• Non ci sono risultati.

L A DINASTIA GIULIO CLAUDIA E LA NASCITA DEL FUNUS IMPERATORUM

1. AUGUSTO I funeral

Ben prima della morte dell’imperatore, il cerimoniale che doveva accompagnare le sue esequie era stato preparato e ‘collaudato’. I funerali di Agrippa e Druso avevano permesso di mettere a punto alcuni elementi del programma: l’organizzazione del corteo funerario, l’articolazione degli elogia, il trasporto del feretro fino al Campo Marzio, dove sorgevano pira e tomba, i ruoli dei diversi ordini nei vari momenti della cerimonia. Il fissarsi della pratica dello iustitium, con la chiusura dei templi e la sospensione delle attività civili e commerciali presenti nell’Urbe per il periodo compreso tra l’annuncio della morte e il completamento delle esequie aveva la finalità di far convergere tutta la comunità attorno ai suoi principi: l’instaurarsi della procedura del lutto pubblico trasformava quella stessa cittadinanza in familia funesta. Se nel 12 a.C. erano sorti alcuni problemi per il rifiuto della nobilitas di associarsi alla popolazione urbana negli onori da rendere al genero di Augusto, nel 9 a.C. questa frattura si era ormai ricomposta: tutto il corpo civico, senza distinzioni, si unì al dolore dell’imperatore durante le esequie di Druso Maggiore.576

Quando Augusto morì il 19 agosto del 14 d.C. a Nola, non restava altro da fare che seguire le disposizioni che lui stesso aveva dato al riguardo, implicitamente attraverso l’organizzazione dei funerali dei membri della domus Augusta che lo avevano preceduto nel Mausoleo, esplicitamente per mezzo dei mandata de funere suo: nasce il funus imperatorum.577

Fu subito disposta la translatio della salma dalla Campania a Roma. La prima parte del trasporto, da Nola a Bovillae, fu affidata ai decurioni dei municipi e delle colonie e avvenne di notte, secondo Svetonio a causa della calura estiva. Questa procedura permetteva durante il giorno l’esposizione del corpo dell’imperatore nelle basiliche e nei templi principali delle città attraversate dal corteo. In linea con gli onori divini che Augusto aveva ottenuto in vita fuori da Roma, la presenza della sua salma all’interno dei templi non costitutiva un veicolo di contaminazione. Quando il convoglio giunse nei

576 P

RICE 1987, pp. 62-70.

577

pressi di Bovillae i decurioni furono sostituiti dai membri dell’ordine equestre, che introdussero il feretro nell’Urbe di notte e lo esposero nel vestibolo della sua casa sul Palatino, com’era consuetudine.578

Il giorno seguente si svolse la riunione del Senato in cui si discussero gli onori da conferire ad Augusto e i dettagli della cerimonia. In questa occasione furono messi in atto alcuni slittamenti negli abiti e nelle insegne del potere che diverranno consueti nell’assunzione del lutto pubblico: i senatori abbandonarono il laticlavio per indossare la veste dei cavalieri; i magistrati in carica deposero i simboli del loro stato; i consoli lasciarono i loro posti per sedersi sugli scanni di rango inferiore, uno presso i seggi dei pretori, l’altro presso quelli riservati ai tribuni.

Tiberio e Druso vi parteciparono in toga scura: la morte dell’imperatore per loro non era solo un lutto pubblico, ma investiva la sfera del privato in quanto membri della familia funesta. Fu prima di tutto letto il testamento che Augusto aveva redatto in precedenza e affidato alle Vestali.579 Vi erano designati come eredi Tiberio e Livia, che veniva adottata dall’imperatore, assumendo così il titolo di Iulia Augusta. Insieme a questo furono introdotti nella Curia altri volumina, tre secondo Svetonio, quattro per Cassio Dione: vi erano contenuti i mandata de funere suo, con le disposizioni sui suoi funerali redatte dallo stesso Augusto; l’index rerum a se gestarum, un elenco delle sue imprese da iscrivere su colonne di bronzo collocate nei pressi del Mausoleo; un breviarium totius imperii, che includeva una relazione sui soldati presenti nell’impero e sulla dislocazione delle truppe, sullo stato dei conti dell’erario e del fisco e tutta una serie di informazioni necessarie alla gestione del potere.580 Il quarto volume avrebbe raccolto istruzioni e raccomandazioni per Tiberio.581 Furono letti da Druso davanti al Senato riunito, che si trovava così a dover ratificare quanto stabilito dall’imperatore in merito al suo funus. Tuttavia il ruolo dei senatori non fu passivo: essi fecero a gara nel proporre onori «in funere ornando et in memoria honoranda».582 Tra le proposte attinenti alle esequie vi furono quella di Asinio Gallo di far passare il feretro sotto la porta Trionfale,

578 Suet., Aug. 100, 2: «Corpus decuriones municipiorum et coloniarum a Nola Bovillas usque deportarunt noctibus propter anni tempus, cum interdiu in basilica cuiusque oppidi vel in aedium sacrarum maxima reponeretur. A Bovillis equester ordo suscepit urbique intulit atque in vestibulo domus conlocavit».

