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La scoperta della contaminazione nel 2013 con lo studio sviluppato in collaborazione

4. La risarcibilità del danno non patrimoniale

1.3. La scoperta della contaminazione nel 2013 con lo studio sviluppato in collaborazione

L’iniziale scoperta del 2006 in merito alle concentrazioni di PFAS nel nord Italia ha preceduto l’inizio di indagini sperimentali effettuate in altre zone del bacino del Po da istituti di ricerca come il Joint Research Centre di Ispra e l’IRSA-CNR227. Di fronte al

rischio di un potenziale pericolo ecologico e sanitario, nel 2011 è stata stipulata una Convenzione tra il Ministero dell’Ambiente e il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) per la realizzazione di uno studio di valutazione del rischio ambientale e sanitario associato alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche in diversi bacini fluviali italiani: Po,

223 SERRINI G., ZAGHI C., Op. cit.

224 Nel panorama internazionale si collocava anche uno studio tedesco (poi pubblicato sulla rivista Analytical and Bioanalytical Chemistry) del 2007 che aveva rilevato l’elevate presenza dei Pfas nel nord Italia.

225 CNBB, Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie, Rapporto intitolato “La sorveglianza

dell’esposizione ad interferenti endocrini”, 2006.

226 SERRINI G., ZAGHI C., Op. cit.

227 Il Centro comune di ricerca (JRC) è un servizio scientifico interno alla Commissione europea che fornisce supporto al processo decisionale dell’UE mediante consulenze scientifiche indipendenti e basate su prove concrete. Nello specifico, l’istituto dislocato in Italia con sede ad Ispra (Lombardia) è il terzo più grande sito della Commissione dopo Bruxelles e Lussemburgo ed è dotato di laboratori e infrastrutture di ricerca uniche. Per maggiori informazioni in merito cfr. European Commission, The JRC in Ispra (Italy), ultimo aggiornamento in data 13 febbraio 2020, in https://ec.europa.eu. L’Istituto di Ricerca sulle Acque (IRSA) è invece una delle strutture scientifiche di cui si compone il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), ovvero la più grande struttura pubblica di ricerca in Italia. L’IRSA si occupa di sviluppare analisi nei settori della gestione e protezione delle risorse idriche. Per maggiori informazioni in merito cfr. Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Ricerca sulle Acque (IRSA), in https://www.cnr.it.

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Adige, Tevere e Arno, Brenta e Lambro, Laguna di Venezia e Delta del Po228. Il progetto,

durato due anni e terminato nel 2013 dopo quattro campagne di monitoraggio, ha rappresentato il primo studio completo sulla distribuzione e sulle sorgenti dei composti perfluorati nei bacini idrici italiani e sugli eventuali rischi connessi alla loro presenza.

Con lo studio di IRSA-CNR, le concentrazioni di PFAS nei fiumi e negli acquedotti di un’estesa area del Veneto sono state per la prima volta definite “preoccupanti” 229. Dai

campionamenti effettuati dai tecnici del CNR230 raccolti tra la fine del 2012 e l’inizio del

2013 sono state individuate nelle acque potabili prese in esame quantità di composti perfluoroalchilici superiori a 1.000 nanogrammi per litro: si trattava di valori del tutto anomali in grado da rendere inidonee tali acque all’uso potabile. A seguito di un’altra campagna di misurazione attuata a titolo di conferma, i dati in questione sono stati trasmessi dall’IRSA al Ministero con la pubblicazione dello studio del 2013 di cui si è parlato pocanzi231.

Nel giugno del 2013 il Ministero dell’Ambiente ha trasmesso a sua volta i dati rilevati ad Arpa Veneto232, permettendo così all’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione

Ambientale di avviare le prime indagini per delimitare l’area interessata e individuare la sorgente inquinante. A seguito di questi sviluppi la Regione del Veneto ha delineato, di concerto con tutte le amministrazioni istituzionalmente competenti, un percorso condiviso e coordinato di prevenzione e tutela233.

Nell’approfondire l’analisi delle sorgenti di perfluorurati individuate sul territorio della regione nel corso delle campagne di monitoraggio condotte da Ministero-CNR, prima, e da ARPAV, poi, si è giunti a circoscrivere l’area interessata dalla contaminazione delle

228 IRSA-CNR, MATTM, Realizzazione di uno studio di valutazione del Rischio Ambientale e Sanitario associato alla

contaminazione da sostanze perfluoro-alchiliche (PFAS) nel Bacino del Po e nei principali bacini fluviali italiani. Relazione finale, febbraio 2013, in https://www.minambiente.it.

229 POLESELLO S., VALSECCHI S., Rischio associato alla presenza di sostanze perfluoro-alchiliche (PFAS) nelle acque

potabili e nei corpi idrici recettori di aree industriali della Provincia di Vicenza e aree limitrofe, Irsa-Cnr, Roma, 25 marzo

2013. Dalle analisi risulta che il problema coinvolge anche alcuni comuni del Piemonte, tra cui Alessandria (nella zona di Spinetta Marengo), della Lombardia tra i fiumi Lambro e Olona, della Toscana, nella zona conciaria di Santa Croce sull’Arno (Pisa) e nell’area tessile di Prato. Anche qui si trovano alcune sorgenti diffuse di inquinamento da PFAS connesse a determinati cicli produttivi. Il caso Veneto è sicuramente il più grave. In questo senso si veda SERRINI G., ZAGHI C., Op. cit.

230 Gli studi in questione sono stati eseguiti attraverso due elementi: il campionamento dell’acqua potabile a rubinetto nelle zone che erano individuate come più a rischio e l’accumulo dei PFAS all’interno dei mitili che venivano allevati nella zona delle lagune, del Delta del Po e della laguna veneta.

231 Camera dei Deputati, Senato della Repubblica, Relazione sull’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS)

in alcune aree della Regione Veneto approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, Doc. XXIII, n. 24, XVII Legislatura, 8 febbraio 2017, p. 25 ss.

232 MATTM, prot. n. 37869/TRI del 29/05/2013, acquisito agli atti con prot. ARPAV n. 60628 del 04/06/2013.

233 La nota del MATTM del 29 maggio 2013 era indirizzata ad una pluralità di amministrazioni centrali e periferiche, alle quali l’organo centrale richiedeva di “effettuare gli accertamenti necessari all’individuazione delle fonti di immissione delle sostanze in parola [PFASs] e all’attivazione delle conseguenti iniziative di tutela delle acque”. Per un approfondimento in merito alle azioni messe in atto dalla Regione Veneto cfr. Deliberazione della Giunta Regionale n. 1874 del 14 ottobre 2014, Approvazione del Documento contenente le procedure regionali di indirizzo e del Piano di monitoraggio regionale relativi alla presenza delle sostanze perfluoro alchiriche (PFASs) nelle acque ad uso potabile, Bollettino Ufficiale della Regione del Veneto n. 105 del 31 ottobre 2014.

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acque al territorio di tre province: Vicenza, nell’area della bassa Valle dell’Agno, e, rispetto ad aree più delimitate, Padova e Verona.

1.4. Le indagini ambientali condotte da ARPAV e l’individuazione della fonte