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LA FORZA DELLA FEDE NELLA PERSONALITÀ DI MARIA E LO SVILUPPO DELLA SUA MATERNITÀ

1. Premessa metodologico-epistemologica

Occorre sottolineare innanzitutto il riconoscimento onesto del limite dello psicologo che non ha gli strumenti metodologici adeguati per esa-minare, e tanto meno per confermare o contraddire le verità concernenti la fede religiosa, a cui una persona credente aderisce; né può accertare la realtà o meno del suo rapporto con il soprannaturale e l’azione della gra-zia di Dio nella persona. Il misconoscimento di questo limite metodo-logico ha portato nel passato – a partire da Freud – al rifiuto della consi-derazione e a volte persino al completo discredito della religione nel di-scorso psicologico. È tuttavia interessante notare che, fin dagli anni ’50, e in particolare negli ultimi decenni del millennio trascorso, sia nato un cre-scente interesse per gli aspetti della religione e la conseguente rivaluta-zione psicologica del vissuto religioso, proprio all’interno di varie teorie della psicanalisi, le quali vengono valorizzate specificamente nell’ambito della Psicologia della Religione.

A condizione di disporre di un materiale biografico-storico o/e auto-biografico sufficientemente consistente e valido, lo psicologo e soprattut-to lo psicoterapeuta, così come ascolta ed osserva una persona umana dal vivo, può analizzare anche un personaggio storico del passato, un eroe o un santo, certo con le debite premesse metodologiche.1

Per conoscere in qualche modo la personalità di Maria lo psicologo deve interrogare l’unica fonte a sua disposizione, come si è detto sopra, la Bibbia, che narra le condizioni di vita, gli eventi ordinari e straordinari di Maria. Egli cercherà di cogliere, con un atteggiamento di partecipazione empatica ed immedesimandosi il più possibile con i fatti, che essa stessa o che altri riferiscono su di lei, per interpretarne il vissuto. Per evitare le fa-cili idealizzazioni, i sentimentalismi e le mistificazioni che possono

porta-1 Studi di tipo psicologico o psicanalitico sono stati compiuti su parecchi Santi, come, per esempio, su S. Agostino, Santa Teresa d’Avila, Santa Teresa di Lisieux, Don Bosco, ecc. Essi illustrano l’interesse rivolto alle caratteristiche della loro vita, agli aspetti psicologici e alle dinamiche dello sviluppo della loro personalità e del loro modo d’essere in interazione con gli altri, con il mondo circostante e con Dio. Tali studi accettano, come dato di fatto acquisito da altre fonti, l’eccellenza di fede e di santità della persona in questione, realtà che non può essere controllata o inverata da parte della psicologia, ma che deve essere presa in considerazione, come una variabile che, nell’evoluzione e nella strutturazione della personalità in questione, occupa un ruolo essenziale.

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re a possibili distorsioni di una comprensione realistica di Maria,2 occorre considerare la sua persona in tutta la sua complessità: essa è una creatura umana, storicamente reale, appartenente ad una famiglia d’origine ebrea e ad un ambiente socio-culturale determinato, nel quale elabora, crescendo, un suo progetto di vita, in conformità alla propria condizione ed all’età, come per esempio il fidanzamento e il matrimonio. Accanto a questi fatti umani le Scritture narrano eventi soprannaturali che, ad un certo punto, sconvolgono la “vita normale” di questa fanciulla ebrea, facendo di lei una “prescelta da Dio”, chiamata ad una vocazione unica, tutta speciale, che la rende protagonista, accanto a Dio, dell’avvento di una nuova era storica nel mondo, l’evento salvifico dell’umanità.

Dal punto di vista psicologico interessa soprattutto conoscere il col-legamento tra i doni di natura e l’esperienza legata alla “grazia” nella vita concreta di una persona, l’incidenza degli eventi straordinari sul suo vis-suto e sulla sua crescita umana e religiosa. Interessante è ciò che lo stesso racconto della Scrittura, sebbene parco di parole, evidenzia: né le predi-sposizioni ottimali, né gli eventi soprannaturali fanno di Maria una specie di dea, togliendole l’umana fatica del vivere quotidiano, proprio di ogni creatura umana; né privandola della gioia e della sofferenza impliciti nel-l’impegno gravoso di una missione speciale affidatale da Dio. Al contra-rio, colpisce una costante evidenziata dalla Bibbia: Maria si trova conti-nuamente di fronte al mistero che essa “non comprende”, che deve fatico-samente affrontare, “portare” ed elaborare per proseguire nel semibuio di un cammino di fede.

