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3.1 La revisione straordinaria

3.1.1 Alcuni dati sulla revisione straordinaria

La scadenza dell’invio dei documenti di ricognizione straordinaria, fissata dalla riforma Madia alla data del 31 ottobre 2017, ha consentito di tracciare un quadro più chiaro dell'applicazione della norma da parte delle varie entità pubbliche coinvolte.

Un'indagine condotta dal quotidiano Il Sole 24 ore, concentrata sui capoluoghi di provincia delle Regioni non autonome (dove la norma si applica direttamente), ha mostrato che nella realtà dei fatti solo circa una partecipata su tre è oggetto di cessione, liquidazione o fusione. Tuttavia questo dato generico non mette in luce le differenze tra le varie zone d'Italia, così come i tipi di società interessate dal provvedimento.

Le Regioni come Molise, Campania, Calabria e Lazio vedono ad esempio salire questo dato ad oltre il 50%, mentre si rilevano meno tagli in Abruzzo, Lombardia ed Emilia-Romagna.154 Analizzando più nel dettaglio, si nota come la maggior parte delle società più coinvolte dalla “razionalizzazione” siano quelle più piccole o con uno scopo sociale meno delineato.

152 Corte dei conti, sez. autonomie, 19 luglio 2017, pag. 4 153 Idem, pag. 5

154 Marini A., Trovati G., Aeroporti, autostrade, fiere: la retromarcia dei comuni, Il Sole 24 ore, 1 ottobre

Al contrario, i servizi di pubblica utilità e simili vengono tenuti sotto controllo.

Nel caso della Liguria, il capoluogo Genova delinea un trend, seguito a ruota dalle altre Province interessate dalla riforma, in cui si notano solo una serie di partecipazioni di rilevanza marginale.

A Genova risultavano, prima della ricognizione, 20 partecipazioni dirette e 21 indirette; mentre risultavano invece 11 società controllate. È stato deliberato che siano 16 partecipazioni oggetto di razionalizzazione, per cui alla fine risulteranno 17 partecipazioni dirette e 8 indirette di primo livello. Per le società controllate, il piano ha previsto solo la scissione non proporzionale asimmetrica della società “Fsu” (Finanziaria sviluppo utilities), in controllo paritetico con il Comune di Torino.

Il Comune di La Spezia contava 18 partecipazioni dirette e 14 indirette. Nel piano sono state previste azioni di razionalizzazione su 13 partecipate dirette e su 12 indirette.

Nel caso delle dirette è stata pianificata la fusione per 3 società, la cessione per 6 società, la liquidazione per 3 società e infine il contenimento costi per una sola società.

Nel caso delle partecipazioni, invece, indirettamente possedute sono state previste operazioni di fusione per 6 società, la cessione di 4 e la liquidazione di 2 società.

Il Comune di Savona contava 12 società partecipate, di cui 2 controllate, più una controllata indiretta.

In seguito alle operazioni di razionalizzazione è previsto che rimarranno solo 6 partecipazioni e nessuna controllata indiretta.

Le società partecipate dal Comune di Imperia, al 31 dicembre 2016 erano 12. Il piano ha programmato la fusione di due società in una unica e ha messo due società in vendita, mentre una è già stata venduta.155

Nelle Marche, il caso del Comune di Pesaro Urbino, che anticipando la scadenza dei termini ha raccolto tutte le proprie partecipazioni in tre società (servizi primari, mobilità, trasporti), si contrappone a quello del Comune di Ascoli Piceno che dopo aver difeso la multiutility locale ha visto fallire tre società legate allo sviluppo economico. Nei capoluoghi di provincia 10 sono partecipate fallite o in fase di scioglimento, di cui 4 ad Ascoli Piceno, 4 a Fermo, tra le quali una controllata direttamente e 2 a Macerata.

Il Veneto ha visto i propri Comuni effettuare razionalizzazioni più chirurgiche, Treviso che prosegue il percorso già avviato nel 2014, per “Actt servizi S.p.A” (interamente pubblica) con il 71,24% del capitale detenuto dal Comune, continua il processo di risanamento con l’obiettivo

di una successiva liquidazione. Mentre per la quotata “Save” il Comune ha deciso di aderire all’Opa.

Belluno ha scelto di mantenere le partecipate che risultano legittime anche a seguito delle nuove norme.

Rovigo ha deliberato per due partecipate dirette l’alienazione mentre per un’altra la fusione. A Verona sono stati programmati percorsi gestionali per il triennio 2017-2019 al fine di contenere le spese funzionali.

A Padova le partecipate dirette al 23 settembre 2016, erano 10, ma una è già stata dismessa. È stata deliberata la razionalizzazione di alcune indirette, partecipate da “Aps Holding” controllata dal Comune. Infine le aziende controllate erano inizialmente due, ma si sono poi fuse in una sola per i servizi al Comune di pubbliche affissioni, sosta pubblica, car sharing. L’unica voce fuori dal coro Venezia: il piano ha previsto una riduzione delle partecipazioni del 60%.156

Il più complesso panorama lombardo mette comunque in luce il trend nazionale: abbandonate società operanti in ambito stradale, fieristico, economico ed una tendenza ad accentrare i servizi di maggiore importanza nelle preesistenti multiutility.

Nelle 12 città capoluogo gli strumenti più utilizzati sono stati la liquidazione o la dismissione in 37 casi; mentre la fusione è avvenuta solo per 13 casi.

