profili, settori e rappresentazioni
1.2 La base dell’associazionismo sociale
Un primo identikit dei cittadini iscritti alle associazioni di promozione sociale mette in luce alcuni tratti già evidenziati in altre rilevazioni13. Si tratta prevalentemente di uomi-ni (54,5%14), in età attiva (il gruppo con il minor numero di iscritti è quello degli over65:
15%), con un titolo di studio medio-alto: più della metà degli associati ha infatti con-seguito un diploma di scuola media superiore (53%), mentre il 18,2% è laureato. Per quanto riguarda la condizione occupazionale, si registra una propensione ad associarsi soprattutto tra le fila degli occupati (55,6%): in particolare, è piuttosto rilevante la pre-senza di impiegati ed insegnanti che, complessivamente, rappresentano più di un quarto del campione (26,6%); seguono, in ordine di incidenza, i lavoratori autonomi (15%) e gli operai (10,6%); è infine residuale la quota di dirigenti, funzionari e quadri (3,3% – dati fuori tabella). Questo ritratto tende ad assumere sembianze più composite, introdu-cendo nell’analisi gli ambiti associativi. Nelle pagine che seguono, l’ambito associativo costituirà la variabile su cui ruota l’intero impianto d’analisi. Si tratta di una dimensione fondamentale nel dar conto delle scelte, dei comportamenti e delle motivazioni che sono alla base del legame associativo. Per esigenze di sintesi e di miglior leggibilità del dato, i quindici ambiti associativi previsti nel questionario somministrato al campione degli intervistati sono stati accorpati in cinque macro-settori di attività, usando sia un criterio di affinità tematica, sia uno legato alla robustezza statistica del dato:
• l’ambito culturale-educativo comprende gli iscritti ad associazioni culturali, educa-tive e di orientamento/formazione;
• l’ambito ricreativo e del tempo libero (e quello sportivo) non sono stati aggregati con altre componenti associative;
• mentre le APS che operano in ambito socio-assistenziale e quelle religiose sono sta-te ricondotsta-te ad un unico ambito, in quanto simili su molti profili di risposta;
• infine, l’ambito della globalizzazione comprende tutte le associazioni che cercano di rispondere alle sfide epocali della cosiddetta modernità avanzata: ambiente, pacifi-smo, cooperazione, difesa dei diritti civili e consumo critico.
Nelle APS ricreative e del tempo libero (cfr. fig. 1.1), alle quali aderisce il 27% del cam-pione, emerge una membership ben caratterizzata. Si tratta di persone (sia uomini che donne) in là con gli anni (65 anni ed oltre, 52,9%), ormai in pensione (49,7%), in pos-sesso della licenza elementare (71,8%). Come era facile prevedere, il profilo anagrafico degli iscritti alle associazioni sportive (26,4% del campione) è agli antipodi. Difatti, fre-quentano tali associazioni giovani (18 -30 anni – 58,5%), in prevalenza studenti (71%), con un diploma di scuola media superiore (40,5%). Il tratto anagrafico sembra, dunque, caratterizzare in modo significativo la platea di aderenti alle associazioni ricreative e sportive.
Affiora un tipo di cittadino che si affaccia all’associazionismo per soddisfare un bisogno espressivo, connaturato alla particolare stagione della vita che sta attraversando: la cura del benessere fisico da parte dei giovani; il bisogno di socialità e di svago da parte
13 Cfr. Cristiano Caltabiano, a cura di, Gli anticorpi della società civile. L’Italia che reagisce al declino del paese. IX Rapporto sull’associazionismo sociale in Italia, Carocci, Roma, 2007.
