• Non ci sono risultati.

L’idea della stesura di questo Manifesto, intervenne quando, durante i lavori dell’Assemblea Costituente, si discuteva della legge elettorale e del sistema di elezione dei rappresentanti, in particolar modo la pretesa riguardava l’istituzione di un collegio elettorale unico e non di un doppio collegio. Inoltre, quello che richiedevano i costituenti d’oltre-mare era l’affermazione di quei diritti che erano stati sanciti nella prima stesura della Costituzione, che venne poi bocciata in sede referendaria nella madrepatria, dopo aver ottenuto la maggioranza dei voti nei territori d’oltremare. Kipré47

ritiene che sia stato Houphouet-Boigny a proporre un progetto politico che permettesse di avere una maggiore visibilità e che catalizzasse anche l’opinione pubblica francese, ma soprattutto quella africana. A rappresentare il Soudan durante le riunioni informali per la stesura del manifesto, era presente Fily Dabo Sissoko, nonostante anni dopo affermerà di non essere mai stato presente e di non aver quindi firmato questo Manifesto. Isoart ritiene che questo momento ha un grande valore storico, poiché nel dibattito politico che si sviluppò la maggioranza riaffermò la volontà di conservare la sovranità francese, anzi l’obsession de

la souveraineté française48. Lamine Gueye spiegò le motivazioni del malcontento africano rispetto alla seconda stesura del testo Costituzionale, adducendo al fatto che per loro i diritti enunciati nella prima stesura apparivano come ormai definitivamente acquisiti. Il Partito Socialista francese cercò di dissuadere i promotori di questa iniziativa,

46

Kipré P., Le Congrès de Bamako ou la naissance du RDA, 1962, Paris, Editions Chaka

47 Kipré P., Op. Cit. 48

Isoart P., L’élaboration de la Constitution de l’Union Française : les Assemblées Constituantes et le problème colonial, CNRS, Paris, 1986

45

per evitare uno strappo che avrebbe incrinato definitivamente i rapporti tra mondo politico francese e quello africano. Proprio per questo motivo, Fily Dabo Sissoko decise di opporsi ed infatti, inizialmente, non era intenzionato a prendervi parte, le ragioni di questo rifiuto erano principalmente di convenienza politiche. Morgenthau, e altri autori, ritengono che il politico soudanese, come già affermato in precedenza, vi abbia preso parte solamente perché costretto dai suoi sostenitori e infatti nel 1957 arriverà a dichiarare di non aver mai firmato il testo del Manifesto49. Nonostante il testo ufficiale contenga la sua firma e numerosi altri testimoni abbiano dichiarato di aver la certezza che Sissoko avesse sottoscritto tale documento, lui ribadì sempre la sua distanza dalle idee che hanno portato alla nascita del RDA. Questo suo atteggiamento, è dovuto al fatto che non si è in realtà mai riconosciuto in un movimento politico che, per lungo temp,o è stato composto da leader politici spinti dalla sola voglia di dare soddisfazione alla propria ambizione, incuranti degli interessi dell’elettorato che rappresentavano. Lo stesso Houphouet-Boigny sostenne che Sissoko avesse preso parte alle riunioni e alla creazione di questa nuova entità politica, arrivando a sostenere che proprio lui abbia spinto a far si che il congresso si tenesse a Bamako, a discapito di una precedente scelta che era ricaduta su Dakar50. Le ragioni della sua opposizione che lo portarono anche dieci anni dopo a sostenere in modo così evidente tale contrarietà, riguardavano anche l’estremismo che caratterizzava le idee degli altri leader del movimento.

Il manifesto del partito era un messaggio che doveva essere diffuso in tutti i territori dell’Africa occidentale, sollevando però dei problemi legati alla rappresentanza politica nelle municipalità. Nel 1948, ci si pose la questione della necessità di dotare di uno statuto vero e proprio i rappresentanti delle municipalità e delle tribù, in particolare per quanto riguarda la parte settentrionale del Soudan francese. Le autorità coloniali ritenevano che fosse necessario fare pressione verso il governo francese affinché ciò potesse avvenire in tempi brevi, per questo motivo venne redatto un progetto ad hoc. In questo progetto, veniva prevista la possibilità di mantenere quelle che erano le strutture

