• Non ci sono risultati.

IL TEMPLUM NOVUM E I LUOGHI DI CULTO DEL DIVO AUGUSTO A ROMA 1 Breve premessa sullo stato degli stud

L A DINASTIA GIULIO CLAUDIA E LA NASCITA DEL FUNUS IMPERATORUM

2. IL TEMPLUM NOVUM E I LUOGHI DI CULTO DEL DIVO AUGUSTO A ROMA 1 Breve premessa sullo stato degli stud

Uno dei principali problemi che si trovò ad affrontare il Senato alla morte di Augusto fu quello della costruzione di un tempio per l’imperatore divinizzato. La concessione di onori celesti portava con sé, infatti, non solo l’istituzione di sacerdoti addetti al culto del nuovo divo, ma anche l’erezione di un templum nel quale tale culto doveva essere officiato.642 Si trattava sostanzialmente di una novità, sebbene Augusto avesse già gettato le basi per la sua introduzione con la dedica dell’aedes divi Iulii nel Foro, alla cui realizzazione aveva dato inizio subito dopo la divinizzazione ufficiale del padre adottivo.

La posizione del templum divi Augusti e la possibile presenza a Roma di altri luoghi destinati al culto imperiale costituisce uno degli argomenti più dibattuti nel panorama degli studi di topografia antica, che è necessario riprendere qui nelle linee essenziali per cercare di dare una risposta alle domande ancora aperte.

Nell’ultimo secolo sono andati delineandosi due filoni di ricerca, uno teso a dimostrare l’esistenza di un unico tempio del divo Augusto a Roma, collocato dagli studiosi nella valle del Velabro alle pendici nord-occidentali del Palatino;643 l’altro diretto a sostenere la presenza di due edifici di culto, un santuario ufficiale e uno di carattere privato.644 Quest’ultima ipotesi ha trovato una formulazione molto persuasiva in un contributo di Torelli, in cui si proponeva una rilettura dei rilievi dell’Ara Pietatis.645 Riprendendo un’intuizione già enunciata da Lugli, lo studioso ipotizzava l’esistenza di due edifici cultuali in onore del divo Augusto a Roma, uno sul Palatino, identificato con il sacrarium delle fonti letterarie, e l’altro nel Velabro, in cui si riconosceva il templum novum divi Augusti. Il primo fu fatto costruire, su decreto del Senato, nell’area della

642

Tac., Ann. 1, 10, 8; Cass. Dio 56, 46, 3.

643 C

ASTAGNOLI 1979, pp. 332-347; HÄNLEIN-SCHÄFER 1985, pp. 113-128; FISHWICK 1992, pp. 232-255; CECAMORE 2002, pp. 159-211 (che tuttavia, come vedremo dettagliatamente, propone una nuova localizzazione per il santuario).

644 L

UGLI 1941, pp. 29-58; TORELLI 1982, pp. 63-88; TORELLI 1987, pp. 563-581; TORELLI, in LTUR I, s.v. Augustus, divus, sacrarium; aedes, pp. 143-145; ibid., s.v. Augustus, divus, templum (novum); aedes, pp. 145-146.

645

casa natale di Augusto, localizzata dalle fonti letterarie presso le curiae veteres.646 Da luogo di culto privato, il sacrarium sarebbe divenuto, secondo Torelli, sede di un culto pubblico degli imperatori divinizzati dopo la consacrazione di Livia da parte di Claudio, il 17 gennaio del 42 d.C.647 In questa occasione, Claudio avrebbe affiancato una statua della nuova diva a quella di Augusto.648 L’edificio avrebbe in seguito accolto gli altri divi della famiglia giulio-claudia, assumendo così il nome di aedes Caesarum o Divorum.649 Nella sua suggestiva lettura dei rilievi Della Valle-Medici, Torelli riconosceva il sacrarium palatino nel tempio rappresentato in una moneta di Antonino Pio, coniata negli anni attorno alla metà del II secolo d.C.650 L’edificio, un monumentale tempio corinzio con otto colonne in facciata, veniva identificato con l’analogo ottastilo raffigurato su uno dei frammenti dei rilievi dell’Ara Pietatis e collocato dall’autore nell’area dell’odierna Vigna Barberini (Figg. 3-4).651

