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4. Il danno patrimoniale risarcibile

4.1. Il danno economico alle aziende agroalimentari

Una situazione di deterioramento ambientale quale è lo sversamento nelle acque destinate ad uso umano di sostanze inquinanti, può cagionare un danno patrimoniale soggettivo nel momento in cui investe in modo diretto un determinato bene rientrante nella sfera di godimenti di taluno475. Tali premesse ben si conciliano con il caso

dell’inquinamento Veneto, in cui è indiscusso il danno economico subito da alcuni dei soggetti coinvolti dalla contaminazione dei PFAS, prime tra tutte le aziende del comparto agricolo afferente. Proprio all’interno dell’area delle province colpite si colloca un importante distretto agricolo che si fonda su coltivazioni locali tipiche (nel distretto del Veronese è particolarmente importante la frutticoltura) nonché un forte settore vitivinicolo e una diffusa presenza di allevamenti, soprattutto di bovini, anche finalizzati alla produzione di latte per le grandi centrali vicentine. Un’area a vocazione agricola, dunque, occupata prevalentemente da piccole aziende a conduzione familiare, o comunque di medie dimensioni, spesso associate in cooperative e che destinano la propria produzione a specifici rivenditori al dettaglio.

Il problema inerente a queste aziende è legato all’acqua che è stata e che viene tutt’ora utilizzata per abbeverare gli animali degli allevamenti della zona e per innaffiare le colture. A questi fini, molti agricoltori della zona utilizzano i pozzi privati, ma con l’esplosione del caso Miteni questa fondamentale fonte di approvvigionamento dell’acqua rischia di venire meno, con pesanti conseguenze sul piano economico.

A partire dal 2016 il sindaco di Vicenza e, successivamente, quasi tutti i colleghi dei comuni interessati, hanno imposto ai proprietari di pozzi privati e alle aziende di produzione alimentare e zootecniche che prelevano l’acqua per scopi potabili o irrigui, di sostituire i filtri con cadenza semestrale e di effettuare campionamenti di acqua mirati all’accertamento delle sue caratteristiche qualitative, con specifico riferimento alle concentrazioni di PFOA e PFOS e altri PFAS per verificare il rispetto dei valori stabiliti dal Ministero della salute476. Naturalmente una tale precauzione è considerata doverosa data la

gravità dell’inquinamento, ma le analisi in questione, da effettuare con cadenza semestrale, sono poste totalmente a carico dei proprietari, i quali possono rivolgersi al gestore idrico Acque Vicentine S.p.a. oppure ad un laboratorio di fiducia. Questa situazione in cui i soggetti danneggiati provvedono a proprie spese risulta alquanto paradossale, e ben potrebbe fornire il titolo per una richiesta di risarcimento delle somme versate per i fini così indicati477.

475 MAZZOLA M.A., Op. cit. p. 281 ss.

476 Ordinanza del Comune di Vicenza del 18 aprile 2016, Ordinanza contingibile e urgente con condizioni e limitazioni sull'uso dell'acqua estratta da pozzi privati per consumo umano, per utilizzi finalizzati alla produzione di alimenti e destinata al consumo animale. Prevenzione e tutela della salute pubblica dalla presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nelle falde acquifere del territorio comunale, P.G.N. 51214.

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In alternativa alle periodiche analisi dei pozzi privati e alla sostituzione dei filtri, i produttori possono decidere di mutare le proprie fonti di approvvigionamento, allacciandosi all’acquedotto le cui acque sono filtrate con carbone attivo e dunque, si presume, sicure. Tuttavia, molti non lo hanno ancora fatto a causa dei costi troppo elevati: anche il cambio dei metodi di irrigazione, non più attraverso il pozzo privato ma tramite allacciamento alla conduttura destinata alla agricoltura, è a carico delle singole aziende. Molti dei piccoli produttori della zona, faticando a sostenere i costi che sarebbero necessari per garantire la sicurezza necessaria, sono stati portati a mutare le proprie colture, per esempio seminando cereali che necessitano di poca irrigazione478.

In aggiunta, la situazione dell’inquinamento mina inevitabilmente anche la fiducia dei consumatori residenti nelle zone contaminate, molti dei quali dichiarano di controllare la provenienza delle verdure, delle uova e delle carni sulle confezioni, scegliendo di non acquistare, se possibile, a chilometro zero, e ciò anche su consiglio dei propri medici di riferimento479. Tutto ciò finisce inevitabilmente per cagionare un danno economico, anche

grave ai produttori, che potrebbero incontrare sempre maggiori resistenze da parte del mercato ad acquistare i prodotti. A porre in ulteriore difficoltà questi soggetti, gli agricoltori e gli allevatori locali, sono poi le crescenti richieste, provenienti dai Paesi esteri, di certificazioni che sanciscano l’assenza di PFAS nei prodotti alimentari destinati all’esportazione480.

Per la stima di un simile danno patrimoniale, consistente nel mancato conseguimento di un reddito, si fa riferimento a criteri di mercato, attualizzando le utilità attese e venute meno. I produttori, al fine di dimostrare la sussistenza di un tale lucro cessante, potranno esibire in giudizio fatturati e bilanci che dimostrino un effettivo decremento in conseguenza del diffondersi della paura. Spetterà al giudice, secondo quanto stabilito dall’art. 2056 comma 2 c.c., apprezzare le circostanze del caso e svolgere una valutazione probabile e approssimativa, in considerazione del fatto che gli introiti attesi e mancati sono necessariamente ipotetici e dunque non individuati con precisione481.

Secondo una relazione dell’Istituto Superiore di Sanità sulla valutazione dell’esposizione alimentare alle sostanze perfluoroalchiliche, “gli allevatori, in particolare, e con essi tutti i soggetti che presentano un significativo consumo di prodotti locali e/o autoprodotti (specialmente alimenti di origine animale), sono verosimilmente un sottogruppo di popolazione con esposizioni elevate. L’uso di acqua con significativi livelli di PFAS nelle attività agro-zootecniche può essere un fattore importante nel determinare un aumentato ingresso di PFAS nella filiera alimentare e, di conseguenza, un’aumentata esposizione per chi consuma prodotti che da essa originano”482.

In considerazione di quanto detto, qualora gli studi in corso sulla presenza dei contaminanti negli alimenti confermeranno quanto già acquisito in via preliminare, ovvero

478 FAZZINI L., Pfas: in Veneto l’acqua contaminata fa temere per la salute, 9 maggio 2019, in

https://www.osservatoriodiritti.it.

479 ALBA A., Vicenza: “Pfas, i miei due figli sono contaminati. Così viviamo senza acqua del rubinetto”, 9 ottobre 2018, in https://corrieredelveneto.corriere.it.

480 In merito a quanto detto v. TOMASI A., Pfas. Quando le mamme si incazzano. Acqua contaminata: un caso

italiano, video-inchiesta prodotta da Wasabi Filmakers, in https://www.youtube.com.

481 TRIMARCHI P., La responsabilità civile: atti illeciti, rischio, danno, Milano, Giuffrè Francis Lefebvre, 2019, p. 563 ss.

482 Istituto Superiore di Sanità, Contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche in Veneto. Valutazione dell’esposizione

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un importante assorbimento dei PFAS nella catena alimentare, il settore agroalimentare veneto potrebbe subire importanti ripercussioni di valore economico, tali da fondare legittime richieste di risarcimento.