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6. Esposizione a PFAS e rischi per la salute: la letteratura scientifica disponibile

1.3. Analogie e diversità

Si ritorna così da dove si era partiti, in Veneto, dove le alte concentrazioni di perfluoroalchilati sono state riscontrate nelle falde da cui pescano gli acquedotti che

356 LERNER S., Nationwide class action lawsuit targets DuPont, Chemours, 3M, and other makers of pfas chemicals. Robert

Bilott, who successfully sued DuPont over PFOA, has filed a lawsuit on behalf of everyone in the U.S. who has PFAS chemicals in their blood, 6 ottobre 2018, in https://theintercept.com; SCHLANGER Z., Dupont and 3M knowingly

contaminated drinking water across the US, lawsuits allege, 29 maggio 2019, in https://qz.com.

357 La già citata vicenda dell’amianto ha imboccato una direzione similare. Nel giro di pochi anni la produzione mondiale di amianto è crollata drasticamente, all’incirca dimezzandosi, a seguito dell’emanazione in quasi tutti i Paesi di leggi che ne hanno messo al bando la produzione e l’utilizzo. V. Rassegna Sindacale, A

picco la produzione mondiale di amianto, 11 maggio 2018, in https://www.rassegna.it.

358 The Right Livelihood Foundation, Robert Bilott, in https://www.rightlivelihoodaward.org/laureates/robert-

bilott/.

359 PIROMALLO J., Earth day, la battaglia tra un avvocato e un colosso chimico al centro di un film coraggioso, 22 aprile 2020, in https://www.ilfattoquotidiano.it.

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servono un’ampia area della Regione. Dal 2013 ad oggi la vicenda non si è più sopita: la Procura di Vicenza ha aperto un’inchiesta, sono stati condotti, e si stanno ancora conducendo, diversi studi scientifici, le acque vengono filtrate si lavora per la costruzione di nuovi acquedotti, la Regione ha istituito una commissione di inchiesta ad hoc e ha avviato uno screening della popolazione esposta. Lungi dall’essere risolta, la situazione del Veneto spinge ad osservare la similare vicenda a stelle e strisce, quasi a volerla prendere come esempio per replicarne gli esiti positivi.

Lo stesso avvocato Bilott, che nel 2017 ha rilasciato una testimonianza in quanto persona informata sui fatti durante le sedute di audizione della Commissione d’inchiesta per le acque inquinate del Veneto, ha affermato: “La ragione per la quale sono qui è dimostrare che sono due casi paralleli, quello che sta succedendo qui e quello che è successo in America, per cui voi in realtà avete tutte le nozioni che vi servono, perché gli studi sono già stati fatti in America e non dovete fare il medesimo processo di nuovo qui in Italia. Il più grande studio scientifico è già stato fatto relativamente ai PFAS e voi non dovete fare altro che utilizzarlo e andare avanti […]”360. Nel condividere la sua esperienza, l’avvocato si è

soffermato sui dati che sono stati raccolti negli Stati Uniti durante gli anni di studio e divulgazione del fenomeno PFAS in quanto egli ritiene che gli italiani dovrebbero affrontare la problematica del Veneto forti di queste informazioni già acquisite.

Indiscutibilmente ci si trova di fronte a due casi molto simili, entrambi consistenti in gigantesche contaminazioni delle falde acquifere, tuttavia altrettanto chiara risulta la diversità nell’approccio e nella modalità di tutela. Spicca – ma non sorprende chi abbia consapevolezze comparatistiche – il fatto che la reazione all’accaduto in America abbia preso le forme di un’azione civile, in quanto oltreoceano, rispetto ai casi di diritto ambientale in cui sono coinvolti i privati, la tutela si esprime in modo naturale sul piano civilistico. Spetta così ai danneggiati organizzarsi, tramite gli studi legali, per ottenere giustizia. È per converso difficile che un pubblico ministero decida di procedere per reati ambientali, essendo l’azione penale in questo ambito assai costosa e bisognosa di risorse che spesso il pubblico fatica a investire in un sistema dove l’esercizio dell’azione penale resta affidato alla discrezionalità dei prosecutor.

Il meccanismo di reazione privata tipico delle azioni di classe americane trova la sua fortuna anche in ragione del fatto che negli Stati Uniti non è in vigore il principio di precauzione, presente invece in Italia e a livello europeo. In Europa non si utilizza una sostanza che può essere pericolosa, salvo poi restringere le maglie di quel che viene definito pericoloso. In America invece vige la logica che si può utilizzare qualcosa fino a che non si dimostra che fa male. Ciò può contribuire a spiegare perché in Europa ed in Italia l’intervento pubblico sia molto più deciso: quando sussiste un dubbio sulla pericolosità di una sostanza, le autorità sanitarie responsabili della salute pubblica sul territorio devono adoperarsi per evitare l’esposizione della popolazione, almeno finchè non venga dimostrata o meno la pericolosità. Diversamente, nella pratica americana, la gestione di episodi come quelli di contaminazione di cui si sta trattando, è lasciata più al rapporto tra i privati361.

Un’altra differenza consiste nel fatto che, attraverso i risarcimenti versati alle vittime, la multa comminata dall’EPA, i finanziamenti per lo studio scientifico, e scegliendo di

360 Deliberazione del Consiglio Regionale n. 108 del 1 agosto 2018, Relazione finale, in esecuzione del mandato

conferito alla Commissione d’inchiesta per le acque inquinate del Veneto in relazione alla contaminazione di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS). (Deliberazione del Consiglio regionale del Veneto n. 72 del 15 maggio 2017), in Bollettino

Ufficiale della Regione del Veneto n. 97 del 25 settembre 2018, pag. 221.

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patteggiare, di fatto DuPont ha ammesso la propria colpa. Al contrario, la Miteni sembra ferma sulle proprie posizioni, attribuendo la responsabilità alla precedente gestione.

2. Il procedimento penale italiano per disastro innominato e avvelenamento