ADOLESCENTI, INSEGNANTI E GENITORI A CONFRONTO
5.3.1. Vivere il gruppo e i suoi rischi in maniera differente: l’adepto, il leader e il guardiano
Dall’analisi dei focus group con gli alunni intervistati sono emerse diverse rappre-sentazioni della vita di gruppo e dei rischi emergenti da quest’ultima. In questa sede si ricostruiranno tre tipi ideali di adolescenti, differenti nell’interpretare le relazioni che instaurano con i propri coetanei e nell’analizzare gli episodi di violenza e, più in generale, il manifestarsi di comportamenti devianti.
In primo luogo, le attività svolte dai singoli all’interno del proprio gruppo di ri-ferimento possono essere mirate principalmente ad affermare la propria adesione a esso e, quindi, alle norme e ai valori che lo caratterizzano. Un gruppo, ad esempio, si può caratterizzare per la passione per un determinato sport o per una certa at-tività (suonare, andare in moto, leggere e scambiarsi film o libri e così via) che nel momento in cui non è condivisa dal singolo ne determina la fuoriuscita dal gruppo.
Un primo tipo ideale di adolescente, estremamente diffusa nei focus group svolti, si contraddistingue per la ricerca continua di comportamenti che possano confermare la sua adesione e la sua appartenenza a un determinato gruppo e, per questa ragione, verrà definita dell’adepto. L’adepto è interessato principalmente a comprendere e a seguire le regole tipiche del proprio gruppo, rivelandosi sensibile alle pressioni degli altri membri verso determinati comportamenti. Nel momento in cui il gruppo stabi-lisce e propone delle attività aggressive verso cose e persone (ad esempio: suonare i campanelli del vicinato, distruggere beni comuni, canzonare altri coetanei percepiti come esterni dal gruppo e così via), l’adepto è solitamente incline a parteciparvi, af-fermando la sua adesione alla collettività di riferimento. Dai dati raccolti, però, emer-ge che tali adolescenti sono provvisti anche di propri valori e norme di azione che li portano talvolta a disobbedire al gruppo e a non partecipare a tutte le attività da esso proposte. A questo proposito risulta interessante soffermarsi su uno stralcio di focus group.
Focus Group Adolescenti CFP
E voi? Vi siete mai sentiti attratti da cose rischiose? Che poi magari avete pensato che fossero sbagliate...
D: Tante cose mi son successe, ma non dare fastidio ad altre persone. Magari con i miei amici per vedere se avevamo il coraggio di fare certe cose, ci dicevamo a vicenda “nean-che il coraggio, nean“nean-che il coraggio” e allora poi le facevamo, ma non erano cose gravi, erano cavolate da fare con gli amici, non per rompere le scatole alla gente. Tipo saltar giù dai muretti alti per farci male, per divertirci.
M: Anche a me è capitato, ma non in questo senso. Eravamo di fronte a casa di questo signore e tutti mi dicevano “Hai il coraggio di dirgli...?”, “Hai il coraggio di urlare?”, suonare il campanello, e io “no” e tutti “dai fallo! Hai paura?”, dopo allora...
F: Pur di fartelo fare ti dicono “hai paura! Hai paura!?”
D: Sì ben, ma fin quando fai quelle cose lì è lo stesso (...). Se son robe semplici che devi fare cavolate o robe così, le faccio anche...
F: Tipo suonare campanelli, vai lì te soni e lo fai anche.
D: Stai lì a guardare chi risponde se mai. Ma se sono altre robe, tipo romper cose e quelle cose lì, che puoi andare dai carabinieri, preferisco lasciargliere fare agli altri, cioè se vogliono proprio farle dico “fattele te”, in caso sto lì a guardare, ma cerco di non farle se son gravi.
Nello stralcio appena riportato D. e M. raccontano di avere agito in passato come veri e propri adepti, aderendo alle pressioni del gruppo e mostrando di seguire i valo-ri proposti da quest’ultimo (ad esempio: il coraggio, la mancanza di deferenza verso le autorità adulte e così via). D’altra parte, però, loro stessi distinguono tra “le cavo-late” e “le robe grosse”, ossia quelle attività ritenute particolarmente pericolose per sé e per gli altri, come ad esempio compiere atti vandalici o aggredire in maniera vio-lenta e reiterata altri coetanei. D. e M. affermano di non essere disposti ad attuare tali comportamenti, neanche se stimolati dai propri amici, dichiarandosi pronti, in caso, a rinegoziare con gli altri coetanei le regole del gruppo e/o la propria appartenenza a esso. L’adepto, quindi, è dotato anche di propri valori e norme di azione che talvolta possono confliggere con quelli del gruppo, portandolo a disobbedirgli e ad affermare la propria volontà individuale.
