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2. GLI ATTORI INTERNAZIONALI E LE PARTITE GEOPOLITICHE DELLO

2.5 I pilastri dell'edificio regionale

2.5.2 Iran

Con la sua estensione territoriale relativamente vasta in confronto agli altri paesi della regione mediorientale, l'Iran è situato nell'intersezione tra due direttrici Nord-Sud e Est- Ovest. Si trova infatti in una posizione di cerniera continentale tra il Medio Oriente, i Paesi caucasici, la Russia, la Cina, l'India e «attraverso il ponte anatolico, all'Unione Europea»68.

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Il 31 maggio 2010 la Freedom Flottilla, un convoglio di sei navi cariche di aiuti umanitari con a bordo attivisti appartenenti a Ong di molte nazionalità, tentò di forzare il blocco navale imposto da Israele per dirigersi a Gaza. Per questo l'esercito israeliano intervenne abbordando in acque internazionali la Mavi Marmara, imbarcazione battente bandiera turca. Il bilancio di tale episodio, considerato dalla Turchia un attacco deliberato a un membro dell'Alleanza Atlantica, fu di nove morti e molti feriti tra gli attivisti e rappresentò uno strappo con Israele che, d'altro canto, pur dicendosi rammaricato non ritenne di doversi assumere alcuna colpa e né di dover presentare le proprie scuse in quanto non responsabile di alcun illecito. Assalto israeliano alla nave dei pacifisti almeno nove morti, tensione Isrele-Turchia, in "La Repubblica", 31

maggio 2010,

http://www.repubblica.it/esteri/2010/05/31/news/assalto_israeliano_alla_nave_dei_pacifisti_la_marina_spara _almeno_10_morti-4453089/. Cfr Report of the Secretary-General‟s Panel of Inquiry on the 31 May 2010

Flottilla Incident, settembre 2011,

http://www.un.org/News/dh/infocus/middle_east/Gaza_Flotilla_Panel_Report.pdf.

66

C. Hulsman, op. cit. p.47.

67

S. Lupo, L‟Iran nel disegno strategico della Turchia che spaventa l‟Occidente, in "Meridiani Relazioni Internazionali", 21 marzo 2012, http://www.meridianionline.org/2012/03/21/iran-disegno-strategico-turchia- spaventa-occidente/.

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L‟Iran, ieri importante segmento della via della seta e delle spezie, oggi seconda riserva mondiale di gas e terzo esportatore di petrolio, rappresenta il centro di gravità di molteplici interessi geostrategici e geopolitici che si dispiegano su scala regionale, continentale e mondiale; [...] mondiale, in rapporto alle pratiche espansioniste degli USA nella massa continentale eurasiatica e del suo principale alleato regionale, Israele69.

Il grande Paese persiano è caratterizzato da una popolazione numerosa, giovane e altamente alfabetizzata, da una forte identità politica, nonostante la varietà etnoculturale che vi si è stratificata, e dalla peculiarità religiosa della Shīʿa. In virtù della sua posizione e del ruolo centrale che storicamente ha ricoperto, aspira da sempre a elevarsi a potenza dominante del Golfo Persico.

Abbiamo già accennato al conflitto confessionale che oppone Iran e Arabia Saudita e allo scontro fra i due giganti per l'egemonia nella regione. Tale rivalità ha trovato giustificazione nell'espressione delle diverse posizioni ideologiche, teologiche, istituzionali e politiche che hanno contraddistinto (e contraddistinguono ancora oggi) da un lato la Repubblica Islamica iraniana, nata dalla Rivoluzione khomeinista del '79 ed espressione dell'Islam sciita, e la monarchia conservatrice sunnita alleata da un decennio agli Sati Uniti, ma ne è stato un fattore decisivo anche il possesso di riserve di idrocarburi di cui, come sappiamo, entrambi i Paesi sono ricchi70.

In particolare l'Iran possiede il 16 % delle riserve mondiali di gas (è secondo solo alla Russia) e, se l'Arabia Saudita estrae petrolio con un tenore vicino alle massime potenzialità (dieci milioni di barili al giorno), l'Iran ha un grande potenziale di crescita in quanto potrebbe passare dai quattro milioni ai sette milioni di barili al giorno71. Il sostegno ai governi filo-sciiti o filo-sunniti da parte delle due potenze è stato per anni una costante72, soprattutto dal momento in cui l'influenza iraniana andò crescendo in Siria e in Libano e dopo che Ryad creò il GCC affinché garantisse la sicurezza delle monarchie vicine all'Arabia Saudita. È soprattutto l‟Arabia Saudita ad alimentare la visione settaria di una continua lotta tra persiani sciiti e arabi sunniti, sullo sfondo della quale i primi sono considerati «persiani di lingua araba, ma anche come eretici, secondo i canoni del wahabismo»73.

Al momento delle rivolte arabe, gli scenari in cui si è concentrata particolarmente la

69

Ibidem.

70

A. Imbrosciano, op. cit..

71

D. Belluccci, Iran e Arabia Saudita: geopolitica, religione e interessi energetici per l'egemonia nel Golfo, 17 novembre 2011, http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=41163.

