• Non ci sono risultati.

E’ una malattia infiammatoria sistemica che colpisce generalmente le prime articolazioni distali, per poi interessare quelle prossimali; sono interessate le articolazioni di polsi, mani, ginocchia piedi, caviglie, spalle, anca. Colpisce lo 0.52% della popolazione mondiale, con un rapporto donna/uomo di 4:1. Esistono forme che esordiscono nell’infanzia e forme ad esordio più tardivo, anche in età avanzata. Spesso si associa alla presenza nel sangue del Fattore Reumatoide (FR), che non è però sufficiente per fare diagnosi.

L’eziopatogenesi è conosciuta solo in parte: è verosimile che un antigene sconosciuto in un individuo geneticamente predisposto provochi una attivazione del sistema immunitario e una infiammazione acuta cui segue una cronicizzazione per fenomeni legati alla comparsa di una autoimmunità. Questa affezione comporta disturbi sistemici (a livello dell’intero organismo) come astenia, perdita peso e alterazioni articolari; a livello articolare le alterazioni anatomopatologiche tipiche sono rappresentate da una sinovite fino alla distruzione della cartilagine, da osteoporosi subcondrale, dalla presenza di noduli articolari e di vasculite. L’andamento della malattia presenta fasi alterne con progressiva evoluzione fino all’anchilosi (saldatura dei capi articolari).

Te

or

ia t

ecn

ica e d

id

att

ica d

ell

’att

iv

ità m

ot

or

ia e a

pp

ar

at

o l

oc

om

ot

or

e

139

Nelle riacutizzazioni le articolazioni sono dolenti e i movimenti risultano limitati; se la malattia non è opportunamente curata i capi articolari vengono distrutti. con tendenza alla rigidità ed alla deformazione, entrambe causa di invalidità.

Come in tutte le forme infiammatorie si possono avere alterazioni degli esami ematologici; la terapia cortisonica e la sedentarietà favoriscono l’insorgenza di osteoporosi.

Gli obiettivi della riabilitazione nei pazienti affetti da artrite reumatoide (AR) sono volti al mantenimento o al recupero della funzione, attraverso:  la riduzione del dolore;

 la conservazione dell’ampiezza di movimento articolare;  il mantenimento della forza muscolare;

 la riduzione della deformità articolare.

Nei pazienti anziani, l’obiettivo è quello di preservare quanto più possibile la funzione residua. Infatti la prevalenza di disabilità indotta dalla AR è proporzionale alla durata della malattia, che vede l’ 80% circa dei soggetti in qualche misura disabile a 10 anni dall’esordio della malattia. L’American Rheumatoid Association riconosce 4 classi di disabilità:

I. capacità completa di eseguire tutte le normali attività;

II. capacità adeguata per eseguire le attività normali nonostante un certo handicap, disagio o limitazione della mobilità;

III. capacità limitata di eseguire le normali occupazioni o di badare a se stessi;

IV. incapacità grave o totale.

La terapia fisica e l’esercizio mirato costituiscono un importante aspetto del trattamento del paziente artritico di ogni età e in ognuna di queste fasi. In età avanzata inoltre il rischio di effetti collaterali da farmaci aumenta e quindi aumenta la necessità di intervento non farmacologico sul dolore e sulla perdita di funzione.

In fase acuta oltre ai farmaci può essere utile un approccio simile a quello già descritto per le riacutizzazioni del dolore artrosico: riposo (sempre ridotto al minimo indispensabile), crioterapia, immobilizzazione mediante splint o docce, scarico, terapia antalgica strumentale, idroterapia. Tale approccio mira ad alleviare il dolore ed a risolvere il circolo vizioso che dalla tensione dei muscoli periartritici porta all’aumento delle pressioni intraarticolari, con aggravamento del dolore, timore del movimento ed ulteriore limitazione funzionale.

