D AL GOVERNO T AMBRONI ALLA CRISI DI C UBA
2.9 Lo sviluppo delle relazioni commerciali nel 1962 e la mostra dell’industria italiana a Mosca
Il 1962 fu un anno particolare per le relazioni bilaterali italo-sovietiche. Oltre a un positivo “assestamento” dal punto di vista politico, soprattutto maturò nel corso dell’anno una serie di importanti iniziative commerciali che mostrarono come gli scambi economici fossero un elemento di contatto tra i due paesi, e la base per un ulteriore sviluppo delle relazioni in ogni settore. Bagnato ha notato che in questo periodo, i punti di contatto dei due percorsi lungo i quali procedevano i rapporti bilaterali, economici e politici, furono, forse in misura maggiore ch in passato, evidentissimi. Le iniziative di carattere economico avviate in questi mesi, il più delle volte di carattere privato, assunsero un evidente significato politico, nonostante il governo italiano, spesso trascinato in operazioni compromettenti, tentasse di negarlo di fronte agli alleati577.
Tale situazione era anche il frutto della sempre più stretta collaborazione del mondo imprenditoriale italiano con gli enti del commercio estero sovietico, il più delle volte senza passare per i canali istituzionali578. Si trattava di grandi o piccoli imprenditori di diversa estrazione politica che, nel corso dell’ultimo quinquennio, avevano maturato interesse per le vaste possibilità commerciali offerte dall’URSS, mettendo così da parte le convinzioni ideologiche579. La presenza di Luigi Preti (socialdemocratico e sostenitore dell’apertura commerciale all’URSS) al ministero del Commercio Estero aveva contribuito al miglioramento dei rapporti, spesso in contrasto con la relativa cautela della Farnesina.
Il valore dell’interscambio italo-sovietico aveva effettivamente raggiunto nel 1962 risultati soddisfacenti. Il 4 aprile Straneo incontrò il ministro del Commercio Estero Patoličev per valutare le relazioni commerciali e per commentare le dichiarazioni positive rilasciate dal ministro Preti sul commercio italo-sovietico. L’ambasciatore fece subito notare di quale rilievo fosse l’importazione di petrolio sovietico in Italia, che nel 1961 aveva raggiunto i 5,6 milioni di tonnellate. Tale cifra rappresentava il 16% delle importazioni italiane, e non il 14%, così come era stato fissato dall’accordo a lungo termine ed auspicato in sede NATO. Considerato che circa 1,4 milioni di tonnellate erano rappresentate dal petrolio introdotto in Italia per conto di
577 Cfr. B. Bagnato, Prove di Ostpolitik, cit., p. 504.
578 Si veda, ad esempio, l’articolo di L. Kolosov – N. Timofeev, S čužogo golosa [Da una voce estranea], in
“Sovetskaja Torgovlja”, 16/11/1961. In esso si affermava che l’Italia era diventato uno dei maggiori partner commerciali dell’URSS e questo era dovuto soprattutto ai positivi rapporti che si erano stabiliti con gli industriali italiani. Nell’articolo erano riportate anche due interviste, a Marinotti e a Mattei, che ribadivano come lo scambio commerciale fosse reciprocamente vantaggioso per entrambi i paesi.
579 Cfr. Relazione stilata dal direttore del I Dipartimento per l’import, L. Zorin, sui principali imprenditori italiani e
sulle principali imprese, per Ju. Firsov, della segreteria del primo vicepresidente del Consiglio dei Ministri dell’URSS, Kosygin, 27/4/1962, in RGAE, F. 413, op. 13, d. 9369, ll. 183-198.
committenti esteri, il tetto fissato era stato sostanzialmente mantenuto. La conversazione poi si spostò sulla mostra dell’industria italiana che avrebbe avuto luogo nel parco Sokolniki, a Mosca, alla fine di maggio. Straneo ribadì al ministro che l’esposizione non avrebbe avuto uno scopo propagandistico, ma l’obiettivo di mettere in collegamento le ditte italiane e sovietiche che commerciavano nei diversi settori. Patoličev si disse contento dell’iniziativa, aggiungendo che avrebbe avuto molto piacere di rivedere gli imprenditori conosciuti durante la sua visita in Italia580.
