Durante la seconda guerra mondiale l’Africa ha rappresentato un punto di ancoraggio per le speranze francesi ed un trampolino per la vittoria finale. Il contesto internazionale dopo il secondo conflitto mondiale, oltre ad essere caratterizzato da una profonda incertezza, apriva degli spiragli a cambiamenti delle norme che regolavano il rapporto tra territori africani e madrepatria, anche solo per un sentimento di riconoscenza da parte di quest’ultima verso il continente africano, tesi che, come abbiamo visto, non era condivisa da alcuni autori, tra cui Ageron. La Russia comunista continuerà, per tutto il dopoguerra, a prospettare una rivoluzione mondiale durante la quale gli imperi, tra i quali quello francese, sarebbero dovuti implodere su se stessi; in questo quadro l’allora crescente sentimento anticoloniale si sposava perfettamente con le tesi marxiste. La conferenza di Brazzaville, già nel 1944, decretava la volontà di coinvolgere i popoli africani nella ricerca del progresso economico e sociale. Infatti, Parigi non sembrava più disposta a supportare il peso di un impero che, sul piano internazionale, stava diventando ogni giorno di più un ostacolo piuttosto che un valore aggiunto. Dal 1945, seppur con metodi e dimensioni limitate sul quale ci soffermeremo in seguito, si aprirà alla possibilità di eleggere dei rappresentanti dei territori africani all’Assemblea Costituente del 1946 ed in seguito dell’Unione Francese. In questo contesto, Houpouet-Boigny riuscì a conquistare un tale prestigio da presentarsi come l’uomo della provvidenza (‘l’homme providentiel’), attraverso una campagna politica totalmente incentrata sulla sua figura. La sua nascita come politico è ricollegabile al Comité d’Etudes Franco-Africain (CEFA) costituito a Dakar nel 1944, del quale fanno parte politici europei con un forte interesse per lo
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sviluppo dei territori africani ma anche politici africani, in particolare senegalesi, che condividono questa linea di pensiero39.
Alcuni esponenti di questo comitato di studi, facevano discendere il loro pensiero politico dai principi universali diffusi dal comunismo, almeno una piccola minoranza di questi, aveva avuto modo di conoscere e stringere legami politici con leader sovietici. Questo tipo di contatto tra membri della nascente elite politica africana e politici che non fossero francesi o britannici, in quel momento storico era, seppur ancora per poco, una rarità40. Il principale obiettivo di questo gruppo, composto da studiosi, era quello di destituire la nomenclatura al potere in quel momento. D’altro canto l’amministrazione coloniale, una volta che la guerra era finalmente conclusa, cercava di seguire le preziose indicazioni che erano state fornite durante la Conferenza di Brazzaville, o almeno era quello che avrebbe dovuto fare. Il Governatore Latrille, su consiglio del suo stretto collaboratore Lambert, portava avanti una politica che cercava di esprimere la volontà di accordare alcune delle richieste provenienti dai territori, quindi è evidente come fosse chiara la necessità di avvicinare la nascente realtà politica africana alla gestione del territorio. Cionondimeno, alle elezioni per la Costituente, Houphouet-Boigny si propose ufficialmente come membro del CEFA e, così facendo, riportando una larga vittoria nella sezione di Bobo Dioulasso. Nonostante la vittoria fosse molto ampia, ciò non lo mise al riparo da pesanti accuse, in particolar modo di aver commesso dei veri e propri brogli elettorali per assicurarsi la vittoria. L’amministrazione francese per evitare che si potessero verificare degli scontri, nei quali sarebbero potute essere coinvolte anche le forze di sicurezza francesi, ordinò lo scioglimento temporaneo del CEFA41. Nonostante la pronta reazione da parte del potere coloniale e le accuse di brogli, in questo periodo la fama del leader ivoriano cresceva in modo esponenziale, in maniera così evidente che la legge dell’ 11
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Origine et evolution du RDA, 1948 in ANOM, 1AFFPOL/2263
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Schachter-Morgenthau R., Political Parties in French Speaking West Africa, 1964, London, Oxford University Press
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Hophouet verrà accusato di aver venduto permessi elettorali e di essere riuscito ad ottenere la vittoria grazie a questi finanziamenti illeciti. Inizialmente il CEFA verrà sciolto per ordine del governatore
Mauduit, che sostituiva momentaneamente Latrilie, una volta che quest’ultimo tornerà a governare l’ordine sarà annullato.
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aprile 1946 che aboliva i lavori forzati, divenne conosciuta anche come ‘Loi Houphouet’, sancendo così il suo ruolo di liberatore dalla schiavitù e giovando ulteriormente alla sua figura42.