Significativo è stato il caso di Mantova in cui delle 8 partecipazioni che si intendere dismettere 6 appartengono alla multiutily “Tea”, evidenziando che tale società si era inutilmente propagata.157

Più complesso il caso di Milano, dove le ramificazioni sono molteplici: alle partecipazioni dirette si aggiunge una lunga serie di partecipazioni indirette che coprono diversi settori, dall'aeroportuale (con ramificazioni fino in Argentina) al trasporto urbano (con partecipazioni romane). Più semplice il caso dell'autostrada “Serravalle”, già oggetto dell'attenzione del Comune di Milano per una liquidazione da molto tempo in atto, e che auspica ora di poter utilizzare la legge sul recesso delle quote per ottenere il valore di liquidazione.158

Le Regioni Piemonte e Toscana si inseriscono nella media nazionale, con una serie di operazioni volte a consolidare società multiutility e di mobilità e una propensione alla dismissione delle partecipazioni in finanziarie, attività portuali e aeroportuali.

156 Ganz B., Venezia pronta a tagliare 18 partecipate su 30, Il Sole 24 ore, 3 ottobre 2017

157 Monaci S., Con 37 cessioni abbandonati i settori stradale e fieristico, Il Sole 24 ore, 1 ottobre 2017 158 Monaci S., A Milano il Comune razionalizza le partecipate, Il Sole 24 ore, 20 settembre 2017

In particolare in Toscana i 10 Comuni capoluogo detentori inizialmente di 202 società partecipate hanno previsto piani di razionalizzazione per 57 partecipazioni, di cui solo per 8 è prevista l’aggregazione mentre per gli altri sono previste misure di liquidazione, cessione o recesso.

Tra queste Arezzo, Grosseto e Pistoia hanno alienato le partecipazioni nei consorzi per i corsi universitari decentrati, mentre Pistoia e Livorno hanno dismesso le partecipazioni nella “Centrale del latte d’Italia”, società quotata. Inoltre tra le operazioni più significative Pistoia sta valutando se cedere le farmacie comunali.

Firenze ha deliberato di dismettere il patrimonio immobiliare di “Ataf” e aggregare le aziende dei parcheggi.159

Occorre sottolineare gli interventi su Banca Popolare Etica: in molti, a seguito dell’applicazione delle norme del Testo Unico, hanno deliberato di dismettere le quote in tale società, come evidenziano anche i dati dei capoluoghi toscani, ma in altri casi in Consiglio comunale la questione è stata controversa ritenendo giusto per il benessere sociale continuare a sostenere questa banca mantenendo le relative partecipazioni.

Nel Lazio la razionalizzazione era già stata avviata negli anni precedenti con operazioni di liquidazione e fallimento; dei Comuni capoluogo tre hanno comunque approvato la delibera di ricognizione mentre Rieti ha rinviato la ricognizione avvalendosi della proroga per le aree terremotate.

Più drastico il piano di Roma Capitale: due terzi delle partecipate sono interessate dalla riorganizzazione. È stato infatti previsto per 31 società, la cessione o liquidazione di 18, oltre che di 4 controllate, che vanno dall'ambito energetico all'aeroportuale, dal finanziario fino alla produzione casearia; destino diverso per mobilità ed entrate, con la creazione di due poli. Nonostante questa prima razionalizzazione molte delle società in cui la Capitale manterrà la partecipazione hanno un debito di oltre 2 miliardi, in gran parte ascrivibile ad “Atac”.

“Acea” ed “Atac”, invece, non sono interessate dalla riforma, quest'ultima sulla via del concordato preventivo.

Delle undici principali società, quelle che dovrebbero sopravvivere, hanno un debito di oltre 2 miliardi, in gran parte ascrivibile ad “Atac”.160

Il 20 novembre i trend stimati nei giorni successivi al termine ultimo della revisione straordinaria sono stati confermati dal rapporto del MEF: «Partecipate pubbliche: una società su tre interessata da interventi di dismissione».

159 Pieraccini S., In 57 nel mirino: dal credito al patrimonio mobiliare, Il Sole 24 ore, 1 ottobre 2017 160 Perrone M., Società più che dimezzate, a Roma la parte del leone, Il Sole 24 ore

Questo è il dato che è emerso dalla prima analisi del MEF sui dei flussi informativi dei piani di razionalizzazione delle società partecipate pubbliche, ed ha evidenziato fin da subito «un quadro delle società partecipate che le amministrazioni hanno stabilito di alienare o razionalizzare».

Il dato è stato rilevato sugli enti che hanno risposto al censimento previsto nel Testo Unico, ossia 8.771 amministrazioni (l’83% del totale).

Nella relazione del Ministero viene evidenziato che il dato dell’inadempimento sulla trasmissione dei piani (17%) è da interpretarsi fisiologica, in quanto «il 72 per cento dei Comuni inadempienti ha una popolazione inferiore a 5.000 abitanti ed è quindi presumibile che il numero delle partecipazioni da essi detenute non sia tale da modificare il quadro complessivo della rilevazione».

Dall’analisi del MEF risulta pertanto che delle amministrazioni che hanno trasmesso provvedimenti motivati di ricognizione, l’89% ha dichiarato di possedere partecipazioni, mentre il restante 11% ha dichiarato di non possederne.

Le partecipazioni societarie totali dichiarate nella revisione straordinaria sono 32.504 e sono riconducibili a 5.791 società. Da ciò risulta che le società a partecipazione diretta delle amministrazioni sono 4.701.

In 2.558 società gli enti possiedono, singolarmente o nel loro complesso, la maggioranza del capitale, di queste 747 sono le società interessate da procedure di dismissione e 118 le società oggetto di procedure di fusione.

Nelle restanti 2.143 società, in cui gli enti non detengono la maggioranza del capitale, 785 sono le società da cui gli enti intendono dismettere la partecipazione.161