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3. LE PRIMAVERE ARABE E LE RISPOSTE INTERNAZIONALI NEI PAESI IN

3.5 La Siria

3.5.2 La guerra civile

Quando in Siria, dal 18 marzo 2011, le proteste iniziarono a diffondersi, la situazione si

3

Ibidem.

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deteriorò velocemente ma le proteste non cessarono. Inizialmente l‟opposizione al regime fu composta da movimenti non violenti ma verso l‟estate iniziarono alcune defezioni nell‟esercito e alcuni civili iniziarono ad armarsi. Ad agosto fu quindi annunciata la costituzione dell‟Esercito Siriano Libero (ESL), composto da militari disertori o da cittadini in grado di combattere, al comando del generale Riad al-Asaad, passato dalla parte dei ribelli. Si profilava così il passaggio da un‟opposizione al regime pacifica, a un conflitto armato5. La rivolta armata si era organizzata soprattutto nelle regioni frontaliere (Idlib, Homs, Daraa, Dayr az-Zor), dove era possibile ripiegare al di là dei confini ed entrare in contatto con i contrabbandieri per i rifornimenti6.

Inizialmente le rivendicazioni dei manifestanti si limitarono a chiedere consistenti riforme al regime che, servendosi dello stato di emergenza, da oltre quarant‟anni governava con il pugno di ferro7. Poi però, sebbene a metà aprile il governo avesse annunciato l‟approvazione di due progetti di legge, uno per l‟abrogazione dello stato di emergenza e uno per eliminare il divieto di pubbliche manifestazioni pacifiche, si iniziò a chiedere che al-Asad lasciasse il potere8. La stessa richiesta iniziò ad essere avanzata da alcuni attori internazionali: il 18 agosto, il presidente degli Stati Uniti Obama, il primo ministro britannico Cameron, il cancelliere tedesco Merkel e il presidente francese Sarkozy, emisero un comunicato congiunto in cui chiedevano al presidente siriano le sue dimissioni e l‟avvio di processo di transizione democratica9

.

In Turchia, a settembre, fu costituito il Consiglio Nazionale Siriano (CNS)10 che, ospitando anche i vertici dell‟ESL, avrebbe dovuto riunire le opposizioni al regime e dialogare con la comunità internazionale.

5

Cronologia degli eventi della "primavera araba" (maggio-novembre 2011), in Temi dell'attività

Parlamentare della camera dei deputati,

http://www.camera.it/561?appro=402&Cronologia+degli+eventi+della+%22primavera+araba%22+%28mag gio-novembre+2011%29#approList.

6

L. Trombetta, La rivolta in Siria oltre la mattanza, in “Limes”, 15 marzo 2012, http://temi.repubblica.it/limes/la-rivolta-in-siria-oltre-la-mattanza/33194.

7

Quando il Baʻat, il partito di al-Asad, prese il potere l'8 marzo del 1963, un decreto presidenziale introdusse la legge marziale e pose le basi per la creazione di un tribunale speciale che sarebbe nato cinque anni più tardi: la Suprema Corte per la Sicurezza dello Stato. Da allora lo stato d‟emergenza con le limitazioni di tutte libertà individuali e collettive che ne conseguivano non era mai stato revocato. Se ne riconduceva la ragione al pericolo incarnato da «l‟entità sionista» contro il quale si doveva sempre essere in allerta. L. Trombetta, In Siria cambiano le leggi ma resta l‟oppressione, in “Limes”, 20 aprile 2011, http://temi.repubblica.it/limes/in- siria-cambiano-le-leggi-ma-resta-loppressione/22824.

8

Ibidem.

9

Cronologia degli eventi della "primavera araba" (maggio-novembre 2011)…, op. cit.

10

Il CNS è composto da una pluralità di componenti di cui fanno parte laici, liberali, indipendenti e soprattutto è dominato dal movimento islamico sunnita dei Fratelli musulmani, illegale in Siria dal 1980. In molti denunciarono presto l‟intenzione dei Fratelli di far propria la rivoluzione attraverso ingenti investimenti destinati alla militarizzazione della protesta e la monopolizzando il centro decisionale in seno al CNS. Anche alcuni dissidenti storici hanno criticato esplicitamente tale situazione, ad esempio Haytham al Maleh e Kamal Labwani, che si sono dimessi ufficialmente dal Consiglio, e Walid al Bunni. Il suo attuale leader è Burhan Ghalioun, docente della Sorbona a Parigi, che però ha visto diminuire l‟approvazione delle piazze in quanto da alcuni ritenuto "ostaggio dei Fratelli". L. Trombetta, La rivolta in Siria oltre la mattanza, op. cit..

