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Il patto con il gruppo dei pari: stringere e allentare i legami di amicizia Quindi, gli adolescenti appartenenti alle scuole considerate impiegano una parte

23. La ringraziamo molto per il tempo dedicato alla compilazione del questionario

5.2. AGIRE E RISCHIARE IN GRUPPO: LA QUOTIDIANITÀ DEGLI ADOLESCENTI TRENTINI

5.2.2. Il patto con il gruppo dei pari: stringere e allentare i legami di amicizia Quindi, gli adolescenti appartenenti alle scuole considerate impiegano una parte

considerevole del loro tempo creando amicizie in contesti quali la scuola, il quartiere, la famiglia e le associazioni e, in seguito, coltivandole attraverso attività più o meno strutturate. Parallelamente, con il trascorrere degli anni, la casa diviene un luogo in cui si sta solo se non si può fare altrimenti, aspettando impazientemente il momento di aggregarsi con i coetanei. A questo punto occorre comprendere per quali ragioni il gruppo sembra divenire progressivamente più rilevante per gli adolescenti, fino a superare per importanza l’ambiente domestico.

Focus Group Adolescenti Scuola secondaria di primo grado N. 2 I: Cosa vi fa star bene con il vostro gruppo di amici?

E: Far cavolate.

S: Sì, poter parlare come si vuole.

M: Essenzialmente cavolate…

T: Perché sei anche più libero di fare quello che ti viene, senza che ti stanno sempre a controllare.

J: Ti senti bene.

T: Puoi avere uno spazio tuo, è per questo che è meglio stare con gli amici rispetto a stare con i genitori…

S: Cioè hai una posizione nella società tipo con i genitori cioè praticamente sei niente perché, cioè fra virgolette non sei niente…

T: Devi sempre fare quello che dicono loro.

S: Sì devi sempre fare quello che dicono loro…

A: I miei sono anche simpatici, però… (…).

S: Poi però tipo quando tu gli dici una cosa tipo vorrei provare questa scuola, vorrei a andare a provare a entrare in corpo di polizia e loro ti dicono si ma non ti vedrei a fare si signor capitano tutte le volte, dopo un po’ diventa anche… (…).

P: Ma io ho deciso che faccio il (nome istituto) come geometra però quando sono venuti a saperlo certi, si mettono tutti a ridere.

S: Perché non ti credono all’altezza o se no…

Cosa c’è quindi di così attraente nel gruppo dei pari? Come spiega sinteticamente S. attraverso il proprio gruppo di amici si raggiunge “una posizione nella società”, secondo T. si trova un “proprio spazio”, mentre per E. si trovano persone con modi di guardare al mondo simili e diversi dagli adulti e per L. si possono dire “cose che di so-lito non si dicono ai genitori”. Agli antipodi dei coetanei, invece, vi sono i genitori, dei quali viene data consensualmente un’immagine autoritaria, caratterizzata da progetti ben definiti per i propri figli e da una certa tendenza a distruggerne le aspirazioni coltivate autonomamente.

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G.: (…) sarà che son maschio come lui… comunque io vedo che a volte piuttosto che rispondere a una domanda assume un atteggiamento provocatorio quando va bene, o proprio di fastidio.

S.: Anche a me capita a volte.

G.: Io mi auguro che sia un passaggio e che cambi, però nel momento in cui supererà que-sta soglia probabilmente sarà già fuori casa e non lo vedrò più (…) nel mio caso spesso ha una reazione proprio fisica che tende a spintonarti fuori dalla sua camera e poi però magari ti fa un mezzo sorrisino sotto i baffi.

S.: E vedi che lo apposta per provocare (…) se devo fare un po’ il paragone con mia figlia che ha 18 anni… non è la stessa cosa dei 13 anni… adesso è già più umana… ma una volta… il fastidio… magari l’accompagnavo a scuola, accelerava il passo per star davanti e non parlarmi.

