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Il bilancio del viaggio e la crisi di Berlino L’Italia mediatrice tra Est ed Ovest?

D AL GOVERNO T AMBRONI ALLA CRISI DI C UBA

2.6 Il bilancio del viaggio e la crisi di Berlino L’Italia mediatrice tra Est ed Ovest?

Tornato da Mosca il presidente del Consiglio si attivò per informare personalmente gli alleati dei colloqui intercorsi, parallelamente alle comunicazioni diplomatiche493. La scelta di intraprendere questo giro di consultazioni ufficiose, ha notato Martelli, corrispondeva alla sua

492 Cfr. ASSR, Diari di Fanfani, 5 agosto 1961. Parte di questo colloquio è citato in E. Martelli, L’altro atlantismo,

cit. p. 297.

493 Il 6 agosto Fanfani scriveva sul diario: “In genere qui in Italia [il viaggio] ha creato tanta impressione ed ha

soddisfatto per il tono, il prestigio, le speranze. Mando Bianchi [portavoce del presidente del Consiglio] a Londra per dare a Quaroni informazioni riservate per Home e MacMillan. Poi andrà domani a Parigi per informare Salinger [addetto stampa del presidente Kennedy]: bisogna negoziare, presto, preparando subito in via discreta i negoziati”. In ASSR, Diari di Fanfani, 6 agosto 1961. Il testo è citato in E. Martelli, L’altro atlantismo, cit. p. 301.

propensione per la diplomazia personale e per i rapporti diretti tra leader, ma anche perché riteneva che Segni non volesse attribuire la necessaria importanza ai colloqui moscoviti494.

Il bilancio della visita fu considerato positivo dalla delegazione italiana, dagli osservatori occidentali e dai sovietici. Per il Cremlino il viaggio di Fanfani e lo scambio di vedute con Chruščëv aveva rappresentato in se stesso un nuovo importante fattore della politica estera italiana. A Mosca le posizioni di Fanfani furono recepite come l’espressione di una maggiore indipendenza della diplomazia italiana nelle questioni internazionali, pur non nutrendo l’illusione che il viaggio fosse stato preparato senza l’approvazione di Washington495. Va peraltro notato che, per la prima volta, nei colloqui con i dirigenti italiani, il Cremlino non aveva fatto riferimento alla questione dei crediti del dopoguerra, e Chruščëv non aveva rispolverato il suo

cahier de doléances sulle inadempienze dell’Italia relativamente al Trattato di pace, sui crediti,

ecc. L’ambasciatore a Mosca Straneo, in una lettera riservata per Fanfani, comunicò al presidente del Consiglio di aver conversato nei giorni seguenti alla visita con i colleghi occidentali e gli ambasciatori dei paesi neutrali. Dai dati raccolti si evinceva che Chruščëv aveva espresso anche a loro vivo apprezzamento per i colloqui avuti con la delegazione italiana, ed aveva affermato di “essere stato molto soddisfatto delle conversazioni, chiare aperte ed estremamente utili”496. Il viaggio di Fanfani a Mosca, in sostanza, aveva permesso al leader sovietico di conoscere personalmente lo statista aretino e di convincersi che le posizioni “del primo ministro italiano e dei dirigenti dell’Unione Sovietica sull’esigenza di trovare una soluzione pacifica alla questione tedesca non solo sono vicine, ma si può con certezza affermare che sono coincidenti”497.

In Italia la visita di Fanfani e Segni a Mosca diede risultati molto favorevoli sull’immagine del governo presso l’opinione pubblica. La stampa della penisola, ad eccezione di quella dei partiti neofascista e monarchico, commentò positivamente gli esiti del viaggio498.