14 In ogni caso l’indagine evidenzia anche una significativa partecipazione delle donne (45,5%).
di chi, ormai in pensione, colma il proprio tempo in attività ricreative. Per entrambi i profili l’iscrizione ad una associazione non sembra, a prima vista, essere caratterizzata da un forte impegno sociale. Tuttavia, il dato anagrafico non necessariamente conduce ad un’opzione associativa prevalentemente orientata a soddisfare bisogni riconducibili alla sfera individuale. Difatti, il profilo di chi svolge in una APS attività di natura socio-assistenziale (11,5% del totale degli intervistati) è molto simile a quello di chi frequenta un’associazione ricreativa. Anche in questo caso si tratta di ultra sessantacinquenni (23,5%), non in condizione occupazionale (non occupati, 30% e casalinghe, 30,7%) e in possesso della licenza elementare (25,6%). Come si vede la scelta di attivarsi o meno per l’altro è un’eventualità che non dipende esclusivamente dal tempo a disposizione o dalla particolare condizione sociale o anagrafica dell’associato; bensì sembra essere connes-sa, come si vedrà più avanti, al valore che i singoli attribuiscono alla propria adesione associativa. Ad ogni modo, per alcuni tale valore si traduce nell’offerta di servizi socio-assistenziali a chi ne ha bisogno; per altri (22,7% del campione) nell’attivarsi in prima persona in associazioni che si occupano di promozione culturale ed educativa. A queste associazioni aderiscono in prevalenza liberi professionisti (44,8%) oppure impiegati e insegnanti (39,5%), con un titolo di studio elevato (laurea e post-laurea – 46,9%); si tratta per lo più di donne (33,5%), di età compresa fra i 42 e 52 anni (36,3%).
Fig. 1.1 La scacchiera associativa: caratteristiche socio-anagrafiche degli iscritti per ambito
53-64 anni (20,7%) 65 anni ed oltre
(23,5%)
In generale i profili socio-anagrafici degli iscritti alle diverse aree associative sembrano sfumare quanto evidenziato da Pizzorno circa la relazione esistente tra la centralità di un individuo nella società e il suo livello di dotazione culturale, professionale ed economica:
“tanto più è alto il titolo di studio di una persona, tanto più essa è vicina al centro”15. Da qui Pizzorno deduce che la probabilità di un individuo di partecipare in modo attivo alla vita politica e sociale di una comunità è tanto maggiore quanto più alto è il suo status sociale. Tuttavia tale relazione tra capitale culturale/sociale e partecipazione non è affat-to scontata, almeno per quanaffat-to riguarda l’impegno associativo. In relazione a tale tipo di coinvolgimento, la tesi di Pizzorno sembra essere congruente soprattutto per gli iscritti ad associazioni afferenti all’area culturale-educativa, mentre si espone ad una serie di controdeduzioni negli altri casi. Ad esempio, il profilo di chi frequenta associazioni spor-tive si attaglia all’idea di una persona centrale, almeno per quel che riguarda la dotazione di capitale culturale; malgrado ciò è evidente che gli iscritti a questo tipo di associazioni optano per una forma di partecipazione più blanda, connessa prima di ogni altra cosa al soddisfacimento di bisogni personali, piuttosto che alla propensione ad attivarsi nei con-fronti degli altri. D’altra parte, nel gruppo degli iscritti ad associazioni socio-assistenziali è prevalente un tipo di associato che, stando sempre al modello di Pizzorno, sembra essere un cittadino “periferico” e quindi poco incline alla partecipazione; in realtà, sono proprio costoro, come si vedrà in seguito, ad essere maggiormente coinvolti nella pratica associativa. Rispetto alla partecipazione politica, l’impegno associativo è dunque meno vincolato al retroterra culturale e allo status sociale di un individuo. Altri fattori legati al vissuto, alle motivazioni, alla sensibilità verso determinati temi e alla sfera valoriale del singolo sembrerebbero favorire l’attivazione pro-sociale.
