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Il Mausoleo e l’ustrinum di Augusto: note di topografia

L A DINASTIA GIULIO CLAUDIA E LA NASCITA DEL FUNUS IMPERATORUM

2. Il Mausoleo e l’ustrinum di Augusto: note di topografia

Con Augusto iniziò verosimilmente un’altra pratica, per la quale possediamo testimonianze archeologiche solo per l’età antonina e un precedente nel cenotafio- ustrino di Agrippa: la monumentalizzazione dell’area del rogo.

Nella sua descrizione del Campo Marzio, Strabone ricorda che qui si trovavano «t¦

tîn ™pifanest£twn mn»mata [...] ¢ndrîn kaˆ gunaikîn».625 La successiva

affermazione che «il più notevole era il cosiddetto Mausoleo», chiarisce la natura di questi mnemata, in cui andranno riconosciuti i sepulcra publica di età tardo- repubblicana e dei primi anni dell’impero.

Augusto procedette alla progettazione e alla conseguente realizzazione della sua tomba ben prima del 14 d.C.: secondo Svetonio il grande sepolcro dinastico era stato costruito nel 28 a.C., anno del sesto consolato di Ottaviano.626 Strabone lo descrive come un grande tumulo su un’alta base di marmo bianco, ricoperto di alberi sempreverdi, sulla cui sommità era collocata una statua bronzea di Augusto; dietro il monumento si trovava un boschetto nel quale si poteva passeggiare. Si tratta di una descrizione sintetica di questa complessa struttura che l’indagine archeologica ha dimostrato articolarsi in ben tre parti: un gigantesco tamburo di base, del diametro di circa 90 metri; il basamento del tumulo, che si impostava sul tamburo, e infine il tumulo stesso, coronato dalla statua dell’imperatore (Fig. 1). Anche l’altezza della struttura doveva essere notevole (45 m), tanto da permetterle di dominare la pianura a sud e di attirare l’attenzione di coloro che si accingevano a fare il loro ingresso nell’Urbs dalla via Flaminia.627 La tomba era destinata a ospitare fin dalla sua costruzione non solo l’imperatore, ma tutti i membri della domus Augusta: Marcello fu il primo a esservi deposto, nel 23 a.C., seguito da Agrippa, Ottavia, C. e L. Cesari.628 L’intento dinastico sotteso alla costruzione di questo monumentale tumulo, che dominava il Campo Marzio settentrionale in prossimità del Tevere, era del resto chiaramente denunciato dal suo nome, Mausoleo, che lo collegava al Mausoleo di Alicarnasso e ai sepolcri dinastici del mondo ellenistico.629

625 Strab. 5, 3, 8.

626 Suet., Aug. 100, 4: «Id opus inter Flaminiam viam ripamque Tiberis sexto suo consulatu extruxerat circumiectasque silvas et ambulationes in usum populi iam tum publicarat». Malgrado l’indicazione

fornita da Svetonio, che in qualità di ab epistulis di Adriano aveva accesso ai documenti d’archivio, la data di conclusione dei lavori è tuttora discussa: Cassio Dione (53, 30, 5) afferma, infatti, che quando vi fu sepolto Marcello nel 23 a.C. la struttura era in costruzione (òkodome‹to). Si vedano al riguardo le posizioni di KRAFT 1967, pp. 191-200; RICHARD 1970, pp. 376-378; ARCE 1988, p. 61; HESBERG- PANCIERA 1994, pp. 54-55.

627 Una descrizione accurata dei resti archeologici della struttura e un’analisi dei modelli tipologici di

riferimento si trova inHESBERG-PANCIERA 1994, pp. 2-53; DAVIES 2000, pp. 49-74.

628 Della sepoltura dubbia di Druso si è già parlato nel capitolo precedente. Per un quadro completo delle

deposizioni nel Mausoleo si rimanda in questa sede a HESBERG-PANCIERA 1994, pp. 72-147. Una sintesi si trova in LTUR III, s.v. Mausoleum Augusti: le sepolture, pp. 237-239 (MACCIOCCA).

629

Se la posizione del Mausoleo è testimoniata dalle fonti archeologiche e letterarie, sulla collocazione dell’ustrino di Augusto, vista la mancanza di emergenze monumentali, ancora di recente si sono sollevate voci discordi.

