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ALMA REDEMPTORIS MATER Un approccio psicodinamico al tema:

8. Analogie psicodinamiche

Le riflessioni presentate delineano un autentico processo di identifica-zione, che conduce santa Maria a quella pienezza di identità che le con-sente di affidarsi completamente al Padre, realizzando una fecondità che va oltre la sua storia terrena. Pervenire ad un Sé autentico ed ad una pie-nezza di fedeltà costituisce un’esperienza che, nei rispettivi contesti cultu-rali, può essere proposta e rivissuta in ogni progetto educativo. Sottolineo qui alcuni elementi più legati alla costruzione di questo progetto.

8.1. Accettare fino in fondo se stessi e quindi la propria creaturalità

Questo atteggiamento, soprattutto in un orizzonte di fede cristiana, è premessa efficace della capacità d’instaurare relazioni autentiche, ciò che costituisce il nucleo del processo educativo. Una relazione autentica non è una simbiosi più o meno mascherata, o una confusa ricerca di noi stessi, di qualcosa che ci sfugge e senza il quale ci sembra impossibile con-tinuare a vivere o, almeno, a vivere con serenità. Finché non riusciamo ad accettare fino in fondo la nostra unicità, l’altro non è realmente “un altro”

ed ogni rapporto è, per così dire, falsificato: solo le persone che si ricono-scono diverse sono in grado di instaurare una relazione che, proprio in quanto fondata sul dato reale della diversità reciproca, è autentica e sim-metrica, non parassitaria, né simbiotica o strumentale. Proprio le relazioni di questo tipo svolgono un ruolo fondamentale nell’aiutarci a vivere come un diritto/dovere, l’essere quella specifica e singolare persona che ciascu-no di ciascu-noi è.

Grazie a questo atteggiamento, Maria ha potuto accogliere integral-mente e favorire la “peculiarità” di Gesù, anche senza comprendere a fondo i suoi lunghi e articolati passaggi, dalla scelta di farsi predicatore itinerante, all’individuazione del singolare e specifico compito messiani-co che gli veniva affidato, fino alla messiani-comprensione piena della sua realiz-zazione nel mistero pasquale.

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8.2. Oblatività nell’interdipendenza

Nella diaconia dell’educazione, non è rara l’affermazione che viviamo

“per” gli altri, addirittura “per” Dio. Queste espressioni possono essere inverate, proprio riflettendo sul processo mediante il quale la Madre di Gesù è stata educatrice. Forse, non siamo infatti consapevoli di come, se si eccettuano personalità molto particolari e direi rare, l’affermazione di

“vivere per gli altri” o persino “per Dio” può mascherare spesso un insa-no bisoginsa-no di onnipotenza.

Per questo, è fondamentale la capacità di essere coscienti (e coerenti) che il generare nell’educazione riguarda un duplice adempimento della volontà di Dio: il compimento dell’identità dell’educatrice e quella degli allievi/e. In comune, vi è appunto un processo di crescita che si affida ad un orizzonte di fede, nel quale “la madre diviene sorella, amica e discepo-la”.

8.3. Identità, spiritualità, inculturazione

Il riferimento privilegiato alla Madre di Cristo significa, dunque, pren-dere coscienza del ruolo significativo svolto da Maria in momenti decisivi della storia della salvezza e – facendone memoria – apprendere dai suoi atteggiamenti, dalle scelte che ha operato, dalle sofferenze, dal cammino percorso nella fede, i processi vitali attraverso cui si dilata l’evangelo e si accoglie l’azione dello Spirito nella storia, nella duplice fedeltà appunto al Regno e alla storia. La storia richiede però, oggi, una valutazione più approfondita del ruolo materno che, per un verso, aiuta l’educando a radi-carsi nella propria cultura e, per l’altro, opera in modo che tale radica-mento sia inclusivo, non esclusivo, nei confronti di altre culture. Si tratta di un compito che il progetto educativo deve affrontare, proprio per la complessità peculiare del sostenere i processi di costruzione di una identi-tà, in cui la dimensione culturale sia adeguata alle richieste (e alle insuffi-cienze) della nostra società, sia in senso di identità soggettiva, che inter-personale che, infine, orientata alla trascendenza.18 Per questo, l’icona

18 Rimando ai lavori di P. DelCore su questo tema, come EAD.- PORTA A. M. (a cura di), Identità, cultura e vocazione. Quale futuro per la formazione in Europa?

Roma, LAS 2002; DEL CORE P., Identità e alterità. Fondamenti dinamici della reci-procità e percorsi maturativi, in Rivista di Scienze dell’Educazione 38(2000)2, 201-234.