L’Unione Sovietica, in effetti, aveva avviato una vera e propria offensiva commerciale in tutti i campi, prediligendo, come è ovvio, quelli più importanti dal punto di vista strategico. Il corteggiamento veniva operato dagli enti commerciali sovietici all’indirizzo dei circoli di affari italiani. Prime fra tutti, in ordine di importanza, figuravano le esportazioni di petrolio. Il 20 aprile il rappresentante commerciale dell’URSS in Italia convocò Ratti, dell’ENI, per confermare che il Cremlino aveva valutato positivamente le ripetute proposte avanzate da Mattei di incrementare le importazioni di greggio in Italia fino a 12,8 milioni di tonnellate, e di concludere un nuovo accordo commerciale a lungo termine tra l’ENI e l’ente petrolifero sovietico. Il delegato di Mattei prese in considerazione la risposta di Mosca e, ribadendo l’interesse dell’ENI ad incrementare in modo sensibile gli scambi, si impegnò a preparare in breve tempo delle proposte concrete581.
La mostra dell’industria italiana, allestita a Mosca dal 28 maggio al 12 giugno, ebbe proprio lo scopo di suggellare le buone relazioni che si erano stabilite tra le aziende italiane e quelle sovietiche. Si trattava di un appuntamento importante per i destini della presenza economica italiana in URSS, anche perché le autorità sovietiche gli avevano prestato una notevole attenzione. L’idea della mostra, preparata da Savoretti alcuni anni prima, fu realizzata grazie al decisivo appoggio finanziario di alcuni imprenditori italiani, primo fra tutti Valletta, che la approvò senza condizioni. All’esposizione avrebbero partecipato circa sessanta aziende impegnate in molteplici settori merceologici, con un fatturato complessivo di tre miliardi di dollari. Data l’entità dell’iniziativa, sebbene ufficialmente di carattere privato, la mostra con facilità avrebbe potuto assumere un significato politico582.
Valletta, la cui FIAT teneva sotto osservazione il mercato sovietico sin dal dopoguerra, ed aveva già concluso nel luglio 1961 una commessa di sei motocisterne da 50.000 tonnellate con un
580 Cfr. Resoconto del colloquio tra il ministro del Commercio Estero Patoličev e l’ambasciatore d’Italia in URSS
Straneo, 4/4/1962, in RGAE, F. 413, op. 13, d. 9369, ll. 209-213. Il resoconto dello stesso colloquio, stilato da Straneo in un pro-memoria riservato per il MAE, è anche in ACS, Fondo Mincomes, Gabinetto 1960-1965, Busta 2, Fasc. “Russia – Rinnovo accordo commerciale”. Nel resoconto italiano, però, non è riportata la critica che il ministro sovietico aveva mosso alla Novosider.
581 Cfr. Resoconto del colloquio tra il rappresentante commerciale dell’URSS in Italia, Kuznezov, e il rappresentante
dell’ENI, Ratti, 20/4/1962, in RGAE, F. 413, op. 13, d. 9368, ll. 21-22.
accordo molto vantaggioso, seguì di persona i preparativi per la realizzazione della mostra. Il direttore del dipartimento per i rapporti con l’estero presso il Consiglio dei Ministri dell’URSS, German Gvišani, fece recapitare a Valletta una lettera in cui le autorità sovietiche si dichiaravano “molto soddisfatte per la partecipazione della FIAT all’esposizione” e auspicavano che il presidente della FIAT, insieme ai due vicepresidenti, Agnelli e Nasi, partecipassero alla cerimonia di apertura583. Il Cremlino era molto interessato a stringere rapporti con l’azienda torinese con la prospettiva di costruire impianti per la costruzione di trattori e automobili in Unione Sovietica. A Mosca si reputava che il grado di specializzazione raggiunto dalla FIAT fosse uno dei più elevati in Occidente, e pertanto, in più di un’occasione, le delegazioni sovietiche in Italia ne avevano visitato gli stabilimenti. A qualche settimana dall’inizio dell’esposizione, ad esempio, una delegazione di tecnici-costruttori sovietici si sarebbe recata in Italia per vedere i nuovi metodi di produzione industriale, i nuovi materiali utilizzati e tutto ciò che era legato alla costruzione di stabilimenti. L’ufficio commerciale dell’ambasciata dell’URSS aveva fatto esplicita richiesta a Valletta di accogliere la delegazione presso gli stabilimenti specializzati della FIAT, famosi anche in Unione Sovietica584. Valletta si sarebbe recato a Mosca, non all’inaugurazione della mostra, ma dopo un viaggio di alcuni giorni negli Stati Uniti, dove ricevette il beneplacito da Kennedy, e l’avallo dal dipartimento di Stato, al suo progetto di promuovere in URSS la formazione di una efficiente struttura industriale per la produzione di beni di consumo, primo fra tutti l’automobile. Secondo il presidente dell’azienda torinese tale disegno avrebbe avuto due scopi: lo sviluppo della cooperazione tra blocchi e la maturazione nel popolo russo di un maggior senso di autonomia e di dignità individuale grazie ad un migliore tenore di vita e alla conquista di una certa libertà di movimento585.
