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Il carattere monetario dell’economia capitalistica

1.5 La moneta come potere d’acquisto (aggiuntivo): funzione creditizia e monetaria del sistema bancario29

1.5.1 Schumpeter e il finanziamento dell’innovazione

Schumpeter partendo dalla constatazione che l’economia reale in quanto capitalista è per sua natura dinamica sostiene come sia il processo di cambiamento il suo elemento distintivo che sfugge all’analisi neoclassica concentrata sul concetto statico di equilibrio. Tale processo è il risultato dell’introduzione di innovazioni ad opera degli

29 Per funzione monetaria si intende la capacità del sistema bancario di creare nuova moneta in termini di moneta bancaria regolarmente accettata dagli operatori economici come mezzo di pagamento; per funzione creditizia si intende l’attività tradizionalmente svolta dal sistema bancario di raccolta di fondi mutuabili e la correlata attività di impiego mediante la concessione di prestiti.

imprenditori-innovatori (definizioni che in Schumpeter sono peraltro sinonimi dato che non esiste imprenditore che non sia innovatore e viceversa) generatrici dello sviluppo

economico in grado di realizzare quei cambiamenti qualitativi nel sistema economico che caratterizzano e identificano il sistema capitalista.30 Una dinamica estranea all’analisi neoclassica ferma al concetto di sola crescita quantitativa della produzione che resta qualitativamente sempre uguale a se stessa:

“Per ‘sviluppo’ si devono dunque intendere solo quei mutamenti della vita economica che non sono ad essa imposti dall’esterno ma scaturiscono dall’interno, dalla sua propria iniziativa. [...] Neppure la mera crescita dell’economia quale si manifesta con l’aumento della popolazione e della ricchezza sarà qui indicata come un processo di sviluppo. Essa non provoca, infatti, fenomeni qualitativamente nuovi, ma solo processi di adattamento dello stesso tipo di quelli provocati dai cambiamenti dei dati naturali.” (J. A. Schumpeter, [1912] 1977: 73)

Nell’economia capitalista lo sviluppo costituisce un meccanismo endogeno di natura altra rispetto al semplice adattamento ad accadimenti esterni che caratterizza la seconda (T. Cozzi, 1972: 128). Pertanto, la presenza delle innovazioni costituisce per Schumpeter un elemento caratterizzante l’economia capitalista e di differenziazione rispetto ad un’economia di baratto quale è quella descritta dal paradigma neoclassico. Muta inoltre il rapporto tra consumatore e produttore poiché mentre l’economia di baratto descritta dai neoclassici parte dai bisogni espressi dai consumatori e la produzione costituisce il mezzo attraverso cui soddisfarli, in un’economia capitalista le innovazioni, che alimentano lo sviluppo economico, non rispondono a bisogni già espressi dai consumatori ma sono il risultato delle decisioni innovative degli imprenditori che condizionano e determinano i bisogni dei consumatori assumendo pertanto natura endogena (G. Bertocco, 2015: 93):

“Assumeremo nella nostra analisi che, nei cambiamenti dei gusti – e cioè, nei cambiamenti di quella serie di dati che la teoria comprende nel concetto di ‘funzione di utilità’ o ‘curve d’indifferenza’ – l’iniziativa del consumatore sia trascurabile e che tutti i mutamenti dei gusti siano dovuti, e provocati, dall’azione dei produttori. [...] La maggior parte delle variazioni intervenute nel consumo delle merci è stata imposta dai produttori ai consumatori che, il più delle volte, hanno resistito ai cambiamenti e vi sono stati poi riconciliati attraverso l’uso di complesse campagne pubblicitarie basate sul convincimento psicologico.” (J. A. Schumpeter, [1939] 1977: 97)

Appare qui evidente un’analogia con la successiva teoria keynesiana delle

30 Per Schumpeter l’imprenditore è tale solo se attua innovazioni mediante nuove combinazioni di fattori produttivi già presenti nel sistema. Questa sua funzione lo distingue, da un lato, dal capitalista, che limita il suo intervento all’apporto del capitale, e dall’altro, dall’amministratore che limita la sua funzione decisionale ad attività di routine.

