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IL MIO ICARO

Nel documento Ricomincio da me (pagine 151-158)

Ricomincio da me L’identità delle scuole di seconda oc

IL MIO ICARO

Riportiamo, per lo stesso ragazzo, la testimonianza della referente scolastica Cristina Bertolani che con noi ha condiviso un intero anno di ipotesi, proposte, smentite, successi e retromarce.

Ho conosciuto tanti Icaro nella mia vita di insegnante e qualcuno ha lasciato trac-ce molto profonde in me e ha segnato il mio percorso, non solo professionale.

Ogni Icaro ti costringe a metterti in discussione, a rivedere le tue certezze, i punti fermi del tuo “stile” di insegnante... Questo l’avevo già sperimentato in passato, ma l’ultimo Icaro con cui ho avuto a che fare mi ha davvero spiazzata.

È arrivato in prima come un pulcino implume: timido, chiuso in sé, reticente ad entrare in contatto con gli adulti e solo ogni tanto lasciava apparire un sorriso che gli illuminava anche lo sguardo. Una cosa è apparsa subito chiara: si sentiva solo e da solo sembrava dovesse crescere e combattere contro la vita.

I tre anni con lui sono stati una continua battaglia: a volte crollava il muro che ave-va eretto contro il mondo (soprattutto degli adulti, dei doveri, degli impegni) e per un momento c’erano collaborazione, interesse, partecipazione; in altri momenti da lui non ricevevo nulla, neppure uno sguardo apparentemente vigile; a volte riuscivo a mostrargli la mia stima e sentivo che coglieva gli incoraggiamenti; altre volte mi accorgevo che non gli interessava nulla, forse neppure se stesso.

Al termine del terzo anno era evidente che da quella “battaglia” eravamo usciti en-trambi sconfi tti: lui non si stimava, non si riteneva in grado di fare neppure ciò per cui in realtà era molto portato; io non avevo più strumenti per fargli capire quanto valesse e avevo fallito nel mio ruolo di insegnante. Mi dicevo che la scuola, come è strutturata, non calza a tutti, che non si adatta a chi ha potenzialità manuali o creative, che noi docenti siamo per forza legati alle programmazioni delle quali dobbiamo rendere conto e che quindi non possiamo sperimentare chissà quali strategie per chi non ha voglia di impegnarsi e di sforzarsi...

Sapevo bene però che sentivo di aver sbagliato qualcosa: se da un lato vedevo chiaramente che il mio Icaro covava una strana soff erenza, dall’altro i miei tentativi per aiutarlo erano stati poco effi caci. Davanti al muro familiare, ad esempio, mi ero arresa subito; davanti ai suoi silenzi mi ero ammutolita anch’io...

Non è stato facile per me proporgli il nuovo percorso formativo per tre eviden-ti moeviden-tivi: ammettevo pubblicamente (in primo luogo a lui) che avevo fallito come persona e come insegnante; temevo di trasmettergli l’impressione – assolutamente falsa - di volermi “liberare di lui”; inoltre non mi piaceva affi darlo a persone che non lo conoscevano, alle quali avevo raccontato solo frammenti di un cammino di tre anni.

Non volevo rischiare di aggiungere un altro errore in questa storia, proprio per il bene di un giovane Icaro che non era riuscito a rinforzare le sue ali.

Mi sbagliavo: l’esperienza, pur tra mille diffi coltà, pur tra ostinazioni nostre e tenaci chiusure familiari, è stata faticosa ma positiva. Ci sono stati momenti in cui ho con-diviso con gli operatori speranze, dubbi, incertezze, scoraggiamenti, delusioni, ma ho incontrato persone attente, disponibili a cui avevo fatto bene ad affi dar e il mio alunno.

Oggi mi sento molto arricchita da questa esperienza che non è stata facile, ma che mi dà la certezza che molte sono le strade da percorrere e che, anche se non si sa bene da che parte andare, non bisogna mai arrendersi.

Mi piace quindi dedicare al “mio” Icaro e a tutti gli Icarini che incontrerò ancora nella mia vita questa poesia:

Qualunque cosa siate

Se non potete essere un pino sulla vetta del monte, siate un arbusto nella valle,

ma siate il miglior piccolo arbusto sulla sponda del ruscello.

Siate un cespuglio, se non potete essere un albero.

Se non potete essere una via maestra, siate un sentiero.

Se non potete essere il sole, siate una stella;

non con la mole vincete o fallite.

Siate il meglio di qualunque cosa siate.