Indicatori che indirettamente riconducono a tali dimensioni sono: il livello di conoscen-za degli intervistati verso i temi e le istanze portate avanti dall’associazione e l’ampiezconoscen-za delle relazioni e delle affiliazioni che l’individuo ha costruito nell’arco del tempo all’in-terno della galassia associativa e, più in generale, del terzo settore. Per quanto riguarda l’informazione si è presa in considerazione la frequenza con la quale si seguono tra-smissioni televisive d’approfondimento16 (inchieste giornalistiche, programmi culturali e di denuncia sociale, etc.). Mentre, per quel che riguarda il network associativo/civico dell’individuo si analizzeranno due variabili: il numero di associazioni di promozione sociale alle quali ciascun intervistato ha dichiarato di essere iscritto e l’affiliazione ad altre organizzazioni del terzo settore (gruppo-organizzazioni di volontario, cooperative sociali, partiti, associazioni sindacali, etc.).
Il livello di interesse su temi di natura sociale (cfr. graf. 1.1) è alquanto variabile nel pas-saggio dall’ambito socio-assistenziale (35,2%) a quello relativo ai temi della globalizza-zione (58%). In particolare nel grafico sono evidenti due diverse aree d’intensità infor-mativa. Nell’ambito socio-assistenziale, ricreativo e sportivo la quota di quanti seguono
15 Cfr. Alessandro Pizzorno, Le radici della politica assoluta e altri saggi, Feltrinelli, Milano, 1993, p. 115.
16 Al fine di valutare il livello d’informazione del campione, il questionario prevedeva che gli intervistati indicassero la frequenza settimanale (da “Mai” a “Tutti i giorni” ) con la quale utilizzano determinati canali d’informazione: quotidiani, settimanali e periodici di attualità, TG, trasmissioni televisive di approfondimento e Internet. Per analizzare il grado di interesse degli intervistati sull’attualità politica e sociale, si è scelto di utilizzare il canale “trasmissioni televisive di approfondimento”, in quanto si tratta di una scelta che non necessariamente implica la dotazione di particolari risorse culturali ed economiche (come nel caso di Internet) e che richiede comunque una fruizione attiva e consapevole da parte dell’utente.
in modo assiduo programmi d’approfondimento arriva al massimo al 38,8%. Mentre nei restanti ambiti associativi, l’incidenza degli iscritti che s’informano costantemente è del 47% fra quanti aderiscono ad associazioni culturali ed educative e raggiunge il 58% tra gli affiliati ad associazioni che affrontano i temi della globalizzazione. Tra gli ambiti che implicano una maggiore predisposizione verso l’Altro, solo quello socio-assistenziale presenta livelli modesti d’informazione. In parte ciò è connesso sia al basso livello d’istruzione che caratterizza gli iscritti a questo settore, sia alle finalità proprie di un associazionismo di tipo assistenziale, in cui ciò che conta è la disponibilità all’aiuto.
In altre parole, in quest’ambito gli associati mostrano un tipo di partecipazione che si coniuga con il fare, frequentando regolarmente l’associazione e offrendo il proprio so-stegno alla fattiva realizzazione dei servizi da essa posti in essere.
Graf. 1.1 Frequenza con la quale si seguono trasmissioni di approfondimento tematico: “Tutti i giorni o quasi” per ambito associativo (%)
35,2 37,9 38,8
47,0
58,0
0 10 20 30 40 50 60 70
Socio-assistenziale Ricreativo Sportivo Culturale-educativo
Globalizzazione
Fonte: Isfol 2008
Il profilo degli associati di questo ambito ricorda l’immagine del volontario, pronto al sostegno del prossimo, offrendo il proprio contribuito in modo gratuito e concreto. Un tipo di partecipazione questa, come si avrà modo di approfondire, agli antipodi rispetto a quella che affiora nell’ambito delle associazioni di critica alla globalizzazione. In que-sto conteque-sto associativo emerge difatti un tipo di partecipazione civica che si alimenta soprattutto attraverso la condivisione di ideali e motivazioni connessi a particolari te-matiche, mentre è meno rilevante il coinvolgimento diretto degli associati all’organiz-zazione e alla programmazione delle attività poste in essere da queste associazioni.