Perché Fanfani è piaciuto a Kruscev – era il titolo di una lunga analisi del giornalista Enrico

Mattei sulle pagine del “Tempo”. L’articolo coglieva alcuni aspetti che avevano caratterizzato l’atmosfera dei colloqui di Mosca:

“Quali tuttavia le ragioni del successo personale di Fanfani con Kruscev? Prima di tutto […] una certa simpatia istintiva, fisica, fondata su una sia pur vaga e remota affinità di tipo

494 Cfr. E. Martelli, L’altro atlantismo, cit. p. 301.

495 Cfr. I.A. Chormač, SSSR – Italija i blokovoe protivostojanie v Evrope, cit., p. 743.

496 Cfr. Lettera riservata dell’ambasciatore Straneo a Fanfani, 8/8/1961, in ASSR, Fondo Fanfani, sez. 1, serie 1, b.

10.

497 Cfr. Indicazioni all’ambasciatore sovietico in Italia, compagno Kozyrev, per i colloqui con Fanfani, segreto,

allegato alla risoluzione 341/XXIV del Presidium del CC del PCUS, 16/8/1961, in RGANI, F. 3, op. 12, d. 955, ll. 22-23.

498 Cfr. Breve rassegna sugli echi in Italia del viaggio di A. Fanfani in URSS, 28/8/1961, stilata dal primo segretario

umano. […] Bisogna però aggiungere che questa apertura iniziale fu potentemente allargata […] dal comportamento di Fanfani. L’ospite italiano […] sulla base di una sapida intuizione psicologica fece tabula rasa o quasi dei consigli che gli erano stati dati in ben redatti promemoria, e improvvisò tutta una nuova strategia giudicandola più adatta alla situazione. Gli avevano detto di stare sulla difensiva, e passò continuamente alla controffensiva. Gli avevano detto di non raccogliere le provocazione, che ci sarebbero state, anche se dissimulate, e non lasciò passarne una contrapponendo minaccia a minaccia […] C’è poi anche una altra cosa che Kruscev non può non aver apprezzato in Fanfani: l’abilità con la quale egli si difese contro ogni tentativo di fargli pronunciare un solo giudizio che potesse essere interpretato di apprezzamento benevolo del regime comunista. […] In compenso si è sagacemente guardato dall’errore in cui cadono in Russia gli uomini dell’Occidente, quando nel confronto con la miseranda realtà della vita sovietica si confortano nella convinzione della superiorità del loro sistema, e lo dicono o lo fanno vedere”499.

“Il Popolo” diede ampio spazio alla visita, definendo la missione di Fanfani un “viaggio di pace”500 che aveva confermato l’utilità degli incontri di Mosca501. “Nuove cronache” dedicò un numero speciale al viaggio, nel quale si sottolineava il positivo apporto che i colloqui avevano dato al prestigio dell’Italia e alla politica interna del paese:

“Pur nella salvaguardia dei principi e dei vincoli della solidarietà occidentale è possibile dunque – questo ci è apparso il tema di fondo del viaggio moscovita – individuare un sentiero lungo il quale la diplomazia italiana può trovare più di un motivo di caratterizzazione. […] Da anni è drammaticamente presente nel nostro paese il pericolo di un sovvertimento delle strutture democratiche da parte dell’estremismo di sinistra: l’esperienza ha del resto abbondantemente dimostrato come l’assalto frontale, cieco e ossessivo, contro il comunismo […] Non risolve i problemi della nostra società democratica determinando anzi radicalizzazioni pericolose fra le parti politiche”.

E, aggiungeva l’articolo, il viaggio a Mosca si inseriva in quella politica delle “più avvedute forze della democrazia italiana”, che sottraevano al comunismo le basi stesse dei suoi postulati “ideologici e rivendicazionisti”502. Su un editoriale del “Corriere della Sera” veniva rilevato:

499 Cfr. “Tempo”, 19/10/1961.

500 Cfr. Viaggio di pace, in “Il Popolo”, 6/8/1961. Si vedano, inoltre, “Il Popolo” del 12 e del 13 agosto. 501 Cfr. La conclusione dei colloqui politici conferma l’utilità dell’incontro di Mosca, in “Il Popolo”, 4/8/1961. 502 Cfr. “Nuove Cronache”, anno III, n. 8, agosto 1961. Il numero speciale della rivista conteneva anche una rassegna

stampa di articoli scritti in occasione del viaggio. Il “Corriere della Sera” aveva rilevato in un editoriale: “C’è stato qualche cosa di insolito, v’è stato un ‘tono’ che non si è mai riscontrato nelle conversazioni che il capo del governo sovietico ha avuto, nel passato anche recente, con altri uomini di Stato”.