Francia, Germania, Portogallo e Regno Unito presentarono una bozza di risoluzione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite affinché venisse ingiunto ad al-Asad un ritiro forzato. Il 4 ottobre però Russia e Cina posero il proprio veto facendo naufragare il progetto. Due giorni dopo il governo turco annunciò sanzioni unilaterali.

Bashar al-Asad però dichiarò sempre più fermamente di essere vittima di un complotto esterno e di non poter quindi fermare l‟opera di repressione che, a suo dire, non si era mai abbattuta sulla popolazione siriana quanto piuttosto su terroristi armati da potenze internazionali.

A novembre egli dichiarò di accettare un piano di pace proposto dalla Lega Araba ma dopo alcuni giorni, dal momento che gli scontri proseguivano, l‟ organizzazione decise di sospendere la Siria dallo status di Stato membro. Il governo siriano si limitò così ad accettare la presenza di osservatori internazionali sul proprio territorio11.

All‟inizio di febbraio si tentò nuovamente di votare una proposta di risoluzione (presentata dal Marocco per conto della Lega Araba) di condanna della repressione attuata dal regime. Il 4 febbraio però, Russia e Cina posero nuovamente il veto, con grande disappunto delle cancellerie occidentali e della Lega Araba.

Il 22 febbraio un‟inviata del Sunday Times e un fotografo francese rimasero vittime nel bombardamento di un edificio di Bab Amro, quartiere di Homs, sospettato di essere stato preso di mira dal regime poiché era ampiamente risaputo che ospitasse giornalisti internazionali. Negli stessi giorni le Nazioni Unite e la Lega Araba incaricarono Kofi Annan di intraprendere un‟iniziativa diplomatica a tutto campo. L‟ex-segretario delle Nazioni Unite iniziò quindi una serie d‟incontri con il presidente siriano cui presentò un piano di pace, al rispetto del quale al-Asad sarà richiamato inutilmente durante i mesi successivi. La nomina di Annan con tali finalità era stata appoggiata anche dalla Russia e dalla Cina che speravano in questo modo di togliere credibilità alla riunione degli “Amici della Siria” che si sarebbe svolta il 24 febbraio a Tunisi. La conferenza era stata organizzata su iniziativa della Lega Araba e vi avevano aderito Stati Uniti, Unione Europea, Turchia e circa altri 60 Paesi, ma non furono raggiunte decisioni rilevanti. I primi giorni di marzo il vertice dei capi di stato dell‟Unione Europea decise l‟ennesimo pacchetto di sanzioni contro il regime12.

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La missione di osservazione della Lega Araba fu definitivamente accettata dalla Siria il 19 dicembre 2011. Tre giorni dopo 500 osservatori arabi giunsero sul territorio. Durante la presenza della missione non vi furono progressi e la dura repressione continuò. In realtà i percorsi della missione erano concordati con il regime e la stessa delegazione fu oggetto di critiche in quanto accusata di non aver organizzato incontri con esponenti dell‟opposizione. Cronologia degli eventi della "primavera araba" (maggio-novembre 2011)…, op. cit..

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La violenza della repressione si aggravò e il paese ormai era messo a ferro e fuoco da un conflitto che aveva assunto tutte le caratteristiche di una guerra civile. Si verificavano episodi sempre più gravi e il conto delle vittime cresceva a gran velocità, per fare un esempio, la notte tra l‟11 e il 12 marzo a Homs intere famiglie erano state decimate con un bilancio di circa cinquanta vittime tra le quali donne e bambini.

Alle Nazioni Unite si tentò nuovamente di preparare una bozza di risoluzione così da poter inviare aiuti umanitari alla popolazione ma ancora una volta, e non sarà l‟ultima, il progetto naufragò a causa dello scetticismo russo e cinese. I due attori infatti non intendevano ripetere l‟errore compiuto l‟anno precedente quando, essendosi astenuti durante il voto per l‟approvazione della risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza, avevano di fatto contribuito a legittimare un conflitto armato in Libia che peraltro sostenevano non essere esplicitamente previsto dal testo della risoluzione.

Il 14 marzo l‟Italia sospendeva l‟attività della propria rappresentanza diplomatica a Damasco richiamando il personale in patria13.