decisioni d’investimento (sebbene in Keynes tale decisione non sia esplicitamente limitata all’attività innovativa) che risultano dominate dall’incertezza sui ritorni futuri in termini di ricavi in quanto dipendenti da come i consumatori accoglieranno i nuovi prodotti immessi sui mercati quale risultato del processo innovativo. Una situazione che in Keynes condiziona l’efficienza marginale del capitale e lega le decisioni d’investimento degli imprenditori in condizioni d’incertezza al ruolo degli animal spirits. Il processo di sviluppo nell’accezione schumpeteriana è pertanto possibile solo in quanto l’economia capitalista si configura come economia monetaria in esplicita contrapposizione all’economia di baratto che discende dalla teoria walrasiana. Le innovazioni sono introdotte da “uomini nuovi”, imprenditori innovativi che devono organizzare un nuovo processo produttivo sottraendo i mezzi di produzione dalle combinazioni produttive già esistenti ed utilizzate in una realtà economica caratterizzata, nell’ipotesi schumpeteriana, da un (temporaneo) equilibrio stazionario. Una situazione temporanea in quanto caratterizzata dall’assenza di (extra) profitto per Schumpeter generato dal processo produttivo innovativo a favore dell’imprenditore-innovatore e assente nel momento in cui l’innovazione si diffonde, favorita dalla concorrenza, all’intero sistema quale risultato del processo imitativo operato da altri imprenditori e che segue l’introduzione di una innovazione.31

Ciò che qui ci preme evidenziare è però il ruolo essenziale che la moneta è chiamata a svolgere, nella specifica figura del banchiere in grado non solo di intermediare ma anche, e soprattutto, di creare nuovo potere d’acquisto in funzione della domanda espressa dagli imprenditori. L’organizzazione di un nuovo processo produttivo innovativo, infatti, rende necessario all’imprenditore disporre del capitale occorrenti per la sua realizzazione. Su questo aspetto Schumpeter precisa come la teoria neoclassica non fornisca una risposta adeguata con la sua teoria del risparmio e del relativo mercato. La sua graduale formazione dal flusso annuale di reddito è incompatibile con il finanziamento di un processo innovativo in quanto, a differenza del risparmio che è

31 Il punto di partenza descritto da Schumpeter su cui si innesta una fase di sviluppo è costituito da una situazione di equilibrio stazionario che rimanda al concetto di equilibrio generale walrasiano concorrenziale e di piena occupazione. Tuttavia tale situazione svolge il solo ruolo di punto di partenza per descrive il processo di sviluppo che rappresenta la situazione “normale” di funzionamento del sistema capitalista del quale l’equilibrio stazionario diviene soltanto uno stato stazionario all’interno della ciclicità economica. Anche la regola da lui indicata che l’innovazione è introdotta mediante una nuova combinazione dei fattori produttivi sottratti a vecchie combinazioni non sembra afferire tanto ad una adesione alla teoria neoclassica dell’equilibrio di piena occupazione quanto a sottolineare come l’innovazione consista essenzialmente in “un diverso impiego delle disponibilità di mezzi di produzione esistenti nel sistema economico” (J. A. Schumpeter, [1912] 1977: 77).

oggetto di un graduale accumulo nel tempo, esso non è il risultato di processo graduale di incremento degli investimenti e pertanto non può essere finanziato dal reddito delle produzioni precedenti. (J. A. Schumpeter, [1912] 1977: 78-79). La necessità di disporre immediatamente e in misura adeguata dei capitali necessari alla sottrazione dei fattori produttivi ai concorrenti determina l’assunzione di un ruolo centrale nel processo di sviluppo del banchiere in quanto unico soggetto in grado di fornire, in un’economia capitalista, un potere d’acquisto aggiuntivo immediato e adeguato alla necessità svolgendo egli un’attività che non consiste, evidentemente e necessariamente, nella sola intermediazione del risparmio ma, soprattutto, nel creare nuovo potere d’acquisto:

“Il banchiere, dunque, fondamentalmente non è tanto un intermediario della merce ‘potere d’acquisto’, ma un ‘produttore’ di questa merce. [...] Egli sta fra coloro che vogliono introdurre nuove combinazioni e i possessori dei mezzi di produzione. Egli costituisce in sostanza un fenomeno dello sviluppo.” (J. A. Schumpeter [1912] 1977: 83)

