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P RIMA DI A UGUSTO

1. I FUNERALI DI SILLA E CESARE Silla

Silla morì nei primi mesi del 78 a.C. nella sua villa in Campania, tra Cuma e Pozzuoli, laddove si era rifugiato dopo aver abdicato al suo ruolo politico.342 Secondo la notizia riportata in maniera dettagliata da Plutarco, probabilmente sulla base di informazioni provenienti da una propaganda ostile all’ex dittatore, la sua morte sarebbe stata causata dalla ftiriasi.343 Malgrado le sue precarie condizioni di salute Silla si occupò dell’attività pubblica fino alla fine e nei giorni immediatamente precedenti alla morte riuscì a portare a termine il ventiduesimo libro delle sue Memorie e a scrivere il testamento.344 Non conosciamo i contenuti di quest’ultimo, ma sappiamo per certo che oltre ai doni e ai lasciti per gli amici, dai quali era escluso solo Pompeo, vi si trovavano le disposizioni per l’affidamento della custodia del figlioletto Fausto a Lucullo, il quale secondo la volontà di Silla avrebbe dovuto occuparsi anche della redazione definitiva delle Memorie.345

L’annunciò della sua morte provocò a Roma, in Senato, un acceso dibattito che vide contrapposti i suoi partigiani e i suoi detrattori sugli onori funebri da conferirgli. Catulo, probabilmente fiancheggiato dallo stesso Pompeo, chiese che la salma fosse ricondotta nell’Urbe con una splendida processione attraverso l’Italia, che qui fossero celebrate le esequie a spese dello Stato e gli fosse data una tomba nel Campo Marzio.346 Lepido, collega di Catulo nel consolato in quello stesso anno, si oppose con tutte le sue forze. Ebbero la meglio i sillani: le spoglie del vecchio dittatore furono portate a Roma con

342 Plut., Syll. 37, 4; Aur. Vict., de vir. ill. 75, 12; Val. Max. 9, 3, 8; App., b. c. 1, 104, 488. Per la data:

CARCOPINO 1979, p. 231, n. 34; GABBA 1958, p. 288.

343

Plut., Syll. 36. Secondo Appiano (b. c. 1, 105, 492) sarebbe stata la febbre a provocarne la morte.

344

Plut., Syll. 37; App., b. c. 1, 105, 492.

345 Plut., Pomp. 15, 3; Lucull. 4, 5. Per quanto riguarda le Memorie di Silla: Plut., Lucull. 1, 4-5; 4, 6; Syll.

6, 10.

346

Plutarco attribuisce a Pompeo la difesa di Silla in Senato e la richiesta di un funus publicum (Plut.,

Syll. 38, 1-2; Pomp. 15, 4), mentre secondo Appiano il fautore dell’iniziativa sarebbe stato Q. Lutazio

Catulo (App., b. c. 1, 105, 493-494), console di quell’anno e sostenitore da sempre di Silla. Probabilmente entrambi intervennero a favore del vecchio dittatore nella seduta del Senato che decretò la concessione del funus publicum a Roma: VALGIGLIO 1954, p. 179; WEINSTOCK 1971, p. 348.

una processione, definita da Appiano degna di un re.347 Fu questo un elemento fortemente innovativo all’interno di un cerimoniale consolidatosi e cristallizzatosi nel tempo come quello del funus publicum, che aprirà la strada alle successive translationes in forma di pompa dei corpi degli imperatori romani - e dei membri della loro famiglia - morti fuori Roma.348

Silla fu esposto su un letto lavorato in oro, trasportato con ogni probabilità su di un ricco carro.349 Il corteo che lo accompagnò fino a Roma era composto da suonatori di tromba, cavalieri, uomini armati che procedevano a piedi e da una gran moltitudine di gente comune che seguiva in ultima posizione il feretro. Al corteo si aggiunsero spontaneamente strada facendo i veterani che avevano fatto parte del suo esercito: una presenza questa che era al tempo stesso un omaggio all’imperator da parte dei suoi soldati e un deterrente per chiunque volesse impedire alla processione di raggiungere Roma. La bara era preceduta dalle insegne e dalle scuri relative alle cariche che Silla aveva rivestito in vita.350