72

Allo scoppio della guerra tra Iran e Iraq nel 1980 Khomeini chiamò alla rivolta gli sciiti sparsi per il mondo arabo, l'Arabia Saudita, preoccupata per l'effetto di instabilità che una vittoria degli iraniani avrebbe potuto causare nella regione, fornì all'Iraq circa 20 miliardi di dollari in aiuti. A. Imbrosciano, op. cit..

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rivalità fra il colosso arabo e persiano sono stati tre: il Bahrain e lo Yemen, di cui avremo modo di parlare nei prossimi capitoli, e l'Iraq. In quest'ultimo Paese a seguito dell'invasione a stelle e strisce del 2003, è caduto il regime sunnita di Ṣaddām Ḥusayn. A ciò è seguito uno scontro tra sunniti e sciiti molto duro (una quasi-guerra civile) e in tale situazione di destabilizzazione si è assistito alla mobilitazione più o meno diretta di Teheran e Ryad continuata, anche una volta iniziato il ritiro delle truppe statunitensi, sotto forma di scambi commerciarli da parte dell'Iran (da oltre quattro miliardi di dollari) e in forma di finanziamenti, sia al governo nell'ambito del programma di ricostruzione, sia ai politici vicini ai propri interessi, da parte dell'Arabia Saudita (più precisamente si trattò di un miliardo di dollari erogato da Ryad e oltre tre miliardi dall'area GCC in generale)74. Le aspirazioni iraniane sono però state fortemente osteggiate sia dalle petromonarchie del Golfo sia dall'Occidente che, come abbiamo visto, recentemente hanno aumentato le pressioni su Teheran. Per quest‟ultima la realizzazione dell'arma atomica sarebbe infatti potuto essere lo strumento adeguato per ottenere il riconoscimento della propria funzione politica e strategica, da un lato, nella stabilità di una regione che va dalle coste del Mediterraneo fino ai confini della Cina75, dall'altro, nell'ambito della sicurezza delle rotte energetiche che transitano nello stretto di Hormuz. Abbiamo già visto come, Stati Uniti e Unione Europea si siano mobilitati con le decisioni di dicembre 2011 e gennaio 2012, a seguito delle quali Teheran aveva minacciato la chiusura della «giugulare del petrolio», ma in realtà tale azione sarebbe stata dannosa per lo stesso Iran, in quanto attraverso Hormuz transitano la maggior parte delle sue esportazioni di petrolio (e anzi, secondo Torelli si sarebbe potuto rivelare un suicidio economico e strategico). Non mancavano poi i dubbi sulle reali capacità di Teheran di portare a termine tale obiettivo data la massiccia presenza statunitense nello stretto e la netta superiorità tecnologica di cui dispone76.

Anche nel caso iraniano gli Stati Uniti hanno dimostrato di non essere inclini a nuovi interventi militari che li coinvolgano in prima persona (in questo caso è più plausibile che l'iniziativa venga presa da Israele) e che una via diplomatica potrebbe essere la linea prevalente, ma la Casa Bianca «ha comunque bisogno di dimostrare che tutte le opzioni restano sul tavolo, compresa quella militare»77. Così da un lato Washington ha tentato di muovere alcuni piccoli passi nei rapporti con la Repubblica Islamica, dall'altra è parso che

74

A. Imbrosciano, op. cit..

75

G. Tarantino, L'Iran risponde alla mano tesa di Obama?, in "Ce.S.I.", 16 settembre 2009, http://www.cesi- italia.org/dettaglio.php?id_news=19.

76

Sebbene non sia da sottovalutare la capacita iraniana di mettere in atto un efficace «guerra non convenzionale ed asimmetrica». S. Torelli, L'incubo di Hormuz e la guerriglia navale dell'Iran, in "Limes", 5 gennaio 2012, http://temi.repubblica.it/limes/lincubo-di-hormuz-e-la-guerriglia-navale-delliran/31129.

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corresse ai ripari con la stipula del citato contratto da trenta miliardi di dollari per la vendita di ottantaquattro aerei da combattimento F-15 all'Arabia Saudita, approvato dal Congresso degli Stati Uniti già l'anno precedente, ma annunciato in occasione del surriscaldamento delle tensioni con Teheran del dicembre 201178.

L'Iran ha appoggiato entusiasticamente le rivolte nel mondo arabo e non solo perché, come ha dichiarato, vi ha rivisto una ripresa e diffusione della Rivoluzione Islamica (sebbene in realtà fossero dubbi i legami ideologici con i manifestanti), ma anche perché inizialmente sembrava risparmiare i propri alleati. Certo neppure Teheran poteva prevedere quali sarebbero stati i risvolti politici e religiosi in quei Paesi dove era avvenuto un regime

change, ma come affermano Longo e Scalea la fiducia era riposta sul fatto che nuovi

governanti non potessero essere peggiori dei precedenti:

Nessuno in Egitto potrà essere peggiore di Mubarak , che con l'Arabia Saudita guidava una cordata araba la quale, sottobanco, incoraggiava gli USA (e forse persino Israele) a regolare definitivamente i conti con l'Iran e i suoi alleati. Il nazionalismo arabo, che pure nel corso dei decenni ha ripudiato molti dei suoi propositi iniziali, non ha rinunciato all'ostilità verso l'Iran, pese indoeuropeo79.