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Attaccare cose, individui e collettività: il rischio in gruppo

23. La ringraziamo molto per il tempo dedicato alla compilazione del questionario

5.2. AGIRE E RISCHIARE IN GRUPPO: LA QUOTIDIANITÀ DEGLI ADOLESCENTI TRENTINI

5.2.3. Attaccare cose, individui e collettività: il rischio in gruppo

Fino a ora ci si è focalizzati sui modi attraverso cui i gruppi giovanili nascono e agiscono nella quotidianità, presentandosi come contesti di socializzazione al-ternativi alla famiglia, verso cui gli adolescenti nel loro percorso di crescita paiono fortemente e progressivamente attratti. A questo punto appare importante iniziare a concentrarsi sugli elementi di rischio che lo stare in gruppo comporta secondo gli adolescenti, gli insegnanti e i genitori intervistati. Infatti, nei diversi focus group effettuati emerge come i giovani siano talvolta portati a intraprendere, in presenza e in compagnia del proprio gruppo dei pari di riferimento, azioni nocive nei confronti di se stessi, dei propri coetanei, degli adulti incontrati quotidianamente e, più in

ge-nerale, del contesto sociale di appartenenza. Attraverso l’analisi dei dati raccolti, tali azioni sono suddivisibili in quattro categorie, che si distinguono tra loro per il tipo di target colpito.

1. In primo luogo sono estremamente diffusi gli atti volti a danneggiare le cose presenti nel contesto scolastico, nel quartiere, nei punti di aggregazione gio-vanile (parchi, campi sportivi, centri civici e così via) attraversati quotidia-namente dai giovani e dai loro gruppi di riferimento. Gli adolescenti intervi-stati spesso dichiarano di avere assistito, partecipato o sentito raccontare nel proprio gruppo di atti vandalici aventi come obiettivo, ad esempio, le auto parcheggiate nel proprio quartiere, le panchine presenti nel parco in cui si ritrovano giornalmente con gli amici, i cestini e i cassonetti dei rifiuti urbani e così via. D’altra parte anche i genitori e gli insegnanti riportano con tono preoccupato casi di vandalismo effettuati dai gruppi dei propri alunni o figli, quali attacchi all’edificio scolastico, agli oggetti e alle tecnologie presenti lun-go le strade dei propri quartieri, denunciando talvolta un atteggiamento poco rispettoso degli adolescenti verso le cose proprie e altrui (cartelle, astucci, telefoni cellulari e così via). Solitamente questi atti vengono visti come se-gnale di uno scarso rispetto verso se stessi e/o gli altri, anche se sono ritenuti meno deplorevoli delle azioni volte a colpire gruppi o singole persone. Come si vedrà successivamente, questa distinzione viene delineata in maniera spic-catamente evidente dalle ragazze e dai ragazzi intervistati che ammettono in diverse occasioni di avere preso parte attiva a queste azioni, giudicandole con il senno di poi riprovevoli, ma comunque non particolarmente gravi.

2. In secondo luogo, dai dati raccolti emerge una categoria di azioni svolte dai gruppi giovanili, dirette contro altre persone, siano essi membri del proprio gruppo di riferimento, insegnanti e altri adulti incontrati quotidianamen-te, componenti di altri gruppi o individui isolati, colpiti in quanto percepiti come “diversi”. Gli atti diretti contro le persone, sono classificabili come un in-sieme di azioni contraddistinte dall’avere come obiettivo principale l’aggres-sione e il danneggiamento di individui, giovani o adulti, a opera di un gruppo di adolescenti. L’aggressione può essere fisica, ossia finalizzata a danneggiare fisicamente un’altra persona (dallo “spintone” fino alla colluttazione violenta con conseguenze dannose per la salute degli adolescenti coinvolti) oppure può avere risvolti psicologici e sociali. Quest’ultima forma di aggressione è citata più frequentemente nelle testimonianze raccolte e consiste in azioni più o meno frequenti in cui gruppi giovanili intimoriscono, canzonano,