Al momento dell’ingresso nell’Urbe l’ordine della pompa fu cambiato e questa resa ancora più fastosa dalla presenza di ricchi doni, alcuni dei quali ricordati nel dettaglio dalle fonti antiche: più di duemila corone d’oro offerte dalle città, dalle legioni e dagli amici singolarmente;351 seimila letti, di cui ci parla Servio,352 e ben duecentodieci fercula su cui erano posati aromi di ogni tipo, donati dalle matrone romane. Una parte di questi ultimi fu usata, insieme a incenso e cinnamomo, per plasmare due statue, una di Silla e l’altra di un littore, che possiamo immaginare poste sul carro che trasportava la

kl…nh su cui era adagiato il corpo.353

Al corteo presero parte in via del tutto eccezionale i sacerdoti e le sacerdotesse, divisi per collegio di appartenenza.354 Di seguito venivano il Senato e i magistrati rivestiti delle proprie insegne; un altro gruppo era costituito dai membri del ceto equestre e

347 App., b. c. 1, 105, 494. Cfr. Liv., per. 90: «Sylla decessit, honosque ei a senatu habitus est, ut in campo Martio sepeliretur».

348 Una simile processione in ambito romano è testimoniata per la prima volta in relazione ai funerali di

Silla, per poi essere ripresa da quelli di Augusto (Suet., Aug. 100, 2; Cass. Dio 56, 31, 2), Germanico (Tac., Ann. 3, 2), Settimio Severo (SHA, Sev. 24, 2) e Costanzo (Amm. Marc. 21, 16, 20).

349

ARCE 1988, p. 30.

350

Si veda la ricostruzione del corteo fatta da ARCE 1988, p. 20. La processione aveva sicuramente un suo ordine interno stabilito, come si deduce da App., b. c. 1, 105, 495.

351 App., b. c. 1, 106, 496. 352

Serv., ad Aen. 6, 861: «ad funeris huius [Marcelli] honorem Augustus sescentos lectos intra civitatem

[ire] iussit. Hoc enim apud maiorem gloriosum fuerat et dabatur pro qualitate fortunae, nam Sulla sex milia habuit». ARCE 1988, p. 31, avanza l’ipotesi che fossero destinati al banchetto funebre.

353 Plut., Syll. 38, 3. 354

dall’esercito che aveva combattuto ai suoi ordini. I soldati portavano le insegne dorate e le armi lavorate d’argento, delle quali usavano fregiarsi nelle cerimonie solenni. Il numero dei suonatori di tromba impiegati in questa occasione è definito immenso da Appiano.355 Il Senato, i cavalieri, l’esercito e il popolo intero lo invocarono a turno con alte grida, alcuni con reale e intensa partecipazione, altri, secondo lo storico, solo per timore di fronte a un tale dispiegamento di forze militari.356

La processione, nel giorno delle esequie, raggiunse il cuore politico della città, il Foro Romano. Qui, seguendo la prassi consueta dei funera indictiva, il corpo fu posto sui Rostra, dai quali si svolse l’elogio funebre. Il figlio di Silla, Fausto, era ancora troppo giovane per pronunciare la laudatio: fu pertanto l’oratore ritenuto più eloquente a tessere le lodi del vecchio dittatore.357 Il feretro fu poi condotto sulle spalle dei senatori alla pira innalzata nel Campo Marzio, attorno alla quale ebbe luogo la decursio, rito dal carattere spiccatamente militare che vide partecipare cavalieri ed esercito.358 Non sono noti i tempi di svolgimento della cerimonia, né sappiamo se fu rispettato l’intervallo di sette giorni previsto per l’esposizione domestica del defunto nei funerali di personaggi illustri. Sembra comunque probabile che tra il momento dell’arrivo del corteo in città e quello delle esequie fossero trascorsi alcuni giorni, come potrebbe dedursi da Plutarco.359

355 La ricostruzione fornita da Arce dell’ordine dei partecipanti alla pompa urbana lascia margine a dubbi:

ARCE 1988, p. 20. Malgrado sia difficile definire sulla base dei pochi dettagli offerti da Appiano (App., b.

c. 1, 106, 496-499) l’esatta posizione dei doni e dei partecipanti rispetto alla salma del dittatore è più

verosimile l’ipotesi formulata da Weinstock in considerazione dello schema usato nei funera indictiva: in testa suonatori di tromba, danzatori e mimi, seguiti dalle imagines animate da attori; quindi i doni e i portatori di torce. La salma era seguita da un primo gruppo costituito dai sacerdoti, i senatori e i magistrati e da un secondo gruppo formato da cavalieri e esercito: WEINSTOCK 1971, p. 349.

