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La partecipazione associativa

profili, settori e rappresentazioni

1.3 La partecipazione associativa

Per verificare l’ipotesi avanzata in chiusura del precedente paragrafo si prenderanno in considerazione un set di indicatori connessi alla pratica associativa: la durata dell’espe-rienza associativa, la frequenza con la quale si partecipa alle attività promosse dalle as-sociazioni di riferimento e, infine, l’attività di volontariato che gli iscritti eventualmente svolgono all’interno e all’esterno delle stesse.

Oltre la metà degli intervistati (54,5%) è iscritta ad un’associazione di promozione so-ciale da non oltre cinque anni (tab. 1.2). Di essi, un ottavo è rappresentato da asso-ciati alle prime armi (meno di un anno, 12,9%); mentre il 41,6% degli iscritti dichiara un’esperienza associativa compresa tra uno e cinque anni. Il restante 45,5% del cam-pione si distribuisce al suo interno quasi equamente tra coloro che vantano un’iscrizione al mondo associativo compresa tra i 6 e i 10 anni (22,2%) e chi, invece, ha una tessera da oltre 10 anni (23,3%).

Tab.1.2 Esperienza associativa per ambito associativo Ambito associativo

Esperienza associativa Meno di

1 anno 1-5 anni 6-10 anni Oltre

10 anni Totale

Culturale educativo 11,7 38,7 25,8 23,8 100,0

Ricreativo 12,6 36,9 24,9 25,6 100,0

Sportivo 16,8 46,2 20,3 16,8 100,0

Socio-assistenziale 6,6 37,7 27,0 28,7 100,0

Globalizzazione 9,0 34,3 22,4 34,3 100,0

Totale 12,9 41,6 22,2 23,2 100,0

Fonte: Isfol 2008

Prendendo in considerazione i settori associativi è agevole osservare dalla tabella che la quota più cospicua sia di neofiti sia di iscritti da non più di cinque anni è appannaggio dell’ambito sportivo (rispettivamente 16,8% e 46,2%); di contro, tanto nell’ambito dei

temi della globalizzazione quanto in quello socio-assistenziale, si registra una maggiore incidenza degli iscritti con oltre 10 anni di esperienza associativa (nel primo caso il dato sfiora il 35%, nel secondo si attesta poco al disotto del 29%). Infine, nei restanti ambiti si evidenziano andamenti delle distribuzioni di frequenza prossime al dato medio. Tale appiattimento della distribuzione sul dato campionario induce a ritenere che, in questi contesti associativi, l’esperienza non sia un elemento caratterizzante. Ciò porta a pen-sare che questi settori siano caratterizzati da una partecipazione trasversale alle diverse classi d’età, al contrario di quanto si riscontra negli ambiti sportivo e socio-assistenziale, dove la prevalenza degli associati è rispettivamente costituita da giovani e da ultra sessantacinquenni.

Di tutt’altro rilievo statistico è il rapporto tra frequenza di partecipazione alle attività promosse delle APS e il settore in cui esse operano (tab. 1.3). L’andamento generale evidenzia un’elevata concentrazione di intervistati tra quanti hanno sostenuto di fre-quentare l’associazione alla quale sono iscritti almeno una volta alla settimana (54,7%).

Poco più di un quarto del campione (28,1%) indica di recarsi nella APS di cui è membro almeno una volta al mese. In sintesi, l’82,8% degli iscritti dichiara una partecipazione associativa piuttosto assidua. Viceversa, risulta alquanto residuale la quota di coloro che frequentano in modo sporadico (13,7%) o mai (3,5%) la propria associazione.

Tab. 1.3 Frequenza associativa per ambito associativo

Ambito associativo

Culturale educativo 2,4 14,5 35,7 47,4 100,0

Ricreativo 0,3 15,3 31,9 52,4 100,0

Sportivo 1,4 7,7 15,3 75,6 100,0

Socio-assistenziale 0,8 16,1 21,8 61,3 100,0

Globalizzazione 13,4 23,6 24,4 38,6 100,0

Totale 3,5 13,7 28,1 54,7 100,0

Fonte: Isfol 2008

Tuttavia, il dato campionario nasconde significative differenze tra i diversi ambiti as-sociativi. Nove iscritti su dieci ad associazioni sportive frequentano con regolarità la propria APS di riferimento: almeno una volta a settimana il 75,6% e almeno una volta al mese il 15,3%. Questa frequentazione costante è connaturata al tipo di attività poste in essere da tali organizzazioni: solitamente la cura del corpo implica una certa rego-larità nelle attività sportive. Un’osservazione analoga può estendersi all’ambito socio-assistenziale: anche in questo contesto la realizzazione dei servizi di cura o di sostegno sociale richiede un presidio costante da parte degli operatori/associati. Non è un caso che il 61,3% degli iscritti assicuri il proprio contributo almeno una volta alla settimana, mentre il 21,8% garantisce la propria disponibilità almeno una volta al mese.

