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Il ruolo delle monete complementari

3.2 La politica monetaria di Schact in Germania

3.2.2 Il banchiere di Hitler

La Repubblica di Weimar aveva superato il banco di prova dell’inflazione ma non riscuoteva comunque gratitudine nella popolazione. Il profondo deterioramento morale causato dall’inflazione con il dilagare della speculazione, della corruzione, dell’evasione fiscale, in parte determinate dallo stato di necessità in cui riversava la maggior parte della popolazione, alimentò la perdita del senso dello stato e rigurgiti di sentimenti monarchici e di rivalsa nei confronti degli alleati sorprendentemente già evidenti, nei suoi potenziali e drammatici sviluppi successivi, ad autorevoli osservatori stranieri che già nel 1927 così si esprimevano:

“Se una domenica pomeriggio si percorre in macchina una qualsiasi provincia tedesca si può assistere ad uno spettacolo uguale dappertutto: uomini di ogni età e di ogni taglia, tutti vestiti nello stesso modo, marciano rigidamente inquadrati, accompagnati da bande musicali e da portatori di vessilli fra gli applausi delle donne e dei più giovani [...]. Non ci stupisca quindi che in questo paese un gran numero di persone del tutto normali – padri e mariti eccellenti – in fatto di politica estera pensino solo alla guerra.” (Lord D’Aberdon, artefice della stesura del Patto di Locarno, citato in A. Fergusson, [1975] 2011: 287-288)

“La perdita più grave subita dalla Germania è stata la rovina della sua classe borghese. Se la Germania troverà nella destra i suoi ‘leader naturali’, forse diventerà di nuovo un pericolo.” (Arthur Wauchope, membro della Commissione militare di controllo inter-alleata, citato in A. Fergusson, [1975] 2011: 288)

Per il popolo tedesco lo Stato repubblicano si associava così profondamente al disordine finanziario, sociale e politico che, allo scoppio della Grande Depressione che preludeva ad un nuovo disordine, qualsiasi altra soluzione apparve preferibile. Lo scoppio della crisi economica mondiale dopo il 1929 ebbe drammatiche ricadute sulla struttura economica tedesca che dipendeva completamente dalla fiducia degli stranieri e, infatti, quando questa fiducia venne meno quei capitali stranieri che, affluiti copiosi negli anni precedenti con intenti spesso speculativi, furono rapidamente ritirati e rispetto ai quali Schacht aveva inutilmente messo in guardia sia il governo sia la popolazione cercando di ostacolarne l’ingresso (H. Schacht, [1967] 1968: 182). L’export tedesco, indispensabile sia alla ripresa economica sia al rispetto degli accordi di pace (il piano Dawes stabilì che, per non compromettere la stabilità economica e monetaria ottenuta dalla Germania, i risarcimenti sarebbero dovuti essere pagati solo con il saldo positivo della bilancia commerciale tedesca), subì un crollo repentino, quale conseguenza del crollo del commercio internazionale ad un terzo del livello pre-crisi, alimentato dall’innalzamento di barriere protettive che per la Germania riguardò l’80% dei suoi prodotti esportati e che

si spinsero in alcuni casi fino al divieto di importazioni delle merci tedesche. Avendo difficoltà a pagare i risarcimenti di guerra, oltre che restituire finanziamenti esteri e relativi interessi, alcuni stati creditori giunsero a trattenere d’autorità i corrispettivi di merci tedesche importate a titolo di saldo delle somme dovute. Ovviare a queste misure divenne per la Germania una questione di sopravvivenza (H. Schacht, [1967] 1968: 117). La reazione tipica della mentalità nazionalsocialista sarebbe stata rispondere alle barriere doganali con una svolta autarchica ma tale scelta ha come condizione di sostenibilità economica che il surrogato non sia più costoso del prodotto importato, non poteva pertanto essere spinta sino all’isolamento autarchico. Schacht si professò sempre liberista e si oppose sempre all’introduzione di restrizioni al commercio internazionale anche sotto il regime di Hitler. Ritenne pertanto indispensabile trovare un sistema che, con un’adeguata politica commerciale, consentisse alla Germania di approvvigionarsi delle materie prime necessarie alla sua industria e dei prodotti alimentari necessari alla sua popolazione. Lo realizzò ma non più per il governo della Repubblica di Weimar bensì per il Terzo Reich di Adolf Hitler che seppe intercettare la delusione che la Repubblica aveva determinato nel popolo tedesco.94

