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Le sale Bingo e i Casinò

Le sale Bingo rappresentano un settore di grande interesse per la criminalità organizzata, che mira ad infiltrarsi nelle società di gestione delle stesse. Dalle relazioni della Dire- zione Nazionale Antimafia si apprende che “alcune conces- sioni per la gestione di sale Bingo sono state aggiudicate a prezzi non competitivi, il che rende agevole ritenere che la compensazione sia poi avvenuta per altri canali illeci- ti, quali il riciclaggio o le frodi informatiche” (DNA 2011; 2013). È stato cioè accertato che alcune concessioni sono state aggiudicate a prezzi più alti del prezzo di mercato, il che ha condotto a ritenere che l’utilità di tale operazione per l’aggiudicatario sia consistita nel riciclaggio di denaro sporco o nella realizzazione di frodi informatiche (DNA 2013; CPA 2011). Nella relazione della Commissione Par- lamentare Antimafia, il dottor Marcotti, presidente di Fe- derbingo, nel riconoscere che nel settore del Bingo sono rinvenibili pesanti infiltrazioni della criminalità organizzata, ha spiegato come avvengono le operazioni illegali. Se il ge- store della sala Bingo ha il permesso di operare fino alle ore 2 di notte e chiude la sala alle ore 24, ha due ore in cui può operare acquistando titoli, generando volumi e lavan- do soldi (CPA 2011). Pertanto, il primo modo per evitare la commissione di pratiche illegali è quello di controllare i volumi di gioco generati e se la sala opera o meno negli orari previsti (CPA 2011).

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Box 33 Le sale Bingo Box 34 I Casinò

Il dato per cui le sale Bingo sono oggetto di interesse per la criminalità organizzata emerge da varie indagi- ni giudiziarie (DNA 2012; 2013). Esse dimostrano che i proventi illeciti derivanti dal noleggio di videopoker illegali o dalla manomissione di apparecchi per il gioco o da altre attività illecite non collegate al gioco, sono sovente “ripuliti” attraverso le sale Bingo (DNA 2013). La più significativa tra queste è l’indagine Rischiatutto (Box 35), in cui sono emerse metodologie tradizionali di ingerenza per quanto concerneva le sale Bingo, la cui attività era solo formalmente riconducibile a sog- getti terzi mentre le stesse erano di fatto asservite agli interessi del clan (DNA 2013). Infatti, il presiden- te dell’associazione di categoria ASCOB (associazione concessionari del bingo), sfruttando la sua figura isti- tuzionale del settore, interveniva sugli esercizi (sale bingo) in difficoltà economica, per acquisirne la gestio- ne, e per consentire ai suoi referenti della criminalità organizzata, di investire in altre sale gioco d’Italia. In tale contesto emergeva anche l’attività di un funzio- nario dei Monopoli che rivelava al primo notizie di cui era a conoscenza per ragioni d’ufficio, consentendogli così di acquisire il controllo della società a costi inferio- ri a quanto dettato dal mercato ed in assenza di altri concorrenti. In definitiva l’indagine - che ha portato ad una misura cautelare a carico di 51 persone, nonché a provvedimenti di sequestro di beni ex art. 12 sexies L. n. 356/1992, valutati in oltre 400 milioni di euro – ha rivelato una tipica forma di imprenditoria mafiosa, esercitata in un settore che consente il veloce riciclag- gio dei proventi illeciti e la manipolazione di ingenti quantitativi di denaro contante (DNA 2013).

Anche i Casinò sono oggetto di interesse per la crimina- lità organizzata, che trae proficui guadagni dalla gestione di attività connesse, quali il prestito di denaro sia ad usura che su pegno ed il cambio di assegni, intravedendo anche la possibilità di utilizzare un canale privilegiato per il rici- claggio del denaro di provenienza illecita (DIA 2002). I Ca- sinò, infatti, possono essere utilizzati a scopo di riciclaggio o attraverso l’acquisizione diretta del controllo della casa da gioco, con importanti effetti indotti quali, tra l’altro, l’ac- quisizione delle strutture collegate (alberghi, ristoranti, lo- cali notturni); o mediante l’abusiva concessione di prestiti ad alti tassi di interesse da parte dei cosiddetti “cambisti” per finanziarie i clienti in perdita e ormai invisi all’ufficio fidi del Casinò; o infine (con la complicità dei cassieri e dei croupier) ricorrendo a giocate fittizie, cambiando rilevanti somme di denaro (in più tranche per sfuggire alle segnala- zioni di legge), ed ottenendo poi a fine serata un assegno emesso dalla casa da gioco che attribuisce la liceità di una vincita, alle somme provento di attività delittuose (DNA 2013).