Il tempo dedicato alle attività promosse dalla propria associazione si riduce in modo significativo tra gli iscritti ad APS che operano nell’area ricreativa e culturale-educativa:

nel primo caso la quota degli assidui è di poco inferiore al dato campionario (52,4%), mentre coloro che si recano nell’associazione almeno una volta al mese sono il 31,9%;

nel secondo caso la percentuale di chi frequenta l’associazione mensilmente si attesta al 35,7%, raggiungendo il 47,4% tra gli iscritti più costanti.

Il tempo su base settimanale dedicato alle attività associative, si riduce sensibilmente tra gli iscritti ad APS operanti nell’ambito dei cosiddetti temi della modernità: l’azione associativa presuppone un impegno costante nell’arco della settimana solo per il 38,6%

degli iscritti a questo tipo di organizzazioni. Un dato questo che risulta ancor più signifi-cativo se si considera che proprio in questo ambito si registra la percentuale più elevata di coloro che dichiarano di non recarsi mai nella propria associazione (13,4%).

Le nuove sfide poste dalla globalizzazione, pur rappresentando un terreno fertile per coltivare nuove passioni civiche, sono contraddistinte da un tessuto associativo che presenta peculiari modalità organizzative. Ne derivano specifiche forme di partecipazio-ne. Difatti, le associazioni a tutela dell’ambiente, dei diritti civili, dei consumatori, ecc., occupandosi di tematiche assai complesse e ad ampia portata, strutturano il proprio network associativo soprattutto attraverso canali di comunicazione all’interno dei quali veicolare informazioni e sollecitare la propria “base”.

La presenza sul territorio di queste associazioni è meno connessa ad un particolare con-testo. Spesso si tratta di strutture di secondo livello, in cui vengono programmate atti-vità e campagne di sensibilizzazione a livello nazionale ed internazionale. Ciò comporta per i sostenitori una partecipazione prevalentemente cognitiva, non necessariamente legata ad un coinvolgimento diretto nelle attività dell’organizzazione: è soprattutto un ristretto gruppo di attivisti a mobilitarsi sul territorio.

Peraltro questa osservazione è coerente con quanto già emerso nel paragrafo preceden-te, nel quale si è evidenziato il forte protagonismo informativo degli iscritti a questo tipo di associazioni. Il tratto distintivo di questi associati risiede in una forma d’impegno sociale concepito soprattutto in termini di una condivisione d’intenti, piuttosto che in una partecipazione agita in prima persona. Prendendo a prestito le parole di Putnam, spesso in questo tipo di associazioni: “l’unico atto derivante dall’essere soci consiste nel firmare un assegno per l’iscrizione o forse ogni tanto nel leggere un bollettino d’infor-mazione. ben pochi vanno alle riunioni […] ed è improbabile che i soci s’incontrino tra loro”17. Il rapporto tra le associazioni attive nell’ambito dei temi della globalizzazione e i loro iscritti sembrerebbe, dunque, basato su relazioni “fluide”, dove il legame associa-tivo impone obblighi sociali più deboli rispetto a quanto non avvenga nelle associazioni mutualistiche.

La frequenza di partecipazione alle attività promosse dalle APS e l’anzianità associativa sono due indicatori che delineano modalità di attivazione dell’associato che non ne-cessariamente implicano una forma d’impegno sociale, ovvero comportamenti orientati all’aiuto e alla condivisione reciproca, governati da un sentire socialmente responsabile.

Queste due variabili risentono tanto di aspetti connessi alle caratteristiche socio-ana-grafiche degli iscritti, quanto di fattori che rimandano alla forma organizzativa e alla

17 Cfr. Putnam, 2004, op. cit. p. 63.

particolare mission associativa delle varie APS.