La sola menzione antica che possediamo di questa struttura ci viene da Strabone, che ne parla subito dopo aver fornito indicazioni sul Mausoleo: «'En mšsw/ de; tù ped…w/ Ð tÁj

kaÚstraj aÙtoà per…boloj, kaˆ oátoj l…qou leukoà, kÚklw/ me;n perike…menon

œcwn sidhroàn per…fragma, ™ntoj d' a„gšroij kat£futoj».630

Si tratta probabilmente di una descrizione autoptica, dal momento che il geografo greco visitò a più riprese Roma in età augustea: un recinto in marmo, provvisto di una balaustra di ferro che lo chiudeva tutto attorno, piantato a pioppi all’interno. Nel monumento si deve identificare l’ara consecrationis di Augusto: riproduzione marmorea al suolo e, al tempo stesso, memoria del rogo sul quale era avvenuta la cremazione, che aveva consentito l’ascesa al cielo dell’imperatore.631 Una lunga tradizione di studi, risalente alla fine del Settecento, collocava questa struttura nei pressi del Mausoleo, in piazza S. Carlo al Corso, dove all’angolo con via della Croce nel 1777 erano venuti alla luce un’urna in alabastro e un gruppo di sei iscrizioni appartenenti rispettivamente a cinque membri della gens giulio-claudia e a un personaggio legato a Vespasiano.632 Le prime cinque hanno subito attirato l’attenzione degli studiosi dell’epoca: apposte su cippi in travertino, tre, quelle attribuibili ad altrettanti figli di Germanico morti in tenera età, terminavano con la formula hic crematus est; le altre due - una appartenente a Livilla (figlia anche lei di Germanico e Agrippina), l’altra a Tiberio Gemello, figlio di Druso Minore - si concludevano con hic sita/situs est.633 La destinazione funeraria delle epigrafi e la vicinanza del luogo di ritrovamento con l’area del Mausoleo, hanno indotto a lungo gli studiosi a collocare in questa zona l’ustrino di Augusto di cui parla Strabone.634 Di recente prima Jolivet, poi Panciera hanno rivisto tale attribuzione, ripercorrendo le notizie fornite dai documenti d’archivio risalenti all’anno del ritrovamento e a quelli immediatamente successivi.635 In questi non appare

630 Strab. 5, 3, 8: «Nel mezzo del campo (Marzio) si trova il recinto del suo (di Augusto) rogo, anche

questo di marmo bianco, provvisto di una balaustra di ferro che lo circonda tutto attorno, dentro piantato a pioppi».

631

Nel testo ci riferiremo a questi altari indistintamente con i termini ara consecrationis e ustrinum, limitandoci a precisare, laddove necessario, la differenza.

632 Si vedano i documenti d’archivio in H

ESBERG-PANCIERA 1994, pp. 148-152.

633

HESBERG-PANCIERA 1994, pp. 152-160.

634 Da ultimo sembra avallare questa ipotesi anche von Hesberg, pur non escludendo del tutto una

possibile collocazione dell’ustrino nei pressi dell’area di Montecitorio: HESBERG-PANCIERA 1994, pp. 33- 35.

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nessuna traccia del pavimento a cui le iscrizioni apparterebbero secondo l’interpretazione corrente; le stesse sono invece chiaramente dette essere incise su cippi in travertino, come conferma l’accurato esame condotto da Panciera sulle basi in cui sono state incluse nello stesso 1777, in previsione della loro conservazione nel Museo Pio Clementino. La ricostruzione proposta da Lanciani nella tavola 8 della Forma Urbis Romae non si baserebbe, quindi, su alcun dato archeologico: nessuna delle relazioni redatte al momento degli scavi fa riferimento all’esistenza di una struttura simile alle arae consecrationis di Montecitorio nell’area adiacente al Mausoleo di Augusto.636 Se un ustrino era presente nella zona, questo probabilmente non apparteneva all’imperatore.637 L’indicazione topografica fornita da Strabone, infatti, fa propendere per una lontananza delle due strutture: l’ustrinum è definito «nel mezzo del Campo Marzio», posizione difficilmente conciliabile con quella del Mausoleo, che sorge nel settore settentrionale della pianura, in prossimità del Tevere, tra questo e la via Flaminia. Il fatto che i due monumenti siano menzionati uno di seguito all’altro non è qui indizio di vicinanza topografica, bensì di una relazione funzionale e concettuale. La costruzione doveva essere imponente, se attrasse l’attenzione di Strabone: un doppio recinto - quello interno in marmo bianco, quello esterno in ferro - con un boschetto di pioppi all’interno. La traduzione generalmente seguita ritiene che l’espressione kÚklw/

me;n perike…menon stia a indicare che la balaustra esterna fosse di forma circolare. Ne

risulterebbe che l’ustrino di Augusto aveva un aspetto completamente diverso da quelli di età antonina, costituiti da recinti quadrangolari racchiusi uno dentro l’altro. Tuttavia l’utilizzo del termine kÚklw/ non implica necessariamente una struttura circolare: si tratta infatti di un dativo avverbiale che è possibile tradurre come ‘tutto attorno’, significato che si accorda bene con quello di per…keimai, ‘circondo, cingo’.638 Del resto abbiamo almeno un altro esempio per questa tipologia monumentale precedente a quelli del II d.C.: la struttura messa in luce nel 1887 tra corso Vittorio Emanuele e il cortile di

636 L

ANCIANI, FUR, tav. 8.

