Normalmente l’esercizio fisico porta in un primo momento all’utilizzazione del glicogeno muscolare con rilascio di glucosio; esaurita la riserva di glicogeno, vengono impiegati il glucosio ematico (proveniente dal glicogeno epatico) e gli acidi grassi, per passare infine all’utilizzo del glucosio prodotto a livello epatico attraverso la gluconoegenesi (dall’utilizzo di aminoacidi, lattato e glicerolo). La produzione di glucosio è adeguata al fabbisogno ed alla captazione muscolare. In caso di sforzo elevato il muscolo utilizza il glucosio citoplasmatico; nello sforzo moderato prevale l’utilizzo degli acidi grassi (rilasciati dal tessuto adiposo per diminuzione dei livelli insulinici e aumento della concentrazione delle catecolamine). In caso di attività fisica intensa la produzione di energia da parte del fegato è regolata dalle
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67catecolamine la cui concentrazione aumenta fino a 1520 volte. L’attività fisica aumenta la captazione di glucosio da parte del muscolo indipendentemente dall’insulina (aumento della quantità di proteine trasportatrici). L’attività fisica contrasta l’insulinoresistenza che si osserva nell’inattività e l’insulinemia risulta diminuita a parità di livelli glicemici. Nel diabetico assistiamo a numerosi adattamenti endocrini, soprattutto ad una spiccata stimolazione adrenergica con tendenza alla riduzione della insulinemia e ad incremento di catecolamine, cortisolo e glucagone. L’esercizio induce anche modificazioni di affinità insulinica nei recettori specifici del muscolo scheletrico (Ploug et al., 1984) e della quantità di glucosio e aminoacidi assunte dalla cellula (alterazioni metaboliche citoplasmatiche). Nel diabete di I° tipo non controllato, l’esercizio fisico produce un ulteriore aumento della glicemia, degli acidi grassi e dei corpi chetonici a livello plasmatico (gluconeogenesi, glicogenolisi, ridotta utilizzazione del glucosio). Quando invece è controllato da idonea terapia insulinica Gurtwiz et al, 1994), l’esercizio fisico provoca solitamente iperinsulinemia ed ipoglicemia (aumento dell’azione insulinica a livello tessutale, accelerazione dell’assorbimento dell’insulina), cosa che può richiedere l’assunzione di carboidrati o la riduzione del dosaggio insulinico. Nel diabete di tipo II l’esercizio fisico aerobico di intensità moderata riduce i livelli glicemici (aumento del trasporto di glucosio attraverso la membrana cellulare e aumento della sensibilità all’insulina), accompagnandosi ad una riduzione della spesso associata obesità (Dale et al, 2012). Per quanto riguarda la prevenzione della malattia diabetica vi sono le seguenti evidenze (Fesken et al, 1994; Creviston e Quinn, 2001): gli anziani attivi hanno valori glicemici e secrezione insulinica minori
con una maggiore sensibilità all’insulina rispetto ai sedentari;
l’incidenza di diabete è superiore in chi non pratica regolare attività fisica; tipo ed entità di attività fisiche utili non sono ancora ben identificate;
gli sport aerobici sono risultati quelli con le migliori correlazioni.
Attenzioni
Il soggetto adulto e anziano diabetico, in buon equilibrio metabolico (con adeguato dosaggio insulinico se affetto da diabete di I° tipo) non presenta controindicazioni all’attività fisica, ma prima di intraprendere qualsiasi tipo di attività, deve essere attentamente studiato da un punto di vista diagnostico per escludere le frequenti implicazioni cardiovascolari e neurologiche (Fink et al, 1985, Wheeler et al, 2012). Sono consigliati:
• ECG a riposo ed ECG da sforzo (oppure ECOstress o scintigrafia miocardica con test al dipiridamolo);
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68catecolamine la cui concentrazione aumenta fino a 1520 volte. L’attività fisica aumenta la captazione di glucosio da parte del muscolo indipendentemente dall’insulina (aumento della quantità di proteine trasportatrici). L’attività fisica contrasta l’insulinoresistenza che si osserva nell’inattività e l’insulinemia risulta diminuita a parità di livelli glicemici. Nel diabetico assistiamo a numerosi adattamenti endocrini, soprattutto ad una spiccata stimolazione adrenergica con tendenza alla riduzione della insulinemia e ad incremento di catecolamine, cortisolo e glucagone. L’esercizio induce anche modificazioni di affinità insulinica nei recettori specifici del muscolo scheletrico (Ploug et al., 1984) e della quantità di glucosio e aminoacidi assunte dalla cellula (alterazioni metaboliche citoplasmatiche). Nel diabete di I° tipo non controllato, l’esercizio fisico produce un ulteriore aumento della glicemia, degli acidi grassi e dei corpi chetonici a livello plasmatico (gluconeogenesi, glicogenolisi, ridotta utilizzazione del glucosio). Quando invece è controllato da idonea terapia insulinica Gurtwiz et al, 1994), l’esercizio fisico provoca solitamente iperinsulinemia ed ipoglicemia (aumento dell’azione insulinica a livello tessutale, accelerazione dell’assorbimento dell’insulina), cosa che può richiedere l’assunzione di carboidrati o la riduzione del dosaggio insulinico. Nel diabete di tipo II l’esercizio fisico aerobico di intensità moderata riduce i livelli glicemici (aumento del trasporto di glucosio attraverso la membrana cellulare e aumento della sensibilità all’insulina), accompagnandosi ad una riduzione della spesso associata obesità (Dale et al, 2012). Per quanto riguarda la prevenzione della malattia diabetica vi sono le seguenti evidenze (Fesken et al, 1994; Creviston e Quinn, 2001): gli anziani attivi hanno valori glicemici e secrezione insulinica minori
con una maggiore sensibilità all’insulina rispetto ai sedentari;
l’incidenza di diabete è superiore in chi non pratica regolare attività fisica; tipo ed entità di attività fisiche utili non sono ancora ben identificate;
gli sport aerobici sono risultati quelli con le migliori correlazioni.
Attenzioni
Il soggetto adulto e anziano diabetico, in buon equilibrio metabolico (con adeguato dosaggio insulinico se affetto da diabete di I° tipo) non presenta controindicazioni all’attività fisica, ma prima di intraprendere qualsiasi tipo di attività, deve essere attentamente studiato da un punto di vista diagnostico per escludere le frequenti implicazioni cardiovascolari e neurologiche (Fink et al, 1985, Wheeler et al, 2012). Sono consigliati:
• ECG a riposo ed ECG da sforzo (oppure ECOstress o scintigrafia miocardica con test al dipiridamolo);
• Studio della retina (una retinopatia proliferativa predispone alle emorragie retiniche sotto sforzo);
• ECD cardiaco e dei tronchi sovraaortici; • Doppler arterioso degli arti inferiori;
• Glicemia frazionata prima, durante e dopo attività fisica, all’inizio del programma (per evitare pericolose ipoglicemie), modificando eventualmente dieta e dosaggio insulinico o di ipoglicemizzanti orali (in pazienti che ne fanno uso);
• Valutazione della sensibilità (la neuropatia e quindi la riduzione della sensibilità al dolore potrebbe portare a riconoscere tardivamente lesioni cutanee);
• E’ importante che il soggetto porti con sé una scorta di carboidrati (preferibilmente caramelle ad alto contenuto di fruttosio, che mantiene il livello della glicemia più costante rispetto al glucosio).