C.: Secondo me a quest’età qui loro cercano di mettere distanza in maniera bonaria (…) è vero che il loro mondo è quello lì, non parlano e in quel mondo è difficile che ti facciano entrare (…). Però è tutta una contraddizione continua: da una parte la voglia di afferma-re sicuafferma-rezza anche con la provocazione, ma poi in afferma-realtà sanno benissimo che non son sicuri su alcune robe e ti cercano (…) devi riuscire a beccarli in quei momenti, ma un discorso riesci a metterlo insieme, anche se è faticoso, è una fatica allucinante.

Dallo stralcio appena riportato emerge una quotidianità familiare fortemen-te conflittuale in cui gli adolescenti provocano verbalmenfortemen-te e talvolta fisicamenfortemen-te i genitori, sottolineando in maniera sempre più evidente la loro presa di distanza da quest’ultimi, dalle loro aspettative e dai loro insegnamenti. Tale distacco non sempre è lineare e incontrastato, ma può essere intervallato da tempestivi e rassicuranti ri-torni alla famiglia di provenienza, conseguenti alle cocenti delusioni a cui le relazioni con i pari possono portare.

I genitori sembrano assistere al progressivo allontanamento dei figli provando sentimenti contrastanti: da una parte gli intervistati sono consapevoli che per la cre-scita dei propri figli si rivela indispensabile la scelta di un gruppo di amici di riferi-mento, utile a renderli individui autonomi e indipendenti; dall’altra paiono in ap-prensione e sofferenti per i continui contrasti intrapresi con i figli, sintomi di una progressiva messa in discussione delle norme e dei valori trasmessi dagli adulti e, quindi, di un parziale cambiamento nelle figure di riferimento. Ai genitori, da sempre presenti nella vita degli adolescenti, sembra affiancarsi in maniera progressivamente più ingombrante il gruppo dei pari, dotato di proprie regole ed esigenze che spesso possono entrare in contrasto con quelle della famiglia di provenienza.

Per interpretare questa graduale attrazione degli adolescenti verso i propri coe-tanei, a cui fa da contraltare la messa in discussione delle figure genitoriali, risulta particolarmente calzante la metafora del patto (Charmet, 1997). Essa ben rende l’idea di quell’insieme di accordi che gli adolescenti formulano esplicitamente e

implicita-mente tra loro al fine di creare un gruppo di amici che permetta loro di allontanarsi da casa e di accedere a un mondo sconosciuto e attraente che, restando con i propri genitori, sarebbe difficile da scoprire. Il gruppo dei pari, creato attraverso un vero e proprio patto di amicizia, appare essere il mezzo indispensabile tramite cui l’adole-scente può fare il suo definitivo ingresso nella società di appartenenza, esplorando-la in maniera approfondita e diventando un soggetto sociale a se stante (Charmet, 2010).

L’adolescente nel proprio gruppo appare meno vincolato dalle norme sociali im-poste da scuola e genitori, si sente libero di sperimentare comportamenti e attività nuove e definisce così una propria identità, autonoma e indipendente. Le aspetta-tive alla base di questo patto, però, non necessariamente sono uguali tra loro, anzi possono cambiare da gruppo a gruppo e, all’interno del della medesima compagine, da persona a persona. In altre parole, il gruppo può essere interpretato appetibile per ragioni differenti e, quindi, utile a cercare emozioni, sentimenti e attività talvolta estremamente diverse.

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I: Quindi, che cos’è che vi fa decidere di stare con gli amici invece che da soli?

V: Sì hanno più idee, e magari c’è anche più chiarezza, nel senso che ad esempio molte vol-te, quando parlo con D., io le dico delle cose, e lei mi rende la mente lucida facendomi notare altri aspetti (…).

L: Il gruppo mi aiuta a sfogarmi perché ci sono tante cose che magari non dico ai genitori, cioè a loro dico le cose, ma non così come le dico ai miei amici (..).