637 Jolivet pensa che le iscrizioni siano indizio dell’esistenza di uno o più monumenti funerari, ustrina o busta, costruiti nel bosco sacro che circondava il Mausoleo e destinati a personalità minori della gens

giulio-claudia (l’iscrizione attribuibile a un personaggio legato a Vespasiano non viene menzionata): JOLIVET 1988, p. 93. Panciera, sulla base di un’attenta analisi delle cinque iscrizioni, ritiene probabile che il gruppo riferibile ai figli di Germanico e a Tiberio Gemello abbia avuto una genesi unitaria e ne indica l’artefice in Agrippina Minore. Questa, una volta raggiunto il potere attraverso il matrimonio con Claudio, avrebbe riunito in un unico complesso vicino al Mausoleo nei pressi di un ustrino secondario, fratelli e sorelle che non avevano ricevuto l’onore di tale sepoltura: HESBERG-PANCIERA 1994, pp. 160- 161.

638 Devo questo suggerimento al Prof. F. Coarelli, che ringrazio per aver messo a mia disposizione uno

Palazzo Sforza Cesarini, identificabile come un complesso costituito dal cenotafio e forse dall’ustrino di Agrippa: la somiglianza con le arae consecrationis successive è notevole e non è sfuggita.639 Si può pertanto ipotizzare che anche l’ustrinum di Augusto avesse forma quadrangolare e che proprio questo sia il modello seguito per la realizzazione di quelli di Montecitorio. Un altro argomento a conferma che i funerali di Agrippa erano stati organizzati dall’imperatore quasi come se si trattasse di una prova generale dei propri.640

In un contributo del 1988 Jolivet, basandosi su una pianta realizzata da Broise, proponeva una teoria interessante in relazione alla kaÚstra di Augusto.641 Questa sarebbe infatti stata l’elemento generatore del sistema in cui si inseriscono gli altari di età antonina. Si è osservato che l’orientamento di questi ultimi corrisponde a quello della via Flaminia, dalla quale tuttavia sono distanti più di 150 m: è difficile pertanto giustificare la loro disposizione in conseguenza del preesistente tracciato viario. La ricostruzione di Broise ha permesso di mettere in evidenza che le arae sono costruite su un modulo di 100 piedi di lato e si posso inserire all’interno di un sistema organizzato attorno a una linea ideale, che collega il centro del Mausoleo allo gnomone dell’horologium e, passando in mezzo ai due ustrini gemelli di Montecitorio, va a finire nella cella del tempio del divo Adriano (Fig. 2): ci sarebbe questa linea all’origine dell’orientamento delle arae consecrationis del II d.C. Il progetto, in questa forma, risalirebbe ad Adriano. Tuttavia è probabile che nella scelta del luogo non poco avesse influito la presenza dell’ustrinum di Augusto, attorno al quale verosimilmente ruotava l’intero sistema. L’innalzamento del suolo in questo settore del Campo Marzio in età adrianea potrebbe spiegare il mancato rinvenimento degli altari precedenti. Se così fosse saremmo in presenza di uno spazio riservato alle cerimonie di consecratio imperiale fin dal 14 d.C.

Augusto aveva organizzato con molta cura i suoi funerali, affidando le sue disposizioni alla scrittura; aveva da tempo costruito la sua tomba nelle forme di un grande sepolcro dinastico; aveva posto le basi per il culto imperiale, attento a non commettere gli errori del padre adottivo. Fu il primo imperatore - non il primo romano - a essere divinizzato e a lui si deve probabilmente la regolamentazione delle procedure dell’apoteosi: non

639 L

A ROCCA 1984, pp. 87-100; COARELLI 1997, pp. 553-554.

640 Cass. Dio 54, 28, 5. 641

stupisce allora che la prima ara consecrationis, il modello a cui si rifaranno gli imperatori successivi, sia la sua.

2. IL TEMPLUM NOVUM E I LUOGHI DI CULTO DEL DIVO AUGUSTO A ROMA