“[Durante la visita] c’è stato qualche cosa di insolito, v’è stato un ‘tono’ che non si è mai riscontrato nelle conversazioni che il capo del governo sovietico ha avuto, nel passato anche recente, con altri uomini di Stato”.

Anche sul piano degli equilibri di politica interna, la missione di Fanfani confermò il suo successo poiché, anche se perdurava una forte opposizione da parte dei partiti dell’estrema destra, permise al presidente del Consiglio di raccogliere i consensi del PSI e l’interesse del PCI. All’interno della DC, la corrente di destra vicina a Segni, pur dichiarandosi soddisfatta degli esiti del viaggio, aveva espresso il timore che in seguito ai colloqui di Mosca c’era il rischio che l’Italia venisse considerata l’anello debole della NATO. Il partito socialista, per bocca di Nenni, incoraggiò Fanfani a proseguire in termini concreti l’iniziativa di pace scaturita dal recente incontro di Mosca. Tale posizione fu espressa nel corso della Commissione Esteri della Camera, convocata il 12 agosto per valutare gli esiti del viaggio503.

Lo stesso PCI valutò positivamente la missione di Fanfani e, come Mosca, vi rilevò un timido segnale di maggiore indipendenza in ambito internazionale. Un fatto rilevante è che, almeno secondo la documentazione sovietica attualmente disponibile, sembra che il partito comunista e Togliatti non giocarono nessun ruolo significativo nella preparazione del viaggio. Se questa ipotesi si confermasse, ciò testimonierebbe da una parte che Mosca aveva effettivamente istituito una canale di rapporti diretti con il governo italiano, senza il bisogno di una mediazione del PCI, dall’altra che l’osmosi tra il PCUS e Botteghe Oscure iniziava a manifestare segni di cedimento. L’analisi degli elementi di novità presenti nella politica estera di Fanfani ed emersi durante i colloqui di Mosca fu fatta nella relazione di apertura del Comitato centrale del partito comunista (5-7 ottobre) pronunciata da Togliatti. Nel testo del segretario comunista si legge:

“L’iniziativa del viaggio a Mosca, la presa di posizione aperta a favore di un negoziato e il tentativo, quindi, di assumere una posizione autonoma nell’ambito dell’Alleanza atlantica, sono state, senza dubbio, cose nuove, l’inizio, per quanto timido ed imbarazzato, di uno spostamento nella direzione che noi chiedevamo da tempo e che particolarmente avevamo sollecitato all’inizio dell’estate, con precise richieste positive. È una novità che corrisponde, in parte, a ciò che accade anche in altri paesi e, per quanto riguarda particolarmente l’Italia, corrisponde forse a desideri di maggiore indipendenza nei rapporti economici internazionali che esistono in determinati gruppi dirigenti borghesi e probabilmente anche a nuove riflessioni sullo stato odierno del mondo di una parte dei dirigenti della Chiesa cattolica”504.