356 App., b. c. 1, 106, 499. Non è chiaro in quale fase della cerimonia si svolse la conclamatio: sembra

probabile, sulla base dell’ordine cronologico utilizzato per descrivere gli eventi da Appiano, che avesse avuto luogo al momento della sosta del corteo nel Foro: ARCE 1988, pp. 21-22.

357 Q. Ortensio Ortalo, secondo alcuni: C

ARCOPINO 1979, p. 160; VALGIGLIO 1954, p. 181; GABBA 1958, pp. 291-292; ARCE 1988, p. 22, n. 40. HINARD 1990, p. 245 pensa a Q. Lutazio Catulo.

358All’origine di questo rito c’era un esercizio che svolgeva un ruolo importante nella formazione delle

giovani leve dell’esercito. Tuttavia ben presto la parola passò a indicare le evoluzioni rituali dei soldati attorno al rogo dei loro capi caduti in battaglia: si veda Liv. 25, 17, 4-5 per i funerali di Tiberio Gracco morto in Lucania durante un combattimento nel 212 a.C. Un altro significativo esempio è quello di Druso Maggiore, morto nel 9 a.C. (Suet., Claud. 1, 6) in Germania. Il corpo fu portato a Roma e sepolto nel Campo Marzio. In Germania fu innalzato un tumulo dall’esercito, attorno al quale ogni anno in un giorno stabilito i soldati dovevano celebrare la decursio: Cap. II. 3. Per il carattere militare dei funerali imperiali si rimanda a RICHARD 1966B,pp.313-325.

359 Plut., Syll. 38, 4. Secondo Arce il corpo sarebbe stato portato nella curia Senatus e solo dopo una

settimana si sarebbero svolte le esequie vere e proprie. Lo studioso ritiene inoltre che la cremazione dovesse avvenire la mattina molto presto, ricollegandosi alla pratica di celebrare i funerali di notte. A questo proposito porta a conforto della sua teoria le attività degli Arvales e un passo della pro Cluentio di Cicerone (9, 27), in cui si parla però dei funerali di un bambino: ARCE 1988, pp. 21-22. Sui funerali notturni si veda quanto detto al Cap. I. 2 della presente ricerca.

Se, come abbiamo dimostrato nel capitolo precedente, questo non fu il primo funus publicum a Roma, non ci sono tuttavia dubbi che si trattò del modello a cui prima Cesare e poi Augusto si ispirarono nell’organizzare le proprie esequie. La distanza con i funera indictiva e i funera publica a cui gli abitanti dell’Urbs erano abituati, dovette risultare notevole. Translationes di cadaveri sono note nel mondo romano, sia prima che dopo Silla: ne erano oggetto soprattutto le salme dei generali caduti in combattimento,360 ma erano previste anche in altre circostanze per persone comuni. Le norme che le regolavano erano tuttavia rigide, imponevano probabilmente spostamenti notturni e una serie di precauzioni volte a impedire che i luoghi attraversati e i loro abitanti fossero coinvolti in tali procedure, che del resto avevano un carattere del tutto eccezionale e, almeno in epoca imperiale, erano sottoposte all’autorizzazione delle autorità competenti.361