Un indicatore che aiuta meglio ad inquadrare la partecipazione in chiave d’impegno sociale è rappresentato dall’attività di volontariato che gli iscritti svolgono all’interno o all’esterno delle associazioni di promozione sociale (tab. 1.4). Quasi il 60% degli inter-vistati è impegnato in attività di volontariato, mentre il 40,9% non si dedica ad alcuna iniziativa di aiuto gratuito. Sono soprattutto gli iscritti ad associazioni sportive (44,7%) e che portano avanti istanze connesse alla globalizzazione (44,2%) a mostrare una mi-nore propensione all’azione volontaria.

Tab. 1.4 Attività di volontariato per ambito associativo

Ambito associativo

Attività di volontariato Dentro e fuori

l’associazione Solo nella

associazione Solo fuori l’associazione

Nessun tipo di

volontariato Totale

Culturale educativo 29,4 18,3 12,7 39,7 100,0

Ricreativo 22,0 23,3 13,0 41,7 100,0

Sportivo 12,6 28,7 14,0 44,7 100,0

Socio-assistenziale 57,0 18,0 10,2 14,8 100,0

Globalizzazione 31,2 13,8 10,9 44,2 100,0

Totale 22,1 24,9 12,1 40,9 100,0

Fonte: Isfol 2008

Queste evidenze empiriche assumono un peso ancor più significativo se confrontate alla scarsissima percentuale di iscritti ad associazioni socio-assistenziali che non svolgono alcuna attività di volontariato (14,8%). Infatti, in quest’ambito si registra un elevato attivismo che, oltre ad interessare l’associazione di riferimento, investe anche realtà esterne ad essa (57%): il volontariato extra-associativo è svolto prevalentemente in ambito parrocchiale (26,6% – dati fuori tabella).

Sia pure in misura più attenuata rispetto agli iscritti alle APS socio-assistenziali, anche tra gli aderenti alle associazioni attive sui temi di portata globale e a quelle culturali-educative, la doppia opzione volontaria costituisce una pratica abbastanza diffusa (ri-spettivamente 31,2% e 29,4%).

Il volontariato circoscritto all’associazione di appartenenza è un tratto che accomuna gli iscritti alle APS sportive (28,7%) e, in modo meno marcato, a quelle ricreative (23,3%).

In questo caso si tratta di una forma di volontariato di tipo mutualistico, in cui si offre spesso il proprio tempo e la propria disponibilità esclusivamente a beneficio degli iscritti alla propria APS. Infine, il volontariato extra associativo è una pratica poco diffusa e rispetto alla quale nessun ambito mostra una caratterizzazione significativa, in quanto le percentuali degli iscritti alle diverse tipologie associative sono in media con il dato campionario (12,1%). Da ciò se ne deduce che questo tipo di opzione al volontariato non è direttamente riconducibile alle diverse modalità di partecipazione riscontrate nei singoli ambiti associativi; bensì è connessa a scelte di carattere individuale, legate al

proprio vissuto e al proprio universo valoriale18. Peraltro, ad avvalorare l’immagine di un volontariato svincolato dalle strutture associative, concorre il dato relativo a quanti hanno dichiarato di svolgere tali attività in modo informale: questa forma di volonta-riato è infatti quella che raccoglie più consensi (21,6%) fra gli iscritti che si impegnano esclusivamente in attività volontarie extra associative.

I dati fin qui illustrati fanno emergere differenti modi di vivere l’esperienza associativa.

Quest’ultima assume connotazioni assai diverse in funzione dell’ambito di riferimen-to in cui essa prende forma. In ambiriferimen-to socio-assistenziale la pratica associativa è di lunga data, agita in modo costante attraverso una frequentazione assidua. Si tratta di iscritti che si impegnano regolarmente, offrendo un aiuto concreto sia all’interno dell’associazione, sia al di fuori di essa. Tesserati pronti all’azione, che spaziano tra le diverse componenti del terzo settore. In toni minori, anche gli iscritti ad associazio-ni culturali-educative mostrano un impegno a tutto tondo. Come gli iscritti alle APS socio-assistenziali, anche costoro non mancano di offrire il proprio contributo ad azioni di volontariato fuori e dentro la loro associazione. Tale dinamismo si riscontra anche tra chi milita all’interno di associazioni legate ai temi della globalizzazione, tuttavia questi iscritti presentano modalità partecipative più eterogenee dove, in alcuni casi, l’esperienza associativa è caratterizzata da un maggior coinvolgimento personale; men-tre, in altri casi, tale coinvolgimento è più attenuato e la partecipazione si concretizza in un sostegno informato piuttosto che agito. Infine, gli associati in ambito sportivo, ricreativo e del tempo libero si contraddistinguono per una partecipazione associativa assai costante, rimanendo però circoscritta all’interno di una concezione dell’esperienza associativa “privata”, orientata al soddisfacimento di bisogni personali.