Tra i procedimenti che documentano le infiltrazioni della criminalità organizzata nel settore dei casinò, de- vono essere ricordati i seguenti: nell’ipotesi a) il casinò è utilizzato, attraverso tecniche ingegnose e la com- plicità dei dipendenti della sala da gioco, per riciclare proventi di attività illecite; nell’ipotesi b) costituisce lo strumento indiretto per la realizzazione di altre con- dotte illegali, quali l’usura e l’estorsione.

a) Si segnala anzitutto l’operazione denominata Saint Vincent, svolta dalla DIA e dalla DDA di Palermo. L’in- dagine ha preso l’avvio sulla base dello sviluppo in- vestigativo di una segnalazione di operazione finan- ziaria sospetta, consentendo di far luce sulla natura di alcune movimentazioni bancarie anomale di un pregiudicato di Palermo, che provvedeva a spostare ingenti somme di denaro da Palermo a Saint Vin- cent. I movimenti accertati ammontavano ad oltre due milioni di euro (DNA 2007). Oltre al principale soggetto palermitano, sono stati sottoposti ad in- dagine di polizia giudiziaria diversi altri personaggi concorrenti, con ruoli differenziati. I reati contestati dall’Autorità Giudiziaria palermitana, nell’ambito del proc. pen. n. 4667/2002 RGNR, riguardano l’usura, il gioco d’azzardo, la gestione di bische clandestine, il riciclaggio ed altri illeciti penali, consumati per fini di mafia. Il Gip presso il Tribunale di Palermo, il 21 settembre 2006 ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di tredici soggetti per i delitti sopra menzionati. Durante lo svolgimen- to delle attività, è stato eseguito un sequestro pre- ventivo di denaro contante ed assegni per un valore di 289.000 euro. L’attività di riciclaggio era realizzata da esponenti di un gruppo criminale (clan Mandalà) all’interno del Casinò di Saint Vincent, attraverso la complicità di alcuni dipendenti della sala da gioco (DNA 2007). Il meccanismo utilizzato era il seguen- te: Nicola Mandalà otteneva dall’ufficio del Casinò un fido di 100.000 euro, superiore a quanto le re- gole della casa da gioco consentissero. Poi deposi- tava assegni per lo stesso importo, ricevendone, in cambio, fiches (DNA 2007). In caso di vincita avrebbe ritirato i suoi assegni, invece, eludendo le norme an- tiriciclaggio, elargiva regalie ai cassieri e convertiva le fiches esclusivamente in contanti, così risultando sempre in perdita, anche quando aveva vinto. Infat- ti, non ritirando i propri assegni, risultava aver per- duto, ai tavoli da gioco, l’intera somma portata dai titoli. Questo comportava una maggiore provvigione al porter che lo aveva accreditato. Secondo le stime della DDA di Palermo è emerso che circa dieci mi- lioni di euro sono stati riciclati dai boss mafiosi tra il 2001 e il 2005 nel casinò di Saint Vincent, attraverso disoccupati o piccoli gruppi familiari che erano “spe- diti” periodicamente nella sala da gioco (DNA 2007).