E: Io sono d’accordo con lei perché ovviamente il punto di vista di un adulto è diverso dal mio, e quindi potrei trovarmi in disaccordo. Non mi sento a disagio nel parlare di alcune cose con i miei amici, anche perché non lo facciamo in modo serio: la buttiamo sempre sul ridere. A parte che non ci confidiamo mai, praticamente; le rare volte in cui lo faccia-mo, lo facciamo sempre scherzando.

D: Vi tenete tutto dentro?

A: Che cosa ci dobbiamo tenere dentro?

E: Più che altro perché io non ne sento il bisogno. Ciò che mi fa stare bene è che sono simpatici, condividono i miei interessi, andiamo d’accordo, non litighiamo, non mi giudi-cano, mi trovano simpatico… penso, insomma.

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I: Quali sono le caratteristiche che una persona deve avere per diventare vostro amico?

F: (...) secondo me due amici almeno si conoscono, sanno anche dei segreti uno dell’altro, sono un po’ amici seri, non è che dico “mah magari incontro lui (indica D.) un giorno in città” dico “ciao piacere F” e “ciao piacere D” e dico “ah si è mio amico, lo conosco, lo cono-sco”. (...) Cioè io mi ritengo una persona che si è affezionata subito agli altri, però per di-ventare un mio amico... cioè... non è che con uno schiocco di dita è mio amico, per dire...

I: Questa mi sembra una cosa interessante, secondo voi cos’è che fa diventare una persona amica?

M: Una persona che si lega a te, che ti aiuta anche… quando hai bisogno.

F: Mah si deve esserci per te alla fine, tipo se tu... magari ti fa un piacere... ma non solo cose o materiali oppure robe del genere, comunque anche se sai che hai un amico, sai che puoi confidarli dei segreti... anche se non è un migliore amico o robe così. Puoi fidarti di lui, è una persona che c’è per te (...).

I: (diretto a D.) Te sei d’accordo con quello che hanno detto? Cosa ha fatto diventare tuoi amici ragazzi che inizialmente erano persone qualsiasi?

D: Perché tipo... facciamo, ci troviamo spesso, allora.... cioè insomma ci troviamo spesso, allora giochiamo, facciamo, allora a forza di trovarci ci siamo conosciuti, siamo diventati amici e per quello... poi sono simpatici e allora conta anche quello!

I: Quindi secondo te è importante innanzitutto la simpatia....

D: Sì perché se uno non è simpatico...

G: (incalzandolo) Lo scarti?

D: Diciamo... non è che lo scarti... però preferisci un amico che è simpatico, che uno... non simpatico.

Gli intervistati sembrano attratti dal gruppo per ragioni differenti: a chi cerca nei pari simpatia e divertimento si affiancano coloro che ritengono attraenti i coetanei poiché permettono di trovare qualcuno con cui confrontarsi, stabilendo un rapporto di fiducia, di condivisione e di supporto reciproco. Si può dire che nei frammenti appena riportati si fronteggino due diversi modi di vivere il proprio gruppo dei pari e, in particolare, le emozioni, i sentimenti e le esperienze a cui questo dà accesso. In altre parole, il patto che permette agli adolescenti di iniziare ad accedere in manie-ra autonoma e indipendente alla società di appartenenza, può essere interpretato in modi differenti che talvolta possono confliggere tra loro.

In primo luogo vi è un modo di sperimentare il gruppo di amici come una via d’accesso al divertimento, alla trasgressione e allo scherzo, che permette quindi di di-smettere almeno temporaneamente i panni dell’adolescente rispettoso delle regole e pronto a seguire le orme dei genitori, dimostrando di averne appreso gli insegnamen-ti. Conseguentemente, in questo caso l’amico è visto come qualcuno “che fa ridere ed è simpatico”, “con interessi simili” e “che non giudica”, che permette di trascorrere del tempo serenamente, al di fuori della scuola e della famiglia, ossia contesti

caratteriz-zati da aspettative e comportamenti attesi ben strutturati. Intendere il patto siglato con il gruppo in questo modo significa andare alla ricerca di “un clima di simpatia e di divertimento”, non aspettandosi invece di trovare negli amici qualcuno con cui confidarsi e con cui “tirare fuori” i propri sentimenti.

