democrazia: partecipazione e politica ai tempi dell’anti-politica
3. uniti per che cosa? Le dimensioni culturali dell’esperienza associativa
3.2 L’impegno caritativo
3.2 L’impegno caritativo
Il primo gruppo di intervistati (15,9% del campione, tab. 3.1) è piuttosto omogeneo dal punto di vista culturale e sociale. L’impegno caritativo è ciò che li caratterizza in modo più evidente. Una forma di responsabilità civica che nasce da una sensibilità religiosa interiorizzata nel proprio vissuto. E’ da questo dato preliminare che si deve partire se si vuole decifrare l’identità di questo rilevante segmento di italiani affiliati alle APS. Si tratta, innanzi tutto, di persone che partecipano con assiduità ai riti religiosi (62,2%, +27,1% rispetto al totale dei rispondenti). bisogna aggiungere che questi credenti-praticanti sono piuttosto coerenti sulle “questioni etiche”. A loro avviso, la religione
cat-80 Si tratta di un’analisi delle corrispondenze multiple (ACM) realizzata tramite una routine del software SPAD versione 5.0, con un algoritmo di partizione in gruppi del campione (Parti-Decla). Questo metodo è stato applicato alla matrice dei dati della ricerca. Le variabili (attive e illustrative) utilizzate in questa procedura verranno esaminate nei prossimi paragrafi.
tolica è l’unica a dover essere insegnata nelle scuole (“molto d’accordo” 43,7%, +22,9%
rispetto al dato generale). Dello stesso tenore è l’opinione sull’ipotesi di concedere dei diritti alle coppie omosessuali: il 34,8% è assolutamente contrario a questa eventua-lità (“per niente d’accordo”, con circa 14 punti percentuali di scarto positivo rispetto al totale campionario). Si è quindi in presenza di cittadini che prendono decisamente posizione su temi assai controversi, seguendo gli orientamenti più volte espressi dalla Chiesa. L’etica cristiana impone del resto di non negoziare su alcuni valori ritenuti fon-damentali; per questo non si può equiparare l’insegnamento della dottrina cattolica ad altri precetti religiosi o riconoscere forme di convivenza diverse dalla famiglia naturale.
Questo genere di relativismo culturale non fa parte dell’universo morale di questi fedeli;
anche perché la famiglia rimane un valore che conta nella vita (56,3%, +18,1%).
Ad ogni modo, l’adesione al messaggio evangelico non si sostanzia solo nella difesa ad oltranza delle proprie credenze religiose; dagli atteggiamenti di questi intervista-ti traspare anche una solidarietà spontanea verso coloro che versano in condizioni di marginalità sociale, ben espressa nel concetto cristiano di carità. In tal senso va inter-pretata l’idea secondo cui è importante impegnarsi per difendere i diritti delle persone più svantaggiate per sentirsi cittadini in senso pieno (25,2%, +12,3%). Non sorprende poi che in questo gruppo sia particolarmente sentito il problema delle carestie in Africa e in altre zone povere del pianeta (28,9%, +16,4%). Tali emergenze umanitarie sono un dilemma che scuote le coscienze di questi cattolici convinti. Costoro non riescono a restare impassibili di fronte al dramma dei “perdenti” della società globale: le donne e i bambini malnutriti o sfruttati; gli esuli in fuga dalle dittature o dalle guerre civili; le orde di lavoratori immiseriti che cercano fortuna nelle nazioni più ricche. Le vittime della globalizzazione sono una ferita aperta nel mondo contemporaneo, a cominciare dagli stranieri che premono sui confini del belpaese. Questi associati non si lasciano travolge-re dalla logica securitaria che fa semptravolge-re più proseliti nella popolazione italiana.
