La rigenerazione di un’area interna della Basilicata Carmela De Vivo, Maria Assunta D’Oronzio, Anna Lucia Romaniello
2. Balvano: dal ripensamento dello spazio pubblico al sostegno delle fasce debol
Il sistema economico dei paesi-presepe colpiti dal terremoto era prettamente agricolo e non presentava punti di forza rilevanti per una ricostruzione incentrata sul rilancio industriale. Lo evidenziava Manlio Rossi Doria in un articolo pubblicato nel Corriere della sera, novembre 1980, in cui sosteneva l’opportunità di una distinzione tra le zone interne povere più duramente colpite dal sisma e altre, variamente danneggiate, situate in un’area molto più vasta, che invece al momento del disastro attraversavano una fase di notevole ripresa, per effetto soprattutto delle rimesse degli emigranti e delle migliorate comunicazioni. Dopo il terremoto, una pioggia di contributi pubblici investì l’Appennino meridionale per lanciare venti zone industriali tra Campania e Basilicata, alimentando il tessuto di imprese e creando molto indotto, molte delle quali ad oggi risultano inattive. Fondi consistenti furono destinati per la costruzione di opere pubbliche, tra cui molte arterie stradali per agevolare il nascente sistema industriale. Sul piano della ricostruzione abitativa, i finanziamenti furono altrettanto imponenti e nel comune di Balvano la ricostruzione del paese è stata caratterizzata da una grande colata di cemento1.
Il processo di sviluppo e rigenerazione ha avuto un ulteriore impulso dal 2008, durante il primo mandato del giovane sindaco Di Carlo, attraverso, tra l’altro, il progetto Partiamo da noi, partecipato dal basso, costruito in sinergia con la scuola e la parrocchia, con una rete fittissima di relazioni che ha dato risultati oggi tangibili.
Alla base del processo vi è la rinaturalizzazione della superficie comunale, nella consapevolezza che lo spazio pubblico determina ed influisce sui modi e sulle relazioni sociali impattando notevolmente sulla qualità di vita dei cittadini. Lo spazio pubblico di Balvano è stato ripensato e trasformato, con particolare attenzione ai giovani, per i quali sono stati realizzati due campetti di calcio, e
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alla collettività nel suo complesso, con la predisposizione di aiuole, giardini e la messa a dimora di molti alberi lungo i viali. È stata rivisitata anche piazza Vittorio Emanuele, il centro vitale del Comune, ed il freddo cemento che la connotava è stato spezzato da alcuni alberi; sono stati, inoltre, realizzati giardini interni al municipio ed esterni alle strutture pubbliche. Tali interventi hanno avuto il pregio di rendere il paese più vivibile, con la ri/creazione di spazi di incontro e di condivisione e la realizzazione di un sistema paesistico maggiormente caratterizzato da un’impronta verde. La realtà locale è stata resa più abitabile e vitale, per resistere a processi cementificazione disegnati dalle
opere di ricostruzione post terremoto (MAGNAGHI,FANFANI, 2010).
Lo spazio collettivo è stato dunque ripensato e, sulla base delle esigenze della popolazione, sono stati ripensati anche una serie di servizi finalizzati all’innalzamento della qualità della vita delle famiglie e degli anziani, i quali sono la memoria storica di quanto è accaduto a seguito del terremoto. Il tessuto sociale del paese ha infatti subito una frattura: la necessità di lasciare le abitazioni del centro storico distrutte e le nuove aggregazioni creatasi, nella loro precarietà e provvisorietà, hanno rotto gli equilibri ancora molto vivi del vicinato, del rione, nei quali ognuno aveva un ruolo, a prescindere dalle proprie condizioni fisiche ed economiche. Balvano ha visto un’intera generazione scomparire sotto le macerie della chiesa di S. Maria Assunta, da poco restaurata: 77 persone, di cui 66 adolescenti riuniti per partecipare alla funzione religiosa loro dedicata, perirono e ogni famiglia ha pianto un suo congiunto, un fratello, un figlio, un coniuge, un nipote.