b) Nell’ambito del procedimento convenzionalmen- te denominato Bocciulo condotto nel 2010 dal Nucleo di polizia tributaria/GICO di Bari, è stato individuato un sodalizio criminale, capeggiato da soggetti legati ad un clan barese, dedito prevalen- temente all’usura e al riciclaggio di proventi illeciti (CPA 2011). Elemento caratterizzante dell’organiz- zazione criminale era l’individuazione delle vittime all’interno di circoli ricreativi, riconducibili ai sog- getti indagati, dove, tra i frequentatori con il vizio del gioco, venivano, individuati i potenziali clienti da sottoporre ad usura; a questi ultimi venivano, altresì, proposti pacchetti viaggio gratuiti con desti- nazione casinò ubicati in Russia, Slovenia, Croazia e Cipro (DNA 2011; CPA 2011). Tale pacchetto viag- gio era garantito dal sodalizio criminale all’unica condizione che il giocatore acquistasse fiches per almeno 5.000 euro. L’accompagnatore (porteur) si rendeva poi disponibile a prestare denaro, sul po- sto, ai giocatori in caso di perdite. La restituzione di tali somme avveniva, successivamente, con l’ap- plicazione di tassi usurari mensili oscillanti dal 10 per cento al 20 per cento (DNA 2011; CPA 2011). Le indagini hanno, inoltre, consentito di ricostruire il riciclaggio di 50.000 euro provenienti dall’attivi- tà di usura, giustificando tale somma come vincita ottenuta da un componente del sodalizio crimina- le presso uno dei casinò frequentati e successiva- mente utilizzata da quest’ultimo per l’acquisto di un immobile (CPA 2011). A conclusione delle inda- gini, nell’ottobre 2010 sono state emesse ventisei ordinanze di custodia cautelare, di cui diciotto in carcere, nei confronti degli appartenenti al sodali- zio criminale ritenuti responsabili dei reati di usu- ra, estorsione, riciclaggio ed esercizio abusivo del credito. Gli accertamenti patrimoniali eseguiti nei confronti dei soggetti indagati hanno portato al sequestro di immobili, autovetture, imprese e rap- porti finanziari, per un valore complessivo stima- to di 15 milioni di euro. Nel corso dell’esecuzione dell’attività operativa, sono stati inoltre sottoposti a sequestro d’iniziativa dei militari operanti altri beni mobili (denaro, gioielli, assegni, eccetera), per un valore complessivo di circa 450.000 euro (CPA 2011).

Il gioco online

Il d.l. 223/2006 - c.d. decreto Bersani - ha introdotto, con l’art. 38 comma 1 lett. b), i “giochi di abilità a distanza” con vincita in denaro, ovvero i giochi on line il cui risulta- to dipende, in misura prevalente, dall’abilità dei giocatori. L’esercizio di tali giochi può essere offerto soltanto dai con- cessionari selezionati dall’AAMS a seguito di gare a eviden- za pubblica. Inoltre, le piattaforme di gioco (le c.d. Poker Rooms) devono essere collegate al sistema informatico dei Monopoli, gestito da Sogei Spa214, che consente di monito-

rare la mole di gioco sviluppata ed accertare la congruità delle somme versate a titolo di imposta (DNA 2011). Il legi- slatore italiano ha predisposto un meccanismo finalizzato alla tracciabilità del gioco on line, mediante la registrazione di ogni singola attività posta in essere dal giocatore (Fidone e Linguiti 2013). Nel gioco on line esercitato sui siti internet autorizzati (con estensione .it), tutte le transazioni di gioco sono tracciabili come pure le transazioni finanziarie: anche la riscossione delle vincite o il ritiro delle somme all’atto della chiusura del conto avviene attraverso circuito ban- cario o postale o analoghi strumenti. Conseguentemente, il rischio di riciclaggio nel gioco online legale è limitato. Quando invece l’offerta di gioco proviene da siti non auto- rizzati (con estensione .com), si opera in assenza di vincoli e cautele, quindi senza che le somme di denaro oggetto di transazione siano in alcun modo tracciate, prescindendo dalla corretta identificazione del giocatore e consentendo anche il pagamento in contanti (utilizzando esercizi com- merciali collegati al server) (DNA 2012). In quest’ultimo caso, le tecniche finalizzate alla truffa o al riciclaggio sono soventi e non facilmente individuabili. Per quanto concer- ne i reati di truffa, essi sono consumati attraverso condotte di varia natura quali le frodi telematiche o la falsificazione di carte di credito (Fidone e Linguiti 2013). La criminalità organizzata, inoltre, realizza agevolmente operazioni di ri- ciclaggio spostando ingenti somme di denaro in assenza di qualsiasi tipo di controllo (DNA 2012). L’AAMS svolge un periodico monitoraggio dei siti internet215 che contengono proposte di gioco e, in caso di individuazione di siti gestiti da soggetti non autorizzati, provvede all’inibizione o oscu- ramento del sito (DNA 2012). Peraltro, le organizzazioni riescono agevolmente a bypassare tale provvedimento, configurando l’interfaccia di rete del PC sostituendo al DSN nazionale (normalmente assegnato in automatico dal ge- store del servizio ADSL) un “OpenDSN”, o anche replicando il portale su un dominio non inibito, ma speculare (DNA 2013).

Tra le pratiche illegali più diffuse sono segnalati, inoltre, i tornei di poker su siti non autorizzati che si realizzano at- traverso l’installazione dei cosiddetti totem (AAMS e GdF, 2014). Si tratta di apparecchi forniti di un computer me- diante il quale è possibile il collegamento alla rete internet e la partecipazione all’offerta di gioco presente sul web, con accesso sia alle offerte legali che a quelle illegali pro- poste da operatori privi di concessione in Italia (AAMS e GdF, 2014).