L’evidente interesse del Cremlino per la mostra dell’industria italiana era percepibile dai vari articoli sull’interscambio italo-sovietico che nel mese di aprile erano apparsi su diverse testate, non solo di settore586. Proprio in aprile, fra l’altro, cadeva il decennale dell’accordo di commercio e navigazione tra URSS e Italia, che fu solennemente ricordato nel corso di una cerimonia all’ambasciata sovietica in Italia, alla quale parteciparono i ministri La Malfa e Preti, oltre ai presidenti delle principali ditte italiane587.
583 Cfr. V. Castronovo, FIAT – Una storia del capitalismo italiano, cit., p. 490.
584 Cfr. Resoconto della conversazione tra il rappresentante commerciale dell’URSS in Italia, M. Kuznecov, e il
presidente della FIAT, Valletta, 3/5/1962, in RGAE, F. 413, op. 13, d. 9368, ll. 25-27.
585 Cfr. V. Castronovo, FIAT – Una storia del capitalismo italiano, cit., pp. 491-495.
586 Si veda, ad esempio, l’articolo di L. Kolosov, Chorošie perspektivy [Buone prospettive], in “Izvestija”, 24/4/1962,
scritto in occasione del decennale della firma dell’accordo di commercio e navigazione stipulato tra Italia ed URSS nel 1952, e dedicato alla crescita del volume dell’interscambio tra Italia ed URSS.
587 Cfr. Resoconto della colazione all’ambasciata dell’URSS a Roma in onore del decimo anniversario della firma
dell’accordo di commercio e navigazione tra Italia ed URSS, stilato da M. Kuznecov per il direttore generale per gli scambi con i paesi occidentali V. Vinogradov, 10/4/1962, in RGAE, F. 413, op. 13, d. 9369, ll. 176-177.
L’esposizione non trovò la stessa accoglienza presso il governo italiano. L’invito alla inaugurazione della mostra, alla quale avrebbe partecipato lo stesso Chruščev, fu all’inizio declinato dalle autorità, anche per evitare che la presenza delle istituzioni caricasse l’evento di significato politico. Seppure tardivamente, comunque, il ministro Preti, sollecitato di persona da Savoretti, e consapevole delle dimensioni che l’iniziativa andava assumendo, accettò di recarsi in URSS dal 6 al 9 giugno.
L’esposizione italiana fu inaugurata il 28 maggio alla presenza delle più alte autorità del governo dell’URSS: Chruščëv, Kozlov, Kosygin, Mikoyan e Patoličev588. Informato di tali presenze solo mezz’ora prima dell’inizio della cerimonia, l’ambasciatore Straneo non potè evitare di parteciparvi, benché da Roma avesse ricevuto diverse istruzioni589. Nel discorso improvvisato
dal segretario del PCUS, il leader sovietico, dopo aver espresso apprezzamento per il volume degli scambi con l’Italia ed attaccato il Mercato Comune, ringraziò il governo di Fanfani perché, autorizzando la mostra, aveva preso una decisione dissonante dalla NATO, cioè una decisione neutralista. “Se tali incoraggiamenti – affermò – avessero potuto convincere il governo italiano a seguire una politica neutrale, ne risulterebbe un vantaggio per l’Italia e per il mondo intero”590. La frase, compromettente per il governo di centro-sinistra, fu riportata il giorno successivo dai principali giornali italiani suscitando polemiche da parte degli ambienti ostili all’apertura di credito nei confronti dell’URSS.
