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FATTORI AMBIENTALI E AZIONE DEVIANTE

23. La ringraziamo molto per il tempo dedicato alla compilazione del questionario

3.8. FATTORI AMBIENTALI E AZIONE DEVIANTE

Domanda - Fattori ambientali: luoghi, situazioni e momenti particolarmente critici.

Per quanto riguarda i fattori socio-ambientali, i Dirigenti degli istituti scolasti-ci rilevano alcuni luoghi, situazioni e momenti della giornata scolastica particolar-mente critici, in cui la probabilità di veder nascere una situazione di trasgressione o devianza, risulta decisamente maggiore. La semplicità con cui si può sfuggire al controllo da parte del corpo docente sembra il fattore che accomuna questi diversi momenti e luoghi: entrata e uscita dalla scuola, il bagno, il giardino, la pausa pranzo, la mensa, la ricreazione, il viaggio di istruzione e le ore di supplenza.

Anche se, ovviamente, tutti questi luoghi e spazi rappresentano anche situazioni meno rigide dove si possono costruire e rinsaldare relazioni positive ed efficaci, utili alla risolu-zione di un problema, dove si possono vivere esperienze aggreganti che unificano la classe.

a. Entrata e uscita dalla scuola/mensa: si rileva per tutti gli studenti di ogni ordi-ne e grado, mentre il momento della pausa pranzo coinvolge principalmente gli studenti delle scuole secondarie di primo grado.

b. Viaggio d’istruzione: in questa circostanza, il controllo da parte degli insegna-ti è decisamente inferiore; possono presentarsi momeninsegna-ti in cui è più facile trasgredire alle regole e, allo stesso tempo, non essere identificati come autori dell’azione deviante.

c. Ore di supplenza: il clima di classe in tali momenti diventa effervescente e gli studenti sono difficili da controllare come difficile è inibire le azioni

devian-ti per un insegnante esterno alla classe che, infatdevian-ti, non viene riconosciuto come figura di riferimento dal proprio corpo docente.

d. Ricreazione: secondo l’opinione dei Dirigenti, questo momento della giornata scolastica rappresenta per i ragazzi, soprattutto delle scuole secondarie supe-riori, il momento di libertà dalle regole degli insegnanti, per questo motivo sembra essere più facile violarle e compiere azioni trasgressive.

Domanda - Quali contesti facilitano l’emergere di devianti e trasgressori (e eventuali vittime) e quali inibiscono il fenomeno?

Diversi sono i fattori protettivi che potrebbero inibire l’atto deviante o, al contra-rio, fattori che invece potrebbero facilitare la sua commissione.

Senz’altro da rilevare una riflessione profonda sull’istituzione scuola e sulle sue pos-sibili trasformazioni migliorative. Secondo i Dirigenti intervistati infatti un contesto che potenzialmente inibisce il fenomeno della devianza giovanile potrebbe essere indi-viduato in un certo idealtipo di scuola. L’ambiente scolastico dovrebbe essere costruttivo e votato alla motivazione e questo può accadere solo modificando le metodologie di-dattiche. I ragazzi dovrebbero sentirsi attori partecipi del processo di apprendimento e di costruzione della propria identità, “non devono annoiarsi”. Questo perché gli stu-denti che sono impegnati in prima persona non hanno necessità di costruirsi dei “fan-tasmi esterni”. I progetti educativi dovrebbero quindi partire da un prendersi cura degli studenti prima di pensare ai contenuti culturali da trasmettere. La scuola, affermano i Dirigenti, dovrebbe adeguarsi al cambiamento della società e fare i conti con giovani cresciuti in contesti molto diversi da quelli del passato. Alcuni istituti hanno già adot-tato delle forme di partecipazione attiva degli studenti alla vita scolastica, attraverso, ad esempio, la consulta degli studenti, il Parlamentino, l’Agorà, etc. Sarebbe importante organizzare a scuola delle attività extracurriculari, facendo riconoscere l’istituto come un luogo positivo di relazioni significative e in cui si può stare più liberi, non solo da studenti. Anche se la famiglia non è presente, possono esserci delle altre figure adulte (i docenti) come validi punti di riferimento per i giovani. La scuola è irrigidita, accusa le famiglie, ma non si sforza di andare loro incontro, al di là del senso formale del ter-mine. Sarebbe importante invece mettere al centro il ragazzo, capire che sta crescendo, mettere al centro i suoi bisogni. Secondo alcuni intervistati anche gli stessi docenti sono irrigiditi, oggi non basta più conoscere la propria materia d’insegnamento a menadito, bisogna essere credibili, saper comunicare con i giovani.