Lo studioso è stato costretto in seguito a rivedere in parte le sue attribuzioni, alla luce di nuovi elementi emersi dallo scavo condotto dall’École Française de Rome nell’area in questione.652 I dati archeologici, infatti, sembrano far propendere per una datazione

646 Suet., Aug. 5: «Natus est Augustus […] regione Palatii ad Capita Bubula, ubi nunc sacrarium habet, aliquanto post quam excessit constitutum»; Serv., ad Aen. 8, 361: «[…] lautas (scil. Carinas) autem dixit aut propter elegantiam aedificiorum, aut propter Augustum, qui natus est in curiis veteribus et nutritus in lautis Carinis […]». Questo tempio sarebbe stato terminato da Livia prima del 26 d.C., momento della

rottura dei rapporti dell’Augusta con il figlio Tiberio (Suet., Tib. 51). Sulle curiae veteres da ultimi: TORELLI, in LTUR I, s.v. Curiae Veteres, p. 337; PANELLA 1996, pp. 71-91; ROYO 1999, pp. 45-52; CECAMORE 2002A, pp. 43-58; PANELLA 2006, pp. 266-275.

647 Si veda a questo proposito: T

ORELLI 1982, p. 74; LTUR I, s.v. Augustus, divus, sacrarium; aedes, pp. 143-145.

648

Cass. Dio 60, 5, 2: «t»n te t»qhn t¾n Liou…an oÙ mÒnon †ppwn ¢gîsin ™t…mhsen ¢ll¦ kaˆ ¢phqan£tisen, ¥galma tš ti aÙtÁj ™n tù 'Augouste…wë ƒdrÚsaj kaˆ t¦j qus…aj ta‹j ¢eiparqšnoij ƒeropoie‹n prost£xaj». Torelli (LTUR I, s.v. Augustus, divus, templum (novum); aedes, p. 146) attribuisce il passo al tempio sul Palatino, ma in realtà la fonte parla semplicemente del tempio del divo Augusto, senza specificare la sua collocazione.

649

L’aedes Caesarum è menzionato in Suet., Galba 1: «Ac subinde tacta de caelo Caesarum aede capita

omnibus simul statuis deciderunt, Augusti etiam sceptrum e manibus excussum est». La notizia si riferisce

al 68 d.C., prima della morte di Nerone. Di un aedes Divorum in Palatio abbiamo invece tre menzioni negli atti dei fratres Arvales fra il 145 e il 218 d.C.: si veda CFA 78, ll. 24-25; 81, col. II, ll. 4-5; 100 a-b, l. 6. Le due serie di testimonianze sono state attribuite a uno stesso edificio, variamente interpretato come il templum novum o il sacrarium palatino.

650 T

ORELLI 1982, p. 73 e p. 86, n. 43; Id., in LTUR I, s.v. Augustus, divus, templum (novum); aedes, p. 146; CECAMORE 2002, p. 203, fig. 75.

651

TORELLI 1982, pp. 71-82. Il tempio ottastilo rappresentato nei rilievi Della Valle-Medici è identificato da Torelli come tempio del divo Augusto, sulla base di una nuova lettura delle figure che appaiono sul frontone. Torelli propone di riconoscere nella statua centrale quella del divo Augusto, rappresentato in posa eroica, con gladium nella mano destra e scettro nella sinistra (lo stesso, forse, caduto a causa del fulmine del 68 d. C., secondo il racconto di Svetonio, Galba 1) e corona radiata sulla testa, a indicare l’avvenuta divinizzazione. Contra: POLLINI 1983, pp. 572-573; HÄNLEIN-SCHÄFER 1985, p. 122; CORDISCHI 1985, pp. 249-254; ZANKER 1989, pp. 208-215; LA ROCCA 1994, pp. 267-292.