Il trasporto del cadavere dal luogo della morte alla patria, in cui lo attendeva la tomba di famiglia, era comunque una procedura prevista dalla legge e dal diritto pontificale, spesso purtroppo taciuta dalle fonti per il periodo repubblicano.362 Visto da questa prospettiva, il trasferimento del corpo di Silla dalla Campania a Roma non ha nulla di straordinario. L’elemento di forte rottura con la tradizione è costituito dal ricco apparato funerario che circondò la salma del dittatore, esposta per tutto il tragitto su un letto funebre con decorazioni in oro, e dalla risonanza data all’evento. Lasciate da parte le precauzioni che prevedevano un passaggio silenzioso del cadavere attraverso gli abitati sulla strada del ritorno, alla presenza probabilmente solo di qualche parente e degli addetti delle pompe funebri che si occupavano del trasporto, la processione che accompagnò Silla a Roma fu concepita come parte integrante della pompa funebris, che avrebbe dovuto consegnarlo alla sepoltura definitiva in città. Difficile spiegare altrimenti la presenza dei tubicines e l’adesione popolare, mentre la partecipazione massiccia di militari e dei veterani deve essere vista come misura di sicurezza intesa a mantenere l’ordine pubblico. Il Senato, del resto, aveva da subito decretato lo iustitium, con la conseguente sospensione di tutte le attività civili da parte dei magistrati fino alla

360

Nel 90 a.C. furono ricondotti in patria per essere tumulati nei sepolcri di famiglia i corpi del console Rutilio e degli alti gradi dell’esercito caduti combattendo contro i Marsi (App., b. c. 1, 43, 191-195): VALVO 1990, pp. 153-155. Nel 43 a.C. furono le salme di Irzio e Pansa a rientrare a Roma per ricevere un

funus publicum e la sepoltura in Campo Marzio, come abbiamo già detto. 361

ESTIEZ 1995; CRACCO RUGGINI 1995. I problemi legati al trasporto dei corpi di coloro che erano morti lontani dalla loro patria è stato affrontato di recente sulla base delle evidenze epigrafiche e delle disposizioni giuridiche da LAUBRY 2007, pp. 149-156, 167-176.

362 Dig

. 11, 7, 14, 4. Le testimonianze, epigrafiche e giuridiche, sono tutte di età imperiale: LAUBRY 2007, pp. 151-154 e l’appendice epigrafica alle pp. 181-188.

conclusione delle esequie con la sepoltura del corpo.363 Tale pratica, prima ancora di diventare espressione del lutto pubblico imposto alla cittadinanza in occasione dei funerali dei membri della famiglia imperiale, veniva adottata per prevenire disordini e tumulti popolari: i magistrati abbandonavano i loro incarichi giuridici per provvedere alla leva.364 Tuttavia la partecipazione attiva dell’esercito al corteo, tanto fuori Roma, quanto al suo interno, dove i soldati in armi potevano entrare solo in occasione del trionfo, doveva riportare alla mente dei cittadini romani i successi militari ottenuti da Silla in vita e avvicinare la sua pompa funebris a una cerimonia trionfale. Tutti questi fattori conducevano all’esaltazione del defunto secondo forme che erano lontane dal modello arcaico romano: nelle descrizioni più estese del funerale di Silla, quelle di Appiano e Plutarco, manca la menzione della sfilata degli antenati, elemento che aveva egemonizzato l’attenzione di Polibio un secolo prima. Questa assenza è verosimilmente solo letteraria e non riguarda il reale svolgimento della cerimonia. E tuttavia è testimonianza delle profonde innovazioni introdotte nel 78 a.C., le uniche a trovare spazio nei testi antichi. Il modello, probabilmente, deve essere individuato nel mondo ellenistico, laddove conosciamo dalle fonti translationes di eroi o di sovrani morti lontano dalla loro città natale e lì ricondotti per le esequie con un grande corteo.365 Il carattere trionfale di tali cerimonie, evidenziato dalla tradizione, non poco dovette influire nell’assunzione di un tale modello da parte dei romani.366 Con i funerali di Silla si assiste quindi all’ultimo passo verso l’esaltazione del singolo, inteso come individuo dalle doti eccezionali, di cui abbiamo seguito brevemente le tracce nello sviluppo dei funera indictiva a partire dal III a.C., esaltazione che trovò in seguito la sua massima espressione - più velata, ma non per questo meno decisa - nei funerali imperiali.367 Anche il modo di avvicinarsi al corpo del defunto si trasforma: si percepisce fin da questo momento un cambiamento di statuto del cadavere dell’ex dittatore, con conseguente perdita del suo carattere contaminante. Questa potrebbe costituire una spiegazione alternativa a quella fornita da Appiano per la partecipazione alla cerimonia

363

Gran. Lic. 36, 27: «iustitium fuit matronaeque eum toto anno luxerunt».

