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IL SISTEMA E LE SUE RISORSE: CHE FARE?

23. La ringraziamo molto per il tempo dedicato alla compilazione del questionario

3.12. IL SISTEMA E LE SUE RISORSE: CHE FARE?

Domanda - Se dovesse indicare 3 azioni prioritarie per il contesto locale, cosa citerebbe?

Molti Dirigenti scolastici sostengono la necessità da parte della scuola di costruire il senso di responsabilità dei ragazzi attraverso l’esempio di un adulto di riferimento ade-guatamente formato. La scuola si vede quindi non più e non solo come luogo di cono-scenze, ma anche come opportunità di crescita di tipo etico e relazionale. Dunque, non solo luogo di istruzione ma anche di educazione. Questo si lega in modo indissolubile al processo di costruzione dell’identità di un individuo, uno dei motivi scatenanti che i Dirigenti scolastici hanno individuato come possibile input incalzante: l’incapacità di un ragazzo di costruirsi un’identità positiva senza l’aiuto di altri. Gli ‘altri significativi’

che non sono in grado di sostenere questo processo di costruzione sono individuati dai Dirigenti scolastici nella scuola, nella famiglia, nella società. Una scuola, poi, che potrebbe inibire il fenomeno della devianza e della trasgressione è un ambiente che punta a fare comunità: ancora una volta la partecipazione attiva degli studenti guidata da un adulto significativo di riferimento diventa la chiave per sconfiggere il fenomeno.

Per questo molti istituti organizzano delle attività extracurriculari che possano attrarre i giovani verso forme di aggregazione positive e formative. La scuola diventa

quindi, non solo un luogo di apprendimento di conoscenze, ma anche di costruzione di un’identità stabile e di un senso civico formato.

Nell’insieme si sono identificate le azioni prioritarie per ridurre i fenomeni di di-sagio giovanile riferibili al contesto scolastico in generale, al corpo docente, alla fami-glia e al contesto societario allargato.

1. Per quanto attiene al contesto scolastico in generale:

• Modificare l’istituzione scolastica rendendola più adeguata ai tempi e alle nuove generazioni anche nelle sue proposte educative: una sorta di scuola laboratorio attivo.

• Creare anche delle figure intermedie tra docenti e famiglia con formazione ad hoc sulla mediazione e sulla capacità di lettura dei problemi e dei bisogni, figure con una certa autonomia, con un monte ore di docenza basso, che rie-scano a tenere aperta la comunicazione nei momenti difficili.

• Focalizzare l’attenzione sulla questione delle regole e sul diritto al riconosci-mento dei ragazzi.

• Creare all’interno della scuola degli spazi nuovi di partecipazione in modo che i ragazzi si sentano protagonisti attivi rispetto alla gestione della propria identità all’interno della scuola.

• Differenziare una parte del percorso formativo, quindi modificare la funzio-ne educativa della scuola in modo da intervenire efficacemente sui ragazzi;

• Potenziare la fase di informazione e prevenzione, anche adottando delle nuo-ve modalità che abbiano più appeal sui giovani.

• Aggiungere competenze nuove all’interno della scuola: psicologi, formatori, pedagogisti, ecc.

• Creare maggiore internazionalizzazione;.

• Creare maggiore tempo e tranquillità nella scuola per affrontare i programmi scolastici e per creare relazioni di fiducia con gli studenti.

• Prevedere curriculum scolastici in chiave europea che tengano conto anche di competenze sociali e civiche.

2. Per quanto attiene al corpo docente:

• Prevedere attività di formazione per docenti sull’orientamento, sul successo formativo, sui tempi di sviluppo dei ragazzi che sono cambiati nel corso degli anni, anche partendo dalla scuola primaria.

• Prevedere corsi di formazione sulla gestione della classe e sulla gestione dei conflitti.

3. Per quanto attiene alle famiglie:

• Attivare percorsi di sensibilizzazione e formazione delle famiglie per un loro miglior sostegno in modo che gli adulti di riferimento affrontino in modo adeguato gli aspetti normativi che sottostanno i comportamenti dei ragazzi.

• Attivare delle azioni con la famiglia, dei percorsi di formazione e informazio-ne. Fornire aiuti alle famiglie in difficoltà, non solo dal punto di vista econo-mico, con l’ausilio di interventi da parte del servizio sociale, ma anche attra-verso percorsi di formazione che aumentino la capacità di ascolto degli adulti che circondano il ragazzo.

4. Per quanto attiene al contesto locale:

• Creare una rete migliore tra istituti e tra questi e il territorio anche grazie a una precedente mappatura locale di tutte le realtà che si occupano di giovani in modo da identificare i bisogni dei ragazzi in modo coerente ed univoco.

• Mappare i bisogni per una migliore allocazione delle risorse e messa in rete di tutte le istituzioni educative che si occupano di giovani per una migliore progettazione degli interventi.

• Favorire una maggiore partecipazione da parte di altri enti sociali e cul-turali sul territorio nell’attività di prevenzione del disagio giovanile. Una condivisione delle regole educative da parte di tutte le agenzie educative, evi-tando di dare ai ragazzi l’impressione che gli adulti che li circondano parlino lingue diverse e che per gli adulti esistano altre regole di comportamento.

• Creare maggiore rete tra le istituzioni in modo da agire in maniera sinergica.

Domanda - Soddisfazione delle risorse stanziate dalla Provincia

C’è una generale soddisfazione per le risorse che la Provincia e altri enti pubblici stanziano sia per le scuole sia per associazioni sul territorio sul tema dei giovani.