Douglas Malloch

La Scuola

della Seconda Opportunità Roma (Lazio)

Progetto volto

Progetto per ragazze/i italiani e stranieri, inadempienti o con disagio socio-am-bientale, fi nalizzato:

• al conseguimento della licenza media;

• all’inserimento in percorsi di formazio-ne/lavoro;

• all’esperienza di successo formativo per la riduzione del danno di motiva-zione e l’avvio/rinforzo di processi di autoformazione.

Promosso dall’ARCI Nuova Associazione, dal 4° Centro Territoriale Permanente per l’Istruzione e la Formazione in età adulta – S.M.S. “Luigi Di Liegro” e dalla Provincia di Roma.

Realizzato dalla Cooperativa Sociale L’Apis, dall’ARCI di Roma, dal 4° CTP - S.M.S. “Luigi Di Liegro” e dall’Università di Roma “La Sapienza” - Dipartimento di Psicologia dei Pro-cessi di Sviluppo e Socializzazione.

Finanziato dalla Provincia di Roma e dal MIUR - Uffi cio scolastico della Regione Lazio (attraverso i fondi stanziati per i CTP).

In sette anni di attività ha coinvolto complessivamente 102 ragazze/i tra i 15 e i 19 anni, 25 dei quali stranieri.

Il progetto La Scuola della Seconda Opportunità Un’esperienza innovativa realizzata a Roma

Il progetto La Scuola della Seconda Opportunità è attivo a Roma sin dal 1997, promosso e sviluppato da ARCI-Nuova Associazione (di volta in volta nelle sue articolazioni: ARCI di Roma, L’Apis, ARCI - Direzione Nazionale) in partenariato con il 4° Centro territoriale permanente per l’istruzione e la formazione in età adulta ed in collaborazione con il Dipartimento di Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione dell’Università di Roma La Sapienza.

Nel corso degli anni il progetto ha usufruito di forme di fi nanziamento diversifi -cate (fi nanziamenti europei, fondi provinciali, linee di fi nanziamento del Ministero del Lavoro e del Welfare) sviluppando un percorso progettuale caratterizzato dalla ricchezza e dall’innovatività delle metodologie di intervento e delle competenze pro-fessionali coinvolte.

A partire dall’iniziale esperienza triennale (1997-2001), nel corso della quale gra-zie ad un cospicuo fi nanziamento del Fondo Sociale Europeo è stato possibile rea-lizzare un intervento “esterno” alla scuola ordinaria, sebbene integrato con essa, si è passati negli anni successivi, anche in ragione di fi nanziamenti signifi cativamente più ridotti, a sperimentazioni maggiormente circoscritte ma al tempo stesso progres-sivamente più “interne” all’istituzione scolastica, integrando le risorse professionali messe a disposizione dal mondo del Privato Sociale con quelle emergenti dal mondo della Scuola e dell’Università.

I destinatari diretti del progetto sono adolescenti che non sono riusciti a consegui-re il diploma di licenza media nella scuola di prima opportunità e che spesso vivono situazioni sociali e familiari problematiche; negli ultimi due anni, si sta sperimen-tando l’estensione del proprio target e dei propri strumenti di intervento includendo adolescenti stranieri e sviluppando metodologie specifi che per questo nuovo tipo di utenza a rischio dispersione.

I ragazzi e le ragazze coinvolti fi no ad oggi sono stati centodue, venticinque dei quali stranieri.

Per quanto riguarda i destinatari italiani, sono tutti provenienti da esperienze di bocciature ripetute nella scuola ordinaria, alcuni dei quali fuoriusciti dal circuito formativo ormai da uno o due anni. I tratti caratterizzanti comuni sono individuati

da esperienze di insuccesso scolastico, situazioni familiari complesse, disagio sociale elevato, diffi coltà ad interagire con coetanei e adulti, diffi coltà ad accettare e condi-videre le regole di convivenza di un gruppo sociale, mancanza di motivazione allo studio e alla realizzazione di sé.

Quanto alle/agli adolescenti di nuova immigrazione, i minori stranieri, in quanto soggetti a rischio marginalità e/o espulsione dai contesti scolastici, appaiono doppia-mente svantaggiati dal disorientamento ambientale e linguistico che si trovano a do-ver fronteggiare. I giovani migranti che sono stati coinvolti dal progetto provengono da Ecuador, Filippine, Perù, Romania, Albania, Cina e Marocco.

Nel documento Ricomincio da me (pagine 151-158)