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Basi politiche ed economiche dalle quali scaturisce la rivolta

3. LE PRIMAVERE ARABE E LE RISPOSTE INTERNAZIONALI NEI PAESI IN

3.1 La Tunisia

3.1.2 Basi politiche ed economiche dalle quali scaturisce la rivolta

Alla fine del boom petrolifero, che durò dal 1973 al 1981, la Tunisia conobbe una crisi socio-economica che la costrinse a ricorrere all'aiuto del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e della Banca Mondiale. Tali istituzioni condizionarono il proprio intervento a una richiesta di liberalizzazione economica, cui la Tunisia rispose con la firma di un programma di “aggiustamento strutturale”. Già dal 1987 Ben Ali iniziò a varare una serie di dispositivi che offrissero agli investitori stranieri generosi incentivi fiscali, poi, con l'adesione al General Agreement on Trade in Services (GATS), il presidente tunisino si impegnò a stipulare accordi commerciali che garantissero l'apertura del mercato e la relativa integrazione nei mercati internazionali. Nel 1995 la Tunisia fu così il primo Paese del Maghreb a firmare l'accordo di associazione con l'Unione Europea, la quale, l'anno successivo, finanziò il lancio del programma di rafforzamento della competitività delle imprese tunisine dal nome Mise à Niveau e della durata di dieci anni. La Tunisia procedette speditamente nel processo di liberalizzazione, accelerando, a partire dal 2007, le privatizzazioni nel settore bancario e nella telefonia mobile e avviando lo smantellamento delle barriere tariffarie sui prodotti di importazione europea, culminato nel 2008 con la costituzione di una zona di libero scambio con l'UE13.

Ma al miglioramento della stabilità e delle proprie prestazioni macro-economiche non è seguito un reale sviluppo e miglioramento delle condizioni economiche della popolazione. L'economia tunisina, infatti, è rimasta concentrata su poche attività economiche a basso valore aggiunto: l'esportazione di petrolio (da cui è comunque riuscita a ridurre la sua

11

Di questo partito abbiamo già parlato nel primo capitolo, per ulteriori informazioni si rimanda quindi al paragrafo 1.3.2.

12

Inoltre la guerra civile in Algeria (1992-1999) ha per molto tempo oscurato le violazioni dei diritti umani, che nel frattempo venivano perpetuate in Tunisia, anche agli occhi dell‟opinione pubblica internazionale. F. Tamburini e M. Vernassa, op. cit., pp. 320-323.

13

dipendenza), il turismo (che rappresenta il 16% delle esportazioni totali), l'agricoltura e l'industria tessile e dell'abbigliamento che ha basato la propria competitività esclusivamente sulla manodopera a basso costo e che, peraltro, ha progressivamente subito la concorrenza dei Paesi asiatici e dell'Europa dell'Est. La quasi totale dipendenza dell'economia dal mercato europeo ha inoltre reso la Tunisia particolarmente vulnerabile alle recessioni economiche internazionali e, infatti, più degli altri paesi nordafricani ha risentito (e risente tutt‟ora) della crisi finanziaria globale14

.

Le politiche di liberalizzazione, caldeggiate dagli istituti internazionali, hanno anche aggravato la crisi del sistema di welfare. Durante gli anni Settanta Ben Ali, come già aveva iniziato a fare Bourguiba, aveva destinato parte rilevante della spesa pubblica alle politiche sociali e, anche quando la fine del boom petrolifero e i successivi piani di aggiustamento strutturale imposero il taglio della spesa pubblica, egli tentò di proteggere gli stanziamenti destinati al welfare (circa il 19% nel periodo 1987-2007). Nel 1992 e nel 2000, ad esempio, creò due programmi15 per far fronte al deterioramento delle condizioni sociali derivanti dalle politiche economiche. Proprio tali generose politiche assistenzialistiche costituivano un efficace strumento di potere e di controllo sulla società, creando il presupposto per il consolidarsi di quella combinazione tra coercizione e consenso che gli garantì la permanenza al potere tanto a lungo16.

L'aggravarsi della crisi del welfare, alla quale l'elevata disoccupazione e l'economia informale dettero il colpo di grazia, acuì le fratture regionali in quanto per i governatorati più poveri non era più possibile accedere ai servizi sociali. Inoltre proseguirono politiche discriminatorie fautrici della discrepanza tra un reddito nazionale in progressivo aumento e la persistenza di un‟estrema povertà nelle regioni interne, basti pensare che nel 2011 il governo di Ben Ali destinò alle zone costiere (più ricche rispetto a quelle meridionali) l'82% del bilancio statale.