652 Si veda a questo proposito T

ORELLI, in LTUR I, s.v. Augustus, divus, sacrarium; aedes, p. 145. Per una sintesi degli scavi nell’area di Vigna Barberini e i primi risultati che se ne possono ricavare, si rimanda a

della grande struttura templare al centro dell’area di Vigna Barberini al primo quarto del III secolo d.C.; datazione, questa, che verrebbe a confermare le notizie ricavate dalle fonti letterarie sulla creazione da parte di Elagabalo di un tempio per il dio di Emesa in un’area prossima a quella occupata dalle domus imperatoriae.653 Tale documentazione sembrerebbe escludere, almeno per il momento, la possibilità che nello stesso luogo fosse collocato il tempio del divo Augusto.

Del resto un altro elemento di difficoltà nell’ipotesi di Torelli era costituito dalla presunta trasformazione del sacrarium in luogo di culto pubblico nei primi anni del regno di Claudio, con il conseguente cambiamento di status giuridico e della denominazione in templum divi Augusti in Palatio. Resterebbe infatti da spiegare perché Svetonio si riferisca a esso con il termine sacrarium ancora nel II secolo d.C.654

Da queste riflessioni recentemente Cecamore ha preso spunto per riesaminare l’intera questione all’interno dell’ampia trattazione da lei dedicata alla topografia storica del Palatino dal III a.C. fino ai Flavi, in un capitolo relativo all’operato di Augusto sul colle che ospitava la casa dell’imperatore.655

La necessità di affrontare l’argomento partendo dalla rilettura della documentazione scritta antica, conduce la studiosa a far riferimento alla raccolta delle fonti proposta da Hänlein-Schäfer e a seguirne la suddivisione fatta sulla base delle varie denominazioni dei luoghi di culto del divo Augusto: Sacrarium divi Augusti; Templum divi Augusti

VIRVOULET-VILLEDIEU-ARNOLDUS HUYZENDVELD 1993, pp. 131-163; VILLEDIEU 1995, pp. 33-39; ROYO 1999, pp. 336-354; VILLEDIEU 2001, pp. 83-106 con bibliografia precedente.

653 V

IRVOULET-VILLEDIEU-ARNOLDUS HUYZENDVELD 1993, p. 159: «(Les données archéologiques et

architecturales) prouvent aussi que le temple sévérien est bel et bien une construction et non la simple transformation d’un sanctuaire précédent». Si veda la discussione dei dati di scavo in BROISE-THÉBERT 1999, pp. 729-747; ROYO 1999, pp. 343-345. Riguardo al tempio di Elagabalo e alla sua identificazione con l’edificio di Vigna Barberini si rimanda a: BIGOT 1911, pp. 81-85; COARELLI-GRENIER 1986, pp. 231-253; COARELLI 1987A, pp. 429-456; COARELLI, in LTUR III, s.v. Heliogabalus, templum;

Heliogabalium, pp. 10-11; CHAUSSON 1995, pp. 661-765.

654 Torelli ritiene che, essendo il sacrarium luogo del culto privato per il divo Augusto, gli Arvales non

potessero celebrarvi alcuna cerimonia prima del 42 d.C. (TORELLI 1982, pp. 75-76). A partire da questo momento, templum novum e sacrarium si sarebbero dovuti trovare in concorrenza, almeno per le cerimonie legate al culto imperiale. In realtà gli atti degli Arvales non fanno mai menzione del sacrarium, neppure con il nuovo nome, e, data la precisione con cui sono indicati i luoghi, questo può solo significare che il sacrario rimase luogo di culto privato. Dall’attenta analisi epigrafica condotta da Cecamore si ricava inoltre che nessuna delle iscrizioni dei servi publici a sacrario divi Augusti è riferibile con certezza a una data antecedente alla divinizzazione di Livia e alla conseguente trasformazione del sacrario in tempio: CECAMORE 2002, pp. 166-169. Cassio Dione (60, 5, 2), inoltre, non fa menzione, in connessione con la consecratio di Livia, di alcun decreto volto a trasformare lo status del sacrarium. Si veda a questo proposito anche FISHWICK 1992, pp. 245-255.

