2. GLI ATTORI INTERNAZIONALI E LE PARTITE GEOPOLITICHE DELLO
2.5 I pilastri dell'edificio regionale
2.5.5 Qatar
Oltre ad essere uno dei primi esportatori di GNL e ad avere nel suo sottosuolo le terze riserve di gas al mondo (12%)88, il Qatar, uno dei paesi più ricchi del globo, nel 2010 vantava a livello mondiale il tasso di disoccupazione più basso, il maggior tasso di crescita del prodotto interno lordo (PIL), il più alto PIL pro capite89 e un indice di Gini90 di 0,2 (simile ai paesi scandinavi).
L'emiro Hamad bin Khalifa al Thani salì al potere con un colpo di stato ai danni del padre nel 1995 e da subito iniziò a ridefinire il proprio Paese e ad allacciare nuovi legami internazionali, ma soprattutto con il tempo è riuscito ad assicurare la pace sociale, da un lato, garantendo benessere economico a tutti91, dall'altro assumendo tutti i contro-poteri: «stampa, magistratura, parlamento, le grandi lobby economiche, nonché, ovviamente, la religione».
In questo paese la democrazia è fraintesa: nessuno ha mai votato, ma solo il 16% della popolazione ritiene una priorità le libertà civili, come se l'assenza di istituzioni democratiche non fosse pregiudizievole nel momento in cui benessere e ricchezza sono raggiunti con altri mezzi92.
87
Ibidem.
88
BP Statistical Review of World Energy June 2012, op. cit., p. 20.
89
Stimato dal Fondo Monetario Internazionale a 98˙329,491 dollari nell'anno 2011. International Monetary
Fund, World Economic Outlook Databese, April 2012,
http://www.imf.org/external/pubs/ft/weo/2012/01/weodata/index.aspx .
90
Tale coefficiente, che prende il nome dal proprio ideatore Corrado Gini, è una rappresentazione statistica della distribuzione dei redditi, tale indice va da zero (condizione in cui si ha l'equidistribuzione) a uno (condizione di massima concentrazione). Più di altri indicatori, per esempio del Pil pro-capite, i Gini indicano il livello di benessere di una popolazione: vi sono infatti paesi che pur avendo indicatori economici molto alti, sono in realtà caratterizzati da forti fratture tra grandi porzioni della società molto povere e altre molto ricche.
91
Questo riguarda soprattutto coloro che godono della cittadinanza e si deve considerare che ai lavoratori stranieri, che ammontano a un milione e mezzo a fronte di 300 mila cittadini, il Qatar non offre alcuna possibilità di naturalizzazione, motivo per cui questi rimangono esclusi dai privilegi concessi dall'emiro. A. Safira, op. cit., pp. 143-150.
92
Per quanto riguarda la stampa, tutti i mezzi di comunicazione sono di proprietà o governativa o di esponenti del governo. A tal proposito merita particolare attenzione Al Jazeera, l'emittente di proprietà dell'emiro. Fin dal momento della sua nascita nel 1996, il canale ha rivoluzionato il sistema mediatico regionale ponendo fine al monopolio saudita e cercando di assumere un‟immagine che si avvicinasse agli standard di indipendenza del modello occidentale. Una delle innovazioni che ha decretato il successo del canale panarabo è stata la partecipazione e l'identificazione del pubblico ottenuta attraverso la scelta di giornalisti rappresentativi delle varie nazioni arabe93, inoltre Al Jazeera ha tentato di mantenere un equilibrio tra tendenze panarabe e liberali, offrendo la novità di una trattazione dell'attualità che desse la parola anche all'opposizione di ciascun paese arabo nel commentare le verità ufficiali. In questo modo il canale ha assunto un ruolo decisivo nella costruzione di uno spazio pubblico arabo transnazionale in cui si possano formare le opinioni ed è in effetti uno strumento di pressione formidabile in quanto può accendere o spegnere i riflettori sulle questioni cui si intende dare rilevanza pubblica94. Per questo le è stato attribuito un ruolo molto importante nelle rivolte che hanno scosso il mondo arabo (Julian Assange, cofondatore di WikiLeaks, le ha attribuito un ruolo maggiore dei social – network) ma dal momento che tale ruolo sembra essere andato di pari passo con le politiche del Qatar nei vari scenari esteri, non stupisce che il canale sia stato definito un «palcoscenico politico vicario». Da anni ormai tutti i temi più importanti della regione sono discussi sui suoi schermi, diventati ormai un punto di riferimento per tutti i conflitti che si svolgono nell'area, e analizzandone attentamente gli argomenti trattati è molto arduo non intravedervi le politiche estere governative. Le maggiori critiche, sia interne che esterne, riguardavano proprio tale aspetto e cioè l‟impressione che la linea editoriale dell'emittente non facesse che tradurre sul piano mediatico gli orientamenti diplomatici del Qatar95. Innanzi tutto Al Jazeera si è finora occupata praticamente solo di politica estera il che la solleva dall'onere di una critica indipendente del proprio paese, inoltre è indubbia una rilevante discrepanza (su cui avremo modo di approfondire nei prossimi capitoli) nel modo di affrontare le rivolte nel Nord Africa rispetto a quelle nelle vicine monarchie del Golfo96.