Come abbiamo detto la crisi economica ha colpito duramente la Tunisia causando, in un‟economia già incapace di assorbire la grave disoccupazione giovanile17

, la diminuzione del potere d'acquisto, la stagnazione dei salari e l'aumento del costo dei beni alimentari. Per quanto concerne quest'ultimo aspetto, cui abbiamo già accennato nel primo capitolo, prendendo come riferimento il Food Price Index elaborato dalla FAO, nel dicembre 2010 il

14

Ibidem.

15

Il riferimento è al Fondo di Solidarietà Nazionale conosciuto con il nome "caisse 26-26" e del Fondo Nazionale per l'Occupazione meglio noto come "21-21". Il primo aveva la finalità di finanziarie la costruzione di infrastrutture in regioni povere del paese, il secondo, di favorire la creazione di lavoro.

16

M. C. Paciello, op. cit., pp, 4-12.

17

A tal proposito sono già stati forniti alcuni dati nel primo capitolo. Si veda il paragrafo 1. 3. 1 Una rivoluzione spontanea che viene dal basso.

prezzo dei beni alimentari raggiunse (con un indice di 223,3) il picco storico del 2008 (224,4). In particolare l'indice del prezzo dei cerali passò da 185,2 ad agosto 2010 a 237,8 a dicembre ed era destinato a crescere fino a maggio18. Nello stesso anno il consumo tunisino di frumento era stimato attorno ai 2,8 milioni di tonnellate di cui ben 1,9 milioni provenivano dalle importazioni (circa il 55% in più rispetto all'anno 2009)19.

Il contesto economico20 appena delineato si inseriva poi, come abbiamo detto, in un quadro politico autoritario. Per garantire longevità al regime, nel 2002, per mezzo di un referendum costituzionale venne abolito il limite dei mandati presidenziali e innalzata l'età massima prevista per la candidatura alla presidenza (da settanta anni a settantacinque), permettendo così al presidente in carica di ripresentarsi alle elezioni del 2004 e del 2009 dalle quali uscì, ovviamente, vincitore21.

Il regime di Ben Ali, pose gravi limiti alle libertà civili e politiche e attuò una repressione sistematica di ogni forma di dissenso. Qualsiasi organo di stampa o mezzo di comunicazione indipendente fu vietato e, a seguito del diffondersi di internet, il regime si dotò di mezzi per il blocco dei siti web ritenuti indesiderati e per il controllo quotidiano degli account e-mail22.

Oltre all‟RCD, il partito presidenziale, solo un esiguo numero di organizzazioni politiche aveva il consenso per operare legalmente: su sei partiti legalizzati tre rappresentavano teoricamente l'opposizione, di fatto però ogni possibilità di operare nel Paese era frustrata dalla mancanza di libertà di associazione ed espressione e quindi dal timore di essere messi a tacere23.

Come sappiamo anche le riforme di liberalizzazione sono poi diventate, in mano al regime, uno strumento per esercitare il proprio potere. Il sistema di controllo governativo agiva infatti sull'accesso alle agevolazioni fiscali, sui dispositivi di finanziamento disponibili per le imprese e sui vantaggi offerti dai vari programmi fra cui anche quello di Mise à Niveau

18

FAO Food Price Index, World Food Situation, http://www.fao.org/worldfoodsituation/wfs- home/foodpricesindex/en/.

19

Y. Chahed, U.S. Embassy, Tunis, 2011 Grain and Feed Annual, Tunisia, GAIN Report Number:TS1102,

4/22/2011, rapporto stilato per l'USDA Foreign Agricoltural Service,

http://gain.fas.usda.gov/Recent%20GAIN%20Publications/Grain%20and%20Feed%20Annual_Tunis_Tunisi a_4-22-2011.pdf.

20

A tal proposito potrebbero essere utili due indici economici: nel 2010 il prodotto interno lordo procapite tunisino era di 4˙199,346 dollari mentre nel 2009 l‟indice Gini era pari a 0,4. International Monetary Fund, World Economic Outlook Database, April 2012, op. cit.; Distribution of family income - Gini index 2009

Country Ranks, in

http://www.photius.com/rankings/economy/distribution_of_family_income_gini_index_2009_0.html.