Gli adulti del 1980 hanno faticato a riprendere in mano le redini della loro quotidianità: al di là delle normali incombenze lavorative, ogni forma di svago, di distrazione era rigettata, quasi a volersi punire per essere sopravvissuti ai propri cari. In particolar modo le donne, anche per retaggio culturale, si sono sempre più isolate nel loro dolore, simboleggiato dalle vesti nere. Ancora oggi quando si racconta di qualcosa che riguarda Balvano o un balvanese, si tende sempre a chiarire prima del terremoto o dopo il terremoto, a sottolineare il fatto che la catastrofe ha costituito una sorta di anno 0: ogni cosa doveva ricominciare daccapo. “Fortunatamente tutti hanno trovato la forza ed il coraggio per ricominciare… nonostante questo tragico evento abbia segnato drammaticamente, in profondo, la vita di ogni balvanese, anche di chi allora neanche era nato”2 .
Muovendo da questa situazione, e nella consapevolezza che la memoria storica custodita dagli anziani sia un patrimonio da preservare, il Comune,
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nell’ambito del progetto Partiamo da noi, ha aperto le sue porte mettendo a disposizione locali per iniziare, con il supporto del circolo cristiano Proiano ed alcuni giovani istruttori, un corso di ginnastica dolce per la terza età, quale occasione per ritrovare una qualche forma di socializzazione. Questi ‘nonnini’, alcuni oltre ottantenni, dopo l’iniziale ritrosia a rimettersi in gioco ed avendo costatato sulla loro pelle le ricadute positive dell’attività fisica ma soprattutto sociale, sono diventati soggetti attivi, organizzando nel corso dell’anno diversi eventi: dalla gita a Pompei, con visita agli scavi, a laboratori per la realizzazione di oggetti finalizzati alla vendita per il finanziamento della festa patronale o di qualche altra circostanza, in una interazione molto positiva con il gruppo di giovani che li affianca nell’attività motoria. Si è creato quindi un rapporto virtuoso tra l’amministrazione comunale, parte attiva e propulsiva, ed un gruppo di cittadini per una sorta di rigenerazione della comunità. A supporto delle attività con gli anziani, anche i giovani che, negli anni, hanno svolto il servizio civile a Balvano, accreditati al Comune. Tali ragazzi avevano il compito, tra gli altri, di far visita giornalmente agli anziani soli per fare loro qualche commissione, dal pagamento dei bollettini all’acquisto dei farmaci, oppure offrire la propria compagnia per una chiacchierata davanti ad un caffè.
Il contesto sociale di Balvano mostrava un altro elemento di fragilità, legato alla presenza di una fascia debole della popolazione, sia per questioni legate alla salute (depressione, problemi mentali, ecc.) che al sociale (disoccupazione, famiglie con difficoltà, ecc.). Il progetto Partiamo da noi, prendendo il via dall’analisi dei loro fabbisogni, individuati in stretta collaborazione con i sevizi socio assistenziali operanti sul territorio, ha focalizzato la propria attenzione sulla necessità di impegnare lavorativamente alcune persone, dodici nella fase iniziale del progetto, impegnandole per tre ore al giorno in operazioni a servizio della collettività: dalla manutenzione del verde pubblico, alla pulizia dei locali comunali, dalla informatizzazione dei dati anagrafici alla divulgazione, nella fase di avvio della raccolta differenziata, delle modalità di realizzazione della stessa.
Il progetto ha fatto sì che cambiasse la percezione di queste persone: da soggetti ai margini sono diventati dispensatori di servizi utili alla collettività e in quanto tali inseriti nei processi vitali del paese. Ognuno di loro ha un compito preciso, in base alle proprie competenze, che svolge con la massima attenzione e con l’orgoglio della consapevolezza del proprio ruolo. Oggi, grazie alla buona professionalità acquista in questi anni e nella logica dell’inclusione attiva, due di questi lavoratori stanno formando alcuni giovani extracomunitari, ospiti del Comune, nei lavori necessari alla manutenzione dello spazio pubblico.
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primis alla innovativa gestione delle risorse finanziarie comunali destinate al socio-assistenziale, passata da una visione prettamente assistenziale ad una inclusiva, fondata sulla valorizzazione delle competenze di ciascuna persona. Inoltre è stato riscontrato un miglioramento della qualità della vita, testimoniata dalla rottura dell’isolamento dei soggetti deboli, nonché da una riduzione del loro utilizzo di farmaci antidepressivi, e dal nuovo aspetto che il paese ha assunto, con il potenziamento delle aree verdi, divenute punto di incontro dei cittadini.
Oggi, a Balvano, è possibile parlare della crescita di una coscienza di luogo (MAGNAGHI, FANFANI, 2010); un processo nato nell’amministrazione
comunale e condiviso dalla popolazione che sta provando a disegnare un futuro diverso, anche grazie alla strategia locale individuata nell’ambito della SNAI.