23. La ringraziamo molto per il tempo dedicato alla compilazione del questionario
4.4. LA GENESI DELLA VIOLENZA
4.4.1. Autori e vittime di violenza
“In base alla Sua esperienza diretta, quali sono i target più a rischio (sia autori sia vittime) in termini di caratteristiche personali e fattori socio-ambientali?”
Le considerazioni che gli osservatori privilegiati hanno avanzato rispetto a questo interrogativo ricalcano quanto finora espresso: la maggiore complessità della società contemporanea estende la casistica dei fattori di rischio che aumentano nel numero, nella tipologia e nella loro diffusione rispetto al passato.
Il profilo del deviante è attualmente più sfumato rispetto a un tempo, quando il fenomeno era limitato a fasce di popolazione particolarmente disagiate e marginali.
A un livello più generale, gli intervistati sostengono che gli adolescenti che hanno maggiori possibilità di divenire autori o vittime della devianza sono coloro che
han-no mehan-no risorse familiari e di rete, han-non solo e han-non tanto dal punto di vista materiale, quanto da un punto di vista di capitale umano, relazionale, affettivo. Questo è consi-derato il fattore di rischio più importante che accomuna alcune categorie di soggetti su cui si deve prestare una maggiore attenzione e che hanno una maggiore probabilità di divenire autori e/o vittime della devianza.
Sul versante dei potenziali autori e senza distinguere per le diverse tipologie di trasgressione (abuso e spaccio di sostanze, violenza contro le persone, violenza con-tro il patrimonio), gli intervistati si concentrano maggiormente sugli aspetti sociali e familiari individuando le seguenti categorie di soggetti a rischio:
1. gli adolescenti stranieri, con motivazioni diverse per i minori non accom-pagnati e gli stranieri di seconda generazione. Gli elementi che sono emer-si in relazione a questa categoria di adolescenti a sostegno della maggiore problematicità sono i seguenti:
• in alcune culture, l’uso della violenza e dello scontro fisico è legittimato in quanto espressione della propria virilità e modalità lecita di preservazione dell’onore;
• in alcuni casi, le condotte devianti si possono stabilizzare entro processi di vittimizzazione: i soggetti si auto-etichettano come devianti e credono di essere socialmente sfavoriti a causa della loro provenienza qualunque cosa facciano (“tanto sono straniero, quindi ho sempre torto”);
• gli stranieri di seconda generazione provengono spesso da famiglie più concentrate sugli aspetti materiali che sugli aspetti educativi, affettivi e relazionali; oppure, in altri casi, da famiglie che per ragioni culturali ap-provano ed esercitano forme di punizione ben più pesanti rispetto a quelle necessarie per far comprendere al figlio gli “errori”, che spesso non sono altro che condotte aderenti ai modelli sociali e culturali proposti qui, non accettati dai genitori. Si tratta di adolescenti che vivono con molta sof-ferenza l’inconciliabilità tra le loro attese e quelle famigliari, dunque si pongono in un rapporto conflittuale sia con la cultura ospitante sia con quella trasmessa dai genitori;
• spesso si tratta di soggetti che non sono riusciti a integrarsi in gruppi dei pari italiani, dunque costituiscono gruppi di immigrati (non necessaria-mente connazionali) oppositivi, in una sorta di mondo parallelo.
2. I devianti italiani “classici”, quindi:
• i ragazzi che provengono da famiglie multiproblematiche, nelle quali i ge-nitori a loro volta hanno messo in atto comportamenti devianti e/o cri-minali, oppure soggetti che hanno subito violenza all’interno del contesto
familiare; il gruppo, in questi casi, fornisce una giustificazione collettiva di un atto agito come espressione della rabbia repressa e/o come modalità appresa di reazione agli eventi;
• i soggetti benestanti con famiglie assenti dal punto di vista affettivo che trovano nel gruppo e nelle azioni devianti un diversivo al vuoto esisten-ziale e alla noia.
3. I figli di famiglie disgregate dove i compiti educativi sono affidati a un geni-tore solo che fatica a trovare modalità adeguate per gestire il proprio il figlio e a chiedere aiuto all’esterno. Alcuni intervistati sottolineano che le famiglie monogenitoriali, dove i compiti educativi sono affidati quasi esclusivamente alla madre, possono comportare processi più acuti di fragilizzazione degli adolescenti, poiché spesso determinano la mancanza di un codice educativo maschile; inoltre, rispetto ai figli maschi conviventi con la madre, le criticità sono maggiori in quanto manca la possibilità di identificarsi in persone del proprio sesso.
4. I figli adottati, rifiutati dal nucleo familiare che non riesce a trovare strumenti educativi idonei.
5. I bravi ragazzi: si tratta di un mondo invisibile e sommerso costituito di adole-scenti con molte competenze in tutti gli ambiti di vita ma cresciuti in ambienti costantemente ovattati, con genitori eccessivamente protettivi ma non autore-voli; la mancanza di esperienze fortificanti di autonomia nella fase della crescita determina un’incapacità di gestione del tempo nell’età adolescenziale, dunque vi è una scarsa capacità di discriminare le azioni positive da quelle negative.
Da un punto di vista delle caratteristiche personali, gli autori si distinguono per la loro incapacità di emergere come individualità nelle attività ordinarie legali: non riuscendo a divenire leader, dunque non essendo riconosciuti come persone capaci, hanno la necessità di utilizzare la trasgressione e la violenza come mezzi per affer-marsi, sia individualmente che socialmente. Inoltre, in alcuni casi sono soggetti che hanno interiorizzato l’ideale della forza fisica e della violenza come modalità di re-lazione e che credono vincenti solo coloro che sono in grado di utilizzarle facendosi anche giustizia da soli e senza chiedere aiuto.
Sul versante delle potenziali vittime, gli intervistati si concentrano maggiormente sugli aspetti caratteriali e identitari, individuando le seguenti categorie a rischio:
1. le persone troppo remissive, abituate a subire e a non reagire alla provocazioni;
2. l’adolescente che ha una vita regolare, corretta, che segue il suo corso di studi e ha delle attività extrascolastiche normali, che possiede un capitale sociale
che gli impedisce di provare momenti di noia e di vuoto e che non sente il bisogno di ricercare la trasgressione come modalità alternativa di gestione del proprio tempo. Questa tipologia di adolescente può diventare bersaglio di coloro che hanno un’identità sociale meno strutturata e sono incapaci di ge-stire in modo costruttivo il loro tempo perché si presenta come una persona pienamente realizzata sotto tutti i profili della propria vita che gli consegnano il ruolo di leader senza che lui abbia la necessità di dimostrarsi più forte o più coraggioso.