Il Rassemblement Démocratique Africain venne fondato nel secondo dopoguerra in Africa Occidentale con l’obiettivo di unire le varie correnti e partiti, alcuni dei quali avevano già avuto modo di confrontarsi con l’esito delle urne. La prima precisazione che deve essere fatta, riguarda la natura del RDA, infatti questo in realtà non era un partito, bensì un ‘contenitore’ nel quale si riconoscevano i partiti presenti nei singoli territori. In questo movimento, non quindi partito, confluiscono esponenti politici con esperienze diverse, come ad esempio Fily-Dabo Sissoko, soudanese, che venne eletto nel 1946 all’ Assemblea Costituente e che ricoprirà in ruolo importante nei primi anni di vita del Rassemblement. Nelle elezioni dell’Assemblea Costituente, gli africani riposero grandi speranze, in particolar modo vi era la diffusa convinzione che nella Costituzione sarebbe stato possibile veder realizzate le maggiori aspirazioni dei popoli africani43. Per quanto riguarda Sissoko, dobbiamo capire in che modo la sua figura fu una delle più rilevanti in questi primi attimi di vita del movimento politico. Infatti, il suo ruolo è stato spesso sottovalutato e non accuratamente studiato, invece la sua funzione fu una delle più rilevanti e che merita quindi di essere approfondita. Egli infatti, fu vice-presidente dell’Associazione Francia-URSS dell’AOF ed era noto per le sue idee riguardo all’abolizione del lavoro forzato, emancipazione femminile e programmi di educazione che prevedevono il bilinguismo. Nonostante, Houphouet-Boigny sia riuscito, grazie alle sue capacità di leader, a prendersi gran parte del merito per l’abolizione del lavoro forzato, Sissoko fu uno di quelli che per primo riuscì a coinvolgere alcuni politici francesi nella discussione di questa tematica. Inutile dire come queste idee, infatti, erano in qualche modo già state enunciate proprio nella Conferenza di Brazzaville. Dopo la fallimentare esperienza nell’Assemblea costituente decretata dal rigetto referendario della
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R. Ageron, La Conference de Brazzaville, in Bonnichon, Gény, Nemo, Présences françaises outre-mer, Cap. XXX, Asom, 2012, Karthala
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costituzione, il politico soudanese, decise di entrare a far parte dell’ Union Républicain
des Résistants (URR), formazione politica legata al partito comunista francese. Non
l’unico a compiere questa scelta di campo, infatti anche il Parti Progressiste Soudanais (PSP) afferiva sempre all’area della sinistra estrema, mentre il Bloc Soudanais si ispirava alle idee socialiste diffuse in Francia. Nel mese di ottobre del 1946 tutte queste idee e posizioni politiche vennero messe insieme e formeranno quindi il Rassemblement
Démocratique Africain (RDA), che venne visto dai socialisti francesi come un rischio per
le forze della sinistra moderata. Il fatto che, all’interno del neonato partito, confluissero numerosi esponenti con delle chiare idee comuniste faceva temere che l’URSS potesse annettere questi territori alla propria sfera di influenza. Sissoko decise di voler boicottare questo congresso, cionondimeno, fu costretto a prendervi parte poiché i suoi sostenitori, nonché i suoi consiglieri politici, temevano che una decisione in tal senso avrebbe escluso qualsiasi possibilità di influenzare il processo decisionale, isolandolo dal punto di vista politico. Nonostante ciò, non perse l’occasione di ribadire la sua contrarietà e, proprio durante i lavori, spiegò che il congresso altro non era se non un congresso comunista e quindi fin troppo distante dalle sue idee politiche e da quelle di chi aveva a lungo sostenuto la sua figura politica. Per meglio comprendere il coraggio della sua scelta,bisogna sottolineare che per quanto riguarda il Soudan francese, i tre partiti più importanti, erano il PDP, il Bloc Soudanaise ed il Partie Démocratique Soudanais (PDS) che decisero di unirsi e creare un’unica entità : l’Union Soudanaise (US). Seppur gli esponenti di questi tre partiti avessero trovato un accordo, basato soprattutto sulla volontà di proporre un’alternativa allo status quo nel quale si trovavano a vivere milioni di africani, non riuscirono a trovare un accordo riguardo le nomine per le elezioni dell’Assemblea Nazionale Francese. Sissoko ebbe così modo di far riemergere i propri dubbi riguardo questa unione, sollevando questioni che non erano mai state risolte, assumendosi quindi la responsabilità di rilanciare il PSP, mossa che si rivelerà poi vincente dato che gli permetterà di essere eletto all’Assemblea Nazionale, risultato che probabilmente non avrebbe potuto raggiungere se il suo partito fosse confluito da subito nell’US.
