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4. PAESI IN CUI NON SONO AVVENUTI CAMBIAMENTI ISTITUZIONALI

4.4 Marocco

Regime assoluto, corruzione dilagante, vistose disuguaglianze e preoccupante disoccupazione, in

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Nel 1999, quando re Abdallah II succedette a re Hussein, fu immediatamente avviato un processo di forte sviluppo dell‟economia Giordana. Particolare attenzione fu dedicata agli investimenti diretti esteri e all‟esportazione di manufatti. Il governo si impegnò nell‟incremento della competitività dell‟industria nazionale avviando politiche di privatizzazione e eliminando i sussidi per il carburante. Questa stagione di riforme economiche fu coronata dalla conclusione della procedura di ammissione al WTO nel 2000 e dalla firma di un importante accordo di libero scambio con gli Stati Uniti (oltre ad una serie di accordi di cooperazione commerciale ed industriale con Siria, Israele, Egitto, Marocco e Tunisia. Ma la crisi globale del 2008 portò a subire, nel 2009, la forte esposizione al calo della domanda di beni da parte degli Stati Uniti (uno dei principali partner commerciali di Amman), un deflusso dei capitali esteri di provenienza dal Golfo Persico, una contrazione delle rimesse degli emigrati ed uno stallo dei consumi interni. E. Zacchetti, La Giordania e il vento di Tunisi, in “Meridiani relazioni internazionali”, 25 gennaio 2011, http://www.meridianionline.org/2011/01/25/giordania-vento-tunisi/.

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M. Serra, La primavera araba e la Giordania, op. cit..

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M. Brancaleone, Le implicazioni della Primavera Araba sulla Giordania, in “Ce.S.I.”, 19 gennaio 2012, http://www.cesi-italia.org/dettaglio.php?id_news=814.

28In Giordania la Primavera Araba è già finita … o forse deve ancora cominciare, in “Medarabnews”, 2

maggio 2012, http://www.medarabnews.com/2012/05/02/in-giordania-la-primavera-araba-e-gia-finita- %E2%80%A6-o-forse-deve-ancora-cominciare/.

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particolare tra i diplomati: i dirigenti marocchini hanno presto capito che, con qualche variante, tutto congiurava perché la popolazione del regno facesse proprie le proteste sfociate nelle rivolte tunisine ed egiziane30.

Dopo alcune settimane dallo scoppio delle rivolte in Tunisia ed Egitto, le formazioni di sinistra e gli islamisti di Al-Adl Wal-Ihsane (Giustizia e Carità) hanno lanciato un appello alla partecipazione, il 20 febbraio31, a una marcia pacifica per la dignità del popolo. Nonostante il rifiuto dei partiti ufficiali a partecipare e la disinformazione dei media, almeno diecimila persone sfilarono a Rabat, ad Agadir, a Al-Hoceima, a Marrakech (dove si verificarono scontri) e circa cinquemila persone scesero nelle strade di Casablanca. La popolazione invocava importanti riforme istituzionali democratiche, «una fra tutte l‟adozione di una Costituzione che istituisse una vera monarchia parlamentare ed una maggiore uguaglianza sociale»32. Di conseguenza re Mohammed VI, che già a metà febbraio aveva deciso di stanziare l‟equivalente in dirham di 1,4 miliardi di euro per compensare l‟aumento a livello internazionale dei generi alimentari, il 9 marzo annunciò una grande riforma, in senso democratico, della Carta costituzionale del 1996. Tale promessa mirava a preservare lo status quo e si inseriva in quella «triade dialettica della perennità – stabilità – modernità» con cui, a partire dal 1972 , la monarchia aveva cercato di improntare il percorso storico e giuridico del costituzionalismo marocchino33. Così, senza accettare passivamente le richieste che da anni chiedevano i propri sudditi, esasperati da corruzione, abuso di potere, favoritismi, disuguaglianze e disoccupazione, il re avviò una revisione costituzionale guidata dall‟alto.

Malgrado tutto -affermava Dalle- il Marocco non è la Tunisia. A differenza di Ben Ali, detestato dal popolo, il successore di Hassan II continua ad essere molto apprezzato da larga parte della popolazione. Al di là del suo status di capo spirituale dei marocchini – guida dei credenti e discendente del Profeta –, Mohammed VI è benvoluto dal popolo34.

