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4. La risarcibilità del danno non patrimoniale

1.1. I PFAS, nemico invisibile

Il caso accennato inerisce ad una importante contaminazione delle acque che coinvolge una vastissima area della Regione Veneto e della sua popolazione. L’inquinamento è stato scoperto nell’anno 2013, seppur la sua origine si collochi ben più indietro nel tempo, e si è palesato attraverso allarmanti concentrazioni di particolari sostanze all’interno delle acque. Tali sostanze sono note come PFAS.

Quando si parla di PFAS – acronimo inglese di PerFluorinated Alkylated Substances – si fa riferimento ad una famiglia che raggruppa decine di composti chimici artificiali non presenti naturalmente nell’ambiente. Ciò che caratterizza tutte queste sostanze è la composizione a base di catene di atomi di carbonio cui sono legati atomi di fluoro, i cui numeri possono variare generando catene corte a 4 atomi di carbonio o catene lunghe a 12 atomi210.

Le caratteristiche chimico-fisiche dei PFAS hanno permesso di scoprirne diverse modalità di impiego, tanto che il loro utilizzo si è diffuso nel settore produttivo in tutto il mondo211. Infatti, proprio grazie alla forza del legame esistente tra carbonio e fluoro, esse

hanno una grande stabilità chimica e termica, resistono alle alte temperature e alla degradazione212. Queste qualità uniche li rendono impermeabili all’acqua e ai grassi, motivo

per cui sono ampiamente utilizzati per rendere repellenti e resistenti alle alte temperature

210 DELL’ACQUA N., MAZZOLA M., Contaminanti emergenti, una sfida continua per il sistema delle agenzie

ambientali, in Ecoscienza, 2017, 6, p. 53-55; Azienda ULSS 8 Berica, Pfas – Sostanze Perfluroalchiliche, ult. agg. 3

luglio 2019, in https://www.aulss8.veneto.it.

211 GIESY G.P., KANNAN K., Global distribution of perfluorooctane sulfonate in wildlife, in Environmental Science &

Technology, 2001, 35, 7, p. 1339-1342.

212 BUTTI & PARTNERS, Pfas nelle acque della Regione Veneto, 27 luglio 2016, in

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tessuti, pelli, carta, imballaggi, padelle, pellicole, schiume, detergenti, vernici e farmaci213.

Risulta chiaro che le applicazioni e gli usi di queste sostanze sono i più svariati, così come anche i settori produttivi che se ne servono: tessile, conciario, cartario e molti altri214.

La particolare stabilità chimica e la resistenza ai processi di degradazione dei PFAS si è rivelata tanto utile nei processi produttivi, quanto problematica dal punto di vista ambientale: una volta rilasciati durante la fabbricazione, l’uso e lo smaltimento delle merci che li contengono, essi persistono a lungo nell’ambiente, trasportati per giorni nell’aria o, soprattutto, nel suolo. Vantando specifiche caratteristiche di bassa o addirittura nulla biodegradabilità, le sostanze perfluoroalchiliche possono percorrere, trasportate dalle acque, lunghissime distanze, contaminando i terreni sino a spingersi nel sottosuolo profondo215.

Si è detto che all’interno della famiglia dei PFAS rientrano diversi composti. Alcuni di questi, quali quelli a 8 atomi di carbonio, sono stati maggiormente utilizzati e studiati negli anni, tra i quali il PFOS (perfluorootaansulfonato) e il PFOA (acido perfluoroottanoico) che risultano essere i più pericolosi e impattanti e, tragicamente, anche quelli riscontrati con maggiore frequenza e concentrazione presso il territorio veneto, come si vedrà in seguito216.