In secondo luogo il gruppo di amici può essere interpretato come una fonte di legami profondi, di fiducia reciproca, in cui ci si apre a confidenze “segrete” e impos-sibili da intrattenere con gli adulti e su cui ci si appoggia nei momenti del bisogno:

attraverso i propri amici si può accedere a diversi punti di vista riguardanti le espe-rienze che si vivono assieme, elaborando così una visione completa e sfaccettata di sé, degli altri e, più in generale, del mondo vissuto quotidianamente. Nel patto così siglato gli interessi in comune e il divertimento sembrano passare in secondo piano:

ciò che viene cercato è un contesto in cui si possano sperimentare sentimenti di affet-to, fiducia e reciprocità difficili da incontrare negli altri ambienti vissuti.

In entrambi i casi, quindi, il gruppo è interpretato come un modo per allontanarsi dai propri genitori dotati di aspettative ben definite e percepite come ingombranti se si è determinati a costruirsi una propria identità autonoma e indipendente. I modi at-traverso cui si vuole raggiungere questo obiettivo paiono, però, assai diversi tra loro e in alcuni casi possono confliggere: chi ricerca un gruppo di amici con cui condividere sentimenti, emozioni, speranze e punti di vista può scoprire di essersi allontanato da casa in compagnia di coetanei che, diversamente, sono fortemente attratti da espe-rienze ludiche e trasgressive. Queste diverse aspettative possono portare allo scontro tra i diversi membri del gruppo, reciprocamente delusi per avere scelto dei partner poco adatti alle proprie aspirazioni. Il patto stretto dagli adolescenti con i propri ami-ci, quindi, appare fortemente intriso di potenziali ambiguità che, una volta emerse, possono metterlo in pericolo e portare al suo scioglimento.

Non sempre però un patto di amicizia viene messo in pericolo esclusivamente dalle dinamiche interne ad un gruppo di amici, in altri sono cambiamenti indipen-denti dalla loro volontà a minacciarlo.

Focus Group Madri Scuola secondaria di primo grado N. 1

V.: Gli amici di E. abitano lì dove abitiamo noi, e spesso si fermano addirittura a casa a dormire da noi se i genitori hanno da fare o vengono con noi in montagna. Il cambio tra quest’estate e adesso lo vedevi, perché loro dovevano andare alle superiori: loro sono cambiati e si sentivano più grandi.

E. Ne ha sofferto tantissimo, tanto che ci sono stati un paio di mesi di stacco. Adesso sono rientrati alla grande, anca massa (ridendo), però effettivamente c’è stato questo stacco.

Forse sono maschi, ma lo vedevi proprio anche nell’atteggiamento: sono cambiati. Ma-gari si sono sviluppati anche fisicamente, quindi si sentivano chissà chi (ridendo).

A: Ho visto la distinzione tra le medie e le superiori: quando il suo amico è andato alle superiori, è cambiato tutto. Erano anche legati ma, quando lui ha iniziato ad andare alle superiori, basta da parte sua... e mio figlio ne ha sofferto perché lo portava come l’amico più grande e tutto, e invece dopo… ho proprio percepito il cambiamento... e poi si vedeva anche perché loro sono con le bici, e gli altri con le moto.

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O: Noi vediamo che gruppi cominciano a consolidarsi in terza. Io in terza vedo che iniziano a vedere un minimo di coesione anche fuori, si trovano, quindi ragazzi che sono all’inter-no della scuola già da tre anni, perché poi comunque in prima spesso le prime vengoall’inter-no smistate, di cinque prime ne restano quattro, per cui tanti si perdono e vengono mesco-lati. In seconda di nuovo, comunque, c’è un mescolamento, per cui in terza iniziano ad avere un’altra età e senti che si trovano anche fuori e iniziano a fare delle attività anche all’esterno. In prima e seconda è un po’ più difficile.