503 Cfr. APCD, Commissione Affari Esteri (III) in sede referente, seduta del 12/8/1961

504 Cfr. Relazione di apertura del Comitato centrale del 5-7 ottobre 1961 di P. Togliatti “La lotta del partito per la

In concreto, tuttavia, il viaggio di Fanfani non sortì alcun effetto immediato sulla questione tedesca. Di lì a pochi giorni la poca utilità del viaggio fu resa evidente dall’improvviso inasprimento delle relazioni tra Est ed Ovest quando, nella notte fra il 12 e il 13 agosto, furono erette le prime barriere di confine per separare il settore orientale di Berlino dal resto della città. La divisione della città rispondeva ad un obiettivo concreto del governo Ulbricht: impedire ogni infrazione al divieto di transito e ogni tentativo di passaggio clandestino, e porre così termine, una volta per tutte, allo stillicidio dei rifugiati. Era peraltro un modo per “congelare” la situazione di Berlino, evitando che la crescente tensione sfociasse in un conflitto armato505. La reazione iniziale della diplomazia italiana, ha notato giustamente Nuti, sembra testimoniare che a Roma si riteneva che l’iniziativa sovietica non dovesse destare particolari preoccupazioni tra gli alleati, e che fosse perciò opportuno non reagire in maniera affrettata506. Tale ipotesi storiografica trova una conferma nel fatto che lo stesso Fanfani, nei suoi diari, il 13 agosto, giorno in cui incontrò l’ambasciatore sovietico, non aveva annotato nulla sull’erezione del muro, e comunque aspettò due settimane prima di rilasciare dichiarazioni ufficiali. E lo stesso verrebbe confermato dalla documentazione sovietica. Nel corso del colloquio con Kozyrev Fanfani raccontò dettagliatamente il lavoro che aveva svolto nel suo governo e con le cancellerie occidentali dopo il ritorno da Mosca, ed avvertì che dal 13 agosto al 17 settembre ci si aspettavano dei contatti segreti dagli Stati Uniti allo scopo di stabilire le modalità e i tempi per cominciare le trattative sul problema tedesco. Fanfani comunicò al delegato sovietico di essere riuscito a convincere anche Adenauer ad accettare la trattativa. L’unico vero problema era rappresentato dalla posizione di De Gaulle, che pur non opponendosi all’ipotesi, aveva proposto di rafforzare prima le posizioni occidentali nella Repubblica Federale Tedesca con le truppe richiamate dall’Algeria. Kozyrev spiegò che gli esiti della questione tedesca dipendevano dagli Stati Uniti, ma l’Italia avrebbe potuto giocare un ruolo fondamentale nella soluzione del problema e nella distensione internazionale. “Nessuno meglio di lei in Occidente – affermò Kozyrev – può spiegare ai paesi della NATO le posizioni dell’URSS”. Un Fanfani “lusingato”, secondo il resoconto sovietico dell’incontro, promise di usare tutte le sue forze per spiegare agli alleati occidentali l’essenza del problema, ed assicurò Mosca che nessuno voleva l’unità della Germania, “ad eccezione di Adenauer e Nenni”507.

Inoltre Gromyko, informato della conversazione tra Fanfani e Kozyrev del 13 agosto, fece comunicare al premier italiano che a Mosca si era riscontrata una piena concordanza tra le

505 Cfr. E. Di Nolfo, Storia delle relazioni internazionali 1918-1999, cit., pp. 1038-1039. 506 Cfr. L. Nuti, Gli Stati Uniti e l’apertura a sinistra, cit., p. 416.

507 Cfr. AVP RF, F. 098, op. 44, d. 2, ll. 45-50; d. 6, ll. 88-95, citato in I.A. Chormač, SSSR – Italija i blokovoe protivostojanie v Evrope, pp. 748-749.

posizioni sovietiche ed italiane, senza fare alcun accenno ad eventuali prese di posizione sulla questione della costruzione del muro508.

Ipotesi storiografica ancora più suggestiva, ma priva di un riscontro sui documenti sovietici attualmente reperibili, è che i colloqui di Fanfani a Mosca fossero stati il tentativo di un’ultima mediazione di Chruščëv prima di sanzionare la divisione con l’erezione del muro. Michail Lemke ha scritto:

“Anche se per Chruščëv la decisione [della costruzione del muro] era già presa, come poi fu sanzionato il 4-5 agosto, rimaneva pur sempre una piccola chance di sospenderla. Se l’Occidente avesse dato un segnale – Fanfani non lo portò, o se gli USA nei giorni successivi si fossero mostrati concilianti! La questione non era di carattere così speculativo. Fanfani poteva informare con i suoi mezzi i governi occidentali. Chruščëv sapeva che il 5 agosto a Parigi avrebbe avuto luogo una conferenza dei ministri degli Esteri dei tre e della Repubblica federale tedesca e che anche Kennedy programmava una nuova dichiarazione (che fece il 10 agosto). Non è controverso che Fanfani potesse essere un mediatore assolutamente indicato per Chruščëv per la moderazione da lui mostrata nel conflitto in corso. Evidentemente il leader sovietico sopravvalutava le contraddizioni interne dell’Ovest e anche la paura di uno scontro di molti politici della controparte”509.