In breve, si tratta di una partecipazione consapevole e di vicinanza valoriale, più che di una partecipazione agita all’interno della struttura di riferimento. L’immagine che si ha dell’iscritto a queste associazioni è quella del sostenitore più che del militante, ovvero di colui che si adopera a sostenere, attraverso contributi economici e scambio d’informazioni, le azioni poste in essere dalle organizzazioni che si occupano di temi di portata globale. Non è un caso che proprio in questo ambito è rilevante il numero degli
iscritti che quotidianamente accedono ad internet per animare forum, newsgroup, blog e siti d’informazioni su questioni sociali e politiche di attualità (34,1% contro il 24,9%
dell’intero campione – dati fuori tabella).
Per quanto riguarda gli ambiti afferenti ad attività sportive e ricreative, il dato sul livello d’informazione è vicino a quello campionario (40,4%). In altri termini l’informazione di approfondimento non caratterizza gli affiliati a queste APS: un dato significativo, soprattutto se si considera che si tratta di giovani con un elevato livello d’istruzione, trattandosi perlopiù di studenti universitari. Quest’ultima considerazione rafforza ul-teriormente l’immagine di un modo di vivere l’ambito associativo più orientato al Sé che all’esterno sociale. Da ultimo l’elevato livello d’informazione registrato in ambito culturale-educativo è coerente con la fisionomia prevalente tra gli iscritti a questo tipo di associazioni: centrali tanto da un punto di vista professionale, quanto da un punto di vista dei mezzi e delle risorse cognitive, culturali ed informative a loro disposizione.
Passando ad analizzare lo spettro delle relazioni che gli associati intrattengono con altri corpi intermedi della società civile o con altre APS (tab. 1.1), emerge in generale un discreto dinamismo intersettoriale, mentre risulta alquanto attenuata la partecipazione intrasettoriale. Difatti, se circa un terzo del campione (32%) ha dichiarato di essere iscritto ad altre realtà della società civile, la percentuale di quanti frequentano più di una APS scende a meno del 15% del totale degli associati.
Tab. 1.1 I legami della partecipazione sociale Ambito Iscrizione ad altre
organizzazioni della società civile* Iscrizione ad altre APS
Sì No Totale Sì No Totale
Socio-assistenziale 50,8 49,2 100,0 32,0 68,0 100,0
Ricreativo 38,7 61,3 100,0 20,7 79,3 100,0
Sportivo 23,9 76,1 100,0 16,7 83,3 100,0
Culturale-
educativo 39,3 60,7 100,0 25,4 74,6 100,0
Globalizzazione 49,3 50,7 100,0 24,6 75,4 100,0
Totale 32,0 68,0 100,0 14,3 85,7 100,0
Fonte: Isfol 2008
* Organizzazioni di volontariato, cooperative sociale, associazioni o fondazioni di partito, associazioni di categoria o sindacali.
Sono soprattutto gli iscritti ad associazioni che operano in ambito socio-assistenziale (50,8%) e che si occupano di tematiche connesse alla globalizzazione (49,3%) ad es-sere attivi in altre rappresentanze sociali. Più attenuato, anche se comunque superiore al dato campionario, è il dinamismo intersettoriale degli associati afferenti agli am-biti culturale-educativo (39,3%) e ricreativo (38,7%); mentre di segno contrario è la propensione degli iscritti alle APS attive nel settore dello sport, dove l’incidenza della multi-appartenenza è inferiore di otto punti percentuali al dato medio (23,9%). In parte, questa differenza tra l’ambito sportivo e gli altri settori associativi è connessa alla
gio-vane età (18-30 anni) e allo status occupazionale prevalente (studenti universitari) che contraddistingue coloro che frequentano associazioni sportive. La scelta di iscriversi ad un sindacato, un partito, un’associazione di categoria o una cooperativa sociale è legata alla precondizione di essere occupati o quantomeno pensionati. Sicché, per un giova-ne studente la probabilità di far parte di organizzazioni di questo tipo è assai minore, rispetto ad un adulto occupato o in stato di quiescenza. Tuttavia, il nesso tra caratteri-stiche socio-anagrafiche degli iscritti e capacità di ampliare il proprio ventaglio parte-cipativo non è sufficiente a interpretare il dinamismo intersettoriale mostrato da alcuni intervistati. A rafforzare o indebolire tale propensione contribuiscono altri fattori, primo fra tutti il tipo di associazione alla quale si è scelto di aderire. Ad esempio, considerando la sola categoria dei giovani, e tenendo così sotto controllo la dimensione anagrafica, ri-affiora la relazione tra tipo di ambito associativo e impegno: se effettivamente i giovani che frequentano associazioni sportive manifestano un atteggiamento di chiusura verso altre forme di partecipazione, i loro pari età iscritti ad altre organizzazioni presentano livelli di partecipazione intersettoriale assai più elevati. In ambito sportivo la probabilità che un giovane sia iscritto ad altri corpi intermedi della società civile è pari ad uno su cinque; mentre nei restanti ambiti la stessa probabilità sale ad un iscritto su due.