Nell’analisi schumpeteriana la moneta, nella sua duplice manifestazione di domanda e offerta, si rivela nella sua piena natura endogena ed assume un ruolo essenziale per il processo di sviluppo a sua volta elemento costitutivo del sistema capitalista che rivela così la sua natura monetaria. Una natura che ha quale figura centrale il banchiere inteso come produttore di potere d’acquisto: la funzione monetaria e la funzione creditizia svolte dal sistema bancario si intrecciano e si confondono ponendosi quale condizione di esistenza del sistema capitalista, tanto che Schumpeter “definisce il mercato del credito usando l’espressione ‘mercato monetario’, al fine di sottolineare il legame tra la moneta bancaria e il credito che viene erogato dalle banche per finanziare gli imprenditori-innovatori” che prevale rispetto a quello tra risparmiatori e imprese (G. Bertocco, 2015: 104).32

Un’eresia per la teoria neoclassica che basa il processo di sviluppo sulle decisioni di risparmio e sulla relazione causale risparmi (offerti) => investimenti (= risparmi domandati) il cui incontro nello specifico mercato, regolato dal tasso d’interesse e mediato dal sistema bancario, determina l’equilibrio del sistema. Qui, al contrario, la relazione causale tra queste due grandezze si capovolge con gli investimenti finanziati

32 L’incertezza insista in ogni decisione d’investimento rende la presenza di moneta bancaria condizione necessaria alla realizzazione di un elevato ammontare di investimenti dato che è nella natura del contratto di finanziamento tra banca e imprenditore lo scambio di certezza, associata all’uso presente della moneta ottenuta per la realizzazione dell’investimento, contro incertezza, associata ai flussi di ricavi futuri attesi dall’investimento realizzato e determinante nella definizione del rischio a cui la banca associa un corrispondente prezzo del finanziamento in termini di interesse monetario. (Cfr. Bertocco, 2015: 102 e H. P. Minsky, [1982] 1984: 42-43)

con la moneta creata ad hoc dal sistema bancario che genera al termine del processo economico il corrispondente livello di risparmio. I risparmi risultano pertanto dipendere dalle decisioni di investimento e sono quest’ultime, realizzati nella misura in cui sono finanziate dal sistema bancario, che, indipendentemente dalle decisioni di risparmio, determinano il realizzarsi o meno delle condizioni di piena occupazione.33

Ne consegue che affinché il sistema possa raggiungere e garantire la piena occupazione sono necessarie due condizioni: 1) che il sistema si caratterizzi per la presenza di un numero adeguato di imprenditori innovatori in grado di assorbire adeguatamente l’offerta di lavoro disponibile; 2) che il sistema bancario sia disponibile a finanziarli adeguatamente. Tuttavia, come ha successivamente dimostrato Keynes, non esistono meccanismi di mercato che possano garantire il verificarsi combinato di entrambe le condizioni data l’incertezza che caratterizza i flussi di ricavi monetari associati agli investimenti innovativi e che governa le decisioni dei due soggetti qui individuati: gli imprenditori nel realizzare l’innovazione e le banche nell’assumersi il conseguente rischio di insolvenza dell’imprenditore finanziato. Ne deriva un forte nesso causale tra l’instabilità che caratterizza un’economia monetaria così definita e le decisioni di tali soggetti.

Cambia infine anche il significato del tasso d’interesse: rifiutata la sua natura reale legata alla produttività del lavoro che porta Wicksell alla definizione di un tasso di interesse naturale e alla sua giustificazione quale ricompensa dell’atto di risparmio inteso come rinuncia al consumo presente, in Schumpeter, come poi in Keynes, è affermata la sua natura monetaria ma, a differenza di Keynes, ha la sua giustificazione quale ricompensa, premio, pagato al sistema bancario per la sua attività di creazione di moneta (G. Bertocco, 2015).

33 Emerge in tutta la sua evidenza il condizionamento nelle tesi sostenute derivante dalla contrapposizione tra un’analisi neoclassica costruita sulla ricerca dell’equilibrio come condizione naturale di funzionamento del sistema capitalista e un’analisi eterodossa che pone, al contrario, lo squilibrio come condizione naturale di funzionamento del sistema e che in Schumpeter assume il ruolo positivo di condizione necessaria a permettere lo sviluppo economico.

Non è qui il luogo, dato il carattere solo propedeutico di questo capitolo rispetto all’oggetto della tesi, per approfondire l’essenziale critica keynesiana alla relazione causale tra risparmi e investimenti che è al centro del suo principio della domanda effettiva e la conseguente critica alla Legge degli sbocchi.