655

quod est in Palatio; Templum Novum (divi Augusti); Templum Augusti; Aedes Caesarum /Divorum.656

Da questa prima classificazione Cecamore elimina il nucleo di notizie relative al sacrarium, ritenendo che tale termine non sia in alcun modo riferibile a una struttura templare.657 Questa esclusione risulterebbe legittimata dal venir meno dell’ipotesi di una trasformazione del sacrarium in templum del culto pubblico, unico elemento che autorizzerebbe il suo riconoscimento come edificio templare.658

Le fonti restanti vengono quindi riunite in due nuclei corrispondenti ad altrettante localizzazioni topografiche (esclusa quella ad Capita Bubula).659 Il primo gruppo si riferisce al templum novum, iniziato da Tiberio su decreto del Senato e dedicato da Caligola nel 37 d.C., collocato secondo la notizia di Svetonio nell’area sottostante il ponte che doveva collegare il Palatino al Campidoglio. Il secondo è costituito dalle fonti che parlano di un templum in Palatio, costruito da Livia, che sarebbe stata associata al culto nel 42 d.C. da Claudio. L’edificio avrebbe accolto in seguito gli altri divi della famiglia giulio-claudia, fino ad assumere il nome di aedes Caesarum o Divorum.

Data la distinzione topografica messa in luce dall’analisi delle fonti latine tra un ‘templum novum sub pontem’ e un ‘templum divi Augusti in Palatio’, la studiosa sostiene la necessità dell’esistenza di un’analoga ripartizione anche nelle fonti greche.660 Queste, che in realtà sono costituite dalle sole notizie riportate da Cassio Dione, si riferiscono a un unico edificio, chiamato ora AÙgouste‹on ora ºrùon.661 Ne conclude che la testimonianza di Cassio Dione, mettendo in crisi la distinzione delineata sulla base delle fonti latine, obbliga a riconsiderarla nel suo complesso partendo dall’analisi dei riti che coinvolgevano i luoghi di culto del divo Augusto.662

656 H

ÄNLEIN-SCHÄFER 1985, pp. 114-118. A queste notizie la Cecamore aggiunge la moneta di Caligola con la legenda divo Aug(usto), quella di Antonino Pio con tempio ottastilo e legenda Templum divi

Aug(usti) rest(itutum) o Aedes divi Aug(usti) rest(ituta), il passo di Prudenzio messo in rilievo da

FISHWICK 1992 (pp. 245-250) e le linee 54-56 della Tabula Hebana: CECAMORE 2002, pp. 160-164.

657 Si veda a questo proposito l’ampia digressione sulla tipologia architettonica e lo status giuridico dei sacraria in CECAMORE 2002, p. 165, n. 54.

658

Solo accennata risulta, invece, la possibilità di identificare il sacrario con il piccolo tempio di cui si è trovata l’iscrizione di dedica negli scavi presso la Meta Sudans: PANELLA 1996, pp. 83-91; CECAMORE 2002, pp. 167-171 e p. 170, fig. 58.

659 C

ECAMORE 2002, pp. 169-171.

660

CECAMORE 2002, pp. 171-173. L’espressione templum novum sub pontem non è presente nelle fonti antiche, che parlano di un ponte costruito super templum divi Augusti (Suet., Cal. 22). Cecamore la utilizza al fine di evitare una localizzazione topografica precisa, che la costringerebbe a collocare l’edificio di culto nell’area del Velabro.