Tab. 3.1 L’impegno caritativo (15,9%): esperienza associativa e visione della società
Variabile Modalità % nel
gruppo % nel campione Esperienza associativa
Ambito in cui opera l’associazione Socio-assistenziale/religioso 76,3 15,0 Durata dell’iscrizione all’associazione Oltre 10 anni 31,8 22,9 Numero di associazioni sociali a cui è
iscritto Due o più associazioni 28,9 14,0
Frequenza di partecipazione alle attività
dell’associazione (principale) Almeno una volta alla
set-timana 62,2 52,5
Attività di volontariato Sì, nell’associazione e in altri
contesti (parrocchia) 62,2 22,2
Definizione di associazione sociale Un gruppo sociale che aiuta
le persone più deboli 71,8 23,7
Un’associazione dovrebbe… Sostenere tutti i cittadini
senza fare distinzioni 77,0 54,9 Segue
Rapporto con l’associazione Sono un membro coinvolto nelle iniziative dell’associa-zione
54,0 30,7
Donazioni a scopo benefico Sì (ultimi 12 mesi) 61,5 37,9
Adozioni a distanza a favore di bambini
che vivono nei paesi in via di sviluppo Sì (ultimi 12 mesi) 31,8 17,3 Devoluzione del cinque per mille ad
Onlus o ricerca medico-scientifica Sì (ultimi 12 mesi) 54,8 40,8
Temi fondamentali per un’eventuale campagna di informazione della propria associazione
La difesa della vita e dei
va-lori familiari 42,5 21,0
La religione cattolica è l’unica religione
che deve essere insegnata nelle scuole Molto d’accordo 43,7 20,8 E’ giusto concedere diritti alle coppie
omosessuali Per niente d’accordo 34,8 24,7
Occorre dare il diritto di voto alle ele-zioni comunali agli immigrati con
per-messo di soggiorno Molto d’accordo 32,6 23,0
Eventi più preoccupanti che avvengono nel mondo
(prima scelta)
La carestia in Africa e in altre
zone povere del pianeta 28,9 12,5 Valori messi al primo posto nella vita La famiglia 56,3 38,1 Gli immigrati che vengono nel nostro
paese…
di-fendere i diritti dei più deboli 25,2 12,9
Frequenza ai riti religiosi Assidua 62,2 35,1
Partecipazione a meeting religiosi Sì 29,6 11,0
Rapporto con la politica Non mi interesso/ho un
rifiu-to nei confronti della politica 34,8 28,5 Orientamento politico Né di sinistra, né di centro,
né di destra 40,3 36,5
Fonte: Isfol 2008
Gli immigrati non vengono assimilati alla figura minacciosa del clandestino/criminale;
al contrario, essi vengono considerati una risorsa per le famiglie con anziani a carico
(31,1%, +12,5%). L’immigrazione non viene pertanto percepita come un pericolo per l’ordine pubblico; piuttosto, è una dinamica positiva per molti nuclei familiari bisognosi di assistenza. Le colf e le badanti svolgono una funzione utile dal punto di vista sociale, come d’altronde gli stranieri che lavorano nelle fabbriche del nord industrioso o che prestano le loro braccia alle campagne spopolate del Mezzogiorno. Per questi membri delle APS sarebbe così opportuno concedere il diritto di voto nelle elezioni ammini-strative agli immigrati in possesso del permesso di soggiorno (molto d’accordo 32,6%, +9,6%).
La diversità culturale, di cui sono portatori gli stranieri che arrivano in Italia, non è dun-que una fonte di disturbo. Il motivo è intuibile: i credenti tendono ad inserire i rumeni (piuttosto che i marocchini) nella categoria universale del prossimo. Tale sentimento di apertura verso l’umanità emerge con chiarezza quando si analizza il significato at-tribuito alla propria esperienza associativa. Questi intervistati ritengono che un’asso-ciazione sia principalmente un gruppo sociale che aiuta le persone più deboli (71,8%, +48,1%) e che, per questo, dovrebbe sostenere tutti i cittadini senza fare distinzioni (77%, +22,1%). Nessuna barriera di accesso, quindi, soprattutto verso i meno abbienti.