Dopo le sue dimissioni dalla Reichsbank, Schacht si dedicò per tre anni a girare il mondo come conferenziere, riscuotendo successo ed apprezzamenti che lo resero uno dei più importanti nomi della politica internazionale e interessandosi sempre di più al crescente consenso dei nazisti in patria condividendone in particolare la loro ferma opposizione ai risarcimenti definiti negli accordi di pace. Al dicembre 1930 risale il suo primo contatto diretto con i vertici nazisti partecipando ad una cena a casa di Herman Goring, il numero due del partito, a cui ne seguì un’altra, il 5 gennaio 1931, a cui parteciparono anche Adolf Hitler e Joseph Gobbels (futuro ministro della propaganda). Ne conseguì il suo vano tentativo di convincere il cancelliere in carica, Bruning, ad accogliere i nazisti in un futuro governo “per evitare una radicalizzazione di destra” (J. Weitz, [1997] 1998: 131). La situazione precipitò rapidamente con i primi fallimenti bancari (inaugurati dalla Danatbank che lui aveva lasciato nel 1923), la disoccupazione

94In Schacht convisse sempre un realistico compromesso tra liberismo e militarismo per cui un forte esercito era da lui ritenuto strumentale alla potenza commerciale di una nazione e necessario per uno sviluppo economico “pacifico”. Fu così che si avvicinò ad Hitler il quale ottenne il primo importante successo elettorale significativamente alle elezioni del 14 settembre 1930, quando gli effetti politici della Grande Depressione si erano già manifestati con una netta avanzata degli estremi parlamentari: a sinistra i comunisti passarono da 54 a 77 seggi e a destra i nazisti passarono da 12 a 107 seggi al Reichstag, un successo quest’ultimo sorprendente che però non permise ad Hitler di ottenere il cancellierato per formare un nuovo governo.

che dilagava, gli scandali politici nei governi che si succedevano con crescente frequenza e, infine, quale diretta conseguenza, il successo personale di Hitler che sfidò il presidente uscente alle elezioni del 13 marzo 1932 ottenendo un sorprendente successo di consensi sebbene non sufficienti ad essere eletto. Tuttavia era ormai questione di poco, alle successive elezioni del 31 luglio 1932 per il rinnovo del parlamento i seggi conquistati dai nazisti salirono a 230 e dopo maldestri tentativi per evitare la conseguenza del voto dei tedeschi, il presidente Hindenburg dovette cedere e il 30 gennaio 1933 nominò Adolf Hitler nuovo cancelliere della Repubblica. Schacht seguì molto da vicino questa fase politica del futuro fuhrer divenendone un consigliere attentamente ascoltato. Quanto poi avvenne e come gli eventi precipitarono con la fine alla Repubblica di Weimar ed il passaggio al regime dittatoriale del Terzo Reich con il plebiscito tenutosi il 19 agosto 1934 è storia nota95, ci concentreremo quindi solo sull’operato e sul metodo di Schacht che, per la sua originalità, attirò l’attenzione e l’apprezzamento di J. M. Keynes dato che:

“[...] il fatto che tale metodo sia stato usato a servizio del male non deve impedirci di vedere il vantaggio tecnico che offrirebbe al servizio di una buona causa [...] l’uso di questo metodo con sprezzante noncuranza dei legittimi interessi della controparte implicata è tipico dell’impiego fattone dalla Germania, e non inerente al metodo in sé [...].” (J. M. Keynes, [1941] 2011: 45)