46

amministrative tradizionali con i capi locali, al tempo stesso allentando le corde del controllo francese. Così facendo, era possibile anche rispettare il valore morale di queste cariche, attraverso il riconoscimento dei capi locali e non mediante nomine calate dall’alto, questo avveniva poiché in queste aree era difficile per il potere coloniale portare avanti la propria azione amministrativa. Le vie di collegamento erano ancora in fase di progettazione e dunque gli spostamenti dei funzionari erano molto difficili. Lo stesso Sissoko, riteneva che questa potesse essere la strada giusta da percorrere, ritenendo che la funzione della ‘magistrature d’influence’, espressione che coniò lui stesso, permettesse una democratica semplificazione dell’amministrazione, coerente con le riforme politiche del momento. In questo contesto, il ruolo giocato dai rappresentanti dell’Unione Soudanese fu rilevante. Inizialmente questi chiedevano la democratizzazione delle municipalità e quindi l’elezione dei rappresentanti con mandati di durata prefissata, ma nel momento in cui questo dibattito venne aperto, emersero posizioni molto distanti l’una dall’altra, una di queste prevedeva la possibilità di riportare al potere quelle famiglie che erano state usurpate dall’arrivo dei francesi, insomma si rischiava di provocare una messa in discussione dello status quo. Questo tipo di dibattito non poteva che preoccupare l’amministrazione francese, nonostante effettivamente ci fosse la volontà francese di ristabilire parzialmente la struttura tradizionale. I rappresentanti dell’ US, sapevano che la popolazione del Soudan, soprattutto quella delle aree rurali, era fortemente legata a queste istituzioni tradizionali, nonostante ciò non tutti ritenevano che il ritorno ai vecchi capi locali potesse essere la scelta giusta. Queste posizioni moderate si basavano sull’idea che riforme di questo tipo potessero solamente indebolire ulteriormente la figura dei rappresentanti locali e mettere in dubbio la struttura amministrativa e burocratica, già indebolita da precedenti cambiamenti. Al riguardo della questione della nomina oppure della elezione dei capi locali vi erano pareri discordanti, se è vero che l’elezione appariva come la strada più scontata, le attività di discredito da parte dei candidati perdenti, in un sistema che non era ancora stato rodato, avrebbe minato la legittimità di chi avrebbe poi amministrato la municipalità; la nomina, d’altro canto, non legittimava chi veniva

50

47

designato e la figura veniva limitata a quella di un mero consigliere del potere coloniale francese51. Sempre nel 1948, presero piede tutta una serie di programmi che avevano l’obiettivo di rafforzare la presenza francese in Soudan, in particolar modo attraverso un aumento degli effettivi militari, delle gendarmerie e l’installazione di basi di aviazione52

. L’analisi del voto del 1948 deve tenere presente che, dato che la chiamata alle urne si era svolta proprio durante il periodo del raccolto, l’astensione potrebbe aver favorito la vittoria del US, a sfavore del Partito Progressista che riscuoteva più consensi nelle aree rurali. Un’analisi di questo tipo è stata spesso sottovalutata da molti autori, un dettaglio che appare non trascurabile, soprattutto in un momento in cui la migrazione interna tra aree rurali e centri urbani era ancora agli inizi. Questo dato può essere supportato dal fatto che alle elezioni per il Consiglio della Repubblica che si sono tenute alla fine dell’anno, l’US ha registrato un calo delle preferenze e le conseguenti dimissione di due importanti membri del partito53. È necessario a questo punto porsi una domanda: gli africani potevano iniziare ad eleggere i propri rappresentanti? Due sono le principali negatività: l’elettorato attivo ed il ruolo svolto dagli eletti. In primo luogo, avevano il diritto di voto solamente chi svolgeva una funzione ben precisa all’interno della società, ad esempio notabili, membri di cooperative o chi aveva ricoperto una carica nelle assemblee locali, veterani o cariche religiose. Una legge del 27 agosto del 1947 estendeva il diritto di voto a chi aveva modo di provare la propria capacità di leggere e scrivere in francese o arabo. Il percorso che porterà poi, nel 1956, al suffragio universale, sarà lungo e fatto di tappe via via sempre più importanti e difficili da acquisire. Il secondo problema era legato alla carica che poi gli eletti andavano a ricoprire, in particolar modo a causa

51

Rapport Politique Annuel, Territoire du Soudan Français, 1948, in ANOM, 1AFFPOL/3451

52

Questi piani prevedevano anche un miglioramento della situazione economica con la costruzione di nuove fabbriche, abitazioni e strutture sanitarie. Per far si che questo potesse essere realizzato, era necessario che si creassero delle istituzioni che si assumessero la responsabilità di questi progetti, uno di questi era il Consiglio Generale. Sul piano politico, le elezioni del Consiglio Generale prevedevano l’assegnazione di 6 seggi, di cui 4 andarono all’Unione Soudanese (sezione locale del RDA), il Partito Progressista Soudanese (vicino ai socialisti francesi del SFIO) era giunto all’impegno elettorale diviso ed aveva quindi ottenuto solamente 2 seggi.

53

48

della esiguità degli eletti africani e delle funzioni previste da quella carica, il loro potere di influenza era, almeno in alcuni casi, inesistente54.

Documenti correlati