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LA TESTIMONIANZA DEL QUARTO VANGELO Juan José B ARTOLOME sdb*

3. A modo di conclusione

Interessati a conoscere se la tradizione evangelica contiene qualche indicazione sulla influenza educativa di Maria su Cristo e sul cristiano, abbiamo analizzato la testimonianza del quarto vangelo.

1. Il materiale evangelico in cui appare Maria è molto scarso in Gio-vanni (due brevi scene, 13 versetti su un totale di 879) e la sua posizione risulta un po’ marginale nel contesto dell’intero racconto. Ad un primo accostamento non sembra che la base documentaria esistente appoggi la costruzione di visioni globali, né che permetta di poter trarre qualche af-fermazione un po’ consistente.

lori della donna partoriente (cf Gv 16,20-21; Ap 12,17) che precedono la nascita del nuovo uomo: avendo sofferto nella passione di suo Figlio, la vergine avrebbe generato la salvezza per tutti «et plane omnium nostrum mater est» (RUPERTO DI DEUTZ, In Ioh.

XIII, in PL 169, 790). Per fare giustizia al testo giovanneo, Maria non riceve il disce-polo sotto la sua protezione e il discedisce-polo non perviene alla fede per una relazione privilegiata con la Madre, ma con Gesù (cf LEON-DUFOUR, Lectura, vol. IV, 118-119;

BROWN, The Death of the Messiah. From Gethsemane to the Grave. A Commentary on the Passion Narratives in the Four Gospels, vol. I-II, Garden City, Doubleday 1994, 1019-1026).

41 «Á Cana, au moment où l’heure n’était pas encore venue, au moment où la mis-sion allait commencer, Marie, la mère, devait céder la place à Marie, la ‘femme’, appe-lée à la foi. A la croix, au moment où l’heure est venue, au moment où la mission se termine, Marie, la ‘femme’ croyante, redevient mère, mais dans l’ordre de la foi où elle a accepté de se situer dès le point de départ» (GOURGUES, Marie 191).

42 Ha ragione Anton Dauer quando insiste che le parole di Gesù pongono maggior responsabilità sul discepolo che sulla madre: Ella è Colei che è affidata al discepolo e non il contrario (cf ID.,Die Passionsgeschichte im Johannesevangelium: eine traditi-onsgeschichtliche und theologische Untersuchung zu Joh 18,1-19,30, München, Kösel 1972, 322-326).

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2. Tuttavia, la presenza letteraria della madre di Gesù nel quarto van-gelo attira l’attenzione, sia per il posto che occupano le due uniche scene nelle quali compare, all’inizio e alla fine del ministero pubblico di Gesù, sia per l’incontro nelle due scene con il discepolo e i discepoli di Gesù, e soprattutto per il legame con alcuni dei temi teologicamente più caratteri-stici dell’evangelista: quello dell’ora (cf Gv 2,4; 1,39; 4,6.21.23. 53;

5,25.28; 8,29; 12,23; 13,1; 16,2.4.21.25.32; 17,1; 19,14) e quello della gloria di Gesù (cf Gv 2,11; 1,14; 5,41.44; 7,18; 8,50.54; 9,24; 11,31.40;

12,23.41.43; 13,32; 14,13; 16,14; 17,1.4.22.24; 21,19).

3. Tenendo conto di questi elementi è possibile evidenziare nell’im-magine giovannea della madre di Gesù alcuni dati suscettibili di essere eventualmente elaborati in ulteriori riflessioni.

a) La madre di Gesù, poco presente nel racconto evangelico, accom-pagna Gesù e i suoi discepoli in due momenti decisivi per entrambi: nel-l’inizio della fede per i discepoli e nei momenti finali della vita di Gesù. I due momenti restano vincolati con l’ora della gloria del Figlio di Dio.

b) Nei due episodi la madre di Gesù non è protagonista, ma sta vicino al vero attore, suo Figlio, e al suo/suoi primo/i destinatario/i, i discepoli.

La sua presenza non è casuale: a Cana precede suo Figlio e i suoi accom-pagnatori; sul Calvario è l’unica persona che accompagna il discepolo che Gesù amava.

c) Questa presenza, per discreta che sembri, è sempre attiva: a Cana avverte la scarsità del vino e lo fa sapere a Gesù; sul Calvario si lascerà accogliere e assistere dal discepolo amato da suo Figlio.

d) Più che di una presenza educativa della madre, il testo potrebbe suggerire un lavoro di educazione del Figlio nei suoi confronti. A Cana, sottraendola dalla sua prima preoccupazione, che è estemporanea in rela-zione all’ora di Gesù e non serve alla sua gloria, fino a condurla alla fidu-cia cieca in Lui, che cerca persone che gli obbediscano senza esitazione.

Sul Calvario, Ella è invitata ad essere obbediente a suo Figlio tanto quan-to il discepolo, ma con un’offerta molquan-to più radicale: prima che il Figlio dia la vita, Lei si vede “costretta” – senza dire parola – a dare la sua vita al nuovo figlio. Nei due episodi la madre è educata dal Figlio, e non con buone maniere…

e) Il contributo di Maria nell’educazione della fede dei discepoli si esprime fondamentalmente come presenza materna. A Cana, Maria non ha direttamente rapporto con i discepoli, anche se essi diventano credenti per mezzo della gloria percepita nel segno che lei aveva provocato (l’avvertimento della mancanza del vino, la presentazione della situazione

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al Figlio, l’accettazione del suo rimprovero e il rivolgersi ai servi). Sul Calvario, Maria accompagna il discepolo amato o, meglio, si lascia ac-compagnare da lui, del quale deve considerarsi madre per “imposizione”

del Figlio morente, lasciandosi accogliere nella sua casa.

Nei due momenti nasce un elemento nuovo e decisivo nella relazione di Gesù con i suoi: a Cana quelli inizialmente incuriositi su di Lui inizia-no a credere in Lui; sul Calvario il discepolo amato inizia una relazione nuova, filiale, con la madre di Gesù per obbedienza a Lui.

Dal silenzio del testo evangelico non si può precisare meglio l’influsso di Maria sulla fede del discepolo di Gesù, né è legittimo immaginare un processo educativo. Abbiamo invece ben definite le tappe di partenza e di arrivo della relazione tra Gesù e i suoi, alle quali Maria assiste: la fede a Cana, l’obbedienza al Calvario. La fede valorizza l’inizio dell’ora, quan-do scopre il segno; l’obbedienza è il culmine di tale processo e ha come oggetto la cura filiale della madre di Gesù.

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LE COORDINATE DEL PROCESSO EDUCATIVO