Anche il ministro degli esteri russo Lavarov aveva espresso critiche all‟operato di al-Asad. Così, il 19 marzo, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, con il consenso di Russia e Cina, approvava una dichiarazione in cui si richiedeva di attuare le richieste apportate dal piano di pace di Kofi Annan, ciò comprendeva il ritiro delle forze militari dalle città e il rilascio di tutti coloro che fossero stati arbitrariamente arrestati. Il primo aprile a Istanbul veniva svolta la seconda Conferenza degli amici della Siria, composta da circa 80 paesi, che richiedeva al regime una data ultimativa formalmente accettata per l‟applicazione del piano di Annan. Il segretario generale della Lega Araba al-Arabi chiese alle Nazioni Uniti di intraprendere severe misure contro il regime, senza escludere un intervento armato a difesa della pace come previsto dal VII capitolo della carta delle nazioni Unite. La Conferenza però si era limitata a ribadire il riconoscimento del CNS come legittimo rappresentante dei cittadini siriani e ad accordarsi per aiutare finanziariamente i ribelli. Mentre repressione e combattimenti andavano avanti, l‟opposizione siriana si disse disponibile a impegnarsi affinché le ostilità si arrestassero entro il 12 aprile, a patto che il cessate il fuoco fosse rispettato anche da Asad14.

La situazione andava però complicandosi a causa di un sempre maggiore coinvolgimento dei paesi confinanti: la Turchia aveva visto aumentare esponenzialmente il numero di profughi provenienti dalla Siria, ed è accaduto più volte che, nel tentativo di frenare

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La crisi siriana: cronologia degli avvenimenti (dicembre 2011- 30 luglio 2012), in temi dell‟attività

parlamentare della camera dei Deputati,

http://www.camera.it/561?appro=457&La+crisi+siriana%3A+cronologia+degli+avvenimenti+%28dicembre +2011-+30+luglio+2012%29#approList.

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l‟esodo dei profughi al confine, le forze di sicurezza siriane aprissero il fuoco facendo vittime anche in territorio turco, come accadde nel campo profughi di Kilis (gli episodi sollevavano fortissime proteste da parte di Erdogan); nel nord del Libano i proiettili delle forze di sicurezza di al-Asad avevano ucciso un cameraman e ferito i colleghi. Damasco inoltre continuava a rivolgere ad Ankara, come all‟Arabia Saudita e al Qatar, l‟accusa di sostenere attivamente e addestrare militarmente i gruppi armati dell‟opposizione siriana. Il 14 aprile era stata approvata all‟unanimità la Risoluzione 2042 del Consiglio di Sicurezza che prevedeva:

L‟invio immediato di una missione esplorativa in Siria, composta da non più di trenta osservatori militari non armati allo scopo di controllare il rispetto del cessate il fuoco, ma anche il rispetto degli altri punti del piano di pace sottoposto ad al-Asad da Kofi Annan, con particolare riguardo al ritiro delle forze militari e degli armamenti pesanti dai centri abitati. Le autorità siriane sono inoltre invitate a consentire il libero accesso del personale umanitario a tutte le persone bisognose di assistenza, facilitandone l‟operato. La risoluzione contiene inoltre l‟intendimento del Consiglio di Sicurezza, qualora le parti assicurino una cessazione duratura delle violenze, di dar vita immediatamente a una vera e propria missione di monitoraggio delle nazioni Unite in Siria. Il Segretario generale delle Nazioni Unite viene impegnato a riferire sull‟attuazione della risoluzione 2042 non oltre il 19 aprile 201215.

Una seconda Risoluzione (numero 2043) fu approvata il 21 aprile, dopo che la Russia ne aveva sostenuto la particolare urgenza. La Risoluzione prevedeva l‟invio di un contingente di un massimo di trecento osservatori militari non armati. La missione, United Nations

Supervision in Syria (UNSMIS), veniva posta sotto la guida del generale Robert Mood e

programmata per una durata di 90 giorni.

Intanto proseguivano gli spargimenti di sangue. Nel bombardamento di un palazzo a Hama erano stati uccisi 11 bambini, ma il governo aveva attribuito la responsabilità dell‟avvenimento all‟attività di terroristi. Il giorno dopo, un attentato suicida colpiva il centro di Damasco e, essendo ormai era chiaro che il cessate il fuoco era ben lungi dall‟essere rispettato, Francia e Stati Uniti dichiararono il fallimento del piano di pace. Quasi contemporaneamente Ankara valutava la possibilità di portare in sede NATO il comportamento delle autorità siriane che, nel tentativo di ostacolare l‟esodo dei profughi, violavano ripetutamente la frontiera turca16.