Visitando il padiglione della FIAT, Chruščëv fu talmente colpito dal plastico di uno stabilimento pilota per la produzione di 200 vetture al giorno che, secondo quanto riferito da Castronovo, il capo della Direzione stampa il 29 maggio telegrafò a Valletta da Mosca “Kruscev vuole incontrarla”591. Il presidente della FIAT giunse in URSS il 9 giugno e fu accolto dalla autorità sovietiche con gli onori riservati agli ospiti di riguardo. L’11 giugno fu ricevuto da Chruščëv per un colloquio molto approfondito non solo sulle questioni economiche, ma, in generale, sulla situazione internazionale e sul ruolo dell’Italia in essa.
La conversazione toccò dapprima le relazioni commerciali con la FIAT. Il segretario del PCUS spiegò a Valletta che in URSS apprezzavano la tecnica italiana e desideravano ordinare presso l’azienda torinese una fabbrica di trattori, allo scopo di meccanizzare i processi agricoli e dell’allevamento. L’agricoltura del paese, infatti, a causa della “incompetenza” di Stalin in
588 Si veda l’articolo di M. Kozyrev – V. Lisakov, Ital’janskaja prem’era [La prima italiana], in “Sovetskaja
torgovlja”, 29/5/1962.
589 Cfr. B. Bagnato, Prove di Ostpolitik, cit., p. 538.
590 Il testo completo del discorso è in RGANI, segreto, F. 52, op. 1, d. 327, ll. 44-49, 50-56, 57-63. Parti di esso
furono pubblicate sulla “Pravda” del 29/5/1962 nell’articolo pubblicato in prima pagina: Razvivat’ ekonomičeskie
zvjazi [Sviluppare le relazioni economiche]. Queste parole di Chruščëv sono citate anche in B. Bagnato, Prove di Ostpolitik, cit., p. 539.
materia, sin dagli anni Trenta era stata privata di sussidi per lo sviluppo, e quindi si era ritrovata in uno stato di profonda arretratezza. Con molta franchezza, dimostrando di nutrire fiducia per l’interlocutore ma anche per ingraziarselo, Chruščëv pronunciò un’invettiva contro Stalin e contro la “forza di inerzia” dei suoi collaboratori, lui compreso, che avevano determinato questa situazione. Il nuovo piano di sviluppo del paese prevedeva un sussidio statale all’agricoltura del 35% e, pertanto, l’utilizzo della tecnologia italiana avrebbe giovato a questo fine. Valletta concordò con l’analisi e a nome della sua azienda si dichiarò pronto al più alto grado di collaborazione con l’Unione Sovietica.
Il colloquio fu poi spostato da Valletta verso la trattazione delle questioni internazionali, ciò che diede all’incontro un carattere spiccatamente politico più che economico. Il presidente della FIAT raccontò a Chruščëv delle impressioni riportate nell’ultimo viaggio negli Stati Uniti, senza evitare una valutazione del presidente Kennedy, a suo parere, “migliore del suo predecessore Eisenhower, perché coglieva la complessità della situazione internazionale”. Proseguendo l’esposizione, Valletta aggiunse che il governo italiano, in questo contesto, avrebbe potuto giocare un ruolo importante per il miglioramento dei rapporti tra i due blocchi e per la soluzione pacifica dei conflitti. Chruščëv concordò sulle intenzioni, ma replicò che questo governo aveva troppa poca influenza per intervenire in modo deciso in tali questioni. Non si trattava di offendere le autorità italiane, era semplicemente la constatazione della realtà. Secondo il segretario del PCUS, per ambire a questo ruolo, l’Italia avrebbe dovuto prendere una posizione più risoluta, perché al momento “il governo si esprime con una voce così debole che viene coperta da tutti e poi si ammutolisce”. Il Cremlino non riteneva l’Italia un paese di scarso peso, ma se avesse alzato la voce su questioni come il disarmo o il problema tedesco, il suo ruolo sarebbe di sicuro cresciuto. Fra l’altro Chruščëv stesso, dopo aver incontrato Fanfani si era convinto che il premier italiano era sinceramente a favore della pace e contro le “avventure belliche”. Valletta difese il suo governo, spiegando che anche senza improvvise prese di posizione sarebbe stato possibile contribuire alla distensione, ed inoltre disse che gli imprenditori italiani che avevano influenza sulle autorità americane si sarebbero impegnati a premere su Washington in questa direzione. Nel toccare un tema così delicato come le relazioni tra i blocchi, Chruščëv tenne al dirigente della FIAT una lunga arringa sulla questione di Berlino, concludendo che “nel giro di dieci minuti l’Unione Sovietica avrebbe potuto cancellare l’Europa” dalla faccia della terra, e pertanto all’Occidente non sarebbe convenuto iniziare un conflitto armato. Valletta ribadì ancora una volta che Fanfani ed una serie di persone molto influenti, lui compreso, avrebbero potuto esercitare una forte pressione su Kennedy, anche perché a Roma si riteneva che il presidente americano avesse già deciso per una soluzione pacifica del problema di Berlino. In
conclusione, l’industriale italiano si impegnò di persona a utilizzare al meglio il suo ascendente sul governo italiano e sull’amministrazione americana allo scopo di facilitare un riavvicinamento tra le posizioni di USA e URSS592.