S: Le amicizie che vedi magari in prima, che sembrano i migliori amici della classe prima, poi magari in seconda vengono messi in due classi diverse e lì va a cadere... “ciao, ciao”, però non c’è più il rapporto come prima, sono proprio amicizie a volte di banco, punto, cade il discorso banco e basta.

Negli stralci appena riportati emergono alcuni elementi, fortemente intrecciati tra loro, frequentemente citati dagli intervistati come fattori di cambiamento che porta-no gli adolescenti a mutare in parte o totalmente amicizie di riferimento.

Il cambiamento dei contesti sociali frequentati (cambio di domicilio, scuola o classe di appartenenza) è spesso indicato come un passaggio di rottura che porta i membri di un gruppo a entrare in contatto con nuovi coetanei e ad allentare le rela-zioni con alcuni dei propri amici. I racconti di V. e A. ben esemplificano le cocenti de-lusioni a cui possono andare in contro degli adolescenti i cui amici cambiano scuola e, allo stesso tempo, frequentazioni. In questo caso il patto di amicizia è messo a dura prova: gli amici dei figli degli intervistati stringono relazioni con altri adolescenti ed esigono nuove esperienze da un’alleanza tra pari (ad esempio: stabilire rapporti sen-timentali con coetanei, uscire frequentemente alla sera e andare in luoghi frequentati da adulti e così via). Il patto a questo punto può o riconfigurarsi (come nel caso di V.

in cui gli amici di sua figlia rimangono tali, ma si rivelano comunque cambiati nei modi di relazionarsi con lei) o sciogliersi (come nel caso di A., il cui figlio rimane senza amico del cuore, oramai a contatto con ragazzi e ragazze più grandi). Da parte loro le testimonianze degli insegnanti mostrano come amicizie apparentemente so-lide svaniscano repentinamente con il cambio di classe, attraverso cui gli adolescenti vengono inseriti in nuovi contesti popolati da coetanei attraenti e pronti a stringere nuove amicizie.

Al mutare dei contesti sociali frequentati, quindi, spesso è associato un cambia-mento di aspettative da parte degli adolescenti che, crescendo ed entrando in con-tatto con nuovi coetanei, possono maturare nuove esigenze e ritenere le vecchie amicizie come oramai poco attraenti. Cambiare classe, scuola e/o quartiere mette gli adolescenti nelle condizioni di mutare modi di agire, valori e norme di riferimento mettendo in dubbio, in parte o totalmente, le vecchie amicizie. Conseguentemente, si può dire che l’intervenire di fattori esterni al gruppo può mettere in pericolo i suoi equilibri interni, portando al cambiamento delle aspettative da parte dei suoi membri e mettendone in discussione il patto di amicizia.

L’alleanza tra pari, quindi, non si presenta come monolitica, stabile ed eternamen-te duratura, piuttosto appare come un insieme di accordi in continua ridefinizione, a causa delle diverse aspettative e dei molteplici mutamenti che interessano la vita de-gli adolescenti. Durante il percorso di crescita de-gli adolescenti sviluppano aspettative mutevoli verso i propri coetanei ed entrano in contatto continuamente con contesti sociali differenti, arrivando spesso a riconsiderare le scelte affettive compiute in pre-cedenza. Le attese nutrite rispetto ai propri amici e i cambiamenti intrapresi nell’am-bito scolastico e familiare sembrano comunicare continuamente tra loro, portando gli adolescenti a definire e ridefinire i vecchi e nuovi patti di amicizia, alla ricerca di esperienze sempre diverse e di un ingresso autonomo nel mondo adulto.

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