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Educare e tutelare i propri figli: il protettivo, la guida e il fatalista

ADOLESCENTI, INSEGNANTI E GENITORI A CONFRONTO

5.3.3. Educare e tutelare i propri figli: il protettivo, la guida e il fatalista

Dopo gli insegnanti appare necessario considerare i genitori, impegnati quoti-dianamente nel trasmettere ai figli norme e valori, importanti al fine di garantire un loro pieno e soddisfacente inserimento nella società di appartenenza. Dall’analisi dei focus group effettuati emergono alcuni idealtipi che differiscono sia per il tipo di im-portanza data al gruppo dei pari nell’influenzare il comportamento dei figli sia per il significato dato al proprio ruolo educativo.

Un primo idealtipo di genitore si distingue per dipingere la quotidianità in cui i figli vivono come potenzialmente densa di insidie, che li mettono costantemente in pericolo, li spingono verso comportamenti a rischio o li rendono facili obiettivi di quest’ultimi. Per questi genitori, il mondo adulto ha il dovere e la possibilità di eserci-tare un controllo costante verso gli adolescenti e le loro relazioni con il gruppo di rife-rimento. La scuola viene spesso giudicata indulgente e permissiva per diverse ragioni.

Conseguentemente questo tipo di genitore è impegnato quotidianamente nell’attua-zione di una serie di strategie volte a regolare i modi con cui i figli si relazionano con i propri pari (negando o restringendo l’uso di dispositivi tecnologici assai diffusi, come computer e cellulari; fissando orari di rientro restrittivi; telefonando periodicamente ai figli quando sono fuori di casa; proibendo perentoriamente l’assunzione di alcol e tabacco; controllando il tipo di compagnie frequentate e così via). Tali genitori sono definibili come estremamente protettivi, infatti percepiscono i figli come fragili e sog-getti a continui pericoli, da cui devono essere salvaguardati attraverso una presenza continua e quotidiana, necessaria fino a che non avranno raggiunto una maturità sufficiente che li garantisca di entrare in maniera pienamente autonoma nella società di appartenenza. Per comprendere i modi con cui questo idealtipo si può presentare appare necessario soffermarsi sul successivo frammento di focus group.

Focus Group Madri CFP

F: Io le mando messaggi (ridendo e poi più seria), no, io la tengo sotto controllo con il cellulare e attendo che mi risponda ai messaggi, se non mi risponde la chiamo. Ovvia-mente so sempre dove va... spero che vada... perché io quando va da qualche parte, per esempio quest’estate è andata al lido al lago di X, io la accompagnavo e la andavo a prendere. Le davo un’ora, dalle nove alle undici non di più e la andavo a prendere. Spero che poi stesse lì, però ogni tanto le messaggiavo e lei mi rispondeva, oppure le telefo-navo, anche adesso, magari fa una festicciola con le amiche in paese, però ovviamente ogni tanto vado là e controllo che mi faccia vedere (...). Un po’ di libertà ci vuole, però controllata, perché anche la mia non è mai andata in discoteca e c’erano due tre amiche che dicevano “dai vieni al lido di X o Y”. Allora io le ho detto “guarda che è dalle nove alle undici” che fanno quelle musiche per ragazzi, poi non c’è baraonda con ragazzi di una certa età. Poi mi ha detto la prima volta “eh si alle undici arriva il bello, arrivano tutti” e io

“eh si cara, accontentati all’inizio così”, però piuttosto che non andare ha accettato anche quelle regole lì, le prime volte... ed è stata anche abbastanza puntuale con gli orari. Se le dico “alle dieci, massimo dieci e cinque vieni” lei sa che se non lo fa la volta dopo anziché alle dieci saranno le nove e mezza (ride) e allora cerca di essere abbastanza puntuale, d’altronde bisogna un po’ alla volta lasciarli andare (...).

A: Quando è andato in X (in gita) e non mi ha telefonato per una settimana perché le maestre mi hanno detto “dovete telefonare solo per le urgenze”. Sono stata malissimo, proprio con i crampi allo stomaco, andavo a rimettere, proprio male (...). Io devo essere sincera, sono una che lo segue tanto, ma tanto (ride) però... non perché è mio figlio non mi obbedisce anzi... però a volte dico “non so se faccio bene o faccio male”. Perché io vengo da una famiglia numerosa, sono l’ottava figlia, mio padre era molto ma molto severo e quindi non voglio che faccia... non dico “la mia stessa fine”, perché non ho fatto una brutta fine, però io ho quarantadue anni non conosco una discoteca, io alle nove massimo alle nove, alla domenica dovevo stare a casa. A volte cerco di... vedo che non esce, allora dico “esci magari”, allora dico “se non esce però sono più sicura”, a volte bisogna essere duri, però essere troppo severa non mi piace neanche. A volte dico a mio marito “forse non esce perché noi siamo stati...” non severi, ma tipo “mi raccomando, se esci non litigare, non alzare le mani”, cioè a stargli troppo dietro forse il ragazzo si intimo-risce, penso.