In breve, il raggio della partecipazione sociale e civica è condizionata da fattori ricondu-cibili tanto al particolare profilo socio-anagrafico dell’iscritto, quanto al tipo di contesto associativo nel quale si muovono gli individui. Una parziale conferma di quanto poc’anzi esposto, arriva dall’analisi relativa all’andamento dell’attivismo intrasettoriale. Ancora una volta il settore socio-assistenziale (32%), culturale-educativo (25,4%) e quello della globalizzazione (24,6%) sono gli ambiti dove si riscontra una maggiore tendenza ad af-filiarsi a molteplici enti. Di contro, gli iscritti all’ambito ricreativo (20,7%) e, soprattutto, a quello sportivo (16,7%) denotano un atteggiamento maggiormente improntato alla frequentazione esclusiva di un’unica APS.
Al di là dei dati, ciò che più colpisce è la ricorrenza con la quale emergono due diversi modi di accostarsi all’esperienza associativa: da un lato vi sono quanti la vivono all’in-segna di un forte coinvolgimento che si estende ad altre realtà del sociale; dall’altro si posizionano coloro che si caratterizzano per uno stile di partecipazione per molti versi disimpegnato e circoscritto ad un singolo ambito associativo.
Allargando il quadro, tale divergenza è riconducibile alle tradizionali categorie d’analisi che spesso ricorrono nelle scienze sociali, quando si vuole dar conto del comportamento pro-sociale degli individui. La scelta di aderire ad una APS viene di solito ricondotta a motivazioni che, al di là delle formule concettuali utilizzate dagli studiosi, risultano essere diametralmente opposte: agire strumentale vs espressivo; orientamento pubblico vs privato; valori particolaristici vs universalistici. Partendo da queste antitesi, si inter-pretano, di volta in volta, i diversi stili di partecipazione degli associati. In quest’ottica, l’ambito sportivo sembra configurare un modo di vivere la prassi associativa radical-mente diverso da quello tipico dell’ambito culturale-educativo. In un caso, sembrerebbe affiorare uno stile di fruizione di tipo strumentale, particolaristico e orientato al sé;
nell’altro, si delinea un sentire associativo che fa leva su un registro espressivo, univer-salistico e orientato all’altro.
A partire da tali considerazioni occorre approfondire il nesso tra il modo di concepire il proprio impegno associativo e la sua effettiva realizzazione. In altri termini, è
neces-sario esaminare il legame che intercorre tra la rappresentazione dell’impegno e la sua concreta espressione.
Una prima interpretazione di tale legame è emersa dall’analisi delle variabili sin qui prese in esame. Difatti, le dimensioni analizzate possono essere considerate alla base del potenziale di attivazione del comportamento pro-sociale degli associati. Detto al-trimenti, la propensione o meno degli iscritti ad approfondire temi e istanze promosse all’interno di un dato ambito associativo o il tipo e l’ampiezza del loro ventaglio d’affi-liazione, rappresentano fattori abilitanti del comportamento pro-sociale. Ciò porterebbe ad ipotizzare che proprio negli ambiti dove è più robusto il capitale informativo ed ampia la rete delle affiliazioni, vi sia una maggiore partecipazione delle persone alla vita sociale e civica del paese.