• Non ci sono risultati.

Invecchiamento del sistema nervoso

Numerose sono le evidenze scientifiche sulle modificazioni del sistema nervoso prodotte dall’invecchiamento (Poirier e Finch, 1994; Shepard, 1998; Jaarsma et al, 2011, kohman, 2012; Srady, 2012; Demple, 2012; Svain e Rao, 2012).

Con l’invecchiamento si ha una riduzione progressiva del numero di neuroni che comporta una riduzione della secrezione di neurotrasmettitori.

Se esaminiamo l’attività elettrica il ritmo alfa dell’ EEG rallenta del 10 20% rispetto al soggetto giovane mentre aumenta l’attività delle onde lente delta e theta.

La riduzione della memoria è l’evento più frequente. Per quanto riguarda la memoria a lungo termine (dati già appresi ed immagazzinati che richiedono l’integrità del meccanismo di richiamo), di solito conservata, è presente una certa difficoltà al recupero delle informazioni dal “magazzino”, specie per quelle che non vengono periodicamente rievocate; la memoria a breve termine (apprendimento di una nuova nozione, ad esempio il nome di una persona, che prevede l’attivazione dei meccanismi di codificazione e ripetizione) è invece progressivamente più compromessa con l’avanzare dell’età e quanto viene appreso viene immediatamente o rapidamente dimenticato.

Anche l’apprendimento è rallentato. L’anziano presenta un rallentamento psicomotorio che influisce sul tempo di reazione ad uno stimolo (tempo che intercorre tra un comando o l’inizio di uno stimolo e la azione conseguente; un esempio è fornito dallo spegnere la sveglia che suona). Questo è particolarmente importante poichè la lentezza nell’esecuzione di alcuni movimenti può aumentare il rischio di cadute.

Molti sono i fattori che contribuiscono a ridurre le prestazioni cerebrali:  rallentamento della sintesi dei peptidi specifici per la memoria;  deterioramento dei sensi specializzati;

 depressione del tono dell’umore;

Te

or

ia t

ecn

ica e d

id

att

ica d

ell

’att

iv

ità m

ot

or

ia e s

ist

em

a n

er

vo

so

181

 somministrazione di sedativi;  limitato livello di istruzione;

 morbo di Alzheimer ed altri disturbi cognitivi;  cambiamento dei livelli di attività fisica abituale.

Il sonno è disturbato nella maggior parte degli anziani che spesso, affetti da depressione, presentano risveglio precoce. Questi infatti dormono per un tempo ridotto e impiegano più tempo ad addormentarsi, con sonno più leggero e frequenti risvegli. Negli uomini è frequentemente disturbato da nicturia (ipertrofia prostatica). La qualità del sonno di solito migliora con l’intensificazione di una attività fisica regolare.

Con l’invecchiamento si riduce il campo visivo (in parte anche per ptosi senile) e compare difficoltà a mettere a fuoco gli oggetti vicini (deficit di accomodazione: il punto più vicino al quale è possibile mettere a fuoco gli oggetti di piccole dimensioni aumenta da 0,1 m per il giovane adulto a 0,5 m per i cinquantenni e a 1 m per i settantenni); diminuisce l’acuità visiva e compare difficoltà a distinguere i colori. Sono presenti una certa atrofia dell’iride, alterazioni del cristallino (sensibile alle ossidazioni) e opacità dell’umor vitreo.

La riduzione dell’udito, che può essere marcata in oltre il 50 % degli ultraottantenni, può essere ricondotta a:

 perdita progressiva delle cellule nervose dei recettori dell’organo del Corti;

 diminuzione dell’elasticità della parte vibrante della coclea;  ispessimento e perdita di elasticità del timpano;

 danneggiamento dei nuclei del tronco encefalico e della corteccia uditiva.

A proposito degli altri organi di senso, sono ridotti il numero dei recettori tattili con degenerazione delle fibre nervose relative e la sensibilità dei recettori per il caldo e per il freddo. Importante è ricordare che gli organi propriocettivi all’interno ed intorno alle articolazioni tendono a degenerare, con perdita parziale della capacità di individuare i piccoli spostamenti degli arti. Risultano diminuite la velocità di risposta ai segnali (spesso anche per l’uso di sedativi, disturbi ormonali o carenze nutrizionali), la capacità di elaborare le informazioni e di portare a termine operazioni come la codificazione, il richiamo, la comparazione e la selezione. Tutto ciò è in parte legato alla morte di neuroni e dendriti di interconnessione, a modificazioni enzimatiche, recettoriali e neuro ormonali.

