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3. LE PRIMAVERE ARABE E LE RISPOSTE INTERNAZIONALI NEI PAESI IN

3.1 La Tunisia

3.1.1 Premesse storiche

Il 20 marzo 1956 venne firmato il protocollo con cui fu sancita la completa indipendenza della Tunisia dalla Francia e l‟abolizione ufficiale del trattato di Qasr es-Said1

. Già nel dicembre 1955 era stata istituita una Assemblea Costituente cui era stato affidato il compito di preparare la Costituzione per una monarchia costituzionale nella quale il Bey avrebbe regnato senza assumere funzioni di governo. Tale Assemblea abolì però l‟istituto beylicale e, il 25 luglio 1957, fu proclamata la Repubblica della quale Bourguiba fu nominato presidente. La Costituzione della nuova Repubblica, che fu promulgata due anni dopo, prevedeva in linea teorica un multipartitismo che però non si realizzò nei fatti: il partito al governo, il Nuovo Destūr2, si configurò subito come partito unico.

Anche se il presidente tunisino aveva una formazione culturale e inclinazioni politiche vicine alla Francia, ebbe alcuni episodi di contrasto con tale Paese, soprattutto in occasione dei due conflitti diplomatici si Sakiet Sidi Youssuf del 1958 e di Biserta nel 1961, la sua politica fu prevalentemente rivolta verso l‟Occidente. Egli, anche quando partecipò nel 1961 alla Conferenza di Belgrado, aderendo al movimento dei Paesi non allineati e stringendo così rapporti con Paesi socialisti e terzomondisti, non assunse mai posizioni antiamericane. Continuò a sentirsi più vicino agli Stati Uniti che alla Russia e politicamente più affine alla Francia che ai Paesi arabi, con cui la Tunisia intratteneva relazioni essenzialmente commerciali (in presenza però di differenze politiche anche

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Con tale trattato, che Sadok Bey fu costretto a firmare nel maggio 1881, era stato stabilito il predominio francese sulla Reggenza tunisina. La Francia aveva così ottenuto il diritto di occupare il Paese con il proprio esercito, di assumerne la rappresentanza internazionale e il controllo dell‟amministrazione finanziaria con il fine di assicurarsi il pagamento del debito pubblico tunisino. Al momento della firma di tale trattato non si poteva però parlare di “protettorato”, definizione che apparve per la prima volta nel 1883, quando, con la Convenzione sottoscritta a La Marsa, il Bey veniva privato di qualsiasi indipendenza anche negli affari interni. F. Tamburini e M. Vernassa, I Paesi del Grande Maghreb. Storia, Istituzioni e geo-politica di una identità regionale, Pisa, Plus, 2010, p.306.

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Tale formazione partitica, che aveva avuto un ruolo fondamentale nel processo di indipendenza della Tunisia e di cui il leader era appunto Bourguiba, aveva costituito di fatto l‟intera Assemblea Costituente in quanto, avendo ottenuto il 95% dei suffragi nelle elezioni, si era aggiudicata tutti i 98 seggi dell‟Assemblea. Ivi, p. 311.

profonde). In realtà una forte spinta a intrattenere buoni rapporti con l‟Occidente era data anche dalla fragilità del paese, come dimostrarono alcuni episodi in cui emerse l‟incapacità di Tunisi di fare a meno degli aiuti francesi e statunitensi. È quanto accadde, ad esempio, quando la Francia dovette prestare il proprio aiuto logistico e militare per liberare la città di Gafsa, la quale era stata oggetto di un tentativo di golpe da parte di un sedicente “Esercito di Liberazione Tunisino”, addestrato e armato dalla Libia, deciso a rovesciare la “dittatura del PSD3 e della dominazione neocoloniale”4.

Il paese a cui pensava il “Combattente supremo”5

era una Tunisia musulmana, ma allo stesso tempo laica e occidentalizzata. La portata rivoluzionaria di tale indirizzo ideologico fu subito evidente con la promulgazione nel 1956, e quindi prima dell‟abolizione della monarchia, del codice di statuto personale (CSP). Il CSP trasformò radicalmente alcune materie che da sempre erano state competenze del diritto musulmano: stabilì la necessità per il matrimono del consenso di entrambi gli sposi (la sposa poteva così scegliere il proprio marito anziché sottostare alle decisioni del padre o del tutore), proibì la poligamia, decise l‟età minima per il matrimonio e introdusse il divorzio cui potevano ricorrere ambo i sessi, ponendo fine all‟istituto del ripudio unilaterale. Riforme successive introdussero poi l‟istituto dell‟adozione e proibirono l‟uso del velo e della tunica nelle scuole. Nel 1960 le donne furono incoraggiate all‟uso della pillola contraccettiva e l‟anno successivo fu legalizzato l‟aborto. La convinzione del leader tunisino era che la religione dovesse evolvere in funzione del mondo contemporaneo. Ma a una fase prettamente rivoluzionaria fece seguito, successivamente alla comparsa sulla scena politica dei movimenti islamici e degli integralisti, un periodo più attento alla tradizione in quanto si iniziò a percepire che questi movimenti potessero rappresentare un pericolo per il potere costituito6.