Dalla metà di maggio venivano constatati episodi di propagazione del conflitto in Libano.

15

Ibidem.

16

S. Loi, La guerra di Siria arriva in Libano, in “Limes”, 24 maggio 2012, http://temi.repubblica.it/limes/la- guerra-di-siria-arriva-in-libano/35353.

Si erano infatti registrati nella città di Tripoli, seconda città libanese, violenti scontri tra gli alwiti fedeli al regime siriano, arroccati nel quartiere di Jabal Moḥsin, e i sunniti, vicini alle posizioni dei rivoluzionari siriani dal quartiere di Bab al-Tabbana. In Libano gli scontri hanno continuato a susseguirsi ma il presidente della repubblica Michel Sulayman ha affermato che i recenti scontri armati a Tripoli non erano connessi con la situazione siriana e che non rischiavano in nessun modo di minare la stabilità del Paese, garantita dagli Accordi di Taef che avevano posto fine al quindicennale conflitto civile libanese (1975- 1990)17.

Anche se è vero che tra i quartieri tripolini di Jabal Moḥsin e Bab al-Tabbana sia pratica costante e consolidata quella di scambiarsi granate e proiettili, le affermazioni del presidente suonano bizzarre e riflettono le contraddizioni e le insicurezze di un discorso utopico che vorrebbe un Libano immune agli eventi dello Stato confinante. La realtà è che da mesi nel paese dei Cedri continuano ad arrivare rifugiati provenienti per la maggior parte dalle martoriate province di Homs e Idlib. Il più recente rapporto dell‟UNHCR parla di 26 mila persone registrate, ma il numero è presumibilmente maggiore18.

Il 25 maggio i carri armati governativi entravano ad Aleppo, ma soprattutto si registrava un altro massacro a Hula dove pesanti bombardamenti, che gli osservatori ONU hanno attribuito alle forze di sicurezza del regime, hanno provocato oltre cento morti fra cui molti bambini. La risposta di al-Asad restava la medesima di sempre: attribuiva ancora una volta la colpa del massacro a forze terroristiche impegnate in un complotto straniero. A seguito di tale avvenimento anche l‟ESL dichiarava il fallimento del piano Annan, esortando le Nazioni Unite a lanciare raid aerei contro le forze governative. Si preannunciava così un‟escalation militare dell‟ESL sollevando ogni dubbio sul fatto che si potesse parlare o meno di una vera e propria guerra civile. A livello internazionale la risposta ai crimini di Hula si materializzò nella decisione di Italia, Francia, Spagna, Germania e Regno Unito Stati Uniti, Canada e Australia, di espellere i rappresentanti diplomatici siriani dichiarandoli “persona non grata”19

.

La Russia, per i motivi che vedremo più avanti, continuava a non volersi opporre al regime di Assad, limitandosi a lanciare appelli affinché tutti gli attori in conflitto cessassero le violenze. Ma forti divergenze di opinione non risparmiavano nemmeno l‟Europa: Il Belgio sosteneva l‟esigenza di un intervento armato, la Francia di Hollande non ne escludeva l‟eventualità, la Germania non prendeva in considerazione soluzioni diverse dai negoziati 17 Ibidem. 18 Ibidem. 19

diplomatici e dalla politica. Il 6 giugno, dopo una nuova strage a Hama, Ban Ki-moon affermò davanti all‟Assemblea Generale delle nazioni Unite, che il regime di Damasco aveva ormai perso ogni legittimità20.

A giugno si sono avuti anche segnali di ricompattamento delle opposizioni al regime. A Istanbul infatti il CNS ha eletto il nuovo leader: il curdo Abdelbasset Sieda (per molto tempo esiliato in Svezia), una figura potenzialmente capace di coinvolgere le minoranze etniche e religiose della Siria nell‟opposizione ad Asad21.

Al di là delle tesi complottiste di Assad, non si può negare che anche i ribelli si siano macchiati di gravi atrocità, ad esempio pare che entrambi gli schieramenti si siano resi colpevoli del reclutamento e dell'uso in combattimento di numerosi bambini. Per esempio, il quotidiano tedesco “Frankfurter Allgemeine Zeitung” ha riportato alcune testimonianze

secondo le quali il massacro di Hula del 25 maggio sarebbe addirittura stato da addebitarsi alle opposizioni, piuttosto che al regime, in quanto la maggior parte delle vittime sarebbero state alawite e non sunnite.