364 DEAR IV, s.v. iustitium, p. 315; S

ÁNCHEZ-OSTIZ GUTIÉRREZ 1999, pp. 183-186. Riguardo all’adozione dello iustitium in occasione dei funerali di Silla: ARCE 1988, p. 28; FRASCHETTI 2005, pp. 108-109.

365 R

ICHARD 1966, pp. 351-362; VERSNEL 1970, pp. 122-129; FLOWER 1996, pp. 107-109.

366 Plut., Philop. 21: «™pin…kion pomp»n tina ¤ma ta‹j tafa‹j m…xantej». Si vedano inoltre Plut., Pelop. 33; Demetr. 53; Arat. 53.

367

funebre di Silla di sacerdoti e sacerdotesse, ai quali era solitamente vietato ogni rapporto con la morte e le sue manifestazioni concrete.368

È interessante al riguardo riportare la descrizione fatta da Plutarco degli ultimi momenti del funerale. Fin dalla prima mattina il tempo minacciava pioggia: il corpo fu posto sulla pira all’ora nona e improvvisamente un forte vento investì il rogo, accelerandone la combustione. Gli addetti furono così costretti a raccogliere velocemente i resti della cremazione, prima che un violento temporale spengesse definitivamente il fuoco. Sembrò allora che la dea Fortuna fosse rimasta al fianco di Silla anche durante la cerimonia funebre.369 Vi si trova l’affermazione del rapporto privilegiato tra la divinità e l’ex dittatore: ¹ TÚch aÙtoà la definisce Plurtarco.370 Proprio alla luce di questa presenza divina, è ancora più importante notare come alcuni particolari del racconto ricordino la scomparsa di Romolo e tornino frequentemente nei presagi di morte degli imperatori a partire già da Cesare.371

Una costante è costituita dal motivo del temporale, che ha la sua origine nel mito di Eracle: la pira dell’eroe era stata innalzata sul Monte Eeta, quando una forte pioggia vi si abbatté, spegnendo il fuoco e permettendo l’ascesa al cielo di Eracle tra lampi e tuoni.372 Nel caso di Romolo la scomparsa avvenne in circostanza meteorologiche simili, seppure il temporale non si verificò in corrispondenza del funerale, bensì di una riunione del popolo, che una parte della tradizione colloca nella palus Caprae.373 Questo bacino occupava verosimilmente la depressione conosciuta oggi con i toponimi “Valle” e “Vallicella”, nel Campo Marzio centrale (Fig. 1). Una parte dell’antica palude fu sistemata in età augustea con la costruzione dello stagnum Agrippae, che ci permette di definirne ulteriormente la posizione. Secondo Lucano la tomba di Silla - e di conseguenza la pira che doveva sorgere nelle vicinanze - si trovava «medio campo»,

368

Se dobbiamo credere ad Appiano (b. c. 1, 106, 497) la presenza nel corteo dei sacerdoti si spiegherebbe con il timore suscitato dal grande afflusso di soldati. Per la necessità che i sacerdoti non venissero a contatto con i morti: Serv., ad Aen. 11, 143; Sen., Cons. ad Marciam 15; Gell., N.A. 10, 15 e il commento in SCHEID 1981, pp. 134-135.

369

Plut., Syll. 38, 4-5. La tradizione torna in Granio Liciniano (36, 29): «cuius rogo, quom ignis esset

inlatus, non mediocris imber est insecutus». Non condivido l’ipotesi di Arce che possa trattarsi di una

invenzione plutarchea: ARCE 1988, p. 22, n. 42.

370 C

HAMPEAUX 1987, pp. 216-259; KEAVENEY 1983.

371

WEINSTOCK 1971, pp. 356-363;COARELLI 1983A,pp.41-46.