Con l’invecchiamento le cellule cerebrali accumulano lipofuscina e una parte di esse muore provocando una diminuzione del 1020% del tessuto cerebrale ta i 20 e i 90 anni di età. Sono ridotte le concentrazioni di noradrenalina (fino al 40%), di acetilcolina (quest’ultima si associa spesso

Te

or

ia t

ecn

ica e d

id

att

ica d

ell

’att

iv

ità m

ot

or

ia e s

ist

em

a n

er

vo

so

182

 somministrazione di sedativi;  limitato livello di istruzione;

 morbo di Alzheimer ed altri disturbi cognitivi;  cambiamento dei livelli di attività fisica abituale.

Il sonno è disturbato nella maggior parte degli anziani che spesso, affetti da depressione, presentano risveglio precoce. Questi infatti dormono per un tempo ridotto e impiegano più tempo ad addormentarsi, con sonno più leggero e frequenti risvegli. Negli uomini è frequentemente disturbato da nicturia (ipertrofia prostatica). La qualità del sonno di solito migliora con l’intensificazione di una attività fisica regolare.

Con l’invecchiamento si riduce il campo visivo (in parte anche per ptosi senile) e compare difficoltà a mettere a fuoco gli oggetti vicini (deficit di accomodazione: il punto più vicino al quale è possibile mettere a fuoco gli oggetti di piccole dimensioni aumenta da 0,1 m per il giovane adulto a 0,5 m per i cinquantenni e a 1 m per i settantenni); diminuisce l’acuità visiva e compare difficoltà a distinguere i colori. Sono presenti una certa atrofia dell’iride, alterazioni del cristallino (sensibile alle ossidazioni) e opacità dell’umor vitreo.

La riduzione dell’udito, che può essere marcata in oltre il 50 % degli ultraottantenni, può essere ricondotta a:

 perdita progressiva delle cellule nervose dei recettori dell’organo del Corti;

 diminuzione dell’elasticità della parte vibrante della coclea;  ispessimento e perdita di elasticità del timpano;

 danneggiamento dei nuclei del tronco encefalico e della corteccia uditiva.

A proposito degli altri organi di senso, sono ridotti il numero dei recettori tattili con degenerazione delle fibre nervose relative e la sensibilità dei recettori per il caldo e per il freddo. Importante è ricordare che gli organi propriocettivi all’interno ed intorno alle articolazioni tendono a degenerare, con perdita parziale della capacità di individuare i piccoli spostamenti degli arti. Risultano diminuite la velocità di risposta ai segnali (spesso anche per l’uso di sedativi, disturbi ormonali o carenze nutrizionali), la capacità di elaborare le informazioni e di portare a termine operazioni come la codificazione, il richiamo, la comparazione e la selezione. Tutto ciò è in parte legato alla morte di neuroni e dendriti di interconnessione, a modificazioni enzimatiche, recettoriali e neuro ormonali.

Con l’invecchiamento le cellule cerebrali accumulano lipofuscina e una parte di esse muore provocando una diminuzione del 1020% del tessuto cerebrale ta i 20 e i 90 anni di età. Sono ridotte le concentrazioni di noradrenalina (fino al 40%), di acetilcolina (quest’ultima si associa spesso

alla malattia di Alzheimer e ad alcune forme di tremore) e di GABA, che favorisce il rallentamento psicomotorio.

Il movimento dell’anziano è rallentato con base di appoggio spesso allargata, i movimenti sono “strascicati” ed incerti, sono presenti deficit di coordinazione e tremori di tipo extrapiramidale o intenzionale (per deterioramento dell’attività propiocettiva muscolare e delle funzioni cerebellari). L’equilibrio è compromesso per varie cause:

progressiva riduzione delle cellule del tronco e del cervelletto;

diminuzione della funzione dei propiocettori articolari e dei muscoli oculari;

degenerazione del sacculo e dell’utricolo; ipostenia muscolare.

E’ interessante far notare come le donne presentino maggior instabilità rispetto agli uomini con aumento del rischio di cadute e deterioramento dell’efficienza meccanica del movimento; questo è stato messo in relazione al peggior rapporto tra massa muscolare corporea ed al tipo di calzature, meno adatte al sostenimento della caviglia. Con l’avanzare dell’età, diviene più difficile il controllo dei movimenti corporei, specie di quelli correttivi e aumenta l’incidenza di cadute anche per:

riduzione dell’acuità visiva;

andatura strascicata con ridotto sollevamento delle gambe; rallentamento delle reazioni;

patologie (lesioni neurologiche, patologie articolari, ipotensione ortostatica, drop attack).

Attività fisica, sistema nervoso e