responsabilità dirette in ordine ad eventuali viaggi da casa al centro e alla giustifi cazione delle assenze nelle ore di pro-getto. È nella convenzione, infi ne, che trova formalizzazione l’incarico a due docenti – uno della scuola e l’altro del centro – in qualità di referenti progettuali.

Progetto Ponte al CFP Enaip di Varone

Lunedì 13 novembre: “Sono arrivato in corriera con Stefano e Maria. C’era anche Renzo che era venuto per vedere come era la scuola senza dirlo a nessuno. Alla fermata c’era il prof. Fabio.

Si è un po’ arrabbiato con Renzo. Poi siamo andati alla scuola alberghiera. Alla alberghiera una signora mi ha dato una giacca a righe e un cappello da cuoco. Siamo stati in cucina a vedere cosa facevano i cuochi e poi sono stato con un gruppo di ragazze carine e col prof. Fabio, a veder la scuola e a mangiare. Ci hanno servito, di tutto punto, delle cameriere con le gonne e e calze nere. Ho mangiato proprio bene. Siamo andati a prendere la corriera e Stefano ha fatto stupidaggini per tutta la strada. Renzo era molto contento e ha detto che verrà alla alberghiera l’anno prossimo”.

Martedì 22 novembre: “Ho lavorato con un maitre che mi ha insegnato a preparare la tavola apparecchiata. Prima però sono stato al bar a lavare i bicchieri con la lavastoviglie ed a servire le bevande. Le ragazze del bar indossano dei grembiuli azzurri come quelli delle bidelle della mia scuola. Dopo sono andato nella sala ad asciugare le posate. Avevo la giacca bianca con i botto-ni d’oro. Il lavoro è molto bello e dopo erano lucide e senza macchie. Ci vuole uno straccio umido, un bicchiere d’acqua e olio di gomito! Per la strada Stefano fa sempre cose che non vanno bene.

Non imparerà mai”.

Mercoledì 6 dicembre: “Appena arrivato sono andato al bar a preparare un caff è al prof. Fabio e un cappuccino per me. Ogni ragazza del mio gruppo si è preparata la colazione e si è seduta ad un tavolino a consumarla. Sono andato giù in lavanderia a mettere la casacca e poi su in sala a pulire le oliere e mettere le tovaglie. Ogni tanto il prof. Fabio veniva a vedere se tutto andava bene, poi tornava ad aspettarmi al bar. Ho pulito le posate, ma ormai lo sapevo far bene e ho riempito due cassetti di coltelli e di forchette. Il mio amico Fabrizio lavora in cucina, ma fa sempre fi nta di non riconoscermi. Invece Michele mi viene sempre a salutare e siamo andati a fare ricreazione in-sieme. Alla scuola alberghiera ci sono tante mie compagne delle medie, come la Fantoni e la Valle e delle altre. Abbiamo mangiato nella sala rossa, dove le verdure si devono andare a prendere.

Alla fi ne abbiamo salutato tutti per l’ultima volta. Ma io tornerò l’anno prossimo”.

(dal diario di Marco)

Le strategie didattiche

Il successo dei percorsi dipende, ovviamente, dalle strategie e dalle attenzioni pe-dagogiche che i docenti mettono in atto, a partire dalla condivisione della proposta da parte degli allievi. Se, infatti, è previsto e formalizzato nella convenzione scuo-la/centro/genitori un accordo tra adulti per la realizzazione del progetto, a maggior ragione risulta decisiva la sottoscrizione di un patto formativo tra scuola e ragazzo.

Tale patto, che in alcune situazioni assume le caratteristiche di un vero e proprio do-cumento contrattuale, ha come obiettivo principale quello di far acquisire all’allievo la consapevolezza dei vantaggi che ricaverà dalla partecipazione al Progetto Ponte, ma an-che dei vincoli da osservare quali la puntualità, la tenuta e la continuità, il rispetto delle consegne e dei compiti, dei ruoli delle diverse fi gure coinvolte, delle regole della convi-venza. La sottoscrizione da parte dell’allievo non può essere, quindi, solo formale.

Egli stesso deve aver contribuito alla defi nizione e alla stesura del contratto per-ché in questo modo diventa protagonista del percorso fi n dall’inizio, recuperando la propria motivazione.

Il contratto formativo prevede l’esplicitazione degli elementi costitutivi il progetto. In primo luogo la prefi gurazione del percorso formativo nelle sue diverse fasi con il calen-dario, i tempi, l’articolazione delle attività. Altro aspetto da esplicitare riguarda i risultati di apprendimento nell’area dell’esercizio della cittadinanza attiva quali, ad esempio, l’uti-lizzo autonomo dei mezzi di trasporto pubblico, oltre alle acquisizione di conoscenze e di competenze fi nalizzate all’orientamento scolastico e professionale. È opportuno precisare anche i termini dell’assistenza e dell’accompagnamento nel percorso da parte dei due in-segnanti referenti della scuola media e del centro, i quali garantiscono all’allievo di avere fi gure adulte di riferimento, autorevoli e competenti, che lo aiuteranno a superare situa-zioni di diffi coltà, a rielaborare criticamente e positivamente l’esperienza. Se infatti questi ragazzi riescono a percepire le possibilità di riuscita dei percorsi nei quali sono inseriti, consolideranno un’immagine positiva di sé, recuperando la fi ducia di potercela fare.