95 Hitler sciolse immediatamente il parlamento e indisse nuove elezioni per il 5 marzo 1933 puntando ad ottenere la maggioranza assoluta dei relativi seggi forte dell’appoggio politico e, soprattutto, economico dei grandi industriali tedeschi che finanziarono la sua campagna elettorale. Prima di tale appuntamento, il 27 febbraio 1933, fece bruciare il parlamento addossandone la colpa ai comunisti e preparando la sua dittatura varando conseguenti misure di emergenza, e tra queste la nascita della famigerata Gestapo, per perseguire i comunisti ma, più in generale, chiunque si manifestasse antinazista. Il risultato elettorale non fu quello sperato, anche se i nazisti ottennero il 43,9% dei voti non controllavano il Reichstag e Hitler dovette preparare il passaggio definitivo alla dittatura con una serie di ulteriori azioni tra cui le più significative furono: il 23 marzo 1933, ancora cancelliere della Repubblica di Weimar, fece approvare dal parlamento le “Leggi di Abilitazione” che permisero la progressiva abolizione di tutti i diritti personali dei cittadini “per la protezione dello Stato” (e la successiva diffusione del terrore nazista); il 1 aprile 1933 le truppe d’assalto naziste bloccarono in tutte le città tedesche le entrate dei negozi di ebrei imbrattandoli con la stella di Davide e con slogan antisemiti; il 2 maggio 1933 le camice brune naziste e le SS occuparono con violenza tutte le sedi sindacali, i sindacati furono poi aboliti e sostituiti dal Fronte Tedesco del Lavoro, succube del governo; il 10 maggio 1933 Goebbels spinse gli studenti tedeschi a bruciare pubblicamente i libri considerati “non tedeschi” (in particolare di autori ebrei); il 17 maggio 1933 furono vietati gli scioperi e le serrate; il 20 luglio 1933, come era già avvenuto per il fascismo di Mussolini, concluse un trattato con il Vaticano con il quale, di fatto, la Chiesa cattolica concordò di non protestare per il modo di agire dei nazisti in patria purché non venissero toccati i cattolici; nell’estate 1933 giunse a compimento con minacce e violenza lo scioglimento dei principali partiti del Reichstag e, conseguentemente, alle successive elezioni politiche del 12 novembre i nazisti ottennero il 92% dei seggi; nel giugno 1934, Hitler si liberò dei suoi principali oppositori ordinando ottantatré omicidi. La fine della Repubblica di Weimar e l’inizio del Terzo Reich coincise con la morte del presidente Paul von Hindenburg, avvenuta il 2 agosto 1934, Hitler ne approfittò per abolire in tale occasione la carica di presidente dando inizio alla dittatura nazista riunendo su di sé le cariche di Presidente del Reich (capo di Stato), di Cancelliere (capo del Governo) e di Führer (capo del partito nazista), un’investitura che fu poi ratificata dal popolo tedesco nel plebiscito indetto per il 19 agosto successivo, inizio ufficiale della dittatura nazista.

Immediatamente dopo le elezioni del 5 marzo 1933, Hitler convocò Schacht al suo primo incontro con il Cancelliere che gli chiese di riprendere la presidenza della

Reichsbank (allora presieduta dal suo successore Luther che accettò l’incarico di ambasciatore tedesco negli USA) per sostenere il suo programma di rilancio dell’occupazione la cui urgenza era dettata dalla presenza di oltre 6,5 milioni di disoccupati su una popolazione di 65 milioni e una forza lavoro di 30 milioni. Accettò immediatamente (senza però mai iscriversi al partito nazista, decisione che gli inimicò la maggioranza dei vertici del partito) ritornando, dopo tre anni, alla presidenza della banca centrale, carica che non era più a vita ma di durata quadriennale, ed inaugurando un suo secondo periodo di influenza determinante sulla politica economica e finanziaria della Germania, chiamato ad assumere rimedi che intendeva essere radicali (come ricorda Keynes nella citazione precedente) e che necessitavano per essere attuati del sostegno pieno del fuhrer (J. Weitz, [1997] 1998: 159-160).

Indicativo dell’atteggiamento di Schacht nell’affermazione e nell’attuazione delle sue convinzioni, sprezzante delle possibili conseguenze (anche gravi e a rischio della sua incolumità), è quanto testimoniò di lui Sisley Huddleston che partecipò alla Conferenza Young convocata a Parigi nella primavera del 1929 per definire il nuovo piano dei risarcimenti di guerra:

“È un uomo forte e intransigente, impressionabile e dogmatico, insofferente nei confronti delle misere congetture degli imbroglioni della finanza. È la persona meno diplomatica, più irascibile e più aggressiva che io abbia mai visto nella vita pubblica. Ma fondamentalmente aveva ragione [...].” (citato in J. Weitz, [1997] 1998: 112)96

Si ripresentavano le criticità già affrontate nel suo precedente incarico: i) elevato indebitamento in valute estere sia pubblico che privato; ii) blocco delle esportazioni a causa dei dazi doganali e delle svalutazioni attuate da Gran Bretagna, USA e Francia; iii) crescita delle importazioni divenute più economiche, tutte condizioni che avevano azzerato le riserve valutarie della Reichsbank; iv) una situazione resa ancor più drammatica dalla dilagante disoccupazione.

