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S OUDANAIS VICINA AL PARTITO DI S ENGHOR

Terzo Capitolo

S OUDANAIS VICINA AL PARTITO DI S ENGHOR

Durante il congresso erano presenti tutti i nomi di spicco del partito, osservatori esterni così come membri di altri partiti. Oltre all’immancabile figura dell’elefante, simbolo del partito, le sale erano addobbate con numerosi tricolori, segno evidente della volontà di mostrare anche il senso di vicinanza alla Francia. In questo determinato momento storico l’RDA risultava essere uno dei più importanti partiti in Africa, data la sua presenza così radicata nei vari territori. Dalla sua fondazione, dunque per più di un decennio, questo partito aveva cercato di affermarsi come vero e proprio partito di massa, penetrando profondamente nei vari territori e tra la popolazione. In modo così tanto importante che alcuni partiti, come ad esempio in Cameroun186, avevano deciso di continuare ad adottare

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Sorprende come nel documento finale ci sia anche un riferimento alla questione algerina, lungamente sottaciuta, segno evidente che furono forti le pressioni per far si che il congresso fosse anche un’occasione per trovare una soluzione pacifica, per un conflitto definito come fratricida.

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Nella regione di Yaounde, alle elezioni territoriali del dicembre 1956, un candidato simpatizzante per l’allora già sciolto partito dell’Union des populations de Cameroun, aveva scelto come simbolo proprio l’elefante, nonostante l’Unione ancor prima della sua dissoluzione non fosse più un partito legato al R.D.A. A questo candidato si contrappose M’Bida che invece era il leader dei cattolici camerunesi, il cui simbolo era il gallo, che faceva notare come l’Elefante fosse si simbolo di forza, ma al tempo stesso rappresentasse una forza distruttrice e che invece, in Cameroun, fosse necessaria una forza capace di costruire. Dunque, la

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come simbolo l’elefante, come già detto segno distintivo dell’RDA, nonostante fossero fuoriusciti da quest’ultimo. La supremazia politica fu ribadita a vari livelli, le vittorie furono convincenti sia alle elezioni legislative, sia a quelle territoriali, senza tralasciare anche quelle municipali. La struttura del movimento permetteva all’RDA di essere una realtà che contava un numero molto ampio di sostenitori nonostante non fosse presente in tutto il continente. Questa organizzazione prevedeva l’esistenza di sezioni, sottosezioni, cellule di quartiere e di villaggio, dunque in qualche modo vicina all’idea di struttura del partito comunista. Una realtà che non era mutata neanche a distanza di anni e che si era rivelata una carta vincente. Infatti, nonostante i politici del movimento avessero compreso che i principi marxisti erano inapplicabili alla realtà economica e sociale africana, mantennero alcuni aspetti, tra i quali la struttura e l’organizzazione187

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Al congresso erano presenti i rappresentanti delle sezioni locali di quello che era il più grande movimento politico panafricano. Lo scopo principale di questo incontro era la scrittura di un programma politico che avrebbe guidato i partiti negli anni avvenire e la costruzione di una dottrina economica che avesse lo stesso compito. Le motivazioni che spinsero ad organizzare questo grande momento di riflessione, furono i dati che riguardavano l’industrializzazione dei territori dell’Africa Occidentale francese, ma anche di quella equatoriale. Le condizioni di vita, soprattutto nelle aree rurali, continuavano a preoccupare i delegati, che erano incaricati di esporre la situazione dei territori che amministravano e proporre dei programmi volti a migliorarne la condizione. Infatti, i partecipanti al congresso erano tenuti a concentrare le loro attenzioni ed i loro interventi su questi due argomenti: programma politico e piano economico. Dato che la gran parte dei politici che confluivano tra le file dell’RDA si ispiravano alle idee della sinistra, era prevedibile che questo piano avesse una forte identità socialista. Un tema sul quale sarebbero potute emergere delle difficoltà era l’integrazione con il nascente mercato economico europeo, un’eventuale opposizione da parte del movimento avrebbe posto in

battaglia politica si combatteva anche sul messaggio che i simboli lanciavano nei confronti dell’opinione pubblica e degli elettori.

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una situazione difficile il governo francese. La Francia, ormai da tempo, era intenzionata a coinvolgere i territori africani nel progetto europeo, in modo tale da aumentare le possibilità di crescita per l’economia d’oltremare. Questo non avvenne, infatti i delegati presenti al congresso non solo erano interessati a questo tipo di programma, ma avevano apprezzato le modifiche introdotte dalla loi-cadre volte ad attrarre maggiormente gli investimenti privati. I partecipanti al congresso erano convinti del fatto che le sezioni locali dell’RDA avrebbero dovuto trasmettere un chiaro messaggio alle popolazioni rurali, quello di offrire la loro manodopera alle aziende francesi ed estere in modo tale da aumentare la produttività. Il clima disteso nel quale si erano svolti i lavori delle varie conferenze, faceva ben sperare per il futuro, soprattutto riguardo ad una crescita il più possibile omogenea. L’idea era quella che il Rassemblement fosse un grande contenitore politico, nel quale convivevano idee estreme insieme a posizioni più moderate, queste ultime riuscivano ad imporsi, anche grazie al favore della Francia. I discorsi sull’indipendenza, che allora erano visti come dei veri e propri voli pindarici, vennero presto superati da un’unanime volontà di assicurare all’Africa stabilità politica e sicurezza188.