Si è già detto che gli insegnanti sono tenuti a valutare gli apprendimenti avvenuti nel percorso. È importante recuperare e integrare gli aspetti teorici e quelli operativi, l’approccio deduttivo e quello induttivo, l’astrazione e l’esperienza con la consapevo-lezza che non per tutti gli allievi è avvenuto, nello sviluppo della loro intelligenza, il passaggio dal pensiero operatorio concreto a quello operatorio formale.

I piani di lettura delle acquisizioni avvenute, ma anche dei processi nei quali avven-gono sono diversi. C’è quello delle autonomie personali. Alcuni ragazzi da Trento pren-dono il pullman o il treno per andare alla scuola alberghiera di Levico e di Rovereto.

Quali e quante competenze mettono in atto relativamente all’utilizzo dei mezzi di tra-sporto pubblico, al muoversi all’interno delle stazioni, delle città, al relazionarsi e rap-portarsi con la gente che incontrano piuttosto che con il controllore o il bigliettaio?

Per qualcuno dei soggetti particolarmente in diffi coltà la valenza promozionale e formativa del Progetto Ponte è rappresentata, in maniera forte e precisa, dal ponte stesso. Voglio dire che l’esperienza fatta in autonomia nel passaggio, fi sico-spaziale – temporale, da un’istituzione scolastica all’altra è da loro vissuta come apprendimen-to sul piano del sapere, del saper fare e del saper essere en plen air, in libertà. È però altrettanto importante che gli insegnanti della scuola media sappiano leggere i pro-gressi sul piano dell’acquisizione dei contenuti disciplinari che pure sono presenti nel Progetto Ponte. Quante sono, infatti, le conoscenze di carattere scientifi co e tecni-co sottese alle operazioni di realizzazione di un circuito elettritecni-co? Quanta educazione linguistica passa se l’allievo racconta la sua esperienza in un diario di bordo nel quale registra giorno dopo giorno quello che sperimenta ed impara?

Decisivo sul piano del rinforzo dell’identità diventa l’opportunità che all’allievo si dà di riportare nella classe di appartenenza il racconto di quanto è avvenuto nel corso del progetto, comunicarlo ai propri compagni, vederlo apprezzato e riconosciuto dai propri insegnanti. Ciò consente di dare e riconoscere senso e signifi cato alle diverse esperienze di formazione fatte e collocarle, quindi, in un’unica dimensione orientativa e progettuale.

Progetto Ponte al CFP di Ossana

“Nei mesi di gennaio e febbraio al mercoledì sono andato alla scuola alberghiera di Ossana. Qui mi è piaciuto molto. I professori erano molto simpatici. Ho preparato dei pranzi: per esempio la pasta, la carne con le patate e dei dolci semifreddi. A casa ho cucinato sufl è alla milanè con mer-luzzo con sopra pomodoro e prezzemolo. Mi piace molto cucinare e voglio diventare un bravo cuoco. In cucina ho conosciuto dei ragazzi della scuola ed erano molto simpatici. Sono molto contento di andare ad Ossana il prossimo anno”.

(dal diario di Claudio)

Un’esperienza formativa legata al fare

Nelle relazioni di consuntivo dei percorsi, sia da parte della scuola che della formazione professionale viene sottolineata l’effi cacia delle esperienze operative e sociali che qualifi cano i Progetti Ponte, in maniera sostanzialmente diversa dalle usuali modalità orientative quali, ad esempio, le iniziative di “scuola aperta”. Queste ultime, infatti, consistono in giornate

– più frequentemente in ore – di visita, di presa visione dei Centri di formazione per faci-litare la successiva scelta post media e svolgono quindi una funzione eminentemente in-formativa. I percorsi esperienziali paiono, invece, svolgere una funzione rimotivante per la maggior parte dei ragazzi coinvolti, come risulta anche dalle considerazioni personali degli allievi protagonisti i quali manifestano il gradimento e la preferenza per una “scuola diver-sa” nella quale la laboratorietà, il fare diventano centrali nel percorso di apprendimento.

I risultati che con maggiore frequenza vengono sottolineati dagli insegnanti, ri-guardano gli aspetti della socialità e dell’integrazione nel gruppo e nella struttura, ma, soprattutto nelle situazioni di disagio comportamentale/di indiff erenza/apatia/

ostilità nei confronti delle proposte scolastiche, un diverso modo di rapportarsi con la scuola. La possibilità di frequentare un’altra scuola ha, evidentemente, una rica-duta positiva anche sul rapporto dell’allievo con la sua scuola di provenienza, con gli insegnanti e forse (perché no?) anche con le materie.

LE AZIONI FORMATIVE PER IL CONSEGUIMENTO

Nel documento Ricomincio da me (pagine 79-85)