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Diffusione della devianza e possibilità di previsione

23. La ringraziamo molto per il tempo dedicato alla compilazione del questionario

4.4. LA GENESI DELLA VIOLENZA

4.4.2. Diffusione della devianza e possibilità di previsione

“È possibile prevedere con ragionevoli margini di probabilità la nascita di episodi di devianza e violenza? Sulla base di quali elementi? Esistono campanelli di allarme di si-tuazioni critiche e rischiose? Quali sono? Quali contesti facilitano l’emergere di devianti e trasgressori (e eventuali vittime) e quali inibiscono il fenomeno? A lungo si è considerato un legame di connessione tra devianza giovanile/bullismo e provenienza da contesti fa-migliari e comunitari degradati o comunque caratterizzati da marginalità sociale. Più di recente si è richiamata la trasversalità della devianza con un maggior coinvolgimento dei ceti sociali più alti e delle ragazze, in passato meno coinvolte. Cosa pensa a riguardo? E in relazione alla componente di giovani non italiani sempre più presenti e visibili?”

Gli intervistati sostengono che spesso vi è una notevole difficoltà a identificare precocemente quei segnali che possono sfociare nell’attivazione di condotte devianti, in quanto spesso questi campanelli d’allarme si riferiscono ad atteggiamenti propri di una nuova cultura giovanile, dunque abbastanza generalizzati. La difficoltà sta nel discriminare quali di queste forme di espressione del disagio possano essere conside-rate fisiologiche e quali debbano creare allarme, anche per quella capacità degli ado-lescenti che si accennava precedentemente di esprimere la propria identità in modi differenti secondo i contesti.

In generale, da tutti gli osservatori privilegiati si invita a leggere e interpretare i diversi segnali come un mosaico, nel quale un indizio può non essere indicativo di un potenziale rischio di degenerazione nel comportamento deviante ma deve essere ricollegato alla storia personale e ad altre forme di emersione del disagio. I fattori che vengono identificati dagli intervistati, dunque, si riferiscono ai campanelli d’allarme di un disagio esistenziale che può sfociare nella devianza o nella violenza, ovvero:

• la solitudine, l’isolamento socio-relazionale e l’incapacità dell’adolescente di comunicare; questo atteggiamento può sfociare nell’aggressività e nella vio-lenza contro le persone, ovvero di tutti quei reati che nascono e si alimentano dentro la relazione;

• l’esposizione continua e senza mediazione degli adulti a programmi televisivi, videogiochi, internet che affermano modelli di comportamento antisociali e violenti: un’esposizione che può accentuare l’incapacità di discriminare la realtà dalla fantasia e l’assuefazione a certi atti;

• la mitizzazione, compiuta anche attraverso le nuove tecnologie (come i so-cial network), di soggetti che compiono azioni violente (stupratori, assassini) o di soggetti che costituiscono modelli di comportamento negativi (come il ricco cocainomane): il rafforzamento dell’accettabilità di questi personaggi può aumentare la legittimità dei loro comportamenti rendendoli modelli da emulare;

• l’esistenza di una domanda inevasa di senso: gli adolescenti spesso segnalano il loro malessere attraverso la svogliatezza, l’espressione della noia, l’incapa-cità di pensare a quali tipi di attività possano essere svolte per trascorrere in modo costruttivo il loro tempo, l’inesistenza di obiettivi da raggiungere anche nel breve periodo. Questo atteggiamento è abbastanza generalizzato e fisiologico di questa fase di vita, ma in alcuni casi può costituire un fattore prodromico dell’esplosione violenta, auto o etero-lesiva;

• i comportamenti devianti di debole gravità (come “marinare” la scuola o il furto della merenda) possono evolvere pian piano in modalità di opposizione alle regole sociali sempre più strutturate e di gravità maggiore; spesso manca, soprattutto all’interno della realtà scolastica e familiare, la capacità di cogliere in tempo questi segnali e di correggerli attraverso la punizione;

• in molti casi, una volontà precoce di rendersi indipendente economicamente attraverso la ricerca di un lavoro, unita allo scarso rendimento scolastico, pos-sono segnalare un’insofferenza esasperata alle regole del contesto familiare;