Il giorno seguente Valletta ebbe un incontro con Kosygin durante il quale, dopo una lunga disquisizione dell’esponente politico sovietico contro il Mercato Comune, i due interlocutori giunsero ad un accordo di massima sulla costruzione della fabbrica di trattori e su una collaborazione reciproca nell’ambito della tecnica e del lavoro di officina593.
I colloqui di Valletta con le due alte personalità sovietiche misero in luce il notevole interesse da parte dell’URSS alle tecniche italiane di produzione, e il tentativo di inserire sempre di più gli imprenditori italiani nel dialogo politico tra i due paesi. L’esposizione, quindi, ebbe un successo rilevante non solo nell’ambito commerciale. Il valore complessivo di tutti i contratti stipulati dalle ditte italiane nel corso della mostra avrebbe raggiunto i 720 milioni di lire, una cifra maggiore dei due terzi del valore di tutto il materiale esposto594. Anche l’affluenza di cittadini sovietici all’esposizione fu molto elevata595.
Come previsto, il 6 giugno giunse nella capitale sovietica il ministro per il Commercio Estero, Luigi Preti. Alla visita, sebbene non fosse una novità che esponenti governativi italiani si recassero in URSS, fu dato molto risalto da parte delle autorità sovietiche. In onore del ministro fu organizzato un ricevimento al quale parteciparono, oltre a Patoličev, anche Chruščëv e Mikojan. Il fatto che il segretario del PCUS partecipasse al ricevimento fu considerato dal governo di Roma come la dimostrazione dell’attenzione eccezionale che i leader sovietici riservavano all’Italia. In tutti i discorsi pronunciati fu espressa viva soddisfazione per il corso dell’interscambio commerciale e ci si augurò un ulteriore sviluppo. Il segretario del PCUS improvvisò un discorso in cui, secondo consuetudine, dopo le felicitazioni, sostenenne che l’Italia era stata attirata a forza nel Mercato Comune nonostante la convenienza a intensificare gli scambi con l’URSS e che sarebbe stato nel bene dell’Italia portare avanti una politica estera neutralista, con la nomina a capo del governo di Palmiro Togliatti596.
592 Cfr. Resoconto segreto della conversazione tra il presidente del Consiglio dei Ministri dell’URSS Chruščëv e il
presidente dell’azienda italiana FIAT, Vittorio Valletta, 11/6/1962, in RGANI, F. 52, op. 1, d. 568, ll. 98-110. Parte del colloquio, che non coincide con il resoconto sovietico, è ricostruita in V. Castronovo, FIAT – Una storia del
capitalismo italiano, cit., pp. 495-497. In essa non ci sono accenni ai commenti del leader sovietico sul governo
italiano.
593 Cfr. V. Castronovo, FIAT – Una storia del capitalismo italiano, p. 495
594 Cfr. Telespresso n. 2118/1082 del 25/6/1962 da Straneo a MAE e MINCOMES, in ACS, Fondo MINCOMES,
Gabinetto 1960-1965, busta 5.
595 Cfr. L. Kolosov, Nam nravit’sja eta vystavska [Ci piace questa mostra], in “Izvestija”, 6/6/1962 596 Cfr. B.Bagnato, Prove di Ostpolitik, cit., p. 541.