661 Cass. Dio 56, 46, 3; 57, 10, 2; 59, 7, 1; 60, 5, 2. C

ECAMORE 2002, p. 172.

662 L’argomentazione formulata dalla studiosa è difficilmente sostenibile: le fonti greche utilizzano due

termini diversi, senza fornire tuttavia alcuna notizia di carattere topografico. Pertanto la distinzione tra ºrùon e AÙgouste‹on, sempre che si possa sostenere, dovrebbe eventualmente trovare confronti nei

Una prima riflessione riguarda la consecratio di Livia: l’Augusta era associata al culto sul Palatino, ma il sacrificio ob consecrationem secondo gli atti degli Arvali si era svolto nel templum novum, così come quelli per i divi Claudio e Drusilla, il cui culto doveva trovare spazio nell’aedes Divorum in Palatio.663 È questo il primo passo che conduce la studiosa a sostenere l’esistenza di un unico tempio dedicato al culto dell’imperatore divinizzato, destinato ad accogliere tutti gli esponenti della famiglia giulio-claudia che avrebbero ottenuto il titolo di divus/diva. L’edificio deve essere cercato, a detta della Cecamore, sul Palatino.664 Esclusa la sua collocazione al centro dell’area di Vigna Barberini, non resta che rivolgere l’attenzione a un’altra struttura che rivela caratteristiche affini: la domus Tiberiana (Fig. 5). Nel testo si ripercorre la storia dell’identificazione della grande piattaforma sul lato nord-occidentale del Palatino con la casa di Tiberio di cui parlano le fonti, alle quali viene dedicato un ampio spazio al fine di dimostrare l’inconsistenza di una tale ipotesi.665 Tanto i dati archeologici, quanto le notizie derivate dalla tradizione letteraria fanno propendere la studiosa per una nuova soluzione: la grande platea da secoli ritenuta pertinente alla domus Tiberiana doveva ospitare il tempio del divo Augusto.666

La proposta di Cecamore si fonda su un’analisi puntuale della documentazione e sulla discussione di ogni singolo aspetto dei precedenti studi dedicati al riconoscimento e alla localizzazione del tempio del divo Augusto. Da questo punto di vista l’opera ha il merito di permettere una visione d’insieme del problema, sottolineando in maniera critica le difficoltà poste dalle varie teorie. Tuttavia l’ipotesi formulata dalla studiosa, malgrado abbia trovato il consenso di una parte del mondo accademico, pone alcuni problemi di metodo, destinati a mettere in crisi l’intera ricostruzione.667 Il nodo centrale delle argomentazioni di Cecamore si può riassumere in due punti strettamente legati l’uno all’altro: la constatazione dell’«incongruenza» delle fonti antiche, causa termini templum e sacrarium, che individuano due edifici cultuali con status giuridico-sacrale diverso. Le fonti latine a cui si fa riferimento nel testo danno invece due indicazioni topografiche distinte e non sovrapponibili. In nessun modo si può pertanto definire «una meccanica suddivisione» (CECAMORE 2002, p. 173) quella che risulta essere una chiara distinzione topografica.

663 CECAMORE 2002, pp. 173-177. 664 CECAMORE 2002, pp. 185-188. 665 C ECAMORE 2002, pp. 188-198. 666 C

ECAMORE 2002, pp. 198-207. Che questa ipotesi non sia sostenibile dal punto di vista archeologico emerge chiaramente dalle indagini condotte Krause nell’area della domus Tiberiana, una sintesi della quali, corredata dalla precedente bibliografia, si trova adesso in KRAUSE 2009. Si vedano anche le giuste critiche mosse da PANELLA 2006, p. 276, n. 32.

