• Non ci sono risultati.

D ALLA LOI CADRE AL CONGRESSO DI B AMAKO DEL

Terzo Capitolo

D ALLA LOI CADRE AL CONGRESSO DI B AMAKO DEL

Nei primi mesi del 1956, il Ministero della Francia d’Oltremare predispose un documento nel quale definiva le linee guida da seguire per migliorare la situazione nei territori di competenza. In questo report, di natura fortemente politica, l’analisi si basava su un presupposto, il fatto che l’attività del governo e del parlamento dovessero seguire la stessa direzione. In altre parole, i politici francesi ambivano a raggiungere un accordo il più unanime possibile sulla gestione dei territori d’Oltremare. Un’unione di intenti non così facile in un momento storico dove le difficoltà politiche francesi erano evidenti e sotto gli occhi di tutti. Vi era anche un secondo presupposto che riguardava il fatto che i territori dovessero vedere rispettata la loro personalità e ci potesse essere, nel rispetto della legislazione vigente, la possibilità di partecipazione per i componenti delle istituzioni nel processo decisionale. Un presupposto che era dettato dallo stesso testo costituzionale, il cui rispetto non poteva quindi essere disatteso. Questo tipo di coinvolgimento era allora di difficile ottenimento, infatti se è vero che vi erano degli eletti nell’Assemblea francese a rappresentare i territori d’Oltremare, questi erano un numero così limitato da non avere alcun potere di influenzare i lavori delle istituzioni. La legge del 23 maggio del 1951, riguardo l’elezione dei rappresentanti dei territori all’Assemblea Francese, viene scritto esplicitamente in questo documento, non era più soddisfacente in questo senso, quindi il profondo risentimento (profond ressentiment) nutrito dalla popolazione appariva quantomeno giustificato137. Proprio su questo punto, agli inizi del 1956 il governo assunse l’impegno di migliorare le possibilità di partecipazione dei territori all’interno delle istituzioni centrali dello Stato. La creazione di un collegio elettorale unico, andava in questa direzione, cercando di eliminare ogni forma di discriminazione contraria ai principi base della costituzione francese. Il suffragio

137

Pour un meilleur destin des Territoires d’outre-mer, Ministère de la France d’Outre-mer, Bilan d’un gouvernement février 1955 – Janvier 1956, in Archives Nationales Françaises Paris, 681-AP-23

131

universale che doveva essere quindi introdotto, andava ad eliminare ogni limitazione precedentemente introdotta. Inoltre, nel novembre del 1955 venne promossa ed approvata una mozione che prevedeva di aumentare del 25% i seggi a disposizione dei territori, si passava dai 43 seggi previsti dalla precedente legislazione ai 54 del nuovo dispositivo, sempre un numero infinitamente piccolo per territori così importanti. La crescente importanza era dovuta anche all’aumento demografico che si stava registrando già negli anni ’50 nei territori francesi, fattore che induceva gli autori di questo report ad ipotizzare che questo numero fosse destinato a crescere ancora negli anni successivi. La via di approvazione di queste modifiche fu travagliata e parte del lavoro che era stato svolto fino ad allora venne stravolto, arrivando così all’approvazione di un testo diverso rispetto a quello inizialmente proposto. Dunque, la raccomandazione che venne fatta in apertura di questo documento che riguardava proprio la mancanza di coesione tra governo e parlamento, era stata disattesa. Nonostante ciò, nella loi-cadre veniva comunque ribadito il pieno esercizio dei diritti sanciti dalla Carta dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite, così come l’introduzione del suffragio universale e l’eliminazione del doppio collegio. In questo documento, si poneva una particolare attenzione sulle linee guida da adottare, il riconoscimento delle differenze che contraddistinguevano i vari territori, che non potevano essere sottoposti ad una medesima serie di regole. Ciò in parte era previsto già dalla riforma del 1946, però molte delle indicazioni previste non trovarono mai una vera applicazione e rimasero quindi lettera morta. Nella riforma del 1946 vennero identificate tre carenze sul piano politico-istituzionale: la prima questione riguardava la mancanza di rappresentanza per la popolazione rurale; in secondo luogo, se è vero che le assemblee territoriali erano composte da membri eletti dalla popolazione locale, il potere esecutivo rimaneva comunque nelle mani dei funzionari che facevano parte del potere centrale; terzo ed ultimo punto, il problema della gestione dei servizi pubblici, che ricadeva interamente sul potere del governo centrale e non era previsto alcun coinvolgimento del potere territoriale. In questo senso già un precedente anticipo della riforma, cioè la legge del 18 novembre del 1955, aveva cercato di risolvere alcune di queste criticità, in particolar modo cercando di dare maggiore potere alle istituzioni municipali. In questo