Il genitore protettivo controlla quotidianamente le attività svolte dal figlio nel pro-prio gruppo di riferimento, ponendo regole e vincoli volti a proteggerlo e vivendo con una certa apprensione la sua graduale conquista di autonomia individuale. Dallo spezzone appena riportato traspare come tale idealtipo di genitore si possa presentare con sfumature diverse tra loro.

A. è una madre apprensiva che “segue molto” il figlio, si reputa “una dura” e, allo stesso tempo, a volte si sente in colpa temendo di inibire al figlio alcune esperienze di vita importanti. In questo caso l’ansia porta l’intervistata a controllare in maniera talvolta soffocante il proprio figlio e suscita in lei sensi di colpa e alcuni ripensamenti relativi allo stile educativo adottato. F., al contrario, appare esercitare con meno sof-ferenza il suo ruolo, stabilendo e applicando con determinazione alcune regole

fina-lizzate a tutelare la figlia e, allo stesso tempo, a garantire una graduale conquista della libertà. Qui la mamma intervistata sembra essere consapevole che la figlia dovrà in-traprendere alcune esperienze ritenute potenzialmente pericolose (come ad esempio

“la baraonda” della discoteca) e, quindi, reputa necessario dover regolare l’accesso a queste ultime attraverso un sistema di regole restrittivo che verrà allentato progres-sivamente.

Nonostante le differenze, in entrambi i casi le intervistate sembrano essere sospese tra la volontà di proteggere i figli e la consapevolezza dell’inevitabilità di determinate esperienze di vita (andare in discoteca, organizzare feste con gli amici, allontanarsi da casa per una vacanza e così via), cercando modalità di controllo che tutelino i figli dai pericoli riscontrabili in quest’ultime.

Un secondo idealtipo di genitore si caratterizza per associare all’apprensione per i rischi corsi dai figli nella quotidianità trascorsa con i pari, la credenza che sia estre-mamente difficile poterli tutelare attraverso regole restrittive e un controllo ravvici-nato delle attività svolte lontano da casa. Di fronte a una realtà rappresentata come densa di pericoli, alcuni genitori si percepiscono come una guida, il cui compito prin-cipale è di fornire indicazioni, principi e valori che pongano i figli nelle condizioni di riconoscere ed evitare gli eventuali rischi. Secondo i genitori aderenti a tale modello un atteggiamento eccessivamente protettivo si può rivelare inefficace e, addirittura, contro produttivo, rendendo i figli poco pronti a evitare i rischi. Infatti, secondo le guide non insegnare ai figli a relazionarsi autonomamente con l’esperienza del rischio può renderli o poco abituati a riconoscerlo oppure, al contrario, particolarmente at-tratti da questo per spirito di contraddizione verso i timori e le ansie dei genitori.

Focus Group Madri Scuola secondaria di primo grado N.2

F: Bisogna dargli più responsabilità a sti ragazzini che non devono essere sempre e comunque accompagnati dalla mamma per ogni cosa. Io ho dovuto fare una scelta nei confronti di mio figlio andando via da X, lui si prende due autobus tutti i giorni e io non so cosa farci perché questo è, io gliel’ho detto “D., io devo andare via da X perché ho trovato casa lì” (...). Però io poi a un certo punto gli ho detto io non è che posso far su e giù con la macchina per ogni tuo desiderio, ti devi cominciare ad arrangiare… poi se si trova qua il sabato lo allungo io non è un problema, però se no va e viene. È una questione di responsabilità, di avere le chiavi e di non perderle, di avere dietro il cellulare (...) di responsabilizzarli e soprattutto di riuscire a non annoiarli…

D: Forse anche aiutarli a essere critici invece che tenerli fuori dalle situazioni a rischio...

delle volte magari guardare insieme il film o il programma che noi consideriamo poco educativo però delle volte guardarlo insieme però invece che porsi sempre all’opposto di una situazione critica “no, quello non lo devi guardare”, magari provare a guardarlo insieme e stimolarli a trovare le cose. Analogamente sulle amicizie: quindi conoscere i loro amici, invitarli a portarli a casa cioè non mettere dei veti, senti cosa pensano e cosa vogliono però li insegni anche a giudicare chi sono le persone che non…cioè ad avere senso critico, non a dire “quello è un figo perché si fa le canne o fa il ganzo al parco”

ecco, così secondo me…

B: Sì ecco questo con gli amici…

D: (...) io ho avuto la fortuna di avere mia mamma che aveva sempre la casa aperta agli amici, mia madre aveva sempre un piatto in più per chi si ferma senza nessun problema, senza dover prima conoscere anche i genitori degli altri e questo mi ha aiutato. Perché i ragionamenti se li fai ti portano anche a fare delle scelte diverse, se invece ti vengono sempre tolti da sotto gli occhi non lo so…quando ti si presenta una situazione, magari sei meno capace di riconoscerli…