Il 22 giugno un velivolo militare turco è stato abbattuto dalla contraerea siriana, mentre si trovava in volo sul mare poco più a sud del confine turco-siriano. Al-Asad aveva dichiarato di averlo abbattuto perché questo era entrato nello spazio aereo siriano senza identificarsi, di fatto però l‟incidente era accaduto in un contesto di sempre più aspri rapporti tra i due vicini: Damasco lamentava, infatti, continue infiltrazioni di gruppi terroristici dal confine settentrionale turco.

A tale proposito si sono moltiplicate le voci e le conferme di un‟intensa attività della CIA nei pressi del confine siriano, con una sorta di smistamento degli armamenti che l'Arabia Saudita, il Qatar e la Turchia invierebbero ai ribelli siriani, anche per impedire che finiscano nelle mani di Al-Qaida o di gruppi fondamentalisti sunniti siriani22.

Intanto Erdogan chiedeva in sede NATO la convocazione di una riunione, poiché riteneva che l‟abbattimento del caccia turco rappresentasse nei fatti una possibile minaccia alla propria sicurezza o indipendenza politica, il che chiamava in causa l‟articolo 4 del Trattato istitutivo dell‟Alleanza Atlantica. Inviava inoltre una nota di protesta alla Siria e aveva iniziato a rafforzare il dispositivo militare sui seicento chilometri di confine con la Siria, preannunciando immediate reazioni in caso di nuove violazioni di frontiera. Nei primi due giorni di luglio velivoli turchi F-16 si erano alzati in volo a prevenire eventuali violazioni dello spazio aereo turco da parte di elicotteri siriani in avvicinamento alla frontiera 20 Ibidem. 21 Ibidem. 22 Ibidem.

comune. A Parigi, il 6 luglio, si è svolta l‟ennesima conferenza degli amici della Siria, con partecipazione dei delegati di ben 107 Stati, fra i quali però non erano presenti Russia e Cina.

Dalla Conferenza è risuonato un vigoroso monito ad al-Asad perché lasci il potere. In particolare, la segretaria di Stato degli Stati Uniti Hillary Clinton ha propugnato con forza la necessità di adottare una nuova risoluzione in seno al Consiglio di sicurezza dell‟ONU, nella quale si definiscano con chiarezza le conseguenze per il regime siriano se continuerà a non rispettare il piano Annan, conseguenze che potrebbero attingere anche alle misure previste dal capitolo VII della Carta dell‟ONU (che, si ricorda, prevede anche come extrema ratio interventi armati)23

. Il 17 e il 18 luglio, con l‟infuriare dei combattimenti nella capitale, la situazione siriana ha registrato un‟ulteriore escalation: appena pochi giorni prima era cresciuto l‟allarme poiché informazioni di intelligence avevano rilevato lo spostamento di una parte importante dell‟arsenale di armi chimiche di cui al-Asad dispone; il 18 luglio il regime ha subito il bombardamento del quartier generale della sicurezza nazionale siriana di Damasco. In quest‟ultimo episodio sono rimasti uccisi membri chiave della struttura di comando militare e della sicurezza della Siria, coloro che in pratica formavano l‟unità di crisi: Dawoud Rajiha (ministro della difesa, vice primo ministro e vice comandante in capo delle Forze armate siriane), Assef Shawkat (vice ministro della difesa e marito della sorella maggiore di Bashar al-Asad, Bushra), Hassan Turkmani (vice-presidente siriano, capo delle operazioni di gestione delle crisi, e generale dell‟esercito, già ministro della difesa dal 2004 al 2009) e Hisham Ikhtiyar (capo dell‟ufficio della sicurezza nazionale, morto per le ferite subite due giorni dopo). Su tale bombardamento non si sa molto e tanti interrogativi sono rimasti senza risposta24.

Il 20 luglio una nuova risoluzione Onu ha prolungato, dopo la minaccia Russa di opporvisi, di 30 giorni il mandato della missione degli osservatori in Siria.

L'approvazione del documento non ha messo la sordina alle polemiche tra Russia e paesi

23

Ibidem.

24

«Poco dopo il bombardamento del quartier generale della Sicurezza Nazionale siriana, un regio decreto del 19 luglio veniva emanato a Riyadh, che sostituiva il principe Muqrin bin Abdulaziz al-Saud con il principe Bandar bin Sultan al-Saud a direttore generale dell‟agenzia di intelligence estera del Regno di Arabia Saudita. […] Il principe Bandar, figlio del defunto Sultan bin Abdulaziz al-Saud, è stata una delle figure centrali della creazione di al-Qaida e della manipolazione di gruppi militanti come strumenti geo-politici di