Sicuramente i documenti sovietici attestano che in quel determinato momento Fanfani fu visto a Mosca come il leader occidentale più vicino alle posizioni sovietiche; altra cosa però è attribuirgli un ruolo che non gli era stato affidato da nessuna delle parti in causa.

L’essere stato “scelto” come canale per i contatti tra Mosca e l’Occidente mise in difficoltà Fanfani, che peraltro fu coinvolto in una polemica relativa alla lettera personale che Chruščëv gli inviò il 24 agosto. In essa il segretario del PCUS, gli metteva per iscritto le dichiarazioni rilasciate a Mosca, e si augurava che il Trattato di pace fosse concluso al più presto senza minacce o intimidazioni reciproche. In caso contrario l’URSS avrebbe proceduto unilateralmente ad approvare il trattato510. Scriveva Chruščëv:

“Si potrebbe anche dire che la franchezza con la quale abbiamo discusso [i principali problemi internazionali] ci ha in un certo modo avvicinati, sebbene noi avessimo esaminato delle questioni piuttosto aspre che riguardano gli interessi vitali dei nostri popoli. […] Ho avuto

508 Cfr. Indicazioni all’ambasciatore sovietico in Italia, compagno Kozyrev, per i colloqui con Fanfani, segreto,

allegato alla risoluzione 341/XXIV del Presidium del CC del PCUS, 16/8/1961, in RGANI, F. 3, op. 12, d. 955, ll. 22-23.

509 Cfr. M. Lemke, Die Berlinkrise 1958 bis 1963. Interessen und Handlungsspielräume der SED im Ost-West- Konflikt, Berlin, Akademie Verlag, 1995, p. 168. La traduzione del brano è in E. Martelli, L’altro atlantismo, cit., p.

307.

510 Cfr. Dettatura di N.S. Chruščëv per il progetto di lettera per il primo ministro italiano Amintore Fanfani sulla

l’impressione che Lei, Signor Presidente, abbia giustamente compreso la posizione del Governo sovietico sulle questioni sopraindicate. […] Io apprezzo moltissimo, Signor Presidente, i suoi sforzi diretti a raggiungere questo scopo. Quanto avete fatto al ritorno da Mosca è molto importante ed utile. Vorrei esprimerle la mia sincera riconoscenza e considerazione per l’energia con la quale Lei continua la propria attività mirante a ricerche delle vie di assestamento pacifico dei più scottanti problemi attuali. […] È con soddisfazione che io vengo a constatare che Lei, come me e i miei colleghi nel Governo, si rende perfettamente conto di quanto gravi per la causa della pace sarebbero le conseguenze di quei passi sconsiderati e insensati prospettati talvolta velatamente e talvolta apertamente da alcuni esponenti dell’Occidente a proposito delle intenzioni dell’Unione Sovietica e di altri Stati di firmare il Trattato di pace con la Repubblica Democratica Tedesca ove risultassero vani i nostri sforzi per raggiungere un rispettivo accordo con e Potenze Occidentali”511.

Fanfani considerò il contenuto della lettera come la dimostrazione che Chruščëv era intenzionato a trattare, ma anche a procedere ad una pace separata se i negoziati non avessero avuto luogo512. Il giorno seguente ne comunicò il contenuto a Moro, Pella e Gronchi513. Il 26 la notizia fu trasmessa a Reale, Saragat, Segni, e contemporaneamente a Mac Millan e Kennedy514. La prudenza con cui Fanfani diramò la notizia del ricevimento della missiva (chiese a Kozyrev il permesso di Mosca per diramare la lettera!)515, il fatto che la lettera non fosse stata subito resa pubblica, e la diffusione di indiscrezioni diramate dai giornali secondo le quali Chruščëv aveva scritto che la crisi di Berlino si sarebbe potuta evitare se gli alleati avessero ascoltato i suggerimenti italiani, suscitarono accese reazioni nelle cancellerie occidentali516.

