• Non ci sono risultati.

Fattori di vulnerabilità e di resilienza

La valutazione dei fattori di vulnerabilità (o rischio) e di re- silienza (o protezione) svolge un ruolo chiave nel campo della prevenzione dell’abuso di alcol, della tossicodipen- denza e dei comportamenti a rischio in genere, sia a livello nazionale che internazionale (Bonino, Cattelino, e Ciairano 2003; Cristini e Santinello 2012; Hawkins e Catalano 2005). Tale approccio è applicato anche al gioco d’azzardo pato- logico (Dickson-Gillespie, Derevensky, e Gupta 2002a) e prende in esame fattori individuali, familiari ed ambien-

tali che spesso si presentano nella realtà fra loro intercon-

1. fattori individuali: alcuni degli indicatori sociodemogra- fici che caratterizzano il giocatore eccessivo rispetto a quello ricreazionale sono:

• l’appartenenza al genere maschile, la giovane età, una scarsa acquisizione di competenze scolastiche e un titolo di studio non elevato, una scarsa capacità di gestire il proprio denaro, nonché una precoce inizia- zione al gioco (La Barbera e Matinella 2010; Milesi e Clerici 2001; Pani e Biolcati 2006; Serpelloni e Rimon- do 2012);

• l’uso di sostanze stupefacenti, l’abuso di alcol e il taba- gismo (Serpelloni e Rimondo 2012; Petry 2007; Vitaro et al. 2001);

• la presenza di condizioni psicopatologiche predispo- nenti (es. disturbi dell’umore, deficit di attenzione con iperattività, disturbo antisociale, narcisistico o bor- der-line) (Marino 2002; Vitaro et al. 2001; Serpelloni e Rimondo 2012);

• un sistema dopaminergico della gratificazione altera- to, un temperamento sempre orientato al rischio111, un’alta attitudine al rischio e una bassa capacità di autocontrollo con alti livelli di impulsività; una bassa autostima (o un’autostima “onnipotente”), una scarsa capacità di coping e di comportamento adattivo, non- ché la presenza di distorsioni cognitive legate al gioco (La Barbera e Matinella 2010; Serpelloni e Rimondo 2012);

2. fattori familiari: è ormai accertato che, in via generale, frequentare un ambiente di vita (familiari, amici, cono- scenti) ove il gioco d’azzardo rappresenti un’abitudine aumenta l’esposizione al rischio (Marino 2002; Serpello- ni e Rimondo 2012; Williams, West, e Simpson 2012). In particolare, si rileva che i padri dei giocatori e le madri delle giocatrici tendono ad avere lo stesso problema dei figli in misura maggiore rispetto alla popolazione gene- rale (Pani e Biolcati 2006; Milesi e Clerici 2001). Inoltre, in riferimento agli adolescenti e analogamente a quanto accade per altri tipi di comportamenti a rischio, atteg- giamenti genitoriali e norme favorevoli a quel partico- lare comportamento, conflitti familiari, scarso monito- ring genitoriale, relazioni familiari poco supportive, con legami di attaccamento deboli rappresentano ulteriori elementi di rischio (Bonino, Cattelino, e Ciairano 2003); 3. fattori ambientali: che svolgono un ruolo essenziale nel

modulare le caratteristiche del gioco e la sua diffusione: • la disponibilità e l’accessibilità del gioco d’azzardo sul

territorio (Marino 2002; Serpelloni e Rimondo 2012; Williams, West, e Simpson 2012);

• la pubblicizzazione del gioco e le relative operazioni di marketing: ove queste azioni sono portate avanti in

modo massiccio e capillarizzato si verifica una mag- giore influenza sui soggetti vulnerabili (Marino 2002; Serpelloni e Rimondo 2012; Serpelloni 2013); • le condizioni sociali (povertà e/o microcriminalità dif-

fusa, alti livelli di disoccupazione, ecc.) possono rap- presentare ulteriori elementi di rischio nell’incorrere nel gioco eccessivo.