Un fattore innovativo di questo congresso riguardava la grande partecipazione anche di giornalisti ed osservatori francesi e stranieri, come se questo evento fosse in realtà una grande vetrina nella quale mostrare al mondo la maturità politica degli africani. Inoltre, erano presenti numerosi politici francesi, da Mitterand a Mendes-France, giunti a Bamako per constatare personalmente quali fossero gli argomenti trattati e come procedeva il dibattito intorno a questi. Erano inoltre presenti i rappresentanti di numerose associazioni di studenti, dei sindacati e, come già detto, dei più importanti periodici provenienti da tutto il mondo. L’immagine che l’RDA voleva trasmettere alla platea di se stesso, era quella di un movimento che non si era arreso nella lotta per l’emancipazione degli africani e che non si era mai chinata davanti al potere coloniale. Le difficoltà riguardavano il fatto che il congresso non doveva tramutarsi, per nessun motivo, in un

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qualcosa di apertamente ostile verso l’amministrazione francese. Nonostante ciò, i discorsi ed i momenti più apprezzati erano quelli in cui si denunciava l’oppressione coloniale e la repressione politica subita dallo stesso Rassemblement nei primi anni ’50. Non vi erano contraddizioni, i politici africani erano convinti che avrebbero potuto ottenere l’autonomia senza rompere quel legame che li univa alla Francia, rimanendo nel sistema politico francese. Il progetto utopico si riferiva alla comunità franco-africana, in sostanza un’unione di territori francofoni dove scambi commerciali, finanziari e politici erano fortemente incentivati rispetto a quelli con altre nazioni. Proprio a questo riguardo, la delegazione senegalese cercò di prospettare uno scenario inedito, nel quale l’RDA avrebbe potuto rappresentare un nuovo attore politico per la Francia. Senghor, attraverso il suo delegato Mamadou Dia, cercava di proporre il Rassemblement come una reale alternativa alla sinistra storica francese. Un piano ambizioso che avrebbe trovato l’immediata opposizione del governo francese e della sinistra, totalmente contrari ad ogni tipo di intromissione africana nella politica francese. Timori almeno in parte fondati, poiché in realtà i partiti africani presentavano un grande dinamismo e forti tendenze innovative per quanto concerne i rapporti con i paesi del blocco comunista e con il mondo islamico, mentre la politica francese era ancora legata ai dogmi del passato. Insomma, l’RDA riteneva di avere ormai raggiunto una certa maturità politica, convinti quindi del fatto che potessero ottenere un certo livello di autonomia rimanendo comunque fedeli alla Francia, e arrivando a pensare che potessero giocare un ruolo importante nella politica francese ed internazionale. Un elemento che era già emerso nei precedenti congressi, ma che proruppe in maniera evidente in quello del 1957, riguardava la ricerca di unità d’azione in Africa. Il Rassemblement si proponeva in maniera forte come un movimento, anzi un’unione di partiti, capace di raccogliere al suo interno il più grande numero di elettori ed eletti dell’Africa sub-sahariana. Il punto cruciale che andava affrontato per ambire al raggiungimento di tale obiettivo, riguardava i movimenti sindacali che, oltre a rappresentare un alternativa politica ai partiti ‘classici’, erano stati fino ad allora particolarmente distanti rispetto agli uomini politici dell’RDA. La mancanza dell’appoggio dei sindacalisti avrebbe fatto naufragare qualsiasi tentativo di fare di questo

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movimento una vera e propria formazione politica panafricana. La contemporanea guerra in Algeria, non faceva altro che complicare ulteriormente il quadro politico nel quale si svolgeva il congresso, rendendo tale argomento particolarmente delicato da affrontare. In realtà, i delegati accolsero in modo caloroso Mendes-France, l’uomo che ai loro occhi sembrava capace di trovare una soluzione pacifica al conflitto scatenatosi. La leadership dell’RDA fece passare il messaggio che ogni popolo avesse il diritto all’indipendenza ma non per questo fosse realmente autorizzato ad esercitare tale diritto. Nel momento in cui non sussistessero le condizioni di sviluppo economico e politico e quindi il territorio si trovasse in una condizione di sottosviluppo, non era auspicabile l’esercizio di tale diritto. In questo caso, il territorio doveva sopportare una condizione di interdipendenza rispetto alla madrepatria in modo tale da trarne un vantaggio in termini di sviluppo economico e sociale, così da superare questa situazione189.

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