Eppure nel 2010 si erano manifestati gravi momenti di tensione, dopo scontri avvenuti a seguito della brutale demolizione di un campo saharawi a Laayoune, a inizio novembre

Wikileaks aveva rivelato alcune testimonianze sull‟avidità della casa reale, impegnata a

speculare nel settore immobiliare e di cui non si hanno notizie circa l‟entità delle proprietà

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I. Dalle, Così parlò il re del Marocco, in “Le Monde Diplomatique”, aprile 2011, http://www.monde- diplomatique.it/LeMonde-archivio/Aprile-2011/pagina.php?cosa=1104lm16.01.html.

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Tale data ha dato il nome a un gruppo di Facebook utilizzato da attivisti per organizzare manifestazioni di protesta.

32F. Tamburini, La „nuova‟ costituzione marocchina del 2011. Democrazia in eterno working progress, in

“Africana, 2011”, pp. 155-171.

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Ibidem.

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fondiarie e né sui titoli di proprietà.

Mohammed VI ha probabilmente compreso che il malessere della popolazione era arrivato a livelli insostenibili divenendo, sull‟onda della “Primavera”, un pericolo per il proprio potere. Seppure la popolazione abbia accolto con favore le misure annunciate il 9 marzo, queste ultime non accennarono a risolvere una contraddizione fondamentale: tra la volontà di instaurare una moderna monarchia costituzionale e il permanere del carattere sacro dello status regale che, peraltro, sfugge ad ogni controllo istituzionale.

La riforma è stata infatti affidata a una commissione interna, la Commission Consultative

de Révision de la Constitution (CCRC), fedele all‟istituto monarchico. Le bozze della

Costituzione sono state presentate ai partiti politici l‟8 giugno, ma solo oralmente e durante un lungo dibattito di dieci ore. Il 17 giugno il re Mohammed presentò al popolo marocchino la Costituzione come «uno spartiacque nel processo di completamento della costruzione di uno Stato basato sul diritto e le istituzioni democratiche», quando in realtà si trattò di una concessione del re al popolo piuttosto che un patto sociale tra il sovrano e i sudditi. Ma soprattutto Mohammed VI, sulla scia di quanto già era accaduto nelle precedenti riforme costituzionali35, non andò ad intaccare quella “sovra-costituzione” che «permette al sovrano di ergersi ad entità superiore, intangibile e immutabile rispetto alle normali istituzioni»36. Il primo luglio, dopo un‟imponente campagna mediatica avviata da Mohammed VI e con una partecipazione al voto del 72,65%, si tenne il referendum che approvò la nuova Carta costituzionale. Solo pochi movimenti, fra cui “20 febbraio”, si espressero in favore di un boicottaggio della consultazione, ritenendo che la nuova Costituzione non rappresentasse altro che un‟operazione puramente cosmetica incapace di porre un freno agli strapoteri del re.

Si deve ammettere che «la nuova Carta fondamentale effettivamente ha ampliato i poteri del parlamento, e quelle del capo del governo. Sono stati anche enunciati importantissimi principi a tutela dei diritti umani e dell‟uguaglianza dei cittadini, che costituiscono un

unicum nel panorama arabo-africano»37. Tali modifiche però sono scaturite dall‟esigenza di placare le rivendicazioni dei protestanti e dagli attivisti della “Primavera araba” e non da una specifica volontà del legislatore.

La Costituzione è stata mossa anche da esigenze internazionali: con il fine di tranquillizzare i partner economici occidentali e del Golfo, il discorso pubblico del 17 giugno pose l‟accento sulla tranquillità, unità e stabilità che sarebbe derivata dalla nuova

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Le precedenti riforme costituzionali sono avvenute nel 1962, nel 1970, nel 1972, nel 1992 e nel 1996. Tutte le modifiche sono state avviate come risposta ad avvenimenti interni o internazionali.

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F. Tamburini, La „nuova‟ costituzione marocchina del 2011…, op. cit..

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Costituzione. Subito, infatti, la riforma aveva suscitato l‟approvazione statunitense e francese.

Detto ciò, «in una prospettiva globale la Costituzione del 2011 è una buona Carta costituzionale. […] [Ma] non è una “Rivoluzione Copernicana”» come era stata definita da re Mohammed VI. Infatti, sebbene abbia ampliato i poteri del capo del Governo, il re continua a sfuggire a ogni controllo istituzionale38.

Si dovrà attendere per vedere se la nuova Costituzione sarà materialmente messa in atto o se resterà una Carta fondamentale dal carattere puramente formale e transitorio, finché nuovi avvenimenti interni o internazionali non costringeranno il sovrano a nuove modifiche39.

Come afferma Dalle, il Marocco di Mohammed VI dovrebbe approfittare del sostegno popolare di cui ancora gode per costruire un vero modello di sviluppo e democrazia40.