213 Cosa sono i Pfas, in www.acquevenete.it.

214 Una simile diffusione nell’utilizzo ha riguardato il cemento-amianto, materiale brevettato agli inizi del 1900 e poi velocemente diffusosi nell’industria in quanto adatto a numerosi impieghi grazie alle sue peculiari qualità, nonché particolarmente apprezzato per il costo contenuto. Il materiale è stato anche denominato Eternit, con riferimento al latino aeternitas, per rimarcarne l’elevata resistenza e flessibilità: esso resiste bene al fuoco, a temperature elevate, all’azione di agenti chimici e biologici, all’abrasione e all’usura; è inoltre dotato di proprietà fonoassorbenti ed isolanti e si lega facilmente con materiali da costruzione. Per questi motivi l’amianto è stato massicciamente utilizzato per gli usi più vari, dapprima per la costruzione di materiali isolanti oppure destinati al settore dell’edilizia, per poi trovare impiego nella produzione di diversi oggetti di uso quotidiano. All’iniziale entusiasmo si è contrapposta, a partire dagli anni Sessanta, la dimostrazione scientifica delle gravi conseguenze per la salute umana derivanti dall’esposizione alla sostanza (soprattutto a carico dell’apparato respiratorio). Anticipando quanto si dirà nel corso del presente lavoro, si intende notare che tra gli inquinanti ivi considerati e l’amianto sussistono numerose assonanze: si pensi alla difficoltà nella gestione dell’emergenza non solo dal punto di vista ambientale e sanitario, ma anche economico, giuridico e sociale. In entrambe le situazioni, si sono sviluppate una molteplicità di riposte da parte degli ordinamenti, spesso eterogenee tra loro, e l’allestimento di normative adeguate è stato – ed è tutt’ora, nel caso dei PFAS – alquanto travagliato: la salvaguardia del benessere comune si è scontrata con la necessità di mettere da parte gli interessi economici, avviando una lunga battaglia legislativa nonché scontri tra l’opinione pubblica. In entrambi i casi, poi, si è di fronte ad un numero enorme di soggetti esposti, giacché, come si vedrà in seguito, la «questione PFAS» sembra ormai diffusa a livello globale. Infine, ma non meno importante: rispetto all’insorgenza di patologie connesse agli inquinanti, il periodo di latenza e di incertezza circa le condizioni di salute dei soggetti coinvolti è estremamente ampio, e ciò fa sì che la verificazione del danno sia temporalmente sfalsata rispetto alla condotta antigiuridica. V. ARPA FVG, L’amianto: caratteristiche e cenni storici, aprile 2020, in http://www.arpa.fvg.it; La Repubblica, Legame tra amianto e cancro 50 anni di studi per provarlo, 13 febbraio 2012, in https://www.repubblica.it; GAUDINO L., Esposizione ad

amianto e danno da pericolo: qualche riflessione dopo la pronuncia della Cour del cassation sul préjudice d’anxiété, in Responsabilità Civile e Previdenza, 2010, 12, p. 2620-2640.

215 DELL’ACQUA N., MAZZOLA M., Op. cit., p. 53-55; MILINOVIC J., LACORTE S., VIDAL M., RIGOL A., Sorption behaviour of perfluoroalkyl substances in soils, in Science of the Total Environment, 2015, 511, p. 63- 71.

216 Camera dei Deputati, Senato della Repubblica, Relazione di aggiornamento sull’inquinamento da sostanze

perfluoroalchiliche (PFAS) in alcune aree della Regione Veneto approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e sugli illeciti ambientali ad esse correlati, Doc. XXIII, n. 39, XVII Legislatura,

14 febbraio 2018, p. 30 ss.; Istituto Superiore di Sanità, Acqua destinata al consumo umano contenente sostanze

perfluorurate nella provincia di Vicenza e comuni limitrofi, prot. 16 gennaio 2014, n. 0001584, in

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Essendo due composti a catena lunga, essi si sono dimostrati più persistenti nell’ambiente e più bioaccumulabili negli organismi animali e vegetali rispetto agli omologhi a catena corta, poiché la catena più lunga risulta più difficile da scomporre. Per via di questa elevata tossicità, i due acidi perfluoroalchilici di cui sopra sono risultati particolarmente interessanti per la letteratura scientifica, che ne ha fatto oggetto di discussioni e studi217.

1.2. La scoperta di alte concentrazioni di PFOA nel fiume Po nell’ambito delle