I primi movimenti islamici erano nati a seguito della commistione tra diversi elementi, ad esempio, la crisi economica, il fallimento dell‟esperienza socialista, la deriva autoritaria del regime, la rinascita del nazionalismo arabo, la rivoluzione khomeinista che era culminata con la nascita della Repubblica Islamica iraniana e gli squilibri sociali. Ma anche il modernismo di Bourguiba aveva influito:

Le prime rivendicazioni islamiche si concentrarono immediatamente sulla condizione femminile, poiché i fondamentalisti capirono che per avere il controllo della società civile era necessario avere

3

Durante il Congresso di Biserta dell‟ottobre 1964, il Nuovo Destūr cambiò nome in Parti Socialiste Desturien (PSD). Ibidem.

4

Ibidem.

5

Appellativo dato a Bourguiba in onore al suo ruolo nella battaglia per l‟indipendenza tunisina.

6

prima il controllo della sessualità femminile, chiave di volta del sistema patriarcale7.

Gli ultimi anni del governo di Bourguiba furono così segnati dal timore costante verso il pericolo islamista: dopo le elezioni del 1986 il governo si impegnò, infatti, in un‟opera di repressione verso il Mouvement de la Tendance Islamique (MTI)8, fortemente ispirato ai Fratelli musulmani, in quanto aveva iniziato a rappresentare una forza politica dominante all‟interno dell‟opinione pubblica islamica. Nel marzo dello stesso anno il governo giunse alla rottura delle relazioni diplomatiche con la Repubblica Islamica iraniana a seguito della convinzione di aver sventato una rete khomeinista con infiltrazioni anche nell‟esercito tunisino. In questo clima fu inaugurata un‟ondata di processi verso gli esponenti dell‟MTI e lo stesso Ġannūshī fu arrestato e condannato ai lavori forzati a vita. Deciso ad arrestare la deriva islamista, Bourguiba arrivò a chiamare un militare9 a ricoprire la carica di capo del governo: il generale Zine al-Abidine Ben Ali, già ministro degli Interni, era infatti ritenuto la persona giusta per questo scopo.

Il 6 novembre 1987 avvenne quello che fu chiamato un colpo di stato “chirurgico”: Ben Alì destituì il “Combattente supremo” dopo che, nella notte, un gruppo di sette medici tunisini ebbero stilato un rapporto medico che attestava l‟incapacità mentale del presidente Bourguiba. Ebbe così inizio la II Repubblica tunisina10.

In un Maghreb fortemente caratterizzato da regimi autoritari e corrotti, si sperò che Ben Ali potesse rappresentare una svolta verso il rinnovamento e così parve inizialmente, dal momento che il nuovo presidente promise da subito un‟accelerazione della democratizzazione della vita politica, progresso sociale e liberalizzazione economica. Il comitato centrale del PSD decise di cambiare il nome del partito in Rassemblement

Constitutionnel Démocratique (RCD), venne ripristinato il multipartitismo, vennero

rilasciasti circa cinquemila detenuti politici fra cui Ġannūshī e furono varate molteplici riforme costituzionali fra cui l‟abolizione della presidenza a vita, sostituita con mandato della durata di cinque anni e ripetibile per un massimo di tre volte. Si avviò poi una prudente apertura all‟islamismo con la riaffermazione dell‟identità arabo-islamica del Paese, tale apertura, però, ebbe vita breve e terminò nei primi mesi del 1991 quando alcuni luoghi istituzionali furono attaccati da movimenti islamici e, successivamente, fu sventato

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Ibidem.

8

Partito islamista nato nel 1981 che contava tra i propri fondatori Rāshid al-Ġannūshī. Nel 1989 il partito cambiò nome divenendo l‟Hizb An-Nahda che oggi guida la Tunisia.

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Tale scelta risulta degna di nota in quanto Bourguiba aveva sempre nutrito forti sospetti verso l‟esercito che si pensava potesse rappresentare un pericolo per le istituzioni. Questo fu uno dei motivi per cui il presidente non giunse mai a una militarizzazione del Paese. F. Tamburini e M. Vernassa, op. cit., p. 318.

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un complotto di An-Nahda11 per assassinare Ben Ali. Furono quindi proibiti i partiti di matrice religiosa, fu fortemente limitato il diritto di associazione e si procedette all‟arresto di migliaia di islamisti.

In concreto il pieno ed assoluto controllo del Paese ottenuto con metodi autoritari e limitando le libertà fondamentali, consentì alla Tunisia di resistere all‟avanzata integralista, di mantenere la propria autonomia e di rimanere in aperto dialogo con il mondo occidentale. La ripresa economica infuse fiducia alla società tunisina, che intanto osservava con sgomento la guerra civile algerina, e la allontanò progressivamente dall‟ideologia politico-religiosa di An-Nahda12

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