In secondo luogo, le attività svolte dai gruppi dei pari spesso sono proposte da singoli individui o da piccoli sottogruppi che mirano a condizionare le regole, i valori e, più in generale, i modi di agire dominanti in un determinato gruppo. Agli adep-ti, quindi, si affiancano altri adolescenti che non si accontentano di appartenere a una certa collettività, essendo intenzionati a influenzarla attivamente e a guadagnare potere e visibilità al suo interno. Proporre dove uscire alla sera, quale film guardare oppure che caratteristiche fisiche e caratteriali debbano avere i membri di un gruppo, sono tutte attività che questo tipo ideale di adolescenti compie quotidianamente, can-didandosi a divenire leader all’interno di un determinato gruppo. Il leader interpreta
il proprio gruppo di riferimento come un contesto in cui affermarsi e guadagnare visibilità e potere, per questa ragione mira continuamente a determinare le regole comuni e a compiere azioni che lo portino a distinguersi dagli altri, arrivando talvolta ad assumere comportamenti a rischio per sé e per i propri coetanei. Quindi, se gli adepti tendono a seguire e a rispettare le regole del gruppo, i leader mirano a definirle e ridefinirle quotidianamente, cercando continuamente di occupare e/o riprodurre tale ruolo. Gli intervistati tendono a non dichiarare esplicitamente di volere diventare leader o di esserlo all’interno del proprio gruppo, infatti solitamente attribuiscono questo ruolo ai propri amici e conoscenti, soffermandosi sui modi affascinanti e, allo stesso tempo, aggressivi con cui essi si affermano nella quotidianità. Al fine di com-prendere ulteriormente come irrompe, agisce e si impone un leader all’interno di un gruppo, appare necessario lasciare la parola ad alcuni intervistati.
Focus Group Adolescenti Scuola secondaria di primo grado N. 1
V: L’anno scorso in classe è venuta una nuova ragazza, I., che non è qua e che ha avuto l’idea di creare questo gruppo: io, T., da poco è entrata D., e altre due ragazze. È un bel gruppo perché ci aiutiamo a vicenda, se c’è un problema lo risolviamo insieme, però ci sono anche tante rivalità e tanti problemi da risolvere (...). A noi sta simpatica, però è arrivata e ha ribaltato tutto. All’inizio noi eravamo un po’ gelose perché subito hanno dato attenzione solo a lei, mentre con noi non l’hanno mai fatto, forse perché eravamo tutti estranei la prima volta, e non c’era mai stato così tanto affetto solo il primo giorno, mentre loro (tutti i maschi della classe) hanno dato molto più affetto a lei. E poi lei vuole sempre essere al centro dell’attenzione, ed è una cosa che a noi non va tanto perché, se siamo un gruppo, siamo tutte alla stessa altezza. Quando capita che non parliamo di lei, lei in qualsiasi modo cerca di… (...).
I: Quindi questa compagna di classe decide che cosa si fa … V: Esatto. Comunque è vero che non è che noi diciamo di no.
I: Ma perché è più grande o per qualche ragione particolare?
V: No, ha la nostra età. Forse perché ha più carattere, secondo me: se ha qualcosa da dirti, te lo dice in faccia.
T: A volte può essere un pregio, ma anche un difetto.
V: Perché a volte prende in giro lei (indicando D.) per alcuni suoi problemi, però non ha senso prenderla in giro (...). I primi due anni D. è stata tagliata fuori, soprattutto il se-condo, perché il primo non c’era I. E solo quest’anno noi ragazze ci siamo accorte che stavamo solo dietro a I.
Il caso di I. palesa alcuni modi in cui un adolescente può candidarsi a leader di un determinato gruppo. In questo caso I. è entrata in una classe già formata, in cui nel corso del tempo si erano create alcune amicizie tra i suoi componenti e si è proposta subito come leader, stabilendo nuove regole, criteri di appartenenza e ruoli all’in-terno del gruppo. In altre parole I. è riuscita a ridisegnare sia il gruppo classe sia il sottogruppo di cui V. e T. facevano parte, il quale è diventato “un bel gruppo in cui
ci si aiuta a vicenda”, palesandosi d’altra parte come fortemente esclusivo. Il leader in questo caso si rivela come un adolescente che manifesta comportamenti fuori dal comune, riuscendo ad attirare l’attenzione su di sé, a fare rispettare agli altri le regole che esso stesso stabilisce e ad attuare continuamente azioni volte a delimitare i confini del proprio gruppo. Gli adepti, in questo caso rappresentati da V. e T., paiono nutrire sentimenti contrastanti verso il leader, da una parte riconoscendo caratteristiche po-sitive a esso e al gruppo di appartenenza comune, d’altra parte soffrendo per la mag-giore attenzione che quello ottiene e per gli eventuali legami recisi o allentati con altri coetanei. Le relazioni tra adepti e leader, però, non sembrano statiche e immutabili, infatti il leader per rimanere tale deve essere in grado eventualmente di riconfigurare le regole e i ruoli del proprio gruppo in modo che i suoi membri non fuoriescano. Ad esempio, in questo caso I. dopo circa un anno ha permesso l’entrata di D., amica di V.
e T., nel proprio gruppo, ridisegnando la sua composizione e, quindi, preservandone la solidità. Il leader, perciò, corre spesso sul filo del rasoio, dovendo essere recettivo nei confronti degli adepti e facendo in modo di stabilire norme e valori comuni com-patibili con quelle maturate individualmente da essi.
