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L’ecomuseo del paesaggio come strumento di governance e motore di ri-territorializzazione dal basso

L’Ecomuseo del Paesaggio di Battir Pianificazione partecipata per la protezione del paesaggio e la resilienza de

4. L’ecomuseo del paesaggio come strumento di governance e motore di ri-territorializzazione dal basso

Sebbene l’ecomuseo di Battir sia attualmente dormiente, a causa della mancanza di risorse e capacità gestionali e politiche, i processi partecipativi che hanno condotto alla sua progettazione e costituzione hanno avuto notevoli ricadute positive sul territorio e sulla comunità locali, contribuendo ad accrescere la ‘coscienza di luogo’ degli abitanti e a ispirare e sostenere iniziative dal basso miranti alla valorizzazione del patrimonio territoriale attraverso

forme di sviluppo auto-sostenibile (MAGNAGHI,2010).

Il coinvolgimento costante della comunità locale nella ricerca e nell’analisi del paesaggio naturale e culturale ha favorito il diffondersi fra gli abitanti di una maggiore consapevolezza in rapporto al patrimonio territoriale locale e ai rischi che lo minacciano, migliorando al contempo la capacità di interpretarlo, proteggerlo e valorizzarlo. Inoltre, la condivisione di esperienze e i molteplici incontri e scambi culturali promossi attraverso il processo ecomuseale hanno contribuito a rinforzare e ampliare reti sociali e solidali e a consolidare una visione comune rispetto alla gestione del territorio e delle sue risorse.

Questi fatti sono attestati dalla recente fioritura a Battir d’iniziative individuali e/o cooperative ispirate a criteri di auto-sostenibilità, equità, rispetto dell’ambiente e della diversità naturale e culturale: servizi e attività nel settore del turismo rurale responsabile (guida ai sentieri del Sito Patrimonio dell’Umanità, campi estivi per ragazzi palestinesi di altre regioni, accoglienza turistica domestica), avvio di piccole attività di ristorazione a km 0, partecipazione a mercati biologici, nascita di cooperative informali di agricoltori, organizzazione di piccole filiere di vendita diretta dei prodotti agricoli locali. Molte di queste buone pratiche si concentrano nell’area del Sito Patrimonio dell’Umanità, e rappresentano un’inedita opportunità di rivitalizzazione per vaste porzioni di territorio situate in Area C, e dunque soggette a severe restrizioni amministrative e d’uso per gli abitanti palestinesi.

Frutto di un coinvolgimento spontaneo e assertivo nelle dinamiche di sviluppo locale e di valorizzazione del Sito Patrimonio dell’Umanità, queste iniziative hanno migliorato per gli abitanti di Battir le opportunità di accesso e godimento del proprio patrimonio territoriale, aumentando inoltre l’attrattività del luogo per i turisti, come dimostra il numero crescente di visitatori provenienti sia da altre regioni dei territori Palestinesi occupati, inclusa quella di

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Betlemme, sia da Israele e da altri paesi di tutto il mondo. Rappresentano un importante motore per lo sviluppo socioeconomico e socioculturale del villaggio e un’opportunità per il consolidamento di un approccio partecipativo allo sviluppo locale, e dovrebbero pertanto essere incoraggiati, orientati e assistiti dalle autorità locali e dalle agenzie governative e non governative nazionali e internazionali.

Rimodellare, ampliare e rilanciare il progetto ecomuseale di Battir, accentuandone la missione di strumento di governo del territorio, potrebbe rappresentare un importante passo in questa direzione, e potrebbe agire in sostegno della conservazione e gestione del Sito Patrimonio dell’Umanità e dello sviluppo sostenibile del territorio di Battir in genere. Esso offrirebbe alle autorità locali un’efficace piattaforma operativa per l’elaborazione e la sperimentazione di politiche e strategie di governance inclusive e democratiche, facilitando al contempo lo sviluppo di cooperazioni e partnership fra attori pubblici e privati e il coinvolgimento attivo degli abitanti nella gestione del loro territorio.

Promuovendo un modello di governo territoriale auto-sostenibile, ampliando e razionalizzando le opportunità di partecipazione della comunità, facilitando la negoziazione e regolazione dei conflitti fra diversi portatori d’interesse, orientando e sostenendo iniziative dal basso e servendo, infine, da presidio a salvaguardia del Sito patrimonio dell’Umanità l’ecomuseo ha dunque rappresentato un primo passo verso forme di governance locale ispirate ad un approccio territorialista, che pone la comunità e il patrimonio territoriale locali

al centro di nuove forme di sviluppo auto-sostenibile (MAGNAGHI,2011).

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Costruzioni di ‘identità’. I cinquant’anni della comunità

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