Riguardo ai primi tre punti Schacht nel maggio successivo riunisce i banchieri stranieri, creditori della Germania, per avvertirli che la Reichsbank era rimasta senza valuta estera a seguito dello squilibrio della propria bilancia commerciale e,

96 Così riporta Weitz: “La sua alterigia non passò inosservata. Stando ad una conversazione che il fuhrer aveva fatto durante una cena, Hitler sopportava l’evidente snobismo antinazista di Schacht solo perché ‘era un ariano in grado di raggirare gli ebrei’, sottolineando che Schacht era la prova evidente che un ariano intelligente poteva facilmente superare un ebreo altrettanto intelligente.” (J. Weitz, [1997] 1998: 166)

conseguentemente, si trovava costretto a sospendere i pagamenti non solo dei risarcimenti di guerra ma anche di tutti gli altri prestiti stranieri. Il 9 giugno successivo (1933) ottenne l’emanazione di una legge che istituiva il Fondo di Conversione (Konversions Kasse), amministrato dalla Reichsbank, che avrebbe gestito tutti i pagamenti esteri della Germania, sia pubblici sia privati. Fu il primo strumento “non convenzionale” ideato e realizzato da Schacht il quale prevedeva che:

- i debitori tedeschi saldavano ufficialmente i loro debiti pagando l’intero importo al Fondo di Conversione;

- ai creditori esteri Schacht impose la riscossione in contanti nella valuta pattuita limitatamente al 50% per il 1933, ridotto al 30% nel 1934, mentre per la restante parte veniva rilasciato un “certificato provvisorio” emesso dalla Reichsbank e riscuotibile alla scadenza in Reichsmark o convertibili da subito in forme “speciali” di marchi che erano vincolati a specifiche tipologie di spese in beni e servizi tedeschi, al netto di un significativo “sconto” applicato arbitrariamente da Schacht sugli interessi dovuti:

a) il Reisemark, o marco da viaggio, spendibile per viaggi verso o attraverso la Germania;

b) il Registermark, spendibile solo per investimenti realizzati in Germania o per acquisti di merci ma solo se esportate nei paesi creditori

c) l’Askimark, spendibile per fini speciali legati al sostegno di persone in Germania.

In tal modo Schacht saldava i debiti esteri a vantaggio delle esportazioni e dell’occupazione tedesca con ricadute contenute sulle riserve valutarie.

A giustificazione del suo operato, che sollevò ovviamente forti proteste internazionali ma anche nazionali, Schacht richiamò implicitamente la corresponsabilità tra creditore e debitore in un rapporto di credito dichiarando in un discorso tenuto alla Camera di commercio tedesca di Basilea che “i creditori stranieri dovevano pensare a sé stessi come a degli investitori, e cioè che dovevano condividere anche i problemi dei loro investimenti” (J. Weitz, [1997] 1998: 169-170).

Dopo la ricostruzione delle esportazioni, fu la volta della lotta alla disoccupazione, il problema più urgente a cui Hitler aveva promesso di dare soluzione nella sua campagna elettorale. Seguendo la ricostruzione data dallo stesso Schacht nel suo libro La magia del

1) la realizzazione di un vasto programma di ristrutturazioni di case, fabbriche, macchinari sia privati che pubblici che riscontrò un significativo apprezzamento sia nella popolazione che negli enti pubblici che riuscirono a portare a termine lavori interrotti o sospesi da tempo;

2) la realizzazione della rete autostradale la cui amministrazione tornava sotto il completo controllo dello stato, a cui erano state sottratte con i piani Dawes e Young.

Si trattava in questi casi di due interventi tradizionali di politica economica espansiva volti a sopperire alla caduta della domanda aggregata causata dalla Grande Depressione. Tali piani furono elaborati dal governo nazista già nel 1933 e l’intervento della

Reichsbank si tradusse nel loro pieno supporto finanziario mediante l’erogazione di finanziamenti diretti allo Stato che furono successivamente regolarmente rimborsati. Il risultato non si fece attendere e alla fine del 1933 i disoccupati erano già diminuiti di circa due milioni.

3) Di tutt’altra natura la terza direttrice lungo la quale si mosse la Reichsbank che rispondeva ad una duplice esigenza pienamente condivisa con il governo nazista: da un lato rilanciare una produzione industriale che fosse il più possibile diffusa sul territorio per evitare i problemi sociali e logistici legati all’allontanamento dei lavoratori dalle proprie famiglie; dall’altro lato la ricostruzione della potenza militare tedesca. Schacht, infatti, si dichiarò sempre fermamente convinto che la potenza militare era condizione necessaria affinché una nazione venisse presa sul serio nelle relazioni internazionali: “il successo della politica estera poteva essere raggiunto solo mediante la ricostruzione delle forze armate tedesche.” (J. Weitz [1997] 1998: 172) e la costruzione di caserme ed equipaggiamenti avrebbe portato lavoro su tutto il territorio del paese (H. Schacht, [1967] 1968: 155-157). L’entità dei mezzi finanziari necessari e la lunga durata del programma impedivano il ricorso al finanziamento diretto senza mettere a grave rischio la stabilità monetaria. Era necessario escogitare un sistema che mantenesse sotto controllo la quantità di moneta in circolazione che doveva restare proporzionata ai volumi di beni prodotti per non innescare un nuovo pericoloso processo inflativo. Ci volle circa un anno e mezzo a Schacht per giungere a definire un nuovo strumento finanziario “non convenzionale” che si rivelò di

grande efficacia tanto da richiamare oggi, in una nuova situazione di crisi prolungata, l’attenzione degli economisti in termini di “moneta fiscale” quale misura anticongiunturale.97