Di conseguenza, i soggetti che presentano il maggior ri- schio di sviluppare una modalità di gioco patologica e su cui deve essere concentrata l’azione preventiva sono (Ser- pelloni 2013):

• bambini (3-12 anni) con deficit del controllo comporta- mentale ed emozionale;

• adolescenti vulnerabili con presenza di disturbi compor- tamentali e temperamenti di propensione al rischio; • persone giovani con disturbi del controllo dell’impulsività; • persone con familiarità di gioco d’azzardo patologico; • persone con false e distorte credenze sulla fortuna e sulla

reale possibilità di vincita al gioco d’azzardo;

• persone con problemi mentali o di uso di sostanze o abu- so di alcol;

• persone prevalentemente di sesso maschile; • persone divorziate;

• adulti/anziani con carenti attività ricreative e socializzanti (anti-noia).

In conclusione, il quadro eziologico qui esposto consente di desumere alcune importanti implicazioni per la preven- zione del GAP (Williams, West, e Simpson 2012):

• l’efficacia di qualsiasi intervento preventivo dipende dalla sua capacità di modificare uno o più fattori di vulnera-

bilità, specialmente quelli legati in modo diretto al gioco;

• il livello di gioco d’azzardo problematico o patologico presente in una data popolazione può essere ridotto, ma

è improbabile che sia eliminato a causa dell’elevato nu-

mero di fattori di rischio e a causa delle basi biologiche di alcuni di essi;

• iniziative di prevenzione generale rivolte ad una vasta gamma di problemi ed indirizzate specialmente ai giova- ni possono risultare efficaci e rappresentare componenti essenziali per la prevenzione del GAP poiché molti fattori di vulnerabilità per il gioco d’azzardo patologico coinci- dono con quelli per lo sviluppo di abuso di sostanze, psi- copatologie e altre problematiche;

96

• la prevenzione dovrebbe avere una matrice poliedrica, coordinata e sostenuta da iniziative politiche ed educa- tive previste per una vasta gamma di gruppi di età diffe- renti per minimizzare i limiti dell’applicazione dei singoli interventi contro l’elevato numero dei fattori di rischio.

6.1.2. Metodologia

Tradizionalmente, l’analisi delle misure preventive adotta- te rispetto ad una determinata problematica è effettuata sulla base dei soggetti verso cui queste sono dirette (tar- get), suddividendo così gli interventi in base al livello di prevenzione: primaria, secondaria o terziaria.

Tuttavia, in questa sede si propone un approccio differente: 1. si presta particolare attenzione a quegli interventi che

possono essere classificati come appartenenti alla pre-

venzione primaria e secondaria del gioco d’azzardo pa-

tologico. Gli interventi di prevenzione terziaria, infatti, possono più facilmente essere associati al trattamento (Ariyabuddhiphongs 2013).

2. per chiarezza espositiva, le differenti iniziative sono sud- divise in due gruppi analitici: iniziative restrittive e ini- ziative educative. Queste si differenziano per il tipo di obiettivi che mirano a raggiungere:

• le iniziative di restrizione o di modificazione dell’of- ferta di gioco, puntano alla prevenzione di potenziali problematiche connesse alla ludopatia attraverso l’al- terazione del setting e l’esclusione di alcuni soggetti; • le iniziative educative, sia che si rifacciano al model-

lo del gioco responsabile, sia a quello della riduzione del danno, aspirano a migliorare le conoscenze e mo- dificare le credenze errate, indirizzando il soggetto verso atteggiamenti e comportamenti consapevoli e responsabili;

3. per ogni azione preventiva considerata si pone in luce il livello di efficacia dimostrata e, al termine della rasse- gna, si indicano quelle che possono essere definite le

best practices rispetto alla prevenzione del gioco d’az-

zardo patologico.