511 Cfr. Testo della lettera di Chruščëv, datata 22/8/1961 e recapitata a Fanfani da Kozyrev il 24/8/1961, in ASSR,

Fondo Fanfani, sez. 1, serie 1, b. 11, fasc. 10, sottofascicolo 6, pp. 4-9. Parte della lettera è citata in E. Martelli,

L’altro atlantismo, cit., p. 310.

512 Cfr. ASSR, Diari di Fanfani, 24 agosto 1961. 513 Ibidem, 25 agosto 1961.

514 Ibidem, 26 agosto 1961. Si vedano anche la lettera di Fanfani a Kennedy, 26/8/1961, in ASSR, Fondo Fanfani,

sez. 1, serie 1, b. 11, fasc. 10, sottofasc. 6, pp. 20-21; e la lettera di Fanfani a Segni del 26/8/1961, in ASSR, Fondo Fanfani, sez. 1, serie 1, b. 11, fasc. 10, sottofasc. 7, p. 12.

515 La notizia non era una speculazione degli avversari di Fanfani. Il 24 agosto, nei suoi diari, Fanfani scriveva: […]

“viene a casa mia l'ambasciatore dell'URSS a portarmi una lettera di Kruscev con traduzione. È del 22 c. Gli domando se posso annunciarla ed utilizzarla con gli alleati. Mi dice che non ha disposizioni in proposito, dovendo ritenere che la lettera è personale. Lo prego allora di chiedere informazioni a Mosca. Me lo promette. […] ”. La risposta gli fu comunicata da Mosca il 26 agosto. Ancora nei diari si legge, alla data del 27 agosto: “Alle 2 di notte i russi fan sapere che si può dare notizia del messaggio e informare gli alleati. […]”.

516 La ricostruzione degli eventi che seguirono al ricevimento della lettera da parte di Fanfani è in B. Bagnato, Prove di Ostpolitik, cit., pp. 491 e ss. Va tuttavia segnalato che nella ricostruzione alcuni fatti e date non coincidono con

La situazione si complicò ulteriormente dopo che il 31 agosto l’Unione Sovietica annunciò che la moratoria sugli esperimenti nucleari sarebbe stata interrotta517. La notizia suscitò grande preoccupazione internazionale, e spinse Fanfani a rispondere alla lettera del 24 agosto, deplorando simili iniziative unilaterali da parte sovietica che ostacolavano l’avvio delle trattative per il negoziato di Berlino. Nella missiva Fanfani ringraziava Chruščëv per aver acconsentito alla diffusione della lettera del 24 e perché il leader sovietico aveva ribadito l’opera che l’Italia aveva e avrebbe potuto svolgere per la soluzione dei grandi problemi internazionali. L’Italia, scriveva Fanfani, sperava ragionevolmente nell’inizio del negoziato per Berlino, così come si era concordato durante i colloqui a Mosca. “Confesso – concludeva il presidente del Consiglio – che ero tornato da Mosca con la speranza di vedere iniziare proficui negoziati. Nonostante il succedersi degli avvenimenti quella speranza non si è spenta”518.

Il messaggio fu consegnato il 2 settembre tramite Kozyrev519. L’ambasciatore era stato incaricato da Mosca di comunicare che il Cremlino era pronto a compiere il “primo passo”: l’Unione Sovietica era disposta ad iniziare la trattativa in qualsiasi momento e luogo, nella convinzione che il Trattato di pace avrebbe giovato all’interesse di entrambi i blocchi. Era ovvio, infatti, che “se in alcuni ambienti occidentali esiste l’opinione che l’Unione Sovietica sarebbe più interessata alle trattative dell’Occidente, questa idea è del tutto errata”520.

Il 6 settembre il consigliere diplomatico di Fanfani, Vanni d’Archirafi, fece sapere a