• in alcuni casi, i cambiamenti nel vestiario, piercing e tatuaggi possono iden-tificare un’adesione a subculture che legittimano comportamenti devianti (come l’uso di droghe o l’agito della violenza in certe situazioni); tuttavia, questo non è un segnale molto chiaro in quanto il bisogno di identità può condurre alla ricerca di una diversità di espressione che non necessariamente sottende un cambiamento in negativo;

• la tendenza ad attivare atteggiamenti di fuga, evitamento o dilazionamento nel tempo delle proprie responsabilità;

• la percezione di non essere in grado di rispondere alle aspettative di per-fezione che l’adulto ha nei suoi confronti: l’inadeguatezza sperimentata nel contesto familiare può condurre l’adolescente a cercare percorsi nei quali si senta più forte e capace e nei quali poter dare un senso alla propria esistenza.

Rispetto ai contesti che facilitano l’emersione di devianti e trasgressori sono stati individuati i seguenti fattori:

• l’assenza di adulti significativi che possano contenere il disagio e riportarlo entro i limiti della convivenza civile;

• l’esistenza di spazi e contesti in cui ci sia una forte ambiguità delle regole;

• l’assenza di spazi di ascolto e accoglienza, in primis nel contesto familiare nel quale spesso vi è molta difficoltà di comunicazione tra genitori e figli, ma an-che nella scuola, dove frequentemente si agiscono comportamenti espulsivi nei confronti degli adolescenti che “disturbano” e nella società civile, nella quale vi sono poche occasioni per i giovani di esprimere i loro stati emotivi;

• il divario socio-economico tra adolescenti: questo aspetto viene più spesso riportato al disagio degli extra-comunitari e di tutti coloro che vivono in fa-miglie disagiate, che si trovano a confronto con coetanei che possiedono un certo benessere e stabilità economica e che, quindi, possono attivare condotte trasgressive per il desiderio di essere uguale agli altri e avere le stesse cose;

• la mancanza di stimoli positivi e costruttivi che possano trasformare il senso di noia in opportunità.

In modo speculare, i contesti che inibiscono l’emersione della devianza sono quelli in cui la presenza dell’adulto è consistente ma non invadente, ovvero l’adulto si costi-tuisce come punto di riferimento valoriale e normativo senza controllare e gestire gli spazi di incontro tra i giovani.

Senza dubbio vi è un accordo unanime tra gli osservatori privilegiati rispetto alla trasversalità della devianza in quanto se in passato il trasgressore, il deviante e il cri-minale potevano essere identificati nelle fasce più marginali e disagiate della popola-zione, oggi questa operazione non è più possibile: è come se il fatto di essere adole-scenti e di vivere le stesse problematiche costituisse di per sè un elemento aggregante rispetto alle differenze socio-culturali. Ciò detto, è anche evidente che alcuni tratti culturali, come l’origine etnica, il ceto sociale o il genere hanno un peso rilevante nell’influenzare le modalità di espressione di questa generalizzata spinta trasgressiva e le motivazioni sottostanti.

Gli intervistati si soffermano, a tal proposito, sul peso della componente di genere.

Certamente, si assiste attualmente a una crescita e diffusione di condotte trasgressive anche tra le ragazze adolescenti. Gli intervistati segnalano alcuni episodi che hanno visto le donne agire violenza fisica in risse o pestaggi e atti di bullismo; tuttavia, que-sta modalità di espressione non è così frequente e ha dimensioni ancora trascurabili e non paragonabili a quelle che si verificano tra i ragazzi. La spinta oppositiva e

tra-sgressiva femminile si esprime più frequentemente attraverso l’allontanamento vo-lontario da casa, attraverso lo scontro verbale (anche verso gli adulti), l’uso di una sessualità promiscua e strumentale, l’abuso di sostanze psicoattive, ma soprattutto attraverso l’internalizzazione del disagio, come i disturbi del comportamento alimen-tare o l’autolesionismo. Dal canto loro, i maschi sono più spesso coinvolti in atti che implicano lo scontro fisico o i danni verso le cose come attestazione della propria forza e virilità; fin dall’infanzia, la tendenza dei maschi è quella di esternalizzare il di-sagio, e in un certo senso, questa sua maggiore visibilità può essere positiva in quanto permette di individuare più facilmente i campanelli d’allarme che possono portare l’adolescente a superare i confini del lecito e della legalità.

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