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Box 35 Il gioco online

Dalle indagini condotte negli ultimi anni è emerso che i gruppi criminali hanno attuato operazioni di riciclag- gio in rami d’impresa in vario modo collegati al gioco (slot machine, casinò online, scommesse sportive, le sale Bingo) (DNA 2013; DIA 2013; CPA 2011). Per quanto concerne il gioco online, si riportano di seguito alcuni tra i più recenti e rilevanti casi giudiziari. a) Nel procedimento n. 45702/12 condotto dalla DDA

Napoli, denominato operazione Rischiatutto, è emerso che il clan camorristico Schiavone ha effet- tuato investimenti nel settore del gioco d’azzardo nel territorio di Caserta e nel territorio emiliano. In particolare, la città di Modena è diventata negli anni, come già accertato da altri interventi giudizia- ri, una sorta di territorio di conquista, per il settore del gioco, del clan dei casalesi (DIA 2010a; 2010b). Pertanto, è stato accertato che i 5 circoli privati Matrix (in Castelfranco Emilia e Modena), ammi- nistrati da Antonio Noviello, rappresentante di Nicola Schiavone, e da Nicola Femia (detto Rocco), gestivano il gioco d’azzardo mediante collegamen- to multimediale su rete protetta con siti presenti all’estero (DNA 2013). Per la gestione del gioco online erano stati stretti accordi con personaggi già noti alle inchieste sul gioco (DNA 2012). Si trattava dei fratelli Antonio e Luigi Tancredi, i quali avevano fornito i collegamenti internet con sistema protet- to per permettere il gioco d’azzardo sui siti www. dollarocasino.com, www.dollarobett.com, www. jogobrasil.com ed altri, tutti ubicati in Romania, formalmente intestati ad un cittadino rumeno, ma di fatto di loro proprietà, disponendo l’apertura di casse per la gestione dei clienti, la concessione di credito e la riscossione delle vincite (DNA 2013). b) Nel procedimento n. 599/10 – indagine Black Mon-

key – condotto dalla DDA Bologna, è stato accertato che Nicola Femia (detto Rocco) era a capo di un’or- ganizzazione criminale, in cui erano inseriti anche i figli Rocco e Guendalina, che aveva il suo principale centro di interesse nella raccolta abusiva del gioco online. Il sodalizio agiva attraverso siti web operan- ti illegalmente in Italia essendo privi di concessio- ne autorizzativa, ed in particolare i siti “dollaro” e “starspklive”, riconducibili ad una società romena gestita da Luigi Tancredi, e i siti “viva”, “vanilla” e “888suite”, tutti registrati da una società di Torto- la (Isole Vergini Britanniche) con base operativa a Londra. Rispetto a tali siti internet, Nicola Femia fungeva da unico referente in Italia per la distri- buzione degli accessi via internet (DNA 2013). La complessità dell’attività delittuosa discendeva non soltanto dal necessario coinvolgimento di sogget- ti con adeguate capacità tecniche (che dovevano

operare con i gestori esteri dei siti web per la so- luzione immediata dei problemi tecnici e garantire la continua funzionalità dei sistemi operativi), ma anche dalla necessità di relazionarsi con i numerosi di soggetti cui facevano capo, sull’intero territorio nazionale, le sale gioco ove accedevano i giocatori e dove avveniva la raccolta fisica del denaro che, con cadenza quindicinale, era effettuata da emissa- ri di Femia. Attraverso indagini informatiche è stato possibile visualizzare tutte le connessioni avvenute nella piattaforma di gioco online, riportando, per ognuna, indirizzo IP e username dell’utente che si era connesso. Si è così giunti all’identificazione dei gestori di sale gioco che si avvalevano delle il- lecite connessioni realizzate dall’organizzazione di Femia. Sono risultati 57 punti gioco dislocati tra Pu- glia, Campania, Emilia Romagna, Calabria, Marche, Abruzzo, Toscana, Lombardia, Lazio, Sicilia e Sarde- gna. Sempre grazie alle indagini informatiche si è accertato che, nel periodo agosto 2010 - febbraio 2011, la raccolta riferita unicamente al sito “dolla- ro” è stata di oltre 40 milioni di euro (DNA 2013).

Stima dei costi sociali del gioco d’azzardo