Accanto a ciò, le associazioni (prima di tutto la propria) dovrebbero organizzare cam-pagne di informazione per l’integrazione sociale degli immigrati (24,6%,+17,2%), per il sostegno delle persone che non arrivano alla fine del mese (26,1%, +8,1%) e per la difesa della vita e dei valori familiari (42,5%, +21,5%).
I dati appena illustrati sono alquanto eloquenti. Lasciano intravedere una concezione inclusiva del legame pro-sociale: un patto associativo che si rivolge a tutti gli esseri umani, con un occhio di riguardo per le sofferenze patite dai nuovi poveri (siano essi ita-liani o stranieri). Le associazioni hanno anche un’altra importante missione da compiere:
quella di custodire i principi cardinali della cristianità (la sacralità della vita e la tutela della famiglia fondata sulla procreazione). Questo tipo di cultura può essere sintetizzata con una formula linguistica efficace: l’umanesimo caritativo; una forma di universali-smo che si basa sulla solidarietà religiosa verso il prossimo bisognoso.
Oltre ad identificarsi in un nucleo compatto di valori (si potrebbe dire una visione del mondo), questi associati si rendono artefici di opere meritorie nella società. Per essere ancora più espliciti, le loro credenze vengono alimentate da un impegno sociale duratu-ro, intenso e polivalente: non di rado sono iscritti ad un’associazione da oltre dieci anni (31,8% +8,9%); in circa un terzo dei casi, sono iscritti a due o più enti di promozione so-ciale (28,9%, +14,9%). Ad ogni buon conto, la loro partecipazione associativa è regolare (“almeno una volta alla settimana” 62,2%, +9,7%) ed essenzialmente “agita” all’interno di ambiti dove si presta aiuto alle persone svantaggiate (settore socio-assistenziale e religioso 76,3%, +61,3%). Si tratta comunque di un coinvolgimento diretto, dettato dalla consapevolezza di essere membri attivi dell’associazione di appartenenza (54,0%, +23,3%). Questo dinamismo sociale non è, in ogni caso, legato solo alle iniziative messe in cantiere dalla propria organizzazione. In questo gruppo, infatti, è molto frequente la propensione a svolgere attività di volontariato sia nella propria associazione che in altri contesti (62,2%, +40%); nella maggior parte dei casi è la parrocchia il luogo dove vengono compiuti questi atti di altruismo (dato fuori tabella). A ben vedere, la comunità religiosa di base è molto spesso il teatro nel quale questi “uomini solidali” danno corpo alla loro vocazione: vuoi perché vi è una simbiosi tra le stesse associazioni e
l’orato-rio; vuoi perché la diocesi recepisce altre istanze sociali che provengono dal territorio.
Quando vale la pena di sostenere tali progetti, maturati all’esterno dell’associazione o della parrocchia, essi non si tirano indietro; prova ne è che, di frequente, fanno bene-ficenza attraverso donazioni (61,5%, +23,6%), adozioni a distanza (31,8%, +14,5%) o semplicemente devolvendo il cinque per mille alle organizzazioni non lucrative più meritevoli del proprio sostegno (54,8%, +14,0%).
Il ritratto di questi cittadini dediti all’impegno caritativo è ormai quasi completo: essi attingono da una rete poliedrica di esperienze associative e religiose per dare un senso autentico alla propria vocazione di cristiani. Il loro civismo si sviluppa soprattutto nella sfera del “sociale”. Non è un caso che costoro siano abbastanza distanti dalla politica verso la quale provano, non di rado, rifiuto o disinteresse (34,8%, +6,3%); allo stesso tempo, sono spesso riluttanti a collocarsi lungo l’asse politico sinistra-centro-destra (40,3, +3,8%). Segno che non si schierano apertamente con i partiti e i movimenti pre-senti nella nostra democrazia; sotto questo profilo, essi manifestano una buona dose di autonomia rispetto a quel che accade nelle aule parlamentari o nel dibattito pubblico.