93
M. Oifi, Al Jazeera, un palcoscenico politico vicario, in "Le Monde Diplomatique", maggio 2011, http://www.monde-diplomatique.it/LeMonde-archivio/Maggio-2011/pagina.php?cosa=1105lm06.01.html.
94
«Secondo i dati di Freedom House, il Qatar è al 146° posto su 196 paesi per libertà di stampa, ma Al Jazeera è adesso il baluardo del giornalismo indipendente». A. Safira, op. cit., pp. 143-150.
95
M. Oifi, op. cit..
96
Ad esempio dopo mesi di discrezione a proposito degli eventi del Bahrein, Al Jazeera ha iniziato luna compagna di informazione solo nel momento in cui l'emiro aveva annunciato un intervento per risolvere la crisi, ad ogni modo tale campagna aveva riguardato esclusivamente Al Jazeera English e non la versione in lingua araba. A. Safira, op. cit., pp. 143-150.
Il fatto che l'emirato abbia dato prova di grande stabilità ha favorito l'attrazione delle attenzioni delle democrazie occidentali, numerose delle quali hanno concluso accordi energetici o comunque economici, ma soprattutto il Qatar è un grande alleato degli Stati Uniti da cui peraltro riceve protezione militare97.
Ha sempre curato i propri rapporti con tutti, dagli Stati Uniti all'Iran e Israele. In generale ha cercato di coniugare gli obblighi derivanti dall'amicizia con l'Occidente e quindi una sostanziale adesione alle sue posizioni, con gli imperativi dettati di propri interessi economici regionali. Con l'Iran ad esempio, sebbene si sia pronunciato contro il programma nucleare anche in sede Onu, ha stretto molti accordi energetici e riguardanti investimenti nelle telecomunicazioni, nel turismo, nel settore bancario e dell'acciaio98. Anche con Israele Doha ha un rapporto ambivalente dal punto di vista politico ed economico: infatti, nonostante sia stato per anni fra i partecipanti all'embargo dei paesi arabi verso Israele, oggi vi condivide floridi rapporti economici bilaterali. Non lo riconosce come entità statuale ma ne ospita, seppure in modo discontinuo, un‟ambasciata. Nel giugno 2010 fu poi l'unico Stato a chiedere che Israele fosse deferito alla Corte internazionale di giustizia a seguito dei raid israeliani su Gaza dichiarando la disponibilità a sostenerne le spese legali, mentre a ottobre la Qatar Investment Autority stringeva accordi con l'israeliana IDB99.
In pratica il Qatar sembrerebbe essere riuscito a guadagnarsi legittimità e autonomia perseguendo una strategia indipendente dal vicino gigante saudita.
In un momento in cui gli Stati Uniti preferivano agire da dietro le quinte, alcuni paesi sunniti erano occupati ad affrontare alcuni problemi interni e l'Iran era concentrato sul programma nucleare, il Qatar si è invece dimostrato capace e abile nell'agire in modo celere ed efficace.
Considerando le impressionanti prestazioni della sua economia, si faticava inizialmente a comprendere perché il Qatar avrebbe dovuto beneficiare della bolla di instabilità che ha caratterizzato l'area MENA, ma, a ben guardare, questa si è rivelata invece un‟occasione per giocare un ruolo da protagonista nella scena regionale e per accreditarsi nel consesso internazionale, facendosi da un lato portavoce delle istanze arabe e musulmane, dall'altro salvaguardando e intensificando legami preferenziali con i partner occidentali e non100.
97
Ospita infatti il quartier generale del Comando centrale militare USA (Centcom). Secondo quanto riportato da Wikileaks il Qatar avrebbe tra l'altro già accordato alla Casa Bianca il permesso di usare la base per un eventuale bombardamento dell'Iran. N. Schiavo, Qatar: quanto potere in una striscia di sabbia?, in "Eurasia", 6 dicembre 2011, http://www.eurasia-rivista.org/qatar-quanto-potere-in-una-striscia-di- sabbia/12624/.
98
S. Safira, op. cit..
99
Ibidem.
100