Particolarmente delicata, dal punto di vista psicologico, è appunto la considerazione di Maria nel suo essere interamente donna, e contempora-neamente la “Tuttasanta”, quale condizione e frutto della sua predilezione da parte di Dio ad una vocazione unica. Allo psicologo interessa forte-mente vedere come gli eventi soprannaturali – ai quali Maria, figlia del suo tempo e del suo ambiente, è soggetta – incidono sulla strutturazione della sua personalità, sulla sua capacità di superare i condizionamenti so-cio-culturali dell’ambiente, per assumere la vocazione speciale e la con-seguente trasformazione del precedente progetto di vita.

2 Romano Guardini, nel suo saggio: Die Mutter des Herrn, Würzburg, Werkbund Verlag 1955, 19-21, spiega che una conoscenza realistica della persona si può rag-giungere nel prendere in considerazione tutte le sue espressioni, tutto il suo essere: le sue azioni e parole, il soffrire e il pregare possono portarci il più possibile vicino alla realtà della vita di Maria se contemplate a partire da ciò che la Scrittura, per quanto limitatamente, dice di lei.

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È soprattutto di fronte a questi fatti straordinari, di cui parla la Scrittu-ra, che sorgono vari interrogativi sulle risonanze che essi potevano susci-tare in Maria: quali iniziative e forze decisionali provoca in lei l’espe-rienza del soprannaturale, quali difficoltà sperimenta in se stessa e nel rapporto con gli altri; in particolare come si realizza il suo rapporto con Dio e con Gesù, nato veramente dalla sua carne, ma che non le appartiene totalmente, perché è il Figlio di Dio? Come vive Maria la reciprocità con il proprio figlio nelle singole tappe della crescita del bambino, del-l’adolescente?3

Qual è concretamente lo scambio relazionale e spirituale di Maria con Gesù ormai adulto, circondato dai discepoli, maestro ammirato e invidia-to, predicatore e taumaturgo ricercainvidia-to, applaudiinvidia-to, ma anche scomodo?

Come vive Maria le vicende tragiche di Gesù perseguitato e condannato a morte; come riesce a comprendere ed accettare certi atteggiamenti del fi-glio, che sembra spesso trascurare e allontanare la propria madre, ma che dalla croce, prima di morire, la investe di una nuova maternità, cioè della maternità verso tutti gli uomini? Ed è proprio l’approfondimento di que-sto fatto della vita di Maria l’oggetto specifico di queque-sto pre-seminario, che richiederebbe la risposta a tutte le domande alle quali abbiamo fatto riferimento or ora. Dal punto di vista psicologico un fatto specifico della vita di una persona non può essere compreso se non in riferimento a una chiarificazione e comprensione di tutto il suo passato, dato che il vissuto di una persona è collegato sempre a ciò che precede. Il fatto in questione, riportato da Giovanni, si riferisce a Maria in un momento della sua esi-stenza che dista più di trent’anni dal giorno in cui lei ha concepito Gesù, dopo aver acconsentito liberamente a diventare la Madre del Redentore. È chiaro che l’esperienza, l’atteggiamento di Maria e le sue disposizioni nell’accettare la nuova maternità alla quale Gesù l’invita dalla croce, so-no dipendenti da tutto il suo vissuto precedente: a partire dall’infanzia, dall’educazione in famiglia e nella socio-cultura del suo tempo; dal-l’esperienza originaria al momento dell’annunciazione della maternità prodigiosa e del concepimento di Gesù, e in seguito, tutta la vita vissuta

3 A questo proposito nasce l’interrogativo spontaneo: si potranno riscontrare, nelle esperienze relazionali tra questa madre e questo figlio, le dinamiche che molti studi della recente psicanalisi, in particolare sulle “relazioni oggettuali”, hanno illustrato a proposito della crescita reciproca che si realizza di solito tra madre-figlio? E quanto l’orientamento di fede mobilita in Maria le risorse personali e il dono di sé, nelle sin-gole tappe della sua esperienza di vita o come le sue esperienze e sofferenze incidono sulla sua relazione con Dio?

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per trent’anni con il figlio che essa ha cercato di curare, crescere ed edu-care, ma dal quale ha imparato a crescere, come, e forse più di ogni madre che impara dal figlio a trasformarsi.

La scena di Giovanni fa riferimento ad un evento specificamente reli-gioso: Maria riceve da Gesù, uomo-Dio, e figlio suo, morente sulla croce, il mandato di una nuova maternità. È facile pensare che essa saprà accet-tarla solo se sarà capace di trascendere, mediante una grande ed autentica fede, l’esperienza tragica dell’inaudita sofferenza che sta vivendo sotto la croce del Figlio.

Cercherò, pertanto, di concentrare la mia attenzione sui pochi dati contenuti nella Bibbia, che possono evidenziare in quale atteggiamento di fede Maria è cresciuta, per la sua appartenenza al popolo d’Israele e alla sua famiglia, la quale l’aveva educata nella tradizione religiosa comune alle donne ebree del suo tempo;4 atteggiamento che essa aveva assimilato successivamente, attraverso le esperienze personali umane e religiose del-la sua vita.