Sempre per quanto riguarda la scuola, gli intervistati sono concordi nel ravvisare in un corpo docente coeso, in un gruppo di insegnanti che non demolisce lo studente se sbaglia, che non svaluta la persona per un errore (ma che lo interpreta come un in-cidente di percorso), che tende a dare rinforzi positivi, che ascolta i ragazzi e che offre

percorsi formativi forti un fattore protettivo. Le cose funzionano meglio - secondo gli intervistati - nelle scuole in cui gli insegnanti rispettano gli studenti prima ancora di chiedere e pretendere rispetto, anche perché tale istituzione è spesso l’unico luogo in cui possono trovare risposte alternative al gruppo e alle non risposte della famiglia.

In generale, gli studenti dovrebbero essere circondati da adulti significativi che “ci sono”, sia materialmente sia simbolicamente. I giovani stanno meglio quando si ac-corgono che sono circondati da adulti che si prendono le responsabilità di quello che stanno facendo, quando capiscono che c’è un docente che li conosce, che si fa carico delle loro situazioni, che spende tempo per loro; tutto ciò facilita l’instaurarsi di una relazione di fiducia che permette poi agli stessi studenti di confidarsi nel caso in cui ci sia un problema o un disagio. In una parola: avere accanto degli adulti significativi che aiutano a trovare la propria strada.

Per facilitare il percorso di crescita e di costruzione identitaria dei ragazzi è neces-sario affermare la certezza delle regole e di sanzioni per chi le viola, ma anche svolge-re in maniera partecipata e condivisa delle attività extrascolastiche; svolgesvolge-re attività insieme, fare esperienze assieme agli altri (uscite extrascolastiche, soggiorni turistici, esperienze con associazioni sul territorio) che valorizzano l’apporto dei ragazzi; fare musica o compiti scolastici assieme ad altri studenti; svolgere delle attività sportive di gruppo con istruttori che devono favorire la coesione di squadra e puntare più al gioco che non alla prestazione. Nello sport si impara a perdere e quindi a reagire alle frustrazioni. Tutte queste attività “positive” rinforzano il legame sociale e l’attacca-mento verso soggetti significativi: processi utili al raggiungil’attacca-mento dell’autonomia, al processo di responsabilizzazione e di costruzione identitaria.

Vengono poi rilevate dai Dirigenti sia circostanze più puntuali sia condizioni so-ciali più in generale che possono facilitare il soggetto nel commettere azioni trasgres-sive. Per quanto riguarda la prima tipologia gli intervistati fanno riferimento alla presenza di luoghi pericolosi e ambigui che attirano i giovani con delle attrazioni-tentazioni, dove il lecito e l’illecito sono molto vicini: locali particolari, parchi pub-blici, happy hours. O come la presenza di soggetti (generalmente ragazzi più grandi) che provocano e mettono a repentaglio l’equilibrio della scuola e degli studenti che la frequentano. Per quanto attiene, invece, ai fattori nel contesto sociale allargato gli intervistati focalizzano l’attenzione sul clima sociale improntato alla riservatezza e alla chiusura, alla consuetudine di tenere i problemi chiusi tra le mura domestiche, modalità tipiche del Trentino che, senz’altro, non facilitano la comunicazione del di-sagio da parte dei giovani al mondo adulto. Ma, contemporaneamente, sottolineano una potenzialità di questo stesso retroterra culturale: in Trentino molto dell’impianto sociale è quello tradizionale, quello del mondo contadino che, anche se modificato e

trasformato dalla modernità, possiede ancora dei fattori protettivi che lo salvaguar-dano e che possono essere importanti per il futuro.

Infine, i partecipanti all’indagine suggeriscono che, stante una società sempre più multietnica, può diventare un fattore di rischio il non lavorare nel senso dell’integra-zione, della conoscenza delle altre culture, del rispetto della provenienza.

Per illustrare quanto detto si propone il seguente quadro sinottico che illustra i fattori protettivi che potrebbero inibire la realizzazione di un’azione deviante.

Tabella 3.4. - Fattori protettivi che inibiscono la commissione dell’azione deviante Luoghi e soggetti

Corpo docente coeso Senso di

responsabilità

Svolgere attività condivise

Presenza di regole Abbandonare la rigidità, l’eccessivo formalismo

3.9. I CAMPANELLI D’ALLARME: È POSSIBILE PREVENIRE E PREVEDERE

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