Ciò non vuol dire, tuttavia, che siano dei cittadini disimpegnati; piuttosto, i loro livelli di partecipazione politica (convenzionale e non convenzionale) sono in linea con la media del campione (dati fuori tabella). L’unica eccezione sono i meeting religiosi, verso i quali mostrano una particolare predilezione (29,6%, + 18,6%).
Questi fedeli si mobilitano nella polis quando è necessario rivendicare l’identità (e le priorità) di quella parte del mondo cattolico che si sente trascurata dallo Stato (si pensi al Family Day). Per il resto, non occorre agire come dei militanti politici: sono sufficienti i gesti immediati di solidarietà per offrire una testimonianza concreta della propria etica.
Non bisogna essere particolarmente istruiti o informati per realizzare delle opere cari-tative nella comunità. Come si vede dal profilo socio-anagrafico di questi associati (tab.
3.2), più di un terzo ha un titolo di studio che arriva appena alla licenza media inferiore (34,4%,+5,6%); peraltro, anche il livello di informazione sulle vicende di attualità risulta essere medio-basso (70,2%, +4,5%). Comunque, essere pensionati (25,6%) o casalinghe 22,6%), nonostante l’età avanzata (“65 anni e oltre” 21,5%, +6,5%), non impedisce di mettersi al servizio della società per renderla più misericordiosa.
Tab. 3.2 L’impegno caritativo: profilo socio-anagrafico
Variabile Modalità % nel
gruppo % nel campione
Professione Pensionato 25,6 19,4
Casalinga 22,6 10,5
Età 65 e oltre 21,5 15,0
Titolo di studio Fino alla licenza
elementare 34,4 28,8
Livello di informazione
(quotidiani, TV, settimanali) Medio-basso 70,2 65,7
Fonte Isfol 2008
3.3 L’attivismo critico
Il secondo gruppo di intervistati è alquanto consistente: quasi un terzo del campione (28,0% – tab. 3.3). Questo ampio strato di cittadini ritiene che l’associazionismo sia una leva che, a certe condizioni, può trasformare la realtà sociale. Dietro a tale convinzio-ne non è difficile scorgere la storia di questi associati: persoconvinzio-ne abituate a mobilitarsi nell’agone della politica per combattere contro il volto iniquo della società. Per tale ragione non è improprio parlare di attivismo critico.
Il protagonismo civico di questi italiani emerge con chiarezza dai dati raccolti nella ricerca; il 61,8% (+23,3% rispetto al totale del campione) dichiara, infatti, di essersi impegnato negli ultimi dodici mesi in una o più delle seguenti forme di partecipazione politica: firma di petizioni o adesione a referendum; coinvolgimento in una campagna elettorale; segnalazione alle autorità competenti di problemi riguardanti il proprio quar-tiere o città; partecipazione a comizi, riunioni e assemblee politiche; invio di lettere a politici e giornali; discussione con amici e parenti per persuaderli a votare un candidato elettorale; donazione di denaro a sostegno di un partito o candidato. Insomma, un ricco repertorio di azioni con una valenza politica.
Tab. 3.3 Attivismo critico (28,0 %): visione della società e profilo socio anagrafico
Variabile Modalità % nel
gruppo % nel campione La visione della società
La religione cattolica è l’unica religione
che deve essere insegnata nelle scuole Per niente d’accordo 42,4 22,9 E’ giusto concedere dei diritti alle coppie
omosessuali Molto/abbastanza
d’ac-cordo 57,1 37,1
Occorre dare il diritto di voto alle elezioni comunali agli immigrati in possesso del
permesso di soggiorno Molto d’accordo 38,7 23,0
Eventi più preoccupanti che avvengono
Dovendo scegliere è meglio avere… Più tasse e più servizi 66,8 46,4 Gli immigrati che vengono nel nostro
paese… Sono una risorsa per le
imprese 53,3 39,8
Collettività territoriale di appartenenza L’Europa e il mondo intero 48,3 30,2 Rapporto con la politica Sono politicamente
impe-gnato/mi tengo informato 83,6 70,8 Segue