667 Si vedano a questo proposito la positiva introduzione al testo di E. La Rocca (C

ECAMORE 2002, pp. 5- 8) e la recensione di CLARK 2004, pp. 210-211. Diversa la valutazione di PERRIN 2005, pp. 556-557.

principale, secondo l’autrice, del moltiplicarsi delle teorie intorno all’individuazione del/dei luogo/luoghi di culto del divo Augusto a Roma, e la conseguente esclusione dalla documentazione presa in esame delle notizie pertinenti al sacrarium, operazione che lascia margine a qualche critica.668

Da qui la necessità di ripartire proprio dall’analisi della tradizione antica, l’unica in grado di veicolare informazioni riguardo a realtà topografiche che non hanno lasciato tracce monumentali di immediata identificazione.

2. Le fonti669

Sacrarium

1) Suet., Aug. 5: «Natus est Augustus […] regione Palatii ad Capita Bubula, ubi nunc sacrarium habet, alquanto post quam excessit constitutum. Nam ut senatus actis continetur, cum C. Laetorius, adulescens patricii generis, in deprecanda graviore adulterii poena praeter aetatem atque natales hoc quoque patribus conscriptis allegaret, esse possessorem ac velut aedituum soli, quod primum divus Augustus nascens attigisset, peteretque donari quasi proprio suo ac peculiari deo, decretum est ut ea pars domus consecraretur».

2) Suet., Tib. 51: «At illa (scil. Livia) commota veteres quosdam ad se Augusti codicillos de acerbitate et intolerantia morum eius (Tiberii) e sacrario protulit atque recitavit».

3) CIL VI 2329 = ILS 4992: «Dis Manibus / Claudiae Antoniae lib(ertae) Lachne / Philippus Ristian(us) publicus / ab sacrario divi Augusti / coniugi carissimae / fecit et sibi».

668 C

ECAMORE 2002, p. 155: «Per quanto riguarda invece il problema del/dei luogo/luoghi di culto del divo Augusto si riprenderà in esame l’intera documentazione per giungere ad un’ipotesi fortemente innovativa che, in attesa di una indispensabile verifica archeologica, sembra appianare le incongruenze fra le fonti che avevano generato un moltiplicarsi di teorie».

669 La suddivisione delle fonti pertinenti ai luoghi di culto del divo Augusto a Roma sulla base delle

diverse denominazioni che appaiono nella tradizione letteraria, epigrafica e numismatica, proposta da Hänlein-Schäfer e seguita da Cecamore, costituisce un ottimo e utile punto di partenza per la ricerca: CECAMORE 2002, pp. 160-164. La si riprende pertanto qui, con alcune modifiche (distinzione di aedes

Caesarum e aedes Divorum; introduzione della voce Caesareum), al fine di fornire un quadro esaustivo

della documentazione antica, con l’avvertimento che tale schematizzazione ha esclusivamente la funzione di rendere più agevole e immediata la consultazione delle fonti.

4) CIL VI 2330a = ILS 4993: «D(is) M(anibus) s(acrum) / Successus publ(icus) / Valerianus a / sacrario Anni/ae Fortunatae / coniugi suae caris/simae b(ene) m(erenti) f(ecit) / vixit annis XXX».

5) CIL VI 2330b = ILS 4993a: «D(is) M(anibus) s(acrum) / Successus publ(icus) / Valerianus aedi(tuus) / a sacrario divi Aug(usti) / fecit sibi se vivo b(onis) b(ene)».

Templum divi Augusti et divae Augustae in Palatio

6) Plin., N.H. 12, 42, 94: «Coronas ex cinnamo interrasili auro inclusas primus omnium in templis Capitolii atque Pacis dicavit imperator Vespasianus Augustus. Radicem eius magni ponderis vidimus in Palatii templo, quod fecerat divo Augusto coniunx Augusta, aureae paterae impositam, ex qua guttae editae annis omnibus in grana durabantur, donec id delubrum incendio consumptum est».

7) CIL VI 4222 = ILS 4995: «Dis Manibus / [----]Aug(usti) lib(ertus) Bathyllus aeditus templi divi Aug(usti) / [e]t divae Augustae quod est in Palatium (sic!) / immunis et honoratus».