In fase di remissione si raccomanda un esercizio aerobico preferibilmente di tipo dinamico, di intensità moderata, che migliora la performance fisica e la forza dei muscoli chiave, come il quadricipite, senza incidere sulla progressione clinica e radiologica della malattia nel lungo periodo.

Te

or

ia t

ecn

ica e d

id

att

ica d

ell

’att

iv

ità m

ot

or

ia e a

pp

ar

at

o l

oc

om

ot

or

e

140

Nelle riacutizzazioni le articolazioni sono dolenti e i movimenti risultano limitati; se la malattia non è opportunamente curata i capi articolari vengono distrutti. con tendenza alla rigidità ed alla deformazione, entrambe causa di invalidità.

Come in tutte le forme infiammatorie si possono avere alterazioni degli esami ematologici; la terapia cortisonica e la sedentarietà favoriscono l’insorgenza di osteoporosi.

Gli obiettivi della riabilitazione nei pazienti affetti da artrite reumatoide (AR) sono volti al mantenimento o al recupero della funzione, attraverso:  la riduzione del dolore;

 la conservazione dell’ampiezza di movimento articolare;  il mantenimento della forza muscolare;

 la riduzione della deformità articolare.

Nei pazienti anziani, l’obiettivo è quello di preservare quanto più possibile la funzione residua. Infatti la prevalenza di disabilità indotta dalla AR è proporzionale alla durata della malattia, che vede l’ 80% circa dei soggetti in qualche misura disabile a 10 anni dall’esordio della malattia. L’American Rheumatoid Association riconosce 4 classi di disabilità:

I. capacità completa di eseguire tutte le normali attività;

II. capacità adeguata per eseguire le attività normali nonostante un certo handicap, disagio o limitazione della mobilità;

III. capacità limitata di eseguire le normali occupazioni o di badare a se stessi;

IV. incapacità grave o totale.

La terapia fisica e l’esercizio mirato costituiscono un importante aspetto del trattamento del paziente artritico di ogni età e in ognuna di queste fasi. In età avanzata inoltre il rischio di effetti collaterali da farmaci aumenta e quindi aumenta la necessità di intervento non farmacologico sul dolore e sulla perdita di funzione.

In fase acuta oltre ai farmaci può essere utile un approccio simile a quello già descritto per le riacutizzazioni del dolore artrosico: riposo (sempre ridotto al minimo indispensabile), crioterapia, immobilizzazione mediante splint o docce, scarico, terapia antalgica strumentale, idroterapia. Tale approccio mira ad alleviare il dolore ed a risolvere il circolo vizioso che dalla tensione dei muscoli periartritici porta all’aumento delle pressioni intraarticolari, con aggravamento del dolore, timore del movimento ed ulteriore limitazione funzionale.

In fase di remissione si raccomanda un esercizio aerobico preferibilmente di tipo dinamico, di intensità moderata, che migliora la performance fisica e la forza dei muscoli chiave, come il quadricipite, senza incidere sulla progressione clinica e radiologica della malattia nel lungo periodo.

I pazienti in classe I possono eseguire la maggior parte delle attività sportive, escludendo le attività più pesanti come il tennis, in grado di creare un sovraccarico sulle articolazioni colpite. In classe II e III nell’ambito di un esercizio aerobico dinamico può essere utile avvalersi di un cicloergometro, ma risulta valida anche l’attività di cammino regolare. Tali attività devono essere ridotte o sospese in caso di riacutizzazione dei sintomi. Anche in classe IV è possibile l’effettuazione di esercizi individualizzati e risulta particolarmente utile l’idroterapia.

E’ interessante segnalare che anche nei pazienti affetti da AR è stata dimostrata l’efficacia di un programma di Tai Chi.

Nei pazienti con deformità articolari residue che compromettono la stabilità e la funzione articolare, associate a dolore importante, è promossa l’utilizzazione di appositi ausilii (ingrossamanico, infilacalze, deambulatori, carrozzine) e, talvolta, il ricorso ad una soluzione chirurgica.