132

senso, si ritenne necessario creare una distinzione tra comuni di pieno esercizio e comuni di mezzo esercizio, la prima categoria riguardava quei centri dove lo sviluppo economico e politico era in qualche modo soddisfacente, mentre la seconda categoria interessava quelle realtà sottosviluppate economicamente e dove vi erano ancora notevoli difficoltà sul piano politico. La differenza sostanziale tra le due municipalità riguardava la carica di sindaco, cioè della carica più importante della struttura politica di questa istituzione, nel comune di pieno esercizio, il sindaco era eletto tra i membri del consiglio comunale composto anche da politici africani, mentre per quanto riguarda i comuni di mezzo esercizio, il sindaco veniva nominato dal capo del territorio (chef du territoire). Un altro passo di avvicinamento alla riforma voluta da Defferre, fu la legge del 1 dicembre del 1955, che permetteva di sviluppare un programma per il miglioramento delle dotazioni tecniche creando un fondo di investimenti specifico138. Ribadendo la centralità del settore agricolo per l’economia d’Oltremare, si fissava un minimo del 20% di questi fondi che andava destinato esclusivamente all’agricoltura ed al suo sviluppo. Prima di questa legge, già nell’aprile dello stesso anno, il governo francese aveva predisposto una norma che prevedeva la creazione di un Consiglio di Governo (Conseil de Gouvernement)139. Questa modifica dell’ordinamento della gestione dei territori d’oltremare, serviva proprio per superare la criticità legata all’alienazione del potere esecutivo nei confronti della popolazione locale, dovuta dalle predisposizioni del testo del 1946. Dunque, i membri eletti dall’assemblea territoriale componevano il consiglio che deteneva il potere esecutivo territoriale, questo tipo di modifica introduceva il tema del decentramento. Nonostante ciò, l’autonomia di questi organi era ridotta ai minimi termini poiché ogni atto e provvedimento doveva sempre attenersi al quadro normativo imposto dalle istituzioni di grado più elevato. Dunque il decentramento in questo caso era solamente di facciata poiché nella pratica non si traduceva in un aumento delle responsabilità in seno agli organi territoriali, tantomeno in seno ai Consigli di Governo. Questa situazione poteva portare a tutta una serie di scontri istituzionali tra le realtà locali e quelle superiori

138

Autra Ray, Considerations sur la loi-cadre dans les territoires d’outre-mer, UDD, luglio 1956

133

nella scala gerarchica, poiché l’autonomia di cui parlavano gli uomini politici francesi non trovava una reale applicazione. Questo problema venne avvertito fin da subito e si decise di portare avanti un progetto che prevedesse un sostanziale riordino dell’organizzazione dei servizi pubblici territoriali, che avrebbe permesso di sbloccare questa situazione di empasse. Era prevista una devoluzione di potere verso le assemblee territoriali ed il consiglio di governo, inoltre veniva ideato un sistema di salvaguardia del budget finanziario dei territori che veniva separato in modo netto rispetto a quello della Francia metropolitana, in modo tale che eventuali difficoltà economiche registratesi in Francia non potessero influenzare il budget territoriale. Inoltre, le modifiche introdotte durante il 1955 permettevano di aumentare il numero di inserimenti lavorativi per i diplomati africani, a discapito dei funzionari provenienti dalla Francia che comunque non erano più incentivati, soprattutto sul piano della retribuzione, a trasferirsi nei territori d’Oltre-mare. Proprio per questo motivo, si riteneva necessario riorganizzare la scuola nazionale della Francia d’Oltremare, in modo tale da permettere la formazione di studenti che avrebbero poi ricoperto la carica di funzionari amministrativi all’interno degli uffici territoriali140.

Documenti correlati