in-sultano, diffamano e costringono ad agire contro la propria volontà altri indi-vidui. Tali atti possono avvenire sia faccia a faccia che attraverso l’utilizzo di dispositivi tecnologici, in particolar modo i social network che a detta degli intervistati sono sempre più utilizzati per minacciare, deridere, umiliare e offendere altre persone. Se talvolta gli individui presi di mira dal gruppo pos-sono essere insegnanti o altri adulti a cui non viene riconosciuta autorità e quindi rispetto nella maggior parte dei casi tali comportamenti hanno come oggetto altri adolescenti. Frequentemente i coetanei aggrediti dal gruppo sono individui isolati, percepiti come indifesi e come “diversi”: la diversità raramente coincide con una differenza etnica, ma nella maggior parte dei casi corrisponde a una diversità nello stile di vita e nelle caratteristiche este-tiche. Infatti, come viene descritto con particolare dovizia dagli insegnanti, sono “gli sfigati” a essere aggrediti più frequentemente dai gruppi, in quanto aventi comportamenti poco trasgressivi (segnalati ad esempio da un buon rendimento scolastico), una scarsa capacità nel relazionarsi e nell’affermarsi tra i propri coetanei e, infine, caratteristiche estetiche ritenute scarsamente attraenti (ad esempio un aspetto fisico poco curato, un abbigliamento ritenu-to non alla moda e così via). Se da parte degli insegnanti e dei geniritenu-tori intervi-stati le azioni aggressive nei confronti degli altri sono raramente giustificate, tra gli adolescenti esse sono ritenute esplicitamente legittime nel caso che avvengano in difesa di se stessi o dei propri coetanei e familiari, con il fine ultimo di punire un affronto. In questo caso gli obiettivi dell’aggressione non sono “i diversi”, ma coetanei appartenenti al gruppo proprio o altrui che han-no mostrato a loro volta comportamenti ritenuti aggressivi e offensivi.

3. Altre volte i giovani realizzano atti diretti contro i gruppi. Analogamente a quanto appena visto per le azioni contro le persone, anche in questo caso le aggressioni possono essere di tipo fisico o psicologico. Talvolta infatti gli ado-lescenti aggrediscono in gruppo fisicamente altri gruppi di persone (ad esem-pio per vendicare un’offesa avvenuta al proprio o ad alcuni suoi membri), in altri invece l’aggressione può essere di altro tipo, avvenendo attraverso la diffamazione, l’insulto, la canzonatura e così via. Per molti versi, quindi, que-sti atti seguono modalità simili a quelli svolti a danni dei singoli, eccezione fatta per un tipo ben definito di aggressione: le azioni dirette contro il proprio gruppo. Certe volte, infatti, alcuni individui dopo aver fatto ingresso in un determinato gruppo di coetanei, mettono in atto un insieme di azioni fina-lizzate a ridefinire le attività e i membri che lo caratterizzano. Come vedremo successivamente, questa modalità peculiare di aggressione può essere attuata

da un individuo al fine di cambiare le relazioni e gli equilibri pre-esitenti tra i membri di un certo gruppo, guadagnando potere e autorità al suo interno.

4. Infine, all’interno dei gruppi giovanili possono svilupparsi atti lesivi contro il Sé, ossia azioni che tra le loro conseguenze hanno il danneggiamento fisico, psicologico o sociale delle persone stesse che le mettono in atto. In questa ca-tegoria rientra l’abuso reiterato e quotidiano di sostanze che a detta di alunni, genitori e insegnanti circolano con una certa intensità nei luoghi di aggrega-zione giovanile. In tutti i casi, comunque, dagli intervistati vengono compiuti dei distinguo tra questi diversi tipi di sostanze: il consumo di alcol, tabacco e droghe leggere viene visto come nocivo per l’individuo se avviene in modo poco consapevole e con una frequenza eccessiva, diversamente il consumo di droghe pesanti viene interpretato sempre e comunque come estremamente pericoloso, a prescindere dalle modalità in cui il consumo avviene. Nel caso degli adolescenti intervistati emerge spesso un atteggiamento di fascinazione e di attrazione per le sostanze e per i loro effetti (di euforia, gioia, apparte-nenza al gruppo e così via), che spesso fa da contraltare a un giudizio severo verso l’uso smodato delle stesse. A volte i due atteggiamenti possono essere assunti allo stesso tempo dalle medesime persone che da una parte esprimo-no una valutazione positiva verso le esperienze di consumo intraprese da sé o dai propri coetanei e dall’altra giudicano con severità i pari che ne fanno un utilizzo quotidiano o, comunque, a loro giudizio eccessivamente frequente.

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