579 Tacito (Ann. 1, 8, 1) e Svetonio (Aug. 101, 1) affermano che furono le sacerdotesse stesse a introdurre

nella Curia il volumen con il testamento dell’imperatore. Diversamente in Cassio Dione si legge che fu Druso a portare in Senato il rotolo, dopo essere andato a prenderlo dalle Vestali: Cass. Dio 56, 32, 1. Per la redazione del testamento nell’aprile del 13 d.C.: Suet., Aug. 101, 1.

580 Suet., Aug. 101; Cass. Dio 56, 33, 1-2. 581 Cass. Dio 56, 33, 3-5.

582

preceduto - secondo Svetonio - dalla Vittoria che si trovava nella Curia, e quella di Lucio Arrunzio, che suggerì di aprire il corteo funebre con le iscrizioni delle leggi promulgate da Augusto e dei nomi delle genti vinte dall’imperatore.583 Qualcuno propose che a cantare le consuete neniae fossero i figli e le figlie adolescenti dei notabili cittadini e che il compito di raccogliere le ossa dopo il rogo fosse affidato ai membri dei sommi sacerdozi romani.584 Tiberio cercò di porre un limite a tali onori e contestualmente rese pubblico un editto con il quale vietava, durante lo svolgimento dei riti, manifestazioni di dolore eccessive come quelle che avevano turbato i funerali di Cesare, portando alla sua cremazione nel Foro.585

Dopo la lettura del testamento e dei rotoli redatti dall’imperatore presero avvio le esequie. Il corpo, esposto sul Palatino nel vestibolo della sua abitazione, fu trasportato nel Foro all’interno di un feretro d’avorio e d’oro, coperto di drappi di porpora con decorazioni dorate: la bara era nascosta alla vista.586 Ad accompagnarlo, rendendo visibile l’immagine di Augusto, c’era una statua di cera che lo raffigurava in abito trionfale. Fu l’ordine senatorio, rappresentato dai magistrati designati per l’anno successivo a portare a spalla la salma e la statua prima nel Foro e poi da lì fino alla pira costruita nel Campo Marzio.587

Altre due statue dell’imperatore sfilarono nella pompa: una d’oro, muovendo dalla Curia, si unì alla processione che scendeva dal Palatino e un’altra, invece, era trasportata su un carro trionfale. Al corteo presero parte i senatori, l’ordine equestre con le rispettive mogli, i pretoriani e tutti coloro che in quel momento si trovavano in città.588 Non mancarono i professionisti addetti al rituale, suonatori di tromba, danzatori, mimi, la cui presenza era indispensabile al cerimoniale, né la tradizionale sfilata di imagines che vide l’introduzione di alcune novità cariche di significato. Secondo Cassio Dione queste venivano dietro alle tre statue dell’imperatore e quindi forse dietro al feretro, se era collegato con la e„kèn di cera in abito da trionfatore.589 Tra le immagini

583 Tac., Ann. 1, 8, 3-4. 584 Suet., Aug. 100, 2.

585 Solo Tacito (Ann. 1, 8, 5-6) menziona tale editto e il conseguente dispiegamento di soldati ai funerali

di Augusto, con un neppure troppo nascosto intento irrisorio: non furono le manifestazioni di cordoglio, in verità piuttosto fredde secondo lo storico, a essere eccessive, bensì le precauzioni prese dall’erede al trono per evitare tumulti che turbassero la sepoltura del vecchio principe.

586 Cass. Dio 56, 34, 1. 587

Così FRASCHETTI 2005, pp. 70-71, sulla base delle notizie di Suet., Aug. 100, 3-4; Cass. Dio 56, 34, 1- 2. ARCE 1988, p. 39 ritiene più probabile, invece, che la proposta dei patres non avesse trovato il consenso di Tiberio: cfr. Tac., Ann. 1, 8, 5.