Il sistema escogitato da Schacht era alquanto articolato a conferma della fervida immaginazione del banchiere. Su sua iniziativa venne costituita una società fittizia dal nome Società per la Ricerca Metallurgica o Società Mefo (abbreviazione di

Metallurgische Forschung GmbH) con capitale di un milione di marchi sottoscritto e versato da quattro grandi industrie tedesche: Krupp e Rheinstahl dell’acciaio,

Gutehoffnungshutte del carbone e Siemens del settore elettrico. I fornitori delle enormi commesse che il regime avviò per la costruzione degli armamenti (in violazione degli accordi di pace) emettevano tratte a carico dello stato che venivano accettate dalla Mefo. Le “cambiali-Mefo”, come furono chiamate, erano pertanto degli effetti commerciali che presentavano una triplice garanzia, quella del traente-fornitore dello Stato, quella dello Stato-debitore e quella della società Mefo-garante, caratteristiche che le rendevano ammissibili allo sconto presso la Reichsbank facilitandone l’anticipazione da parte del sistema bancario ai legittimi portatori. Tuttavia era essenziale alla riuscita del sistema che le cambiali non fossero monetizzate per il più lungo tempo possibile (allo scopo di scongiurare il rischio concreto di scatenare un nuovo processo inflativo) e, a tale scopo, era essenziale che fossero dotate di un elevato grado di liquidità derivante dalla facilità di circolazione come mezzo di pagamento universalmente accettato all’interno del paese, in altri termini era essenziale che acquisissero al funzione monetaria di mezzo di scambio e pagamento al fine di garantirne “la circolazione”. A tale scopo le cambiali erano state ideate come un moderno Contratto di Debito Standard (CDS) aventi tutte caratteristiche uniformi e predefinite che, unitamente all’elevato grado di solvibilità percepito dagli operatori economici in relazione all’elevato consenso di cui il regime godeva nella nazione per i risultati economici che stava realizzando, ne determinarono la circolazione come denaro corrente. Così le cambiali avevano una scadenza standard a tre mesi, corrispondenti ad una scadenza standard dei termini di pagamento di una fornitura, ma potevano essere rinnovate fino ad un massimo di diciannove volte per una durata complessiva massima che arrivava a cinque anni, una durata assolutamente straordinaria quanto necessaria allo Stato per reperire i fondi necessari al loro rimborso. 98 Nel

97 Richiamiamo al riguardo il contributo di Stefano Sylos Labini, 2015

98 Questo aspetto costituiva uno dei rischi maggiori dell’operazione. Era essenziale che le cambiali fossero in massima parte rinnovate per il maggior numero di volte possibili allo scopo di evitare la necessità di emissione di nuova moneta da parte della Reichsbank in relazione al rimborso delle cambiali che,

frattempo il capitale era rastrellato sul mercato mediante la vendita sul mercato delle azioni che grazie alle loro caratteristiche costituite da un rendimento garantito dalla

Reichsbank del 4%, videro il loro valore passare dal miliardo all’emissione a ben 12 miliardi di cui la metà fu incassato dalla vendita delle azioni.

Altro aspetto di assoluta novità era l’impegno assunto dalla Reichsbank ad accettare e cambiare in denaro qualsiasi cambiale-Mefo in qualsiasi momento. A tale scopo era stato pre-fissato un tasso di sconto delle cambiali al 4% fisso che rendeva certo da un lato l’onere sostenuto dal beneficiario della cambiale bisognoso di liquidità e dall’altro lato il rendimento per l’ente anticipatore (banca). Queste caratteristiche resero le cambiali-Mefo assimilabili alla liquidità, spendibile come il denaro ma unicamente entro i confini nazionali.

La scommessa si rivelò vincente e le cambiali-Mefo che rimasero in circolazione fino alla scadenza massima dei cinque anni furono il 50% circa di quelle emesse mentre per il rimborso delle restanti erano a disposizione i marchi del Fondo di Conversione alimentato dall’altra misura “non convenzionale” adottata da Schacht ed imposta agli