• Non ci sono risultati.

CAPITOLO II La moneta di ghiaccio

2.3 La moneta di ghiaccio di Silvio Gesell

2.3.1 Terra libera

Vegetariano praticante, Gesell adorava la terra che chiamava “la nostra zuppiera” in quanto unica fonte del nostro cibo e che pertanto dovrebbe appartenere a tutti gli uomini indistintamente e indipendentemente dalla classe sociale, dalle condizioni economiche, dall’appartenenza religiosa e dall’età:

“Dividere la terra è fuori questione. Ognuno ne ha bisogno nella sua interezza, e dividendola ne avrebbe solo una parte. Come soddisfare l’appetito di tutta la famiglia frantumando la zuppiera e dandone un coccio ciascuno? […] A ognuno il tutto. E come farlo senza il comunismo, senza forzare l’unione di tutte le nazioni sotto un Governo mondiale, e senza abolire l’indipendenza nazionale di ogni popolo? Con la Terra Franca.” (S. Gesell, [1916] 2011: 2° libro, cap. V, 145)53

Gesell condivide, quindi, la proposta marxiana di eliminazione della proprietà privata della terra ma si oppone alla sua statalizzazione. Contrario a qualsiasi forma di conduzione comunitaria della terra, ne proponeva la nazionalizzazione contro un indennizzo ai precedenti proprietari per concedere successivamente il suo utilizzo ai privati interessati vendendone il “diritto di superficie”. Convinto difensore dell’iniziativa privata, ritenuta unica fonte di benessere individuale e sociale, sostiene il diritto di ciascun lavoratore all’appropriazione del pieno valore del proprio lavoro, combattendo le posizioni di rendita a favore di un uso della terra che fosse il più efficiente possibile da parte di chi si dimostrasse effettivamente interessato a tale uso e per questo disposto a richiederlo e pagare per ottenerlo. Convinto sostenitore della tesi che la prosperità del genere umano sia possibile solo attraverso una sua selezione naturale basata sulla piena realizzazione della libera concorrenza nell’agire umano, intesa come pari opportunità garantita a tutti gli individui, senza distinzione di genere, strumento attraverso cui permettere l’affermazione dei migliori in termini di capacità. Ciò avrebbe consentito una selezione naturale del genere umano non più falsata dai privilegi goduti dai non meritevoli e in grado di garantire il progresso: la via dell’eugenetica realizzata nella concorrenza. Da questa sua convinzione discende la sua totale avversione nei confronti delle rendite in quanto appropriazione indebita di parte del valore creato dal lavoro e che nella loro forma generale sono riconducibile al riconoscimento di un rendimento sul capitale in termini di saggio d’interesse.

La legge fondiaria e la moneta metallica costituiscono per Gesell le istituzioni economiche che da sempre hanno distrutto il tessuto sociale creando una stratificazione

53 Il progetto di riforma di Gesell si articola anche in una riforma del diritto fondiario che qui ci limitiamo a richiamare in quanto non strettamente attinente il tema della ricerca. Influenzato dalle opere del riformatore agrario nordamericano Henry George (1839-1897), la riforma fondiaria da lui sostenuta comportava il trasferimento della proprietà fondiaria interamente allo Stato contro il pagamento di un indennizzo ai precedenti proprietari. La terra sarebbe poi stata concessa in affitto per uso privato al miglior offerente, questo processo avrebbe garantito da un lato l’uso efficiente di tutta la terra disponibile in quanto richiesta e concessa contro il pagamento di un corrispettivo allo Stato che rendeva necessaria la sua messa a coltura (una soluzione anche alla cronica detenzione di terre incolte); dall’altro avrebbe eliminato la speculazione fondiaria e la formazione delle relative rendite. Analoga prassi si sarebbe dovuto seguire anche per lo sfruttamento delle ricchezze del sottosuolo gestite da una istituzione sovranazionale autorizzata a concederne lo sfruttamento privato contro pagamento di una concessione (W. Onken, 2000).

classista: “Una volta erano la Chiesa e lo Stato a succhiare il sangue del popolo; oggi sono coloro che vivono di rendita, i quali ne hanno preso il posto.” (S. Gesell, [1916] 2011, 2° Libro, “Introduzione”: 95). È su questi due fronti che per Gesell è necessario agire al fine di realizzare quello che lui chiama il nuovo ordine economico naturale, basato sul libero perseguimento dell’interesse personale in condizioni di uguaglianza. La riforma da lui proposta deve pertanto realizzare innanzitutto la seconda condizione eliminando tutti i privilegi in essere nell’attuale sistema economico creati e mantenuti dall’attuale regime di proprietà della terra e dall’attuale sistema monetario. La nazionalizzazione della terra costituisce la pre-condizione alla riforma monetaria e costituisce probabilmente il suo progetto più utopico. Esso prevedeva, come già ricordato, la liquidazione di un indennizzo a favore dei precedenti proprietari, elargito in titoli di stato, e la distribuzione dell’introito riveniente dalla concessione in uso di tali terre ai privati, gestita mediante pubbliche aste, alle madri della nazione in proporzione al numero dei figli. Tale riforma era condizione necessaria e propedeutica al raggiungimento dell’altro obiettivo costituito dall’azzeramento del tasso d’interesse monetario in quanto, come successivamente condiviso dallo stesso Keynes: “vi sono state epoche nelle quali probabilmente la cupidigia della proprietà della terra, indipendentemente dal suo reddito, servì a mantenere alto il tasso d’interesse” (J. M. Keynes, [1936] 2006: 495). Il privilegio del terratenente consiste nella sua possibilità di scegliere di coltivare o di lasciare incolta la sua proprietà in quanto, in stretta analogia con il denaro e, quindi, in contrapposizione alle merci: “Il suolo non soffre da disuso; anzi migliora” (S. Gesell, [1916] 2011: 36).54

Questa caratteristica permette al terratenente di ottenere il pagamento di un canone d’affitto che non potrà mai azzerarsi stante la quantità finita di terra a disposizione e la cui determinazione richiama la teoria della rendita differenziale di Malthus basata sulla differenziazione delle terre in termini di fertilità e di costi di trasporto sui mercati di sbocco delle merci prodotte, a fronte di un reddito dell’affittuario (profitto) reso uniforme dalla concorrenza. Tanto maggiore è tale differenziazione qualitativa tanto maggiore la rendita ottenibile e, dato che tale differenziazione può essere ridotta con adeguati investimenti di capitale, Gesell individua una relazione diretta tra tasso d’interesse monetario pagato sul capitale preso a prestito e il livello della rendita giungendo a definire un ordine causale che ha nel tasso d’interesse monetario l’origine di tutte le rendite. La

54Qui Gesell si riferisce alla pratica del “maggese”, la periodica messa a riposo delle terre coltivate mediante l’interruzione per una stagione del loro sfruttamento al fine di migliorarne la fertilità a conferma di come il “disuso” non determini un deterioramento della terra.

tesi sostenuta, che sarà poi ripresa da Keynes, è che il tasso d’interesse monetario costituisce il fattore artificioso che condiziona (in negativo) il livello del capitale investito, determinando la sua “scarsità” che, a sua volta in un circolo vizioso che si autoalimenta, giustifica il pagamento di un interesse sui capitali monetari presi a prestito per la realizzazione degli investimenti. Una creazione artificiosa di scarsità generatrice di rendite e profitti a scapito della giusta retribuzione del lavoro.55