Forse, affermano gli intervistati, più che puntare verso la prevenzione, si dovrebbe fo-calizzare l’attenzione sul fornire nuovi spazi agli studenti che consentano loro forme di realizzazione. Questo anche riformulando la didattica tradizionale che forse non è più adeguata ai tempi, dove la conoscenza non è più controllata solo dal docente, ma-gari rimodulando le classi sulla base degli interessi e delle competenze, e soprattutto fornendo occasioni di protagonismo a tutti, dando fiducia ai ragazzi.

3.13. NOTE CONCLUSIVE

• L’emergenza in Trentino rispetto alla violenza giovanile apparirebbe un falso mito;

sembrerebbe piuttosto un argomento caldo per le speculazioni dei mezzi di infor-mazione alla ricerca di notizie dotate di glamour, ma anche una sorta di chimera originata da una maggiore attenzione rivolta alla “categoria giovani”.

• Forse si assiste a una diffusione maggiore di atti di trasgressione ma, soprattutto rispetto al passato, si evolvono e si modificano tali azioni e non sempre la capacità di lettura di tali episodi e le forme di risposta da parte del mondo adulto mutano contemporaneamente e adeguatamente. Le nuove modalità di espressione delle trasgressioni, in particolare l’uso improprio nelle moderne tecnologie e l’abuso di alcol - problema trasversale alla popolazione trentina - rispondono a originali necessità.

• Se in passato l’adolescente aveva la prerogativa di “essere contro”, oggi la sua ne-cessità basilare è “esserci”. Esserci nel senso di riuscire a imporre la propria volontà e forza in un qualsiasi contesto della società, ma anche nel senso di necessità di riconoscimento da parte di quel mondo adulto troppo preso con le proprie perso-nali incertezze e inquietudini per accorgersi davvero dei figli o troppo impegnato a sostituirsi a questi stessi figli per proteggerli, per renderli simili il più possibile a un fantoccio di perfezione che soddisfi le loro aspettative frustrate e gli imperativi di una società moderna che corre e che non lascia spazio per chi cammina con ritmi diversi e per traguardi non conformi al successo sociale.

• Siamo allora di fronte a un’emergenza famiglia? Senz’altro si rileva un’assenza marcata o una presenza ingombrante, una mancanza di regole o una presenza incoerente di norme, tutti aspetti questi che non facilitano la difficile sfida del crescere dei giovani figli. Ma anche la scuola non sembra essere sempre all’altezza di rapportarsi in maniera consona alle nuove generazioni troppo irrigidita in for-malismi e in necessità didattiche e metodi obsoleti che rendono miopi rispetto alle nuove esigenze educative e relazionali.

• Calati in un contesto sociale, scolastico e familiare che non li comprende e non li sostiene in maniera efficace, i giovani sembrano trovare appagamento, ricono-scimento, possibilità di protagonismo, relazioni emotivamente appaganti, diverti-mento, nel gruppo dei pari. Il gruppo sembra essere l’unico soggetto significativo davvero presente nella quotidianità degli adolescenti, l’unico che parla la stessa lingua. Un soggetto importante per cui si è disposti a compiere azioni forti, siano esse positive, siano esse negative. E in effetti, sembra che tutti possano interpretare la parte dei “buoni” o dei “cattivi”, una trasversalità a trecento sessanta gradi: i po-veri, ma anche i ricchi; gli esuberanti e i timidi; gli italiani e gli immigrati; i maschi

e le femmine; quelli con i genitori assenti e quelli con i genitori sempre presenti…

ognuno con le sue modalità, ognuno con le sue ragioni.

• Una maggiore attenzione va rivolta verso quei gruppi di adolescenti che si chiudo-no al mondo esterchiudo-no, che si uniscochiudo-no con finalità strumentali negative, che sochiudo-no composte da soggetti che portano con sé una serie di fattori di rischio: avere una bassa autostima e poche e realistiche opportunità di emergere con comportamen-ti, risultati e prestazioni positivi; appartenere a una famiglia disagiata, multipro-blematica, assente, “altra” rispetto alla cultura maggioritaria. A fronte di queste circostanze, il passaggio da un gruppo di amici a un gruppo di teppisti sembra essere in agguato.

• Al di là delle particolari caratteristiche personali dei giovani, possono contribuire a inibire lo scivolamento nei comportamenti trasgressivi alcune circostanze ester-ne: in primis la presenza di adulti di riferimento dei giovani che hanno instaurato con loro relazioni autentiche, ma anche un sistema di regole certo e coerente.

Infine, il fattore protettivo per eccellenza è probabilmente quello di facilitare i gio-vani nell’appropriarsi dell’autonomia di cui hanno diritto, offrendo loro occasioni autentiche di partecipazione, condivisione e soprattutto di protagonismo, tali da dare un senso alla loro quotidianità e infondere speranza nel loro futuro.

Capitolo 4

Dal gruppo alla banda: cosa ne pensano i testimoni privilegiati

Lorella Molteni

Dopo aver considerato le opinioni dei Dirigenti scolastici e Direttori di CFP, si descrivono di seguito le considerazioni espresse da 17 attori di realtà istituzionali lo-cali – educatori, responsabili di cooperative e centri di aggregazione giovanile, forze dell’ordine, funzionari pubblici e operatori di associazioni di volontariato, sportive, di promozione sociale – ascoltati anch’essi attraverso un’intervista semi-strutturata.

Le domande ricalcano quelle sottoposte nella fase precedente del progetto, in par-te riadattapar-te ai peculiari conpar-testi di riferimento degli inpar-terlocutori che, in virtù della loro professione, formazione e attività, detengono sguardi differenti sul fenomeno della devianza giovanile.

Nel complesso, le riflessioni sostanziali proposte dagli osservatori ripropongono quanto già emerso in relazione a Dirigenti scolastici e Direttori CFP, con sfumature e spiegazioni del fenomeno solo in parte differenti per i diversi ruoli occupati e le problematiche giovanili affrontate nella loro esperienza.

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