A ben vedere, il passaggio dall’ambito socio-assistenziale a quello sportivo non rappre-senta solo un cambiamento del terreno associativo, ma un modo radicalmente diverso di concepire e di vivere l’esperienza associativa: in un caso la partecipazione si riempie di significati che attengono alla sfera della cittadinanza attiva e socialmente responsa-bile; nell’altro, prevale un ripiegamento nella sfera individuale, che lascia poco spazio all’azione pro-sociale.

Questi differenti approcci all’attivismo sociale si traducono in modi profondamente di-versi di declinare il legame associativo: se alcune persone partecipano solo in modo occasionale alle attività poste in essere dall’associazione; altre, invece, manifestano un maggiore coinvolgimento nelle iniziative associative, arrivando a ricoprire, in alcuni casi, un ruolo attivo nell’organizzazione delle stesse. In altre parole, l’intensità della partecipazione pro-sociale si articola lungo un continuum nel quale ad un estremo si colloca quello che si potrebbe definire un atteggiamento di delega mentre nell’altro estremo si situa un atteggiamento più impegnato, passando per una posizione centrale nella quale gli iscritti presentano un grado intermedio di coinvolgimento.

Non sorprende che, considerando il tipo di rapporto associativo19, il gruppo più ampio degli intervistati sia costituito da semplici simpatizzanti e tesserati (61,1%; cfr. tab.

1.5), che non sono propensi ad alcun coinvolgimento diretto rispetto alle iniziative poste

18 Cfr. Cristiano Caltabiano, Altruisti senza divisa. Storie di italiani impegnati nel volontariato informale, Carocci, Roma, 2006.

19 La variabile è basata sull’autodefinizione dell’intervistato, ovvero è stato chiesto alle persone che tipo di rapporto avessero con le associazioni di appartenenza.

in essere dalla loro associazione di riferimento. Al contrario, la cerchia degli attivisti è la più ristretta (8%), mentre sono quasi un terzo gli intervistati che dichiarano un livello medio d’intensità partecipativa attribuendosi il ruolo di membri coinvolti nelle iniziative dell’associazione (30,9%).

Tab. 1.5 Tipo di rapporto associativo per ambito associativo

Ambito associativo

Coloro che si definiscono semplici tesserati aderiscono in prevalenza alle associazio-ni sportive (69,3%). Un orientamento simile si riscontra tra gli iscritti ad associazioassociazio-ni ricreative dove, ancora una volta, coloro che si ritengono dei sostenitori esterni sono superiori di tre punti percentuali rispetto al dato medio (64,1% conto il 61,1% del totale degli intervistati). Chi invece interpreta il proprio impegno nei termini di una adesione militante costituisce una piccola minoranza (7,4%).

Un modo diametralmente opposto di intendere l’esperienza associativa si riscontra nei restanti ambiti. Le associazioni che portano avanti le istanze di portata globale e le associazioni socio-assistenziali vantano il maggior numero di attivisti: nel primo caso la quota di militanti è superiore di oltre cinque punti percentuali rispetto al dato cam-pionario (13,4%); nel secondo caso il saldo positivo è del 3,7%. Ancor più marcata è la tendenza di questi associati a concepire la propria iscrizione, non come un atto meramente formale, bensì in termini di adesione partecipata: se, come si è evidenziato in precedenza, circa un terzo del campione si autodefinisce “membro coinvolto nelle iniziative dell’associazione”, in ambito socio-assistenziale tale percezione è condivisa da quasi un iscritto su due (47,7%); mentre nell’ambito dei temi della globalizzazione tale opzione raccoglie il 41,1% degli associati. Da ultimo, l’ambito culturale-educativo sembra assumere una posizione ambivalente lungo il continuum delega-impegno. In questo settore d’attività, sebbene vi sia la quota maggiore di attivisti (14,3%), è co-munque significativa la presenza di una nutrita schiera di semplici tesserati (51,2%), se paragonata agli ambiti di maggior impegno sociale.