Dallo stralcio appena riportato si può vedere come in questo caso i genitori inter-vistati abbiano un atteggiamento senz’altro diverso da quello ricostruito in preceden-za. In questo caso, i genitori da una parte ritengono importante concedere autonomia e responsabilità ai figli e dall’altra si pongono il problema di dovere affiancare i figli nella scoperta di una realtà tutt’altro che priva di modelli di comportamento reputati dannosi e pericolosi (guardando film violenti, ma anche informandoli sugli effetti dati dalle sigarette, affrontando argomenti inerenti la sfera della sessualità e così via).

Se per i genitori protettivi i figli possono essere tutelati imponendo loro restrizioni che ne evitino o che ne regolino il contatto con gli elementi di rischio, in questo caso la soluzione più augurabile è assaggiare insieme a loro situazioni potenzialmente ri-schiose e orientarli attraverso principi e insegnamenti, in modo tale che un giorno possano conquistare una completa e totale autonomia nella società di appartenenza.

Un terzo idealtipo di genitori, infine, rappresenta l’adolescenza come un periodo della vita in cui ormai il gruppo dei pari è più importante della famiglia e, quindi, ha una maggiore influenza sui comportamenti dei figli. In questo caso, i genitori

appaio-no fortemente fatalisti, ritenendo difficile mettere in guardia attivamente i propri figli dai rischi corsi nella quotidianità. A questo proposito appare interessante il seguente stralcio di focus group.

Focus Group Padri CFP

G.: È una guerra da combattere, di sicuro. In realtà siamo già nell’età in cui il gruppo inizia a contare più della famiglia e il pericolo è grande. Non è che si possa fare un granché perché se hai seminato prima adesso puoi raccogliere qualcosa con la tua attività di messa in guardia, di responsabilizzazione e sperare che i ragionamenti che nel passato hai aiutato a generare nel figlio lui li utilizzi. Se non l’hai fatto prima hai poco da control-lare perché lui seguirà quello che il gruppo gli può offrire, nel bene e nel male, quindi se la frequentazione è negativa saranno cose brutte, se è positiva no. Sorveglianza del gruppo… intanto è difficilissima da operare (...). Dipende da quello che hai fatto prima che ascolto ti dà; per quanto riguarda mio figlio son sicuro che se gli proibisco una frequentazione lui avrebbe uno scontro e rifiuterebbe quello che gli dico. Però un ragionamento come dice lui tranquillo, fatto con sincerità è in grado di ascoltarlo e lo ascolterebbe, nell’immediato magari non ci bada ma son sicuro che nel momento in cui riscontra che le mie parole sono vere mi darebbe ascolto, perché è una persona impulsi-va ma anche riflessiimpulsi-va, agisce magari ma poi ci pensa, son sicuro che mi direbbe di farmi i fatti miei però secondariamente tornerebbe indietro. Lì bisogna incrociare le dita sulle frequentazioni.

Nel frammento di focus group appena riportato G. racconta come secondo lui il ruolo educativo dei genitori si riveli fondamentale soprattutto nella pre-adolescenza, prima che il gruppo diventi più importante della famiglia, solo in questo modo ci sarà qualche possibilità di essere ascoltati anche successivamente. Il fatalista, quindi, non crede che il ruolo genitoriale sia inutile, ma piuttosto ritiene che nel corso dell’adole-scenza le capacità di azione dei genitori siano residuali ed estremamente dipendenti dal lavoro educativo precedentemente svolto. Il gruppo dei pari frequentato e il tipo di esperienze con cui i figli si confronteranno metteranno alla prova gli insegnamenti dei genitori, mostrando a essi se hanno svolto o meno in maniera soddisfacente il proprio ruolo. Analogamente alla guida, il fatalista dà più importanza ai principi edu-cativi trasmessi ai figli, ma a sua differenza si rivela scettico riguardo alle possibilità di essere ascoltato in un periodo in cui il gruppo dei pari, come visto nei focus group con gli adolescenti, si rivela profondamente attraente e affascinante.

Anche nel caso dei genitori sembrano essere emerse rappresentazioni eterogenee, a partire dalle quali le possibilità e i modi di intervenire e tutelare gli adolescenti dai rischi corsi quotidianamente in compagnia del proprio gruppo dei pari appaiono estremamente diverse tra loro. Infatti se i genitori protettivi o che si percepiscono

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