21

Nel 2008 era poi stata emanata una nuova legge che precludeva la candidatura alla presidenza a chi non fosse alla guida di un partito da almeno due anni, escludendo così dalla competizione elettorale Mustafa Ben Jafaar e Nejib Chebbi, rispettivamente leader dei partiti di opposizione FDTL e PDP. M.C. Paciello, op. cit., pp.17-18.

22

Ibidem.

23

finanziato dall'Unione Europea. La selezione delle aziende beneficiarie dei programmi economici seguiva logiche politiche e clientelari: i privati dovevano sottostare ai voleri del governo e fornire le donazioni "volontarie" destinate a finanziare i programmi presidenziali di assistenza sociale, pena l'esclusione dai benefici economici o, addirittura, l'applicazione di misure coercitive: «La sola cosa che vi protegge è servire il clan» affermò Meddeb, un imprenditore tunisino che, avendo cercato di far valere i propri diritti in seguito a pendenze economiche della propria azienda con lo stato, dovette subire cinque anni di carcere e la tortura.24

L'endemica corruzione, le pratiche predatorie e il nepotismo hanno quindi formato un circolo vizioso che ha impedito l'emergere di un settore imprenditoriale in grado di creare opportunità di lavoro e di trainare un'economia già affetta da politiche del mercato del lavoro fallimentari.

La natura cleptocratica del regime si manifestava a tutti i livelli, come ben descrive Ben Jelloun con note molto toccanti quando, nel raccontare la vicenda di Bouazizi, parla della condizione disperata dei giovani disoccupati che si danno alla vendita ambulante abusiva. Egli racconta come molti giovani disoccupati, spesso con una famiglia a carico, spendessero i propri (pochi) averi per comprare un carretto e della merce da vendere agli angoli delle strade, ma neppure questa umile attività scampava dalle morse della corruzione:

Sono consigliate una o due banconote, per l'agente. [...] Vuoi lavorare? Bene, devi pagare. Se il commerciante oppone resistenza, la sua bancarella è rovesciata o confiscata per "disturbo della strada pubblica". [...] Allo stesso tempo [Bouazizi] vedeva come Ben Ali e la sua grande famiglia, la sua e quella della moglie, approfittassero senza vergogna del paese. [...] Tutti i grandi commerci, tutte le grandi imprese, tutti gli investimenti stranieri dovevano passare per la "legge Ben Ali- Trablesi […] [Quando Bouazizi decise di immolarsi con il fuoco] deve aver pensato che forse era meglio raggiungere suo padre che vivere così umiliato, senza dignità, senza denaro, votato ai capricci di piccoli farabutti il cui veleno è tremendo quanto quello dei grandi farabutti25.

Il governo tunisino si è distinto per il particolare rapporto con l'esercito nazionale fondato da Bourguiba nel 1956. Sin dagli inizi gli era stato imposto l'imperativo assoluto di non ingerenza negli affari del governo e nel 1957 fu promulgata una legge che impediva ai militari di aderire ad associazioni politiche. Non stupisce quindi che tale apparato di appena trentamila soldati godesse di buona reputazione tra la popolazione, al contrario

24

N. Meddeb, Le récit d‟un entrepreneur tunisien broyé par le système Ben Ali, in "La Presse de Tunisie", 17 febbraio 2011, http://www.lapresse.tn/17022011/22809/le-recit-dun-entrepreneur-tunisien-broye-par-le- systeme-ben-ali.html.

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delle forze di polizia il cui numero è esponenzialmente aumentato durante il governo di Ben Ali. I soldati dell'esercito infatti non sono mai intervenuti contro la popolazione nella repressione delle grandi manifestazioni che hanno agitato la storia tunisina (né durante le rivolte studentesche del 1972, né durante le rivolte del pane del 1984 e neppure durante lo sciopero delle miniere del 2008). Inoltre, in linea con la posizione che tale l'esercito ha sempre ricoperto, durante la così detta «Rivoluzione dei gelsomini» che dette l'avvio alle rivolte arabe del 2011, Rāshid ʿAmmār, capo di stato maggiore, rifiutò pubblicamente di sparare sul popolo e per questo fu silurato il 12 gennaio26.