372 È questo il modello dell’apoteosi assunto nel mondo romano, seppure con qualche variante: resta il

temporale, ma la funzione cambia, dal momento che l’ascesa al cielo è assicurata dalla cremazione che libera l’anima dal corpo: WEINSTOCK 1971, pp. 356-357; PRICE 1987, pp. 73-76.

373

ossia proprio nell’area centrale del Campo Marzio.374 Tale scelta può essere quindi considerata un richiamo alla tradizione romulea, alla quale le fonti sembrerebbero rimandare in maniera allusiva proprio nella descrizione del temporale che si scatenò il giorno dei funerali. L’ascesa al cielo di Eracle e il modello ellenistico dovevano essere ugualmente presenti alla mente dell’artefice dell’organizzazione dei funerali, seppure assunti attraverso la figura di Romolo. Non meno significativa risulterebbe allora la decisione di cremare il corpo del dittatore. Le fonti la attribuiscono ora a uno dei suoi partigiani, L. Mario Filippo,375 ora allo stesso Silla. L’allontanamento dalla tradizione familiare, che imponeva l’inumazione ai suoi membri, viene giustificata dagli autori antichi con il timore che il corpo dell’ex dittatore subisse lo stesso scempio che era toccato a quello del suo avversario politico, Mario.376 Sebbene non si abbiano notizie certe al riguardo, è probabile che fosse stato proprio Silla a fornire le disposizioni sui suoi funerali, sulla sua tomba e quindi anche sulle modalità di sepoltura.377 Queste dovettero in ogni caso passare attraverso l’approvazione del Senato, come accadeva di consueto nell’attribuzione di onori pubblici, e l’eccezionalità di alcuni provvedimenti creò certamente buona parte di quelle tensioni di cui ci parlano le fonti antiche. In considerazione di tutti questi fattori, l’introduzione nel cerimoniale in forma spettacolare della pompa fino a Roma e la scelta della cremazione sembrano piuttosto un primo passo verso la definizione del modello dei funerali e dell’apoteosi imperiale e permettono di concludere che nel 78 a.C., con le esequie di Silla, prese avvio quel processo inarrestabile che solo pochi decenni dopo porterà alla divinizzazione di Augusto.378

374 Per la sepoltura di Silla in Campo Marzio: Plut., Syll. 38, 6; Liv., per. 90; Lucan., Phars. 2, 222; App., b. c. 1, 106, 500. L’indicazione «medio campo» riportata da Lucano ha fatto ipotizzare a Coarelli una

collocazione nel Campo Marzio centrale, subito a nord dei Saepta e a ovest della via Lata, in un’area ancora libera all’epoca da costruzioni: COARELLI 1997, p. 593. Diversa la ricostruzione di La Rocca (LTUR IV, s.v. Sepulcrum: L. Cornelius Sulla, p. 286), che colloca la tomba tra i Saepta a est e la palus

Caprae a ovest. L’uso del presente in Plutarco potrebbe far pensare che ancora nel II d.C. il luogo di

sepoltura fosse ben visibile e l’epitaffio leggibile. Di certo agli inizi del III secolo se ne dovevano essere perse le tracce, dal momento che Caracalla la fece restaurare dopo averla ritrovata: Cass. Dio 77, 13.

375 Granio Liciniano (36, 25-26: «Sulla, condi corpus eius iusserat, non comburi») sostiene che Silla

aveva disposto che il suo corpo fosse inumato e non cremato e attribuisce la decisione della cremazione a L. Marcio Filippo.

376

Cic., de leg. 2, 22, 57; Plin., N.H. 7, 187.

377 Secondo W

EINSTOCK 1971, p. 348 e CARCOPINO 1979, p. 230, le disposizioni sul funerale di Silla erano contenute nel suo testamento. Arce rimane incerto nell’attribuire l’iniziativa allo stesso Silla o ai suoi partigiani, poi sembra propendere per la prima possibilità: ARCE 1988, p. 18 e 25.

378 Per l’ideologia romulea in età augustea, si rimanda all’ancora valido studio di G

AGÉ 1930,in cui si trova un’accurata raccolta delle fonti. Si veda inoltre COARELLI 1997, p. 592: lo studioso collega la scelta