588 Cass. Dio 56, 42, 1. 589

degli antenati non era presente quella di Cesare, in seguito alla divinizzazione che lo elevava al rango degli dei: il decreto del Senato relativo agli onori divini per il dittatore, come abbiamo visto, impediva la partecipazione della sua imago ai funerali dei membri della gens Iulia.590 Agli avi della famiglia imperiale si aggiunsero nel corteo le imagines degli uomini che avevano segnato la storia di Roma, a partire dal fondatore, Romolo. Il programma non doveva essere molto diverso da quello realizzato in marmo nei portici laterali del Foro di Augusto e aveva la stessa finalità: il recupero della storia repubblicana e la sua identificazione con quella della gens Iulia, dal cui progenitore Enea discendeva Romolo.591 L’Impero veniva così a giustificarsi come conclusione logica e provvidenziale della Repubblica, segnata nell’ultimo secolo di vita da lotte interne alle quali Augusto aveva posto fine. Non stupisce pertanto la presenza nel corteo funebre dell’imperatore, tra quei romani che in qualche modo avevano primeggiato, dell’immagine di Pompeo: la città che si unisce nel compianto funebre per Augusto è ormai pacificata e il ricordo delle guerre civili è lontano. A rendere ancora più suggestiva la processione furono le eikones delle genti conquistate, ciascuna delle quali era caratterizzata da elementi tipici locali e individuata probabilmente attraverso tituli, come proposto in Senato.592 Quando il lungo corteo raggiunse il Foro, il feretro fu adagiato in prossimità dei Rostra vetera, dai quali, nel rispetto della tradizione, Druso Minore pronunciò l’elogio funebre in qualità di parente dell’imperatore. Tiberio fu incaricato di leggere la laudatio pubblica pro aede divi Iulii, verosimilmente dalla nuova tribuna del tempio del divo Giulio, preludio alla divinizzazione del principe e affermazione al tempo stesso della propria successione all’impero.593

Al termine del secondo elogio, coloro che già in precedenza si erano fatti carico del corpo, lo condussero nel Campo Marzio, facendolo passare attraverso la porta Trionfale secondo le disposizioni del Senato.594

La salma fu allora collocata sulla pira, attorno alla quale tutti i sacerdoti compirono un giro rituale prima dell’accensione. Seguì la decursio dei soldati, che portarono in dono

590

Cass. Dio 47, 19, 2. Si veda al riguardo la bella analisi di RICHARD 1966A, pp. 67-72. Cfr. PRICE 1987, p. 79.

591 Ai funerali di Druso, figlio di Tiberio, Tacito menziona tra le immagini dei personaggi illustri anche

quella di Enea (Ann. 4, 9, 3). Probabilmente era già presente nei funerali di Augusto, perché Tacito lo definisce «origo Iuliae gentis»: RICHARD 1966A, pp. 67-68.

592 Cass. Dio 56, 34, 3. Cfr. Tac., Ann. 1, 8, 3.

593 Suet., Aug. 100, 3; Cass. Dio 56, 34, 4. Per il discorso di Tiberio Cass. Dio 56, 35-41.

594 Cass. Dio 56, 42, 1. Cfr. Tac., Ann. 1, 8, 3; Suet., Aug. 100, 2, che ricordano la proposta dei senatori,

gli ornamenti trionfali ricevuti dall’imperatore.595 Quindi i centurioni, incaricati ufficialmente dal Senato, presero le fiaccole e diedero fuoco al rogo.596 Allora, mentre la pira bruciava, fu vista un’aquila sollevarsi in volo da questa e allontanarsi nel cielo, quasi portasse con sé l’anima dell’imperatore.597 Alla conclusione di questi riti, tutti i partecipanti alle esequie si ritirarono. Solo Livia e alcuni degli uomini più illustri dell’ordine equestre si trattennero sul luogo per cinque giorni, trascorsi i quali procedettero a raccogliere le ossa dell’imperatore per consegnarle alla sepoltura nel Mausoleo.598

Gli onori celesti per Augusto furono decretati dal Senato nella seduta del 17 settembre, non senza che un senatore di rango pretorio, Numerio Attico, avesse giurato di aver visto il defunto imperatore salire in cielo.599 Furono quindi istituiti dei sacerdoti addetti al culto del divo Augusto: gli Augustales e un flamen Augustalis sul modello del flamen Dialis. Livia, che aveva ottenuto per testamento i titoli di Iulia e Augusta, divenne sacerdotessa ufficiale del marito.600