Si separano il piano di analisi internazionale da quello na- zionale. Tale decisione nasce dalla constatazione di una notevole carenza di analisi scientifiche italiane rispetto alle misure preventive del GAP. Se negli ultimi anni, infat- ti, sono fiorite nel nostro Paese numerose iniziative volte a contrastare questo fenomeno, sono tuttavia mancate le azioni volte a valutarne l’efficacia e l’impatto, aspetto quest’ultimo che ha caratterizzato anche altri campi in tema preventivo (Santinello e Cenedese 2002). Segue, poi, l’analisi delle misure preventive messe in atto a livello pro- vinciale e si conclude con la valutazione degli sviluppi attesi per il futuro e delle questioni ancora non risolte.

La metodologia utilizzata per l’indagine bibliografica ha previsto la ricerca sistematica di articoli scientifici e docu- menti, in formato elettronico o cartaceo, che contenessero le seguenti stringhe di parole chiave: “prevention”, “gam- bling”/“prevenzione”, “gioco d’azzardo”112. La ricerca è sta- ta effettuata attraverso i seguenti strumenti:

• banche dati: SpringerLink, PsycINFO, Sociological Ab- stract, Social Services Abstract, ERIC, ESSPER; • motore di ricerca Scholar di Google;

• archivi di centri di documentazione specialistici: Cen- tro Studi, Documentazione e Ricerche Gruppo Abele; Ce.Do.S.T.Ar. – Centro documentazione, studi e ricerca sul fenomeno delle dipendenze patologiche del Dipar- timento delle Dipendenze dell’Azienda U.S.L. 8 di Arez- zo; Retecedro – Rete dei centri di documentazione sulle dipendenze patologiche della Regione Toscana; A.N.D. – Azzardo e Nuove Dipendenze, Associazione di Promo- zione Sociale; Ce.S.D.A. – Centro Studi, ricerca e docu- mentazione su dipendenza e Aids; ALEA, Associazione per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio.

La bibliografia dei singoli articoli così individuati è stata poi consultata per reperire ulteriore materiale. È poi im- portante specificare che la ricerca tramite Google Scho- lar e l’analisi del materiale reperibile attraverso i centri di documentazione specialistici ha permesso di individuare anche documenti appartenenti alla cosiddetta letteratu- ra “grigia”113, particolarmente importante per l’analisi dei progetti preventivi attuati nel nostro Paese. Il materiale complessivo così individuato è stato poi selezionato sulla base della rilevanza rispetto all’obiettivo di ricerca. Per l’indagine sulle attività di prevenzione realizzate sul territorio provinciale nel corso del 2014 sono state realiz- zate diverse interviste con esperti. In particolare: dott. Wil- liam Mantovani (APSS, Dip. Prevenzione, Promozione ed Educazione alla Salute, Sorveglianza stili di vita), dott.ssa Marialuisa Grech (APSS, Ser.D. di Trento), dott.ssa Miriam Vanzetta (assistente sociale, associazione AMA di Trento).

6.1.3. Il livello internazionale: le misure preventive e la loro efficacia

Negli ultimi quindici anni è emerso un notevole interesse per il gioco d’azzardo problematico che ha generato un si- gnificativo sforzo per sviluppare strategie di prevenzione. Tuttavia, lo sviluppo, l’implementazione e la valutazione della maggior parte di queste iniziative si è svolta secondo un processo disordinato, discontinuo e lacunoso. Spesso gli interventi sono stati messi in atto perché “sembravano buone idee” o erano stati utilizzati in altre giurisdizioni, e non perché avevano dimostrato un’efficacia scientifica o derivavano da una approfondita conoscenza nell’ambito preventivo (Williams, West, e Simpson 2012).

L’obiettivo di questa sezione è presentare in modo analitico le principali iniziative messe in atto a livello internazionale per contrastare e prevenire il gioco d’azzardo patologico e rilevare quali di queste hanno dimostrato una maggiore efficacia sotto il profilo scientifico, tracciando la strada di quelle che possono essere definite best practices.