Un terzo e ultimo tipo ideale di adolescente, invece, si caratterizza per rappre-sentare i diversi gruppi dei pari attraversati come contesti potenzialmente minac-ciosi per sé e, quindi, per mettere in atto continuamente azioni di difesa alla propria identità. Se l’adepto è impegnato ad aderire il più possibile alle norme, ai valori e ai comportamenti promossi dal gruppo, gli adolescenti aderenti a questo terzo idealtipo si distinguono per attuare modalità d’azione volte ad affermare la propria identità di fronte ad azioni reputate, direttamente o indirettamente, lesive per sé. Per questa ragione, tale tipo ideale di adolescente verrà denominato del guardiano, a segnalare il modo attento e meticoloso con cui essi analizzano le interazioni che avvengono nel loro gruppo di appartenenza. Il guardiano, analogamente all’adepto, non ha mire di leadership e accetta di buon grado le norme e i valori del gruppo, ma a differenza di quest’ultimo, però, pone una particolare attenzione verso i propri valori, principi e, più in generale, verso la propria persona. In altre parole, il guardiano monitora quoti-dianamente che le pressioni del gruppo non ledano la propria dignità e le proprie pe-culiarità individuali, rispondendo in maniera talvolta aggressiva nel momento in cui ciò avviene. Analogamente al leader, il guardiano si rivela propenso ad affermare la propria identità, in questo caso però l’affermazione di sé è prevalentemente difensiva e reattiva, anziché propositiva. Per approfondire tale idealtipo è necessario riportare uno stralcio di focus group.
Focus Group Adolescenti CFP
D: A me l’anno scorso c’era un mio compagno che continuava a darmi fastidio e gli dicevo che la smettesse e lui non la smetteva. Poi fuori scuola lui mi ha detto una roba e mi sono arrabbiato, allora gli ho dato un pugno e lui è caduto per terra e all’inizio non si muoveva più. Ma non ho fatto apposta! Cioè, si ho fatto apposta... però non usciva sangue e alla fine non è successo niente e alla fine si è rialzato, però di colpo l’ho chia-mato e non si alzava più e mi è venuto paura e da quel giorno non ho più fatto niente a nessuno.
F: Dopo un po’ ti tirano, non bisognerebbe ricorrere alle mani, però...
D: Sì lo so, ma quello lì ha continuato tutto l’anno...
F: Sì va beh, ma dopo un po’ che lo fa è logico che ti girano.
D: Non avrei voluto fargli male però...
F: Ti viene automatico! (...).
I: E secondo voi cosa fa scattare...
D: Perché quando sei lì in gruppo e lui ti rompe le scatole, tu dici di smetterla e non la smette, ti ride in faccia e ti viene il nervoso.
F: Gli tiri un crozzo.
D: Da tanto però che continuava a rompere, ma da quel giorno non mi ha più rotto.
M: Questa cosa dipende anche dalle persone, ci sono persone che basta che gli dici un’offesa, neanche seria, e loro si incavolano subito e arrivano alle mani. Invece ci sono persone che le puoi offendere quanto vuoi e non gliene frega niente.
G: C’è una mia amica che è molto delicata e basta che tu le dica qualcosa e si offende subito, quindi quando devo scherzare ci devo pensare a cosa dire, questa qua è proprio
“perché hai detto questo?”, “perché fai questo?”, non lo posso sopportare.
Dal racconto di D. traspare come la scelta di aggredire violentemente un proprio compagno di classe, derivi dal comportamento di quest’ultimo, ritenuto lesivo nei confronti di sé e della propria identità. È interessante notare come D. sottolinei che tali interazioni siano avvenute in presenza del proprio gruppo di amici, suscitando in lui una reazione nervosa e aggressiva. A seguito del racconto di D., M. e G. osservano che il tipo di reazione alle aggressioni fisiche o verbali cambia da persona a persona, rimarcando implicitamente che le azioni compiute da D. sono solo uno tra i modi possibili di reagire. Il guardiano, in questo caso personificato da D., può quindi ar-rivare a compiere atti particolarmente aggressivi e pericolosi mettendo a rischio se stesso e gli altri.
I tre idealtipi appena delineati si configurano come modi diversi di rappresentare il gruppo dei pari e di agire al suo interno e, pur essendo delle approssimazioni di una realtà sociale ben più complessa, appaiono estremamente utili al fine di comprende-re le diffecomprende-renti modalità attraverso cui possono emergecomprende-re comportamenti devianti.
Infatti se per gli adepti intraprendere azioni delittuose è una conseguenza della loro costante ricerca di adesione al gruppo e alle sue regole e per i leader è un modo per
imporsi sui coetanei, nel caso dei guardiani l’aggressione verso gli altri è una conse-guenza della loro attenzione alla difesa della propria identità all’interno del gruppo di appartenenza. Attraverso questi tre tipi ideali, quindi, si può restituire una visione complessa e sfaccettata della vita di gruppo e dei modi in cui essa può dare vita a episodi di violenza e, più in generale, di aggressività verso gli altri.
5.3.2. Analizzare e intervenire sulla vita del gruppo: il naturalista e l’alchimista