Templum novum divi Augusti

8) Suet., Tib. 74: «Supremo natali suo Apollinem Temenitem et amplitudinis et artis eximiae, advectum Syracusis ut in bibliotheca templi novi poneretur, viderat per quietem affirmantem sibi non posse se ab ipso dedicari».

9) Mart. 4, 53, 1-2: «Hunc, quem saepe vides intra penetralia nostrae / Pallados et templi limina, Cosme, novi».

10) Mart. 12, 2, 7-8: «(liber) […] / iure tuo veneranda novi pete limina templi / reddita Pierio sunt ubi tecta choro».

11) CIL VI 8704: «Dis Manibus / T. Flavi Aug(usti) l(iberti) Onesimi / aeditui templi / novi divi Aug(usti) / Firmia Martilla / uxor piissima et sibi et / Flavia Crispina l(iberta)».

12) AE 1972, 174: «item statuas ei / [pone]ndas tr[ium]fales in foro Augusti [a]eneam, in templo novo div[i Au]gus<s>ti (sic!)».670

13) CFA 11, l. 14 (17 maggio 37 d.C.): «[… in te]mplo novo di[vi Augusti …]».

14) CFA 12 c, l. 11 (18 marzo 38 d. C.): «[ante templum no]vom / divo Augusto»; ibid., ll. 18-19 (9 aprile 38 d.C.): « a[nte tem]plum / novom divo Augusto»;

ibid., ll. 73-74 (1 agosto 38 d.C.): «ante templum novom divo Augusto bovem marem / inmolavit»;

ibid., ll. 87-88 (21 settembre 38 d.C.): «ad templum / novom divo Augusto»;

ibid., ll. 94-95 (23 settembre 38 d.C.): «[nomine in templ]o novo natali divi Augusti divo Augusto / [bovem marem inmola]vit»;

ibid., l. 99: «[eodem die ob consecrationem Drusilla]e in templo divi Augusti novo».

15) CFA 13 abcd, l. 10 (1° gennaio 39 d.C.): «[item bovem marem / div]o Aug(usto) ad templum no[vom inmolavit]».

16) CFA 16, ll. 5-7 (38-41 d.C.): «ante tem[plum divi Augusti novum] / divae D[rusillae sorori Germanici Aug(usti)] / vaccam».

17) CFA 17, ll. 16-17 (17 gennaio 44 d.C.): «[ob consecr]ationem divae Aug(ustae) [i]n tem[plo / novo?] divo Augusto bovem mar[em divae / Augusta]e vaccam».

18) CFA 20, ll. 18-24 (12 ottobre 53 d.C.): «in templo novo (vacat) / [[A. Vitellius]] promagister (vacat) / magisterio T. Sexti Africani / conlegi fratrum arvalium / nomine inmolavit di(v)o / Augusto bo(v)em marem / divae Augustae (v)accam».

19) CFA 25 a, ll. 5-7 (1° gennaio 57 d.C.): «an[te templum novom divo Augusto b(ovem)] / marem et div[ae Augustae vacc(am) et divo Claudio b (ovem) marem] / [i]nmolavit».

20) CFA 26 a-lr, ll. 18-19 (3 gennaio 58 d.C.): «[in / templo novo divo Aug(usto) bove]s mares (duos), divae [Aug(ustae) vacc(as) (duas) / div]o Claudio [b(oves) m(ares) (duos)]».

21) CFA 27, ll. 5-6 (12 ottobre 58 d.C.): «in templo novo / divo Aug(usto) b(ovem) marem, divae Aug(ustae) vaccam, divo Claudio b(ovem) marem»;

ibid., l. 45 (3 gennaio 59 d.C.): «in templo novo divo Aug(usto) boves mares (duos), divae Aug(ustae) vaccas (duas), divo Claudio boves m(ares) (duos)».