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Il luogo in cui venne pensato ed ideato il congresso di Bamako, che sanciva la nascita di questo grande movimento politico, non fu Dakar o qualche altra importante città africana, bensì Parigi. A questi incontri presero parte i parlamentari africani, tra cui Lamine Gueye, Senghor, Sissoko. Agli occhi dei francesi, questo congresso stava assumendo una connotazione politica preoccupante, dato l’interesse da parte di esponenti del partito comunista nel coinvolgere i leader africani. Il timore era quello di perdere il controllo e l’influenza politica sui capi locali presenti nei territori, a favore di una crescente compagine di filocomunisti44. Nonostante questi timori riguardo il rischio che il neonato partito potesse presto diventare un alleato della Russia sovietica, in realtà non ci fu mai una vera e propria leadership di ferventi sostenitori del comunismo internazionale. Secondo Kipré, gli stessi africani dopo la seconda guerra mondiale non avevano una visione unica di quello che sarebbe dovuto essere il futuro dei rapporti tra madrepatria e colonie. Molti di questi ritengono che la possibilità di esprimere le proprie idee e la reale applicazione dei diritti sanciti dalla Carta Atlantica, non era compatibile con il dominio coloniale. In alcuni territori il sentimento anticoloniale era più forte rispetto ad altri, ad esempio in Costa d’Avorio dove, anche a causa del grande utilizzo del lavoro forzato, si erano ormai instillati dei ‘gens contre le système’. In questo contesto particolare, la figura di Houphouet-Boigny aveva catalizzato questa frustrazione e cercato di giovarsene per rafforzare la sua leadership politica. Nonostante ciò, la prova dei fatti era rappresentata dalla sfida che si tenne durante i lavori dell’Assemblea Costituente, dove i politici africani si trovarono a dover conquistare dei risultati difficili da ottenere. Il progetto di Costituzione adottato il 17 aprile del 1946, cercava di sposare gli elementi indicati dalla Conferenza di Brazzaville, in particolar modo si parlava di un’unione liberamente consentita composta dalla Francia e dai Territori d’Oltre Mare (T.O.M.) con gli Stati associati (Etats associés). Nonostante il dettato costituzionale ribadisse l’indivisibilità della Repubblica francese, è molto importante sottolineare come si parli di un’unione
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libera (une union librement consentie) e che venga chiarito l’uguaglianza dei diritti e dei doveri. Il solo valore di questi passaggi era sufficiente per chiarire e tranquillizzare gli animi degli africani, infatti il 5 maggio dello stesso anno il 52,47% dei voti nei territori d’oltre mare erano a favore di questo progetto. Un risultato che faceva sperare gli uomini politici africani, poiché apriva alla possibilità di vedere accordate le richieste più rilevanti e più discusse, speranze che però rimasero tali poiché, questa versione, venne bocciata dal voto in Francia metropolitana. Le ragioni della bocciatura da parte degli elettori francesi non hanno niente a che fare con le questioni coloniali45, punto che era utile chiarire fin da subito. Nonostante ciò, il secondo testo che venne sottoposto a referendum nell’ottobre del 1946 presentava delle sostanziali differenze, in primis manca proprio quel vincolo di unione liberamente consentita. Se è vero, infatti, che rimaneva sancita l’uguaglianza dei diritti e dei doveri e che questo venisse ulteriormente esplicitato attraverso l’eliminazione di ogni distinzione di razza o di religione, come sottolinea lo stesso Kipré, veniva però a mancare quel passaggio fondamentale. Poiché se è vero che il principio di libera associazione all’Unione non prevedeva comunque la possibilità di una futura indipendenza, visto che l’indivisibilità della Repubblica era comunque esplicitata, appariva evidente come la volontarietà di essere parte dell’Unione definiva chiaramente il legame che ci sarebbe stato tra madrepatria e colonie. In ogni caso, assume però un valore non trascurabile l’impegno per la Francia, indicato proprio nella Costituzione, di farsi carico del processo di emancipazione ( à conduire les peuples de l’Union à la liberté de
s’administrer eux-memes). Sempre secondo Kipré, i costituenti africani avevano cercato
di fare pressioni in modo tale da vedere affermato sulla Carta, il loro diritto all’emancipazione e ad un progressivo livello di autonomia, ma alcuni partiti (M.R.P., Parti Radical-Socialiste e S.F.I.O.) sfruttarono l’occasione per accusare i colleghi degli altri partiti di sentimenti antifrancesi. Gli eletti africani percepivano l’ostilità politica che avrebbero ricevuto nell’Assemblea Nazionale se avessero insistito su questi punti, nonostante ciò arrivarono a minacciare di bloccare i lavori dell’Assemblea. Questo fu un periodo di lunghe discussioni informali tra i più importanti leader politici africani, si
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cercava il modo giusto per cercare di arrivare ad una soluzione che riuscisse ad evitare uno scontro diretto con Parigi. Con questo spirito decisero di reagire in modo compatto, sfruttando l’occasione per ribadire ancora una volta l’importanza delle loro richieste, il 15 settembre 1946 presentarono il loro Manifesto46. Il primo passo verso un grande movimento politico, il Rassemblement Democratique Africaine.