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mariana ispira un atteggiamento educativo che costruisca identità leal-mente appartenenti alla propria comunità di fede e di cultura e, al tempo stesso, aperte allo scambio non pregiudiziale con altre religioni e culture;

l’obiettivo è, in ultima analisi, quello di favorire nei soggetti del-l’educazione un processo di identificazione, che li renda capaci di deli-neare un progetto compiuto di vita, sostenuto da valori adeguati e perse-guito con determinazione convinta e, tutto questo, in un’ottica che non sia più quella della mera “perfezione individuale”, bensì della responsabilità solidale verso la società e il futuro.

9. Maschi o femmine o... creature nuove?

Ho voluto tenere per ultimo questo aspetto del progetto educativo e del percorso di identità, ancora così sensibile ai nostri giorni. Credo che la tradizione cristiana – traendo frutto dalle scienze umane e dalle riflessioni della teologia delle donne – possa oggi offrire al progetto educativo una dimensione autentica e, al tempo stesso, non ambigua e neppure basata sulla conflittualità permanente. In questo ambito, soprattutto la dimensio-ne liturgico-simbolica di Maria di Nazaret suggerisce piste di integrità dell’identità umano/religiosa.

Per esprimere l’uni-duplicità della persona umana, uno dei modelli a cui si è fatto ricorso è quello archetipico, di cui lucidamente scrive Giulia Paola Di Nicola: «L’archetipo prende oggi la sua piena luce in una corni-ce personalista, in sintonia col mutamento della realtà e l’emergere dei nuovi bisogni qualitativi legati alla dignità della persona, uomo e donna.

Dopo la crisi della ragione, il riferimento alla persona non può proporsi come un ulteriore sistema in sostituzione di quelli obsoleti, perché si sgre-tola proprio la logica della totalità e della sintesi che la ragione produce.

Viene in luce la difficoltà del pensare la persona al di fuori del rapporto dialogico che ne esalta la irripetibilità e la comunicabilità. Perciò noi non possiamo rispondere alla domanda sull’Io se non ripercorriamo il proces-so nel quale l’Io, rapportandosi ad un tu, diviene se stesproces-so mentre costi-tuisce il noi».19 Quest’analisi, attinente all’ordine archetipico-simbolico, consente di assumere in modo proprio ed esistenziale l’icona tipica del

19 DI NICOLA G.P., in MILITELLO C. (a cura di), Che differenza c’è? Fondamenti antropologici e teologici della identità femminile e maschile, Torino, SEI 1996, 101-102.

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femminile in chiave cristiana – che è appunto la beata Vergine Madre – come un fattore dinamico del processo d’individuazione.20

Credo, del resto, che proprio oggi sia importante formare persone co-scienti del fatto che «la realtà dell’essere umano deborda in modo infinito la differenziazione sessuale. Ogni individuo è di fatto maschile e femmi-nile: dall’uomo alla donna cambia solo il polo d’emergenza. Così la cop-pia, lungi dall’essere l’arena in cui si affrontano due specie estranee, è il luogo in cui si rivelano e si uniscono, oltre al sesso dominante in ciascu-no, la virilità della donna e la femminilità dell’uomo».21

20 Cf PINKUS L., Maria, realizzazione totale e perfetta della persona umana, in AA. VV., La donna: memoria ed attualità, vol. II/1, Città del Vaticano, Libreria Edi-trice Vaticana 2000, 162-205.

21 DE SOUZENELLE A., Il femminile dell’essere, Palazzago (BG), Servitium 2001.

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COMUNICAZIONI

Perché t’amo Maria Maggio 1897 Maria, tu m’appari in vetta al Calvario, presso la Croce, come all’altare il prete:

offri l’Emmanuele mite, Gesù, e così plachi la giustizia del Padre!

Madre addolorata, un profeta l’ha detto:

«Non c’è alcun dolore pari al tuo dolore!».

Tu resti in esilio, Regina dei martiri, e del tuo cuore per noi dai tutto il sangue!

La casa di Giovanni è il tuo solo asilo:

supplisce Gesù di Zebedeo il figlio.

Questa notizia il Vangelo dà per ultima, poi più non parla della Regina nostra.

Ma quel silenzio profondo, Madre amata Non svela forse che il Verbo Eterno vuole cantar Lui stesso i segreti di tua vita e stupire i tuoi figli, del Ciel gli eletti?

SANTA TERESA DI GESÙ BAMBINO E DEL VOLTO SANTO, Opere complete. Scritti e ultime parole, Città del Vaticano, Libr. Edit. Vaticana 1997, 726-727.

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LA FORZA DELLA FEDE NELLA PERSONALITÀ DI MARIA