22) CFA 28 a-c, ll. 28-29 (23 giugno 59 d.C.): «item in templo novo divo Aug(usto) bovem marem, di(v)ae / [Aug(ustae) vacc]am, [divo Claudio bo]vem marem»;

ibid., ll. 43-44 (12 ottobre 59 d.C.): «[in templo div]i [Aug(usti) no]vo divo Aug(usto) b[o]vem marem, di(v)ae Aug(ustae) vaccam / [divo Claudio bovem marem]».

23) CFA 28 de, l. 30 (3 gennaio 60 d.C.): «in templo novo divo Aug(usto) b(oves) mares (duos), divae Aug(ustae) vaccas (duas), divo Claudio b(oves) mar(es) (duos)».

24) CFA 30 I, cd, ll. 25-26 (11 gennaio 66 d.C.): «[et in templo divi Augusti novo Iovi bovem marem Iunoni] vacc(am), Minerv(ae) / [vacc(am), divo Augusto b(ovem) m(arem), divae Augustae vacc(am) divo Claudio b(ovem) m(arem)]».

25) CFA 30 II, ll. 5-6 (66 d.C.): «[in templo divi Augusti] / novo divo Aug(usti) b(ovem) m(arem) [divae Augustae vacc(am) divo Claudio b(ovem) m(arem)» etc.;

ibid., ll. 32-34 (12 ottobre 66 d.C.): «[in templo novo ob Au]gustalia divo Aug(usto) b(ovem) m(arem), divae Aug(ustae) v(accam), divo Claudio b(ovem) m(arem), divae Claudiae virgini vac(cam), div[ae Poppaeae Aug(ustae) vacc(am)]»;

ibid., ll. 39-40 (13 ottobre 66 d.C.): «in tem[plo novo divo Augusto b(ovem) m(arem), divae Aug(ustae) v(accam), divo Claudio b(ovem) m(arem), divae Claudiae] / virgini vac(cam), div[ae Poppaeae Aug(ustae) vacc(am)]».

26) CFA 33, l. 4 (61 d.C.?): «[in templo no]vo».

27) CFA 35 II, ab, ll. 1-6 (3 gennaio 61/5 o 67 d.C.?): «[ante te]mplu[m novom divo Augusto b(oves) m(ares) (duos)]».

28) CFA 40 I, 1-7, l. 14 s. (3 gennaio 69 d.C.): «[in te]mplo novo div[o] / Aug(usto) b(ovem) [m(arem), diva]e Aug(ustae) vacc(am), d[ivo Claudio b(ovem) m(arem)]».

Templum (divi) Augusti

29) Tab. Heb., ll. 54-56: «...quae sellae cum templum divi Aug(usti) perfectum erit ex

eo templo pr[oferantur et interea in templo] Martis Ultoris reponantur et inde proferantur».

30) Vell. 2, 130, 1: «Quam pia munificentia superque humanam evecta fidem templum patri molitur».

31) Plin., N.H. 34, 18, 43: «Videmus certe Tuscanicum Apollinem in bibliotheca templi Augusti quinquaginta pedum a pollice, dubium aere mirabiliorem an pulchritudine».

32) Plin., N.H. 35, 40, 131: «Operum eius (Nicia) [...] Hyacinthus, quem Caesar Augustus delectatus eo secum deportavit Alexandrea capta, et ob id Tiberius in templo eius (Augusti) dicavit hanc tabulam, et Danaen».

33) Tac., Ann. 1, 10, 8: «Ceterum sepultura more perfecta templum et caelestes religiones decernuntur».

34) Tac., Ann. 6, 45: «Milies sestertium in munificentia ea conlocatum, tanto acceptius in vulgum, quanto modicus privatis aedificationibus ne publice quidam nisi duo opera struxit, templum Augusti et scaenam Pompeiani theatri; eaque perfecta, contemptu ambitionis an per senectutem, haud dedicavit».

35) Suet., Tib. 47: «Princeps neque opera ulla magnifica fecit nam et quae sola