Il Senato decretò inoltre l’erezione di un tempio per l’imperatore divinizzato, ai cui lavori sovrintesero Tiberio e Livia in persona. In attesa che l’edificio fosse concluso, una statua d’oro del nuovo divo fu collocata all’interno del tempio di Marte Ultore, che già ospitava quella di Marte, di Venere e del divo Giulio. Contestualmente la casa di Nola in cui era morto fu trasformata in un sacrario. Tra gli altri onori che il Senato ritenne opportuno attribuire ad Augusto devono essere segnalati ancora il divieto di esporre la sua immagine nei funerali di membri della sua famiglia - divieto già attivo per Cesare - e l’istituzione di giochi annuali in corrispondenza della sua data di nascita.601

Secondo Tacito e Cassio Dione la morte del vecchio princeps non produsse nella cittadinanza una reale partecipazione emotiva.602 Non si trattò di un evento inatteso: tutto era già stato predisposto nei minimi particolari, dalle esequie alla successione al 595 Cass. Dio 56, 42, 2. 596 Cass. Dio 56, 42, 3. 597 Cass. Dio 56, 42, 3. 598 Cass. Dio 56, 42, 4.

599 Suet., Aug. 100, 4; Cass. Dio 56, 46, 2. La tradizione del giuramento viene fatta risalire a Romolo e

Giulio Proculo già da Ovidio: Ovid., Fast. 2, 481-512. Si veda al riguardo PRICE 1987, pp. 73-76. Per la data della consecratio: DEGRASSI 1963, p. 510.

600 Cass. Dio 56, 46, 1. Cfr. Tac., Ann. 1, 8, 1; 1, 10, 8. 601 Cass. Dio 56, 46, 3-4.

602

trono di Tiberio, né vi erano elementi che potessero far pensare a una reazione sconvolta da parte della popolazione urbana all’annuncio dei funerali. Se ci furono manifestazioni di dolore, queste furono espressione di una fredda adesione alle disposizioni che lo stesso imperatore aveva fornito nei suoi mandata de funere. Un decreto del Senato impose agli uomini i segni distintivi del lutto solo per pochi giorni, vincolando invece l’abbigliamento femminile per un anno intero.603 Nelle donne in questione si devono riconoscere presumibilmente le mogli e le figlie dei senatori e non l’intera popolazione urbana. Anche così tuttavia il provvedimento dei senatori risultò singolare: la durata annuale del lutto femminile, prevista tradizionalmente per la morte di mariti e padri, adesso veniva trasferita ai funerali dell’imperatore, in riconoscimento del suo essere pater patriae.604

Detto ciò - e malgrado i timori infondati del suo successore - la cerimonia funebre per Augusto si svolse in tutta la sua magnificenza, nel rispetto di un programma ben articolato e di grande spettacolarità, in cui non si fa fatica a riconoscere le tracce di quella che Richard, nei suoi studi del 1966 sui funerali imperiali, definisce ‘ideologia trionfale’.605 Con questa espressione lo studioso francese fa riferimento al confluire nel cerimoniale dei funera imperatorum non solo di aspetti militari, ma dell’idea stessa che stava alla base della processione che segnava l’ingresso a Roma del generale vittorioso: quel senso religioso della vittoria che per un giorno elevava un uomo, l’imperator, al pari di un dio.

Diversamente Arce, nel suo ampio studio dedicato al funus imperatorum, spiega la presenza nei funerali imperiali di rituali propri del mondo militare come omaggio all’imperatore in quanto capo delle truppe e la partecipazione dell’esercito come precauzione intesa a scoraggiare qualsiasi possibile sollevazione popolare. Niente a che vedere, quindi, con il trionfo.606 Non sarà allora inutile riprendere gli elementi militari e trionfali presenti nel funerale del primo imperatore.

Non ci sono dubbi che l’imperatore venisse celebrato nel giorno stesso delle sue esequie come capo militare. Tale riconoscimento passava attraverso una serie di azioni rituali, che occupavano i momenti finali del cerimoniale, la cui origine è stata individuata dallo

603 Cass. Dio 56, 43, 1. 604

PRICE 1987, pp. 63-64, a cui si rimanda per un’analisi sintetica delle origini e delle procedure del lutto pubblico. Di recente l’argomento è stato ripreso per l’età giulio-claudia con ampiezza di argomentazioni da FRASCHETTI 2005, pp. 40-109.

605 R

ICHARD 1966;RICHARD 1966B; RICHARD 1978, pp. 1122-1125.

606

stesso Richard nel funus militare: la decursio e la consacrazione delle armi sulla pira funebre.607

Esercizio di addestramento imposto alle giovani leve dell’esercito, la decursio aveva ben presto assunto un significato rituale e onorario nelle cerimonie funebri dei generali caduti in battaglia. Nel 14 d.C. gli attori di entrambi i riti furono i soldati, sia i cavalieri che i fanti: compirono le evoluzioni rituali attorno al rogo, prima che il fuoco vi fosse apposto, e vi gettarono i doni militari che si erano guadagnati sul campo. Anche l’accensione della pira fu affidata all’esercito, nelle figure dei centurioni. Non si deve inoltre dimenticare che erano stati i membri dell’ordine equestre ad accompagnare il defunto imperatore nel tratto di strada tra Bovillae e Roma e a introdurne la salma in città per esporla sul Palatino. I precedenti, come abbiamo visto, vanno cercati nei funerali dei grandi condottieri dell’epoca tardo-repubblicana e primo-imperiale: Silla, Cesare e Druso.608 La massiccia presenza di soldati ai funerali di Silla e la translatio del suo corpo fino a Roma per le esequie costituiscono un primo passo nell’introduzione di elementi militari e trionfali nei funera imperatorum. Al momento della cremazione del corpo di Cesare nel Foro, su un rogo improvvisato dalla folla impazzita, i suonatori di flauto gettarono gli abiti che indossavano, gli stessi che venivano utilizzati per i trionfi, e i veterani fecero altrettanto con le loro armi cerimoniali. Ancora, la corsa rituale compiuta dall’esercito attorno al rogo accomunò le esequie di Silla e quelle di Druso, per il quale fu inoltre stabilito che ogni anno i soldati, in corrispondenza dell’anniversario della morte, compissero una decursio attorno al tumulo onorario di Magonza.609 Il paragone del funerale del giovane generale con un trionfo assume di conseguenza un particolare significato proprio in relazione con gli onori decretati dal Senato all’imperatore nel 14 d.C.610 Tutti questi rituali a carattere militare furono ripresi da Augusto e introdotti in modo sistematico nel cerimoniale dei suoi funerali, diventando così a partire da questa data un elemento costante e imprescindibile delle esequie imperiali. Non possono tuttavia essere interpretati semplicemente come omaggio al comandante supremo dell’esercito e non devono essere separati da quegli aspetti trionfali sottolineati con cura dalle fonti, per l’introduzione dei quali costituiscono il presupposto indispensabile.

607 R

ICHARD 1966B.

608

Si rimanda qui a quanto detto nel Cap. II. 1 e 3.

609 Cons. ad Liviam 217-218: «Armataeque rogum celebrant de more cohortes: has pedes exequias reddit equesque duci». Per la decursio annuale attorno al tumulo di Magonza: Suet., Claud. 1, 3; Cass. Dio 55,

2, 3; AE 1984, 508, I, ll. 26-34.

610

Il giorno dei funerali una statua di cera dell’imperatore, collocata sulla kl…nh su cui era adagiata la bara, indossava l’abito trionfale. A quest’ultimo Augusto aveva diritto in quanto imperator e detentore degli auspici, sotto i quali lui o i suoi luogotenenti avevano compiuto le imprese militari accuratamente elencate nelle res gestae.611 Del resto a partire dal 19 a.C., come denuncia l’interruzione dei Fasti trionfali, la cerimonia fu riservata all’imperatore e ai membri della sua famiglia, mentre tutti gli altri generali furono insigniti degli ornamenta triumphalia.612 Tale prerogativa imperiale era sottolineata dalla presenza di un’altra statua di Augusto, che procedeva su carro trionfale. In aggiunta, per volontà dei senatori il corteo funebre fu aperto dalla statua di Victoria della Curia e passò sotto la porta Trionfale, attraversata solo dal vincitore in armi e dal suo esercito al rientro nell’Urbs.

La presenza nella processione, accanto alle immagini degli antenati della gens Iulia e a quelle dei romani illustri, delle rappresentazioni delle genti sottomesse da Augusto ha ugualmente un sapore spiccatamente militare e risponde alla stessa logica che presiede agli onori sopra elencati, contribuendo a rendere il corteo funebre del princeps simile a una sfilata trionfale.613 Difficile ridurre tutti questi elementi a una drammatizzazione di tipo teatrale, sul modello dei funerali dei sovrani ellenistici.614

È necessario a questo punto ampliare il terreno di indagine e accennare a un altro aspetto che assume una particolare importanza nei funerali di Augusto. Nel 14 d.C. si assiste a un cambiamento di statuto del corpo dell’imperatore, cambiamento segnalato dal venire meno di quei divieti che continuarono a rimanere in vigore nell’ambito dei funerali tradizionali. Come descritto con precisione da Svetonio, la salma, durante il tragitto da Nola